Le riflessioni di Mons. Robert Sarah sono riflessioni che vengono da un cuore di pastore, chiare e sapienziali, che nutrono e allietano lo spirito. La possibilità che offre il nuovo sito di commentare gli articoli è un modo per creare comunicazione e interscambio. E’ la prima reazione a un articolo

 

Le riflessioni di Mons. Robert Sarah hanno chiamato la mia attenzione in modo particolare. Sono infatti riflessioni che vengono da un cuore di pastore, chiare e sapienziali, che nutrono e allietano lo spirito. Hanno il sapore di un pane fresco e fragrante e della gradevolezza di un bicchiere d’acqua fresca che rinfrancano le forze nella fatica quotidiana.


Ricevute e lette in prossimità del Capitolo, assumono un significato particolare di stimolo e incoraggiamento nella nostra ricerca di rinnovamento personale e comunitario di fronte alle sfide che ci pone la missione oggi.


Nelle riflessioni che stiamo facendo tra noi comboniani in questi ultimi tempi, mi sembra di notare che alcuni parlano di una "nuova ermeneutica" del carisma comboniano e della missione, della necessità di trovare nuovi paradigmi per la missione. A volte si ha l'impressione che questa nuova ermeneutica si colloca sul versante della "rottura" con il passato e quindi della "discontinuità", per ottenere un nuovo inizio, così come è richiesto dalle situazioni critiche che sta vivendo il mondo attuale. In certi discorsi sembra che del carisma comboniano resti il nome, mentre il contenuto e il dinamismo ce li mettiamo noi a piacimento, man mano che pensiamo la missione incalzati dalle sfide del mondo attuale globalizzato; le soluzioni sembra che si cerchino prevalentemente alla luce del sapere umano. E il sapere umano non sempre coincide con la mentalità salvifica di Dio.


La realtà del mondo attuale nel suo insieme, l'impegno per creare un "mondo nuovo", certamente ci interpellano e ci provocano come persone e come missionari comboniani, ma concepire e vivere il carisma ricorrendo a elementi che provengono prevalentemente "dal basso" o "dalla sapienza della carne", seguendo ciascuno le proprie inclinazioni, ci porta a una visione soggettiva e riduttiva del carisma, che finisce per indebolirci nella identità, nel senso di appartenenza, e ci imprigiona nell'individualismo.


Nello stesso tempo si nota che alcuni nella ricerca di rinnovamento del carisma e della missione si collocano dal versante dell'ermeneutica della "continuità evolutiva". Qui il carisma è accolto e vissuto nella sua integralità, cioè nel suo nucleo centrale e nei suoi elementi concomitanti, come dono ricevuto da Dio nella storia per la mediazione di Comboni. Questo dono, vissuto nel presente "nella santità e verità che vengono da Dio", ci proietta verso un futuro di fecondità apostolica. Qui gli elementi che provengono "dal basso", cioè dallo sforzo umano, contano, ma c'è la consapevolezza che hanno bisogno di essere integrati con gli elementi irrinunciabili che provengono "dall'Alto" o "dall'Altro", cioè dalla grazia di Dio.


Il comboniano, vivendo il carisma in quest'ottica, cresce nella sua identità, nel senso di appartenenza all'Istituto e nell'impegno per la soluzione dei problemi dell'umanità d'oggi.
Mi sembra che Mons. Robert Sarah, nelle sue riflessioni, ci offre una chiave ermeneutica del nostro carisma dal versante della "continuità evolutiva".


In quest’ottica, ci ricorda che san Daniele Comboni è per noi una mediazione attraverso la quale Dio offre a noi oggi un "testimone di santità e un maestro di missione". Comboni, infatti, ci guida alla sorgente della santità e della missione che è il Cuore trafitto di Cristo, culmine del mistero redentivo dell'incarnazione, al quale ci fa partecipi infondendoci il dono del suo Spirito. Da questa fonte di vita riceviamo l'impulso per la nostra crescita nella vita spirituale e nel nostro cammino missionario nel mondo di oggi, inseriti nelle varie chiese locali, vivendo una vita in solidarietà con i più deboli e svantaggiati della società.


Per non perdere il contatto con la sorgente della nostra consacrazione per la missione, siamo invitati a farci promotori della "pastorale della santità" all'interno delle nostre comunità e nella nostra azione missionaria, nella certezza che questa è l'attività che, raggiungendo "l'uomo interiore", cioè il cuore dell'uomo "che ha sete di trascendenza", fa nascere "uomini nuovi per un mondo nuovo", in cui tutti i vari ambiti della vita siano permeati di spirito evangelico.


È un richiamo questo che possiamo allacciare alla celebrazione dell'anno sacerdotale, che nel nostro Istituto coinvolge i Sacerdoti e i Fratelli. In effetti, in virtù del Battesimo, Sacerdoti e Fratelli siamo uniti dal sacerdozio comune dei battezzati. Col Battesimo abbiamo accettato di diventare in Cristo "sacerdoti, re e profeti", divenendo responsabili del popolo e forza unificante dello stesso. Questa vita cristiana vissuta in modo radicale nella forma di vita consacrata, sta alla base della convivenza fraterna di Sacerdoti e Fratelli e fa di noi un'unica famiglia di consacrati per la missione (RV 10-11). Uniti da questo elemento comune della consacrazione per il servizio missionario (RV 10.1), Sacerdoti e Fratelli arricchiscono la comunità attraverso la varietà e complementarietà dei servizi (RV 11; 11.1-2).


Che san Daniele Comboni ci ottenga che tutti noi comboniani possiamo beneficiare di questa visione integrale, lineare e sapienziale del carisma comboniano che ci offre Mons. Robert Sarah.

P. Carmelo Casile

p. Carmelo Casile