L’incontro si è realizzato nella comunità di Josefstal Tagunshaus , Ellwangen, Germania; in un’atmosfera di fraternità e accoglienza da parte di p. Anton Pramstrahler e i fratelli Siegfried Ruch e Jakob Friedl.

Erano presenti i seguenti confratelli: p. Anton Schneider (Provinciale Incaricato), p. Fernando Zolli (Segretario Generale per l’Evangelizzazione e GPIC), fr. Edward Nagler (DSP), p. Donato Goffredo (LP), fr. Josè Neto (P), p. Silvester Engl (DSP), p. Giacomo Palagi (I) p. Josè Manuel Gonzalez (E - a. i.), p. Dario Bossi (I).


All’inizio dell’incontro viene fatta memoria della figura preziosa di p. Anton Maier, ritornato alla casa del Padre il 1 maggio 2005. Vengono ricordate la sua passione e la profonda convinzione anche riguardo all’impegno per la Giustizia, la Pace e l’Integrità della Creazione (GPIC); soprattutto attraverso l’organizzazione del networking e della necessità del lobbying.
Preghiamo per lui, lodiamo il Signore per la sua testimonianza e ci impegniamo a raccogliere le sue provocazioni e la sua eredità.
Tutti i partecipanti hanno preso parte ai solenni funerali di p. Anton e al rito della sua sepoltura.

In seguito viene presentato il rapporto dell’incontro di Lisbona (maggio 2004). P. Zolli ricorda che in quella occasione i partecipanti prepararono un Piano continentale di GPIC, così come era stato richiesto dal XVI Capitolo Generale (AC 48.2). Il piano continentale faceva delle proposte concrete, indicava i metodi e le strategie di impegno per i piani sessennali di ogni provincia.

Infine si fa memoria di quanto i Provinciali Europei hanno espresso nel loro incontro di Cracovia (Polonia), nel mese di luglio 2004. I Provinciali hanno accettato la programmazione per i responsabili di GPIC ad Ellwangen; hanno chiesto tuttavia che l’assemblea GPIC avvenisse nell’ambito di quella di AM a Palencia, settembre 2005, perché dicevano gli incontri continentali si moltiplicavano.
La richiesta di fondo specifico per GPIC veniva accantonata e si proponeva che ogni provincia ospitante si facesse carico delle spese.

I partecipanti hanno dunque fatto qualche commento agli orientamenti dei Provinciali.
Prima di tutto si rileva che i Provinciali hanno preso in esame soprattutto il programma in generale e le date, senza fare eco alle proposte operative. I coordinatori di GPIC ritengono importante che ci sia una revisione di quanto viene proposto a livello consultivo e l’incidenza nelle programmazioni provinciali.
Si ribadisce la necessità di avere un tempo sufficiente nell’incontro di Palencia, soprattutto perché in Europa c’è poca chiarezza nella distinzione tra evangelizzazione e animazione missionaria. GPIC rientra nei due ambiti e difficilmente può essere valorizzata nel contesto troppo ampio delle assemblee continentali se non le viene riconosciuto uno spazio sempre più specifico.
È necessario studiare bene il rapporto che esiste tra GPIC e AM.
Notiamo che si fa fatica a prestare attenzione effettiva alle istanze di GPIC.

I partecipanti approvano l’orario e il programma dell’incontro e indicano il p. Dario Bossi come segretario e il p. Donato Goffredo come moderatore.


Agenda dell’incontro:

1. Rapporto delle Province e commenti
2. Lavoro in Networking attraverso gli Organismi Inter-congregazionali
3. L’esperienza del GIM di Padova: Pastorale Vocazionale e Valori di GPIC
4. Commissioni di GPIC e Chiese locali, Antenne AEFJN, Organismi
5. GPIC e Piani Sessennali
6. GPIC e Ratio Missionis
7. Proposta per il corso degli animatori a Palencia (settembre 2005)
8. Proposta per una pastorale vocazionale legata all’impegno di GPIC
9. Programmazione per il 2005-2006
10. Proposte alle Province
11. Coordinatore Continentale di GPIC
12. Valutazione

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1. Rapporto delle Province e commenti


I coordinatori delle rispettive Province presentano il loro rapporto.

Il p. Silvester Engl parla a nome della DSP (allegato n° 1). Dalla condivisione emerge che continuano buone possibilità di collaborazione con NAD (Network Africa-Germania), soprattutto per quel che riguarda l’azione di lobbying. E’ possibile coinvolgere maggiormente lo scolasticato.
Fr. Edward Nagler inoltre ci parla dell’Afrika-Haus, a Graz. Costruita da immigrati italiani, poi accompagnati da un comboniano attento alla loro situazione. In quella casa si sono realizzati corsi, consigli parrocchiali, ritiri, incontri con temi legati all’immigrazione. Presto la casa è stata trasformata in casa di accoglienza per immigrati. 70 persone che si riconoscono in questo progetto si stanno auto-tassando per sostenere le attività della casa. Si incontrano di volta in volta per rivedere il progetto e condividere. Nell’ultimo incontro generale c’è stata la partecipazione del provinciale.
Gli ospiti attualmente sono 18-20 (dalla Nigeria e dal Ghana), ma ci sono state provenienze anche di altri paesi. Gli ospiti vengono aiutati nelle pratiche del loro VISA, nella ricerca di lavoro, nell’incontrare persone del territorio, nello spedire soldi nel sud.
L’appoggio del governo nel passato è stato quasi nullo; da qualche tempo sostiene per il 60% le spese della casa; la provincia comboniana offre ogni anno 7.000 € per cominciare le attività.
Vengono raccolti soldi anche da altre organizzazioni locali. Ogni giorno viene consegnata una parte dei soldi agli ospiti per le loro spese e altri vengono trattenuti per il sostegno della casa.


In seguito il fr. José Neto presenta il rapporto della Provincia del Portogallo (allegato n° 2)
Il fratello fa notare che la Provincia non ha ancora una commissione di GPIC, ma solo un coordinatore, il quale partecipa al segretariato provinciale dell’A.M.

Anche il p. José Manuel Gonzalez, presenta le attività della Provincia della Spagna (allegato n° 3 e 4 ). Il p. José comunica che la sua presenza è ad interim. La Provincia indicherà prossimamente il nuovo coordinatore provinciale

Il p. Giacomo Palagi presenta il rapporto della commissione della Provincia dell’Italia (allegato n° 5). I partecipanti fanno alcuni commenti:


In relazione alla possibilità che la CIMI assuma l’antenna italiana AEFJN, ci chiediamo quale sia la condizione degli altri istituti missionari in Italia: sono attivi, hanno un legame forte? P. Giacomo Palagi conferma che il gruppo CIMI è ben coeso e ha una sua specifica commissione GPIC. Altri istituti sono invece legati all’Unione Superiori Maggiori Italiani. L’antenna di AEFJN è legata all’USMI, perciò prima di ogni altra cosa bisogna consultare i membri degli altri Istituti per vedere la possibilità concreta di impegnare gli Istituti Missionari ad assumere il coordinamento dell’antenna.

Viene anche sottolineato che siamo bombardati da numerose campagne e iniziative varie: come seguirle effettivamente e che tipo di riscontri possiamo realmente dare?

A proposito della Capagna “WNairobiW” (Allegato n° 8): si presenta la situazione più precisa della campagna e si sollecitano alcune forme di collaborazione da parte di tutti, anche in vista dell’immediata Giornata Mondiale Antidebito del 18 maggio.
Ci sono tre livelli di partecipazione: diffusione dell’appello e-mail (in più lingue) nei giorni attorno al 18 maggio; diffusione dei libri fotografici; circolazione della mostra come strumento di divulgazione della situazione a Nairobi.
Il problema delle campagne è che abbiamo diverse coordinazioni: reti organizzate indipendenti l’una dall’altra. Se ciascuna lancia un campagna, non sappiamo più a cosa dare priorità. Manca articolazione. A livello generale l’Istituto ha fatto la scelta di legarsi a AEFJN, SEDOS e Commissione di Giustizia e Pace degli Istituti Maggiori.


Il p. Donato Goffredo presenta il rapporto della London Province in due versioni: italiana e inglese (allegato n° 6 e7 )
Sulla relazione di p. Donato: ci chiediamo chi e come possa partecipare il 2 luglio a Edimburgh, in occasione dell’incontro del G8. L’equipe di p. Donato parteciperà pienamente.
Raccogliamo particolarmente le tre sfide che p. Donato offre: come controbattere l’ascesa di una società secolarizzata in Europa? Come integrare i temi di GPIC pienamente nella nostra identità missionaria? Come interagire con i giovani e collegare GPIC alla pastorale giovanile?
Riflettiamo che il mondo anglosassone è molto più organizzato di quello del sud Europa; possiamo in questo aiutarci mutuamente molto di più. In Europa dobbiamo riuscire sempre più a legarsi e a lavorare in rete.

In seguito dal dibattito emergono le seguenti problematiche:

a) Molte persone sono più preparate di noi; ma noi come agenti di pastorale, che contributo possiamo e dobbiamo dare? Altri fanno meglio di noi il lavoro di coscientizzazione socio-politica. Qual è il nostro specifico di missionari e comboniani?
Questo interrogativo ci viene da almeno tre interlocutori: la società civile, con tutta la sua competenza, impegno e sete di spiritualità; la chiesa nel suo tutto, con il desiderio di seguire Gesù ma con sete di apertura su tanti fronti ancora percepiti ‘ristretti’ e infine lo stesso Istituto Comboniano, che nel suo complesso ancora non ha idee chiare su cosa significhi missione come GPIC: cosa implica per le nostre scelte provinciali e per la vita delle nostre comunità?
Non sono domande facoltative, anche come commissione abbiamo una responsabilità riguardo a queste attese.

b) La metodologia che ci ha presentato Josè Manuel, ad esempio, che parte dalla pastorale e dalle piccole comunità con gli immigrati, è pienamente comboniana e riflette il nostro stile dal sud del mondo restituendolo qui.

c) Anche la dimensione comunitaria ci caratterizza come comboniani: non può essere tanto l’impegno del singolo, occorre sentire che abbiamo una comunità con cui camminiamo.

d) Il tema dell’immigrazione ci accomuna, ma offre aspetti diversi che è necessario integrare: il nostro specifico è la dimensione pastorale. Il progetto della Spagna è affascinante in questo. Allo stesso tempo, le nostre iniziative devono saper aggregare altre forze e porsi in dialogo con esse. Gli immigrati ci riconoscono soprattutto il fatto che li aiutiamo a sentirsi persone: permettere che abbiano la parola e sentano la loro dignità, in dialogo con la società e la chiesa locali.

e) AEFJN: le antenne locali sono fragili. Che proposte abbiamo? Come articolarci? A livello di istituto come possiamo favorire questa organizzazione nazionale?

f) Formazione e specializzazione di qualcuno: fatichiamo a dedicare impegno in questa direzione.

g) Formazione di base su Giustizia e Pace: manca un materiale di fondo, che sarebbe necessario far circolare di più. P. Zolli segnala l’esempio del materiale prodotto per l’Africa francofona. Si richiedono corsi di formazione per gli animatori di giustizia e pace: non da soli, ma con tutti gi altri istituti. Anche AEFJN ne sente l’urgenza. Un corso ben preparato, di due-tre settimane

h) Possiamo contribuire a formulare un vademecum GPIC per le nostre comunità?



2. Lavoro in networking attraverso gli Organismi inter-congregazionali


Il p. Zolli presenta i due organismi inter-congregazionali nei quali il nostro Istituto è particolarmente coinvolto:

AEFJN (Africa and Europe Faith and Justice Network):

Si tratta di una rete di 44 Istituti Religiosi che hanno comunità operanti sia in Europa che in Africa. Obiettivo è fare pressione sul Parlamento Europeo e sensibilizzare i paesi europei a riguardo di politiche giuste e solidali verso i paesi dell’Africa.
Esiste un segretariato, con sede a Bruxelles, che su orientamento del Comitato Esecutivo, composto da 12 membri, prepara il materiale, mantiene i contatti con le antenne nazionali e porta avanti le priorità scelte ogni anno nell’assemblea generale degli Istituti Membri.
La sfida maggiore è creare networking e far crescere le antenne nazionali, possibilmente anche in Africa. In un contesto di globalizzazione difatti è necessario mettersi in rete e lavorare in sinergia.

Nel dibattito viene sottolineato il cammino attuale di AEFJN: l’organismo sta facendo una valutazione seria del suo agire e delle sue finalità; ci si accorge che dalla sua nascita, avvenuta 15 anni fa, la realtà è molto cambiata. Si sta cercando un avvocato fisso che possa assumere l’impegno di lobbying e difesa dei diritti a Bruxelles.
Si avverte l’urgenza e la necessità di far crescere le antenne anche sul suolo africano: finora non ci sono, per le grandi difficoltà a livello di formazione di base. E’ sempre più urgente organizzarsi in Africa. La finalità è fare lobbying in Europa, presso il Parlamento; ma è essenziale per questo una rete che faccia parlare gli africani.
La forza di AEFJN sono le antenne, locali, regionali e nazionali. Su questo dobbiamo insistere e lavorare, perché le nostre azioni non siano superficiali.


VIVAT:
è una NGO, riconosciuta dall’ONU nel mese di novembre 2004 (è stata iniziata dai Verbiti). Questa ONG può quindi partecipare con tutti i diritti alle politiche definite dall’ONU, influendo su scelte che ci riguardano (es.: la politica dell’acqua, lo sfruttamento minorile, la lotta contro la povertà …) I Verbiti hanno dato la possibilità ad altri Istituti di diventare membri dello loro ONG, sia come membri associati, sia come membri a pieno titolo. Il nostro Istituto è in fase di discernimento per una eventuale adesione.
Nota Bene: VIVAT non è l’unica NGO in questo campo, esistono anche quelle dei francescani o dei domenicani.



3. L’esperienza del GIM di Padova: PV e valori di GPIC



(contributo di p. Dàrio dall’esperienza del GIM)




Lo schema ci aiuta a comprendere in che modo una comunità comboniana può farsi snodo per una serie di proposte e azioni sul territorio. Questa serie di impegni intreccia gli obiettivi di PV, AMEV, GPIC e li pone in dialogo tra loro.
Spieghiamo brevemente lo schema e poi riflettiamo a partire da alcune domande.

3.1 Il cuore

La comunità formativa: postulanti / giovani
· luogo di preghiera
· di confronto personale (ai giovani chiediamo preghiera, confronto, servizio, in-formazione)

3. 2 Le arterie

(portano sangue al cuore, portano vita agli organi)
Ø “…” (vari canali che ora non ci riguardano: parrocchie, movimenti, associazioni di servizio, mezzi di comunicazione sociale, campi e convivenze…)
Ø Scuole e Università
- riflessione su globalizzazione e incontro tra culture
- utilizzo de materiali (presentazione e proposta di traduzione per altri paesi)
- accompagnamento formativo per tirocini all’estero e progetti di cooperazione decentrata (grande sfida dei viaggi: come accompagnarli? Due tipi di soluzioni da PD: i viaggi GIM e i viaggi di AM)
- accompagnamento tesi di ricerca su esperienze significative nel sud del mondo e progetti di sostegno economico
- approfondimento tematico (laboratorio critico sull’informazione, gruppo “Facoltà d’Intendere”, convegno universitario Giovaniemissione…)

Ø Sito www.giovaniemissione.it

Giovani in Cammino
GIM
OrmeGiovani
GiovaniMission
Attività e Campi
Testimoni
Testimoni della Carità
P.Alex Zanotelli
Lettere dalla Missione
Spiritualità
Catechesi
Veglie e Preghiere
Teologia della Missione
Sfide per Crescere
Mondo e Società
Sud del Mondo
Temi Speciali
Campagne
Approfondimenti
Biografia e Video
Composto da una grande parte di contenuti formativi (cf sezioni a lato) e da una parte di comunicati e prese di posizione (cf. home page).
Quasi 250.000 visite, una media di 500 al giorno, una mailing list di 1500 iscritti, aggiornamenti ogni 10 giorni circa. La redazione del sito è composta da comboniani impegnati nel GIM e da circa 10 giovani.
Il sito è strumento preziosissimo di dialogo con tanti giovani in Italia e non solo.
C’è molto materiale, a disposizione per il servizio di tutti.

Importante: “speciale carovane”
Anche la campagna WNairobiW si avvale del sito e porta ad esso molte visite.






Ø Impegno per la pace
· Carovana: non è l’occasione per una revisione. Abbiamo ormai vissuto 4 “carovane”. Ci stiamo orientando per una carovana ogni due anni. L’ultima ha acquisito una dimensione europea (partecipazione di Spagna e Portogallo, importante contributo DSP). Richiede molto lavoro ma è grande strumento di animazione, diffusione materiale e promozione di campagne. Ogni edizione è stata gestita insieme a giovani molto coscienti ed impegnati.
· Campagna WNairobiW (cf. resoconto allegato): vede il coinvolgimento di molti giovani (mostra, diffusione materiale, cartoline, incontri nelle parrocchie…). Aspetti positivi: focus su un tema, continui reports, approfondimento con materiale e testimoni, dialogo continuo con gli interlocutori della campagna
· Coordinamenti locali: ReteLilliput, Servizio Ecclesiale alla Pace, coordinamento cittadino contro a guerra (cf. in questo caso l’esempio della tenda davanti alla prefettura, evolutasi in piccola comunità di preghiera)
· Momenti forti: singole manifestazioni e momenti pubblici di preghiera; animazione giovanile a Taizè (?)


3.3 Le cellule attorno

(quali potenziali coinvolgimenti?)
- Giovani Laici Comboniani: moli dei giovani che hanno terminato il GIM e/o fatto esperienze forti con noi. Grande preparazione, molte potenzialità, rischio di dispersione. Alcuni gruppi continuano a condividere e ipotizzare il futuro.
Dimensioni possibili di impegno:animazione con le nostre comunità / GPIC, testimonianze di stili di vita e scelte comunitarie / LMC (?)
- Comunità di preghiera: un bisogno per molti giovani maturi nella fede ma fragili perché isolati. Tornano prepotenti la Parola di Dio e il modello delle CEBs
- Famiglie laiche: gruppi più adulti, coordinati dall’animatore della comunità comboniana e impegnati nell’animazione sul territorio. Si sentono comunque parte della famiglia.


A partire da questa realtà fluida e in continua evoluzione, sottolineiamo due elementi chiave:

- il protagonismo dei giovani (non ‘utilizzati’ per obiettivi nostri, ma direttamente coinvolti nelle equipes di elaborazione dei progetti: emerge una grande creatività e passione!)
- la comunità: è sempre più ricco intuire le potenzialità che hanno le comunità di giovani raccolti attorno ai nostri valori missionari. Il sogno continua ad essere una rete di comunità di base, che pregano e vivono legate al territorio e trovano in noi comboniani gli elementi per sentirsi famiglia più ampia, in comunione con tante altre comunità sorelle e accomunate dallo stesso progetto di famiglia comboniana

Recuperiamo infine le seguenti domande:

- Come coinvolgere e dialogare con i giovani impegnati che hanno terminato il cammino GIM / si sentono familiari delle nostre comunità? (cf i giovani laici, quelli coinvolti nelle carovane della pace…);
E’ possibile insistere più concretamente sul modello delle CEBs, ispirate dalla ‘prima evangelizzazione del nostro cammino di PV coi giovani e promosse come tentativo di dare continuità al loro incontrarsi? (cf. prospettiva della settimana biblica per giovani laici, a metà agosto)
- Cosa abbiamo da dire ai giovani in Europa?
Che proposte possiamo fare ai centri d’aggregazione e spiritualità forte, come Taizè?
(cf. lettera ai giovani, allegato 2)
- Come curare bene la comunicazione?
Ad un livello esterno occorre ‘esserci’, con contenuti profondi e costanti e con la forza del linguaggio simbolico (un’azione ben compiuta e preparata parla a molti e dice tanto).
A livello interno (anche dopo l’esperienza della carovana) necessaria una capillare e paziente condivisone di tutto quello che stiamo facendo e delle motivazioni per cui lo scegliamo
- Vogliamo ipotizzare un’altra Carovana della Pace? Con quale stile, che obiettivi e che livello di partecipazione collettiva?
- Possiamo convergere su una campagna comune, a livello continentale, come suggeriva Lisbona?
- E’ possibile/conveniente ipotizzare la traduzione del materiale che abbiamo presentato?



Dopo la condivisione dell’esperienza portata avanti dal GIM di Padova (Italia) e attività PV, AMEV, GPIC, i partecipanti hanno messo a fuoco alcune questioni:

Prima di tutto il fatto che lo stesso Consiglio Continentale europeo della PV, riunito a Vengono, ha sottolineato la necessità di trovare linee comuni, tradurre il materiale e produrne di nuovo insieme.

In Germania sta crescendo un gruppo di giovani che hanno appena terminato le scuole superiori e hanno realizzato un’esperienza in missione. Ora sono rientrati e si stanno affiancando ai progetti della provincia. In generale, però, c’è discontinuità: i giovani chiedono libertà e faticano a vincolarsi ad un progetto permanente che li impegni per lunghi periodi.
C’è stata un’epoca (gli anni 90) in cui abbiamo avuto l’impressione di grande coinvolgimento rispetto alle questioni di giustizia e pace. Ma questo periodo si è concluso, e ora ritorna la disillusione: dobbiamo tenere presente anche questa condizione attuale.

In Spagna ci sono giovani che lavorano con i bambini di Aguiluchos, potrebbero essere coinvolti.

La ricchezza delle relazioni in Italia è dovuta anche al grande investimento della provincia, che ha coinvolto giovani comboniani e ha scelto di lavorare con i giovani.
L’attività con i giovani fa riferimento alle parrocchie ma anche a molti ambiti paralleli, in cui i giovani ci sono e sono in ricerca.

In Portogallo il gruppo Fé e Missão cammina anche con un percorso di giustizia e pace. Dipende molto anche dai comboniani che coordinano questa formazione.

La maggior parte dei giovani non si inquietano per la realtà in cui viviamo, si fatica a risvegliare la loro passione.

Ci interessa la sfida della relazione tra Parola e Vita: i giovani che camminano con noi non possono incontrarci solo per un periodo: occorre davvero rafforzare la dinamica delle comunità di base, perché è da lì che può nascere il futuro, in relazioni nuove con il sud del mondo. Occorre accompagnare queste comunità.

In Spagna vediamo che il lavoro rischia di diventare sterile perché non si sono create comunità o movimento attorno alle nostre case, e quindi non c’è continuità.

Emergono molte piste di interazione tra GPIC e PV, AM, formazione.
Siamo convinti che i valori di giustizia e pace siano trasversali. Ci interroghiamo su come integrarli nelle singole attività.

Come commissione GPIC sollecitiamo una proposta in Europa per i giovani. Ne discutiamo a lungo ed elaboriamo una proposta (vedi sotto).

Riflettiamo sulla necessità di coinvolgere in pieno i nostri scolasticati: si suggerisce di individuare uno o due aspetti su cui vogliamo concentrarci in Europa, come elementi di approfondimento e di fedeltà all’impegno dei nostri confratelli nel sud del mondo. Chiediamo contenuti e prassi che partano anche dagli scolasticati, direttamente legati alla dimensione GPIC.

Al Cairo si è condiviso che chi forma non sono i formatori, ma è l’Istituto. Vogliamo anche noi tornare a ribadire con forza che chi forma, in definitiva, è la missione! Notiamo invece la corsa agli scolasticati dell’occidente. Con la percezione di fondo che nel nord del mondo non esiste missione, ma solo occasioni di preparazione approfondita negli studi. Dobbiamo quindi mostrare agli scolastici che qui invece c’è missione, con uno stile molto importante, fondato su GPIC, missione piena e degna, da condividere in peno con gli scolastici. Se non riusciamo a farlo, mostrandolo con il nostro impegno, la colpa è nostra.

Decidiamo che la campagna WNairobiW! può essere assunta come campagna condivisa a livello europeo e scegliamo di rilanciarla assieme in occasione della Giornata Mondiale Antidebito (18 maggio).


4 Commissioni di GPIC e Chiese Locali, Antenne, Organismi



All’incontro dei provinciali del Cairo si è sentita la necessità da parte dei Provinciali di verificare i contatti che abbiamo con la chiesa locale e le altre associazioni. Tentiamo ora di fare una sintesi come punto della situazione complessiva attuale: con quali organismi nelle nostre province collaboriamo meglio?

In Italia un grande impegno di collaborazione si dà attraverso la CIMI. Con l’antenna AEFJN abbiamo sentito di dover entrare in contatto (non siamo stati coinvolti) e abbiamo trovato una inconsistenza. Riteniamo necessario o assumere direttamente oppure fare in modo che l’antenna diventi una preoccupazione diretta degli Istituti. L’interazione con altre dimensioni ecclesiali è stata puntuale in certi momenti (offerta o richiesta). Il rapporto con la Conferenza Episcopale si limita ai legami con i CMD; nessuna collaborazione diretta con Caritas; una collaborazione puntuale con la fondazione Giustizia e Solidarietà, in occasione della campagna

In Germania esiste il NAD, che riunisce gli istituti religiosi impegnati con l’Africa; anche noi comboniani collaboriamo con loro. Questa antenna si collega a quella di Bruxelles (AEFJN). Con la conferenza episcopale tedesca, le grandi istituzioni sono Misereor, Missio, Adveniat. C’è collaborazione puntuale, su loro invito.

In Portogallo non si è collaborato molto con la Commissione Nazionale di G&P della chiesa. Collaborazione stretta con Missão Press (organismo di tutta la stampa missionaria) e con la Coordenação dos religiosos di giustizia e pace. Esiste il coordinamento ma non si raduna spesso, è disorganizzato. Il rapporto principale dei comboniani è con l’AEFJN, che però manca di una valida coordinazione interna.

Nella LP: in Irlanda c’erano contatti con la Caritas locale (John Clark), ma dopo la sua partenza tutto si è fermato. Scozia: è cominciato un lavoro come link persons (una persona si è offerta come contatto). Si è cercato di entrare nel segretariato nazionale della Conferenza Episcopale G&P. Ogni istituto ha contribuito ma il progetto non è partito: si è preferito creare diversi forum consultivi (come lo Scottish missionary forum, con programmi mirati sui temi missionari). Si collabora con la Caritas scozzese (Sciaf), molto attiva.
Ighilterra e Galles sono due conferenze episcopali unite. Cafod è il nome della Caritas inglese. P. Donato partecipa alle conferenze e incontri di Cafod.
Siamo rappresentati anche nell’antenna AEFJN (presente solo in Inghilterra). Al momento tutto è focalizzato sull’evento di Edimburgh.

Spagna: non abbiamo informazioni precise, ma p. Justino dovrebbe avere contatti con le antenne locali della Catalogna.

Davanti a questo quadro: siamo soddisfatti di questo genere di collaborazione o sentiamo di dover avere collaborazioni più consistenti?
Dobbiamo poter scegliere dove collocarci: non possiamo farlo dappertutto.
Individuiamo tre poli specifici:
- in certe occasioni può esserci una collaborazione puntuale con altri enti, ma dobbiamo definire con precisione il nostro specifico in ogni provincia, generalmente definito dai coordinamenti degli istituti missionari (CIMI, NAD, ecc)
- inoltre, scegliamo di dedicarci con specificità ad AEFJN. E’il secondo ambito che vogliamo accompagnare con priorità. Per questo dobbiamo insistere nella definizione delle antenne locali.
- le chiese locali e le conferenze episcopali ci stanno mettendo da parte, sembrano di non avere più bisogno di missionari. Anche a livello di chiesa universale è evidente che si stiano privilegiando i movimenti rispetto al carisma missionario. Dobbiamo insistere per conservare uno spazio significativo all’interno della chiesa. In alcuni paesi europei i movimenti hanno preso in mano tutti i centri decisionali della chiesa e stanno dettando le linee da percorrere. Importante quindi rafforzare la nostra collaborazione e presenza nei rapporti con la chiesa locale.

Con quali mezzi? In che modo?
Il difetto dei comboniani è che vogliamo esserci in tutti i contesti, al 100%, senza riuscire a farlo con qualità, competenza e continuità.
É importante che anche nelle scelte provinciali si sappia delimitare i campi del nostro impegno: i laici che riescono a dedicarsi con impegno pieno, hanno fatto una scelta specifica e approfondita, sapendo individuare bene dove dedicarsi pienamente.
Se davvero si vuole un impegno di collaborazione piena con gli altri organismi, è necessario che ci sia una persona liberata per questo.
Occorre davvero anche in questo contare sui laici.
Sentiamo il bisogno di persone preparate e liberate per questo tipo di servizio: il lavoro che ci è affidato non ci permette di strutturare molti altri agganci.



5 GPIC e Piani Sessennali

Ci interroghiamo su quali debbano essere gli elementi che assolutamente non possono mancare nei piani sessennali delle diverse province.

Ribadiamo che ciò che abbiamo proposto a Lisbona rimane valido; insistiamo che le province si ispirino a questo testo nella stesura del piano sessennale.
In che misura questa metodologia entra nei piani sessennali?

Verifichiamo ciò che è stato fatto nel 2004-05, a partire da punto 5 dell’incontro europeo GPIC di Lisbona:

C’è stata adesione alla carovana della Pace. Una parziale adesione alle campagne promosse da AEFJN. Il gruppo di riflessione non è riuscito ad offrire approfondimenti riguardo alle politiche economiche dell’UE nei confronti del sud del mondo. Si è cercato di appoggiare le antenne AEFJN, siamo ancora in cammino.
I sussidi GPIC sono stati offerti nel sito www.comboni.org (articolo preparato da p. Justino; articolo di p. Alex, …).

Alcuni punti che vogliamo ricordare:

· Individuare bene chi è incaricato in provincia per portare avanti la riflessione e le provocazioni di giustizia e pace. Verificare che ci sia una rappresentanza trasversale e un’integrazione di ogni settore nelle proposte di GPIC.
· Curare le nostre comunità perché siano capaci di vera accoglienza. Le comunità inserite siano luogo prezioso di applicazione dei valori di giustizia e pace.
· Ci sia un’attenzione comune ala questione dell’immigrazione, sfida che ci coinvolge tutti.
· Economia: se ne curi l’eticità e la giustizia.
· Si definiscano bene le priorità d’azione: piuttosto scegliere pochi ambiti ma impegnarsi a seguirli bene.
· Questo sessennio è decisivo riguardo al rapporto con i laici: in che modo vogliamo coinvolgerli e camminare insieme a loro anche nei temi di GPIC? Come collaborare con maggior consistenza con le persone che si muovono attorno alle nostre comunità?
· Anche la cura della comunicazione è importante, sia verso l’esterno che all’interno: appaiano chiare nei piani le strategie di comunicazione di tutto quello che vogliamo realizzare.
· E’ essenziale che sia definito un programma di formazione su GPIC, valorizzando anche il ruolo degli scolastici (loro provenienza e sfide dei loro paesi) nelle province in cui studiano.
· Rafforzare la collaborazione intrecciata tra tutte le iniziative che esistenti in provincia.




6 GPIC e Ratio Missionis



Il p. Zolli presenta alcuni punti del XVI Capitolo Generale e la Ratio Missionis nella storia dell’Istituto:

a) L’ultimo Capitolo Generale è stato anche il primo Capitolo tematico: la missione dei Comboniani all’inizio del Terzo Millennio.
Dopo un primo questionario, furono preparati i Lineamenta, in seguito l’Instrumentum Laboris.
Al Capitolo però tutto il lavoro fatto, con il testo già pronto, venne rifiutato, perché ritenuto un documento teorico sulla missione che non avrebbe aiutato a risolvere i problemi concreti dell’Istituto. I problemi concreti, così come sono stati espressi da un gruppo di confratelli, peraltro minoritario, erano soprattutto due: scegliere l’Africa come luogo geografico per la missione ad gentes dei Comboniani e la distribuzione del personale che prioritariamente doveva essere impiegato in Africa. Il Capitolo tuttavia ha rifiutato di adottare il criterio geografico come unico e esclusivo e per quanto riguarda il personale missionario ha sottolineato che quello che è importante è l’essere che definisce il missionario piuttosto che il fare. L’Africa rimane un continente privilegiato dei Comboniani, ma non è esclusivo; piuttosto bisogna aprirsi ad una missione globale, nels senso che dove i Comboniani attuano lo fanno secondo il loro carisma specifico.
Lo specifico della missione comboniana è mettere Cristo al centro del mondo villaggio – l’opzione per la nuova missione è attraverso il lobbying e il networking. Il cuore e la croce di Cristo secondo l’intuizione di Comboni sono gli elementi che non possono mancare alla spiritualità comboniana. L’animazione, la evangelizzazione e la formazione sono elementi da integrare con l’attenzione ai poveri e di ispirarsi al piano in una revisione permanente. La comunità è il modo comboniano di fare missione, non solo come elemento metodologico ma soprattutto ha una dimensione dell’identità comboniana. Occorre favorire la ministerialità nelle comunità ecclesiali, la sobrietà, l’inculturazione del dialogo, la provvisorietà nel servizio alle chiese locali.

b) La Ratio Missionis nella storia dell’Istituto
Storicamente i Comboniani hanno sempre sentito l’urgenza e la necessità di rivedere e contestualizzare il loro servizio missionario. La prima Ratio Missionis è senza dubbio il Piano di Sn Daniele Comboni. Monsignor F.X. Geyer nel 1914 ha scritto un libro di 270 pagine su come i Comboniani devono lavorare nell’Africa Centrale, nelle proposte, nei contenuti e nei metodi. Nel 1934 il padre Vignato, generale Italiano faceva un manuale per il giovane missionario per il lavoro apostolico nell’Africa Centrale. P.Agostoni nel 1974 fa una raccolta di conferenze sulla missione e il metodo per i nostri giorni. P.Pierli nel 1987 ha pensato di fare una ratio evangelizzationis incaricando dei confratelli a fare uno schema. C’è quindi una tradizione comboniana per una Ratio Missionis per i nostri giorni.
La preparazione della Ratio Missionis è cominciata con l’assemblea intercontinentale per l’evangelizzazione (23-30 maggio 2004).
Dopo questa assemblea, il Consiglio Generale ha scritto una lettera fissando i criteri metodologici e nominando una commissione (ristretta e allargata) per il coordinamento del lavoro insieme al Segretariato Generale per l’Evangelizzazione.
Il metodo del Comboni è stato di scrivere il piano attraverso una serie di consultazioni e di tentativi. Una summa di una ricerca che già c’era in quegli anni.
Mons. Geyer, p. Vignato, p. Agostoni hanno in fondo lavorato da soli.
P.Pierli ha tentato qualcosa di nuovo , ma il lavoro non è arrivato a termine.
Oggi vorremmo ascrivere la Ratio a partire dalla prassi e dall’esperienza di ogni comboniano. All’intercapitolare non si vuole portare già il documento ma il frutto di un lavoro fatto a cerchi concentrici a partire dall’esperienza e l’impegno di tutti per un processo di rinnovamento nell’Istituto. Lì si farà il punto sulla situazione. Al capitolo del 2009 si arriverà con un documento che potrà essere la “magna carta” sulla quale il Capitolo dovrà manifestarsi e eventualmente assumerla. C’è una traccia in allegato alla lettera della DG con delle tappe e un tempo di riflessione per ridefinire la missione nei nostri contesti. Ci si è chiesti dove stiamo lavorando e vivendo. C’è un bisogno di rinnovamento. Ci si è chiesto noi chi siamo come missionari comboniani, pericolo della genericità, e come operiamo, che cosa e come facciamo, annunciamo, quali scelte di campo e di persone con cui si vuole camminare.
Comboni ha messo al centro l’uomo nei suoi diritti (rigenerazione, salvezza). Bisogna avere una visione critica della realtà illuminata dal vangelo. Dio vuole attrarre a sé. A chi siamo inviati, chi sono i poveri, cosa ci dice la GPIC. La promozione umana integrale, cieli nuovi e terra nuova che viviamo già come missionari comboniani. Far sorgere comunità segni del regno. Far causa comune, essere fedeli, essere inseriti nelle comunità locali. Lobbying e networking per rivedere il nostro stile di fare missione. Agire andando alla radice dei mali odierni aperti al futuro.
La Ratio è un processo che non ha fine, un rigenerare la missione e lasciarci rigenerare dalla missione.
I membri della commissione si mobiliteranno per animare gli animatori nelle varie Province. Si stanno producendo dei sussidi di riflessione per coinvolgersi tutti insieme.
Dobbiamo ritrovare: la specificità della nostra vocazione missionaria e vivere di più l’esperienza del Comboni. Nella pagina web si trovano già alcuni contributi, altri verranno in seguito. P. Pierli ha già scritto un lavoro sul rapporto tra ‘ministerialità e il Piano del Comboni’, P.Esquivel sul ‘come fare analisi della realtà’, P. De Marchi sul ‘come parlare di Dio in Europa’, il P. Zanottelli sulla ‘lettura contestualizzata della Parola di Dio’, il P.Manuel Augusto su ‘Vangelo e Missione’ e P.Munari su ‘Soldi e Missione’. Nel sito c’è anche un forum (a cui bisogna iscriversi per accedere) dove è possibile scambiarsi opinioni e dialogare tra di noi.
P.Nando presenta una copia omaggio di un CD contenente un powerpoint che spiega in 5 lingue le tappe del cammino verso la Ratio Missionis.

La Ratio e la GPIC vanno insieme, ma come?

- La GPIC non può essere una appendice, è parte integrante dell’evangelizzazione e deve interagire con la nostra vita e con quello che facciamo. Essere missionario oggi significa partire dal Vangelo e, come Comboni si impegnò contro la schiavitù, così anche noi dobbiamo affrontare le sfide di oggi.
- La commissione provinciale per la preparazione della Ratio Missionis, non sia una commissione in più ma il centro e motore del cammino della Provincia. Mettere assieme gente il più possibile. Utilizzare i sussidi e fare emergere il come della missione oggi.
- Con la Ratio Missionis nelle Province si inizi un processo che promuova un lavoro di riflessione nelle comunità a lungo termine.

Essere animatori e come arrivare al cuore dei confratelli, come toccarli e farli diventare animatori.

La Regola di Vita continua a essere uno strumento importante, una base, che va attualizzata.
Lo scorso anno si è preparato il cammino con l’assemblea. Adesso c’è da mettere a fuoco l’essere e l’agire dei Comboniani realisticamente così come ci vediamo e così come siamo.
Dopo l’intercapitolare ci sarà un momento di valutazione del cammino fatto.
Poi nel 2007 ci sarà da discernere alla luce della Parola di Dio della Regola di Vita della teologie a della missione dei segni dei tempi.
Il momento dell’attendere sarà quello del “cenacolo” per riprendere quanto era sfuggito e si arriverà così al capitolo del 2009 per assumere.

Il ruolo dei gruppi di riflessione sarà importantissimo.



7 Proposta per il corso degli Animatori a Palencia (Settembre 2005)


Ricordiamo quello che ha detto il capitolo a riguardo dell’AM e i valori di GPIC.
Il numero 46 degli Atti Capitolari è importante:
“GPIC è parte integrante della missione della Chiesa. A partire dal Capitolo di 1985 è stata una priorità dell’Istituto e deve continuare ad esserlo, coordinata dal segretariato dell’ Evangelizzazione …”

Leggiamo anche il n° 105.2 : “L’impegno concreto per Giustizia ePpace è parte costitutiva della missione. Per questo l’AM include atteggiamenti profetici di denuncia e proposte alternative”.

Ne seguono alcuni commenti:
Abbiamo un dato che non si discute più (GPIC è parte integrante della missione). Dobbiamo saper individuare e offrire sia gli atteggiamenti profetici di denuncia sia le proposte alternative.
Che proposte vogliamo fare all’incontro di Palencia?
Era stato chiesto un giorno e si voleva insistere sulla importanza di riflettere insieme sui temi di GPIC.
Nell’incontro dei provinciali si propose di offrire uno spazio per trattare dei temi di GPIC.
Nel programma dell’assemblea di Palencia ciò che era stato proposto non è stato inserito.
Si apprezza comunque la presenza di un sociologo che introdurrà il tema di come essere missionari in Europa.
In un primo momento si potrebbe chiedere che in uno dei momenti di gruppo ci sia una serie di domande per approfondire i contenuti di GPIC.
Potremmo noi preparare qualcosa di specifico da proporre all’assemblea? Non si tratta solo di denunciare ma di proposte alternative.
Si fa presente che dobbiamo insistere perché in una forma o in un'altra si faccia qualcosa.
Nel caso questo corso non manifesti nessun aspetto di GPIC noi torneremo a chiedere una assemblea specifica ai provinciali.
P. Antòn Schneider, Provinciale incaricato scriverà una lettera a P. Jaime Calvera perché prenda in considerazione quanto era stato già proposto a Lisbona.



8 Proposta per una pastorale Vocazionale legata all’impegno di GPIC


Motivazioni:
- Ci sono attività differenti con i giovani nelle diverse province, ma notiamo una mancanza di coordinamento
- Si ritiene opportuno rivedere la visione di missione per i comboniani in Europa
- E’ urgente curare lo stile di vita delle nostre comunità perché parlino ai giovani con il loro esempio
- In questo lavoro di ricerca e impegno per la promozione di GPIC è importante coinvolgere gli operatori della PV e gli scolasticati in Europa, interagendo con le province di altri continenti
- I valori di GPIC devono attingere trasversalmente tutti i settori di impegno missionario. Per questo facciamo la seguente proposta.

Obiettivo
Riflettere e approfondire il legame tra la fede cristiana dei giovani e i temi di GPIC, per un impegno missionario in Europa e nel mondo

Interlocutori
- i giovani che camminano con noi nelle singole province
- gli incaricati della PV in Europa
- la commissione GPIC (coordinamento europeo)

Programma
1. riflessione con i giovani in ogni provincia sul rapporto tra fede e GPIC
2. preparazione di una “Lettera ai giovani” su questo tema (allegato n° 9) , che possa circolare tra i gruppi di giovani delle province europee
3. scambio di idee sulle forme di impegno dei giovani, proposta di sostegno a campagne comuni, coinvolgimento degli scolasticati d’Europa
4. confronto sui contenuti della lettera; scrittura collettiva di una “Carta dei giovani comboniani in Europa”
5. incontro europeo tra tutti i giovani che hanno elaborato la Carta (per esempio: Taizè, Cammino di Santiago, Carovana della Pace, un incontro significativo in una delle nostre province…)
l’incontro diventa il punto di partenza per l’impegno successivo: missione ad gentes, esperienze brevi di missione e ritorno nel proprio paese, lobbying e advocacy, animazione missionaria nei propri paesi, sfide dell’immigrazione, ecc…)


9. Programmazione per il 2005-2006


Vediamo la necessità di avere un incontro per valutare quello che verrà fatto Palencia e incontrarsi prima della Intercapitolare. Qualcuno deve incontrarsi per dare attenzione necessaria a quello che si è detto al capitolo sulla GPIC.
Evitare il pericolo di accavallare le cose e studiare modi di mantenerci in contatto tra i coordinatori per valutare le campagne e il lavoro di GPIC nelle Province.
Ci si potrebbe trovare in maniera informale prima dell’intercapitolare per fare il punto sulla situazione.
A fine marzo (27-31) ci sarà l’assemblea europea della evangelizzazione a Pesaro, potremmo partecipare come coordinatori e avere un giorno per noi Sabato 1 Aprile 2006.
Resta aperta la possibilità di un corso per animatori di GPIC della durata di due settimane (si propone la data 4-16 giugno 2007) invitando da 2 a 5 di ogni Provincia, 2 suore delle province europee e qualche laico. Sarà preparato dal Provinciale incaricato e dal Segretario della Evangelizzazione.
P. Silvestre e P. Zolli preparano uno schema che sarà proposto nel mese di marzo 2006.



10. Proposte alle Province:


- Si chiede che nelle Province si prepari qualcuno nel campo dei diritti umani e di GPIC (AC 62.5).
- Promuovere il legame tra pastorale vocazionale e la GPIC (vedi proposta fatta ai provinciali) e coinvolgere gli scolastici nelle iniziative di GPIC a livello provinciale.
- Studiare forme di impegno per i giovani che hanno fatto un cammino con la famiglia comboniana (dopo GIM) e non optano per la vita religiosa, di appoggiarli perché si impegnino nel Lobbying e nell’Advocacy.
- Ci impegniamo a creare una banca dati nel sito Comboni.org di quanto è stato prodotto nelle Province.
- Ogni Provincia si impegna a realizzare il cammino storico fatto dalla Provincia nel campo di GPIC.
- Per traduzioni di produzioni nostre, si possono chiedere i master e chi ne ha l’interesse può realizzare la traduzione per conto proprio.
- Necessità di un cammino più coordinato a livello europeo dell’impegno tra gli immigrati mettendo in evidenza la GPIC e il servizio pastorale. I Provinciali dicano la loro a riguardo.
- La commissione si dice disponibile Favorendo azioni comuni per interagire nei centri di potere (Bruxelles) e creando una rete di appoggio reciproco.
- Dove non c’è si organizzi la commissione provinciale di GPIC.
- Far nascere o rivitalizzare le antenne di AEFJN.


11. Coordinatore continentale


I Provinciali chiedono di scegliere un coordinatore continentale, troviamo difficile per il momento fare questo, vista l’assenza del coordinatore della provincia spagnola.


12. Valutazione


L’accoglienza della comunità di Josefstal è stata squisita
Conoscenza della provincia tedesca
Buona Organizzazione del tema e revisione del lavoro
Buon lavoro di gruppo
Conoscere la Ratio Missionis e il suo percorso
Chiarezza della questione Vivat
Aver potuto essere presenti in un momento particolare della Provincia della DSP con la morte di p. Anton Maier
Lavoro positivo di p. Zolli come Facilitatore
Presenza del fratello di Graz.
Presenza di p. Dario Bossi, per la condivisione del lavoro tra i giovani collegato a GPIC.
Preoccupato per il lavoro con i giovani.
Presenza dei nuovi.
Ho sentito di essere tra fratelli.



Difficoltà con la lingua, non tutti conoscono l’inglese o una lingua neolatina.
Ci dovrebbe essere più interscambio tra i settori
Vivendo in Europa, possiamo unirci e far leva su un particolare aspetto
.

Indirizzi e-mail dei partecipanti:

Ir. Neto: jfdcneto@sapo.pt
p. Silvester: englsilvester@rolmail.net
fr. Edward: office@afrikahaus.at
p. Dàrio: gimpadova@giovaniemissione.it
p. Giacomo: giacomo.palagi@comboniani.org
p. Fernando: evangmccj@pcn.net
p.Anton: anton.schneider@comboni.de
p. Josè Manuel: josemanuel52@yahoo.es
p. Donato: vrf@carglw.fsnet.co.uk
Ellwangen, 3-6 maggio 2005