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N° scritto
Destinatario
Segn. (*)
Provenienza
Data
431
M.me A. H. De Villeneuve
0
Roma
16. 2.1872

A MADAMA A. H. VILLENEUVE

ACR, A, c. 15/180 n. 1

Roma, Piazza del Gesù Nº. 47 3º p. 16/2 .1872

Mia carissima signora,

[2831]
L'infausta notizia che Sr. Caterina mi ha appena comunicato, mi ha spezzato il cuore. Come sono sfortunato! Avrei voluto trovarmi a Parigi per assistere Désiré e per consolare una madre incomparabile come lei, mia cara Signora. Poche persone la conoscono bene come me: poche persone la comprendono come me, poche persone o nessuno al mondo è colmo di dolore come me per questa prova che il buon Dio le ha dato. Io sono convinto che Dio vuol fare di lei una vera santa. La vita umana è santificata unicamente ai piedi del Calvario. Il buon Dio l'ha privata, Signora, per renderla felice nell'eternità. Si ricordi, Signora, che dopo il Calvario Gesù Cristo è risuscitato. Dio le prepara delle grandi consolazioni! Coraggio, Signora, la nostra santa Religione, la nostra cara Fede c'insegna che c'è la vita militante e la vita trionfante. Quelli della vita trionfante sono per la fede in comunicazione perfetta con la vita militante. Lei deve guardare i suoi cari che sono in cielo, come presenti a lei, essi la vedono, l'ascoltano, essi contano le sue lacrime, i suoi sospiri, le sue gioie. Coraggio, cara Signora!


[2832]
Io vorrei essere a Parigi per piangere con lei, per consolarla, per testimoniarle il mio affetto; io sento le sue pene, ma unisca le sue pene a quelle di Gesù Cristo che lei ama ardentemente. Egli vuol fare di lei una santa. Pregherò tanto il Sacro Cuore di Gesù che sarà obbligato a consolarla. Lei è una madre incomparabile, per questo Gesù e Maria saranno con lei. Dio esaudirà.


[2833]
E per il mio caro Augusto che ha un cuore così bello, mio Dio, quale pena! Il mio caro Augusto che aveva tanto affetto per i suoi cari, e Maria! Maria che ama tanto il suo buon marito, il suo caro Désiré. Non posso scrivere senza tremare. Ma dica ad Augusto e a Maria che si gettino ai piedi di Gesù Cristo, che si nascondano dentro il Cuore di Gesù Cristo e là, in questa sorgente inestinguibile di consolazione troveranno il loro conforto. Nell'attesa bisogna trovare nella preghiera la consolazione necessaria. Da parte mia, io e il mio pio segretario celebreremo la Messa durante tutta questa Quaresima per Désiré. Questa mattina l'ho celebrata alla Chiesa della Morte, dove c'è ogni giorno l'indulgenza plenaria per i Defunti. Pregherò così il Sacro Cuore di Gesù fino a che Dio l'abbia consolata. La prego, Signora, di scrivermi due righe: mi sembra di respirare se vedrò la sua scrittura. Coraggio, Signora, Dio la consolerà senza dubbio e le darà il premio anche qui in terra delle sue virtù eroiche.

Degni gradire l'espressione del mio eterno affetto con il quale sarò sempre



il suo dev.mo e aff.mo

Don Daniele Comboni



Traduzione dal francese.






432
Rapporto Storico Vic. A. C.
0
Roma
25. 2.1872

RAPPORTO STORICO sul VICARIATO AP.LICO

dell'AFRICA CENTRALE

AP SOCG, v. 999, ff. 522-530v

25 febbraio 1872

RAPPORTO STORICO

sul VICARIATO AP.LICO dell'AFRICA CENTRALE

dalla sua fondazione fino ad oggi

presentato alla S. C. di Propaganda Fide

da D. Daniele Comboni ai 25 febbraio 1872



E.mo e R.mo Principe,

[2834]
Invitato dall'E. V. R.ma a stendere un Rapporto sul Vicariato Ap.lico dell'Africa Centrale, toccherò di volo tutta la storia del medesimo dalla sua fondazione fino ai nostri giorni, e sottometterrò umilmente il piano di azione, che mi parrebbe opportuno doversi seguire dai missionari del novello Ist.o delle Missioni per la Nigrizia eretto in Verona, affine di riprenderne le ardue ed importanti funzioni, caso che la S. C. si degnasse affidargli l'incarico di piantare stabilmente la fede in quelle remote contrade.


[2835]
Egli è un fatto certissimo, che nei paesi dell'Africa Centrale abitata forse da oltre cento milioni di negri, che costituiscono la decima parte di tutto il genere umano (come ho dichiarato nel Postulato al S. Concilio Vaticano pro Nigris Africae Centralis), non si è giammai stabilito il Cristianesimo, od almeno può dirsi che attualmente non ne rimanga vestigio alcuno. I tentativi fatti dalla S. Sede in diverse epoche, sia dal lato meridionale di Mozambico nel 1637, sia dalla parte occidentale di Senegambia per mezzo dei RR. PP. Cappuccini di Spagna nel 1645, 1658, 1660, sia dalla parte settentrionale di Tripoli e di Salè per mezzo dei Minori Riformati, che nel 1706 si spinsero fino al vasto Regno di Bornù, sia finalmente dal lato orientale, quando alcuni missionari percorsero la parte meridionale della Nubia Superiore, non ebbero alcun risultato in favore delle interne regioni dell'Africa. I più serii ed importanti conati della S. C. a riguardo di quei popoli infedeli incurvati sotto il giogo dell'Islamismo e del Paganesimo, ebbero luogo sotto i gloriosi Pontificati di Gregorio XVI d. f. m. e dell'immortale Pio IX.

Nel 1844 fu presentato alla S. C. un Estratto di un Volume intitolato: Viaggi al Kordofan, in cui si facea rilevare l'opportunità e la necessità di spedire missionari nell'interno dell'Africa, i cui abitanti pareano disposti ad accogliere la predicazione del Vangelo.


[2836]
Contemporaneamente il Canonico Casolani di Malta, reduce da un viaggio sulle coste settentrionali dell'Africa, ove s'era abboccato con alcuni Maltesi che aveano rapporti colle contrade situate al di là della Barberia, e dopo avere percorso l'oriente, ove s'era imbattuto col P. Massimiliano Ryllo polacco Superiore dei Gesuiti in Siria, col quale avea tenuto ragionamento sull'importanza di una Missione cattolica nell'interno della Nigrizia, espose all'E.mo Card. Prefetto Fransoni i motivi più rilevanti, ed il grande vantaggio che ne verrebbe alla Chiesa, ove si tentasse di piantare il Cristianesimo nell'Africa Centrale.


[2837]
In seguito a ciò, ponderata maturamente la cosa, l'E.mo Card. Prefetto ordinò che si istituissero particolari indagini per conoscere determinatamente e con precisione lo stato delle Regioni interne dell'Africa, le lingue, l'indole ed i costumi di quei popoli, le loro relazioni cogli esteri, ed il fondamento che potesse aversi di stabilirvi una missione.


[2838]
A tale oggetto interpellato il P. Venanzio da S. Venanzio Prefetto Ap.lico di Tripoli, il cui territorio confinava appunto a mezzodì coll'ideata missione che si volea fondare, l'E.mo Cardinale ebbe in risposta essere opportuno di tentare dalla Barberia per la via di Ghadamis una spedizione al di là del Gran Deserto, ove fin dal 1706 s'era stabilito un Prefetto Ap.lico dei Minori Riformati nel regno di Bornù, come rilevavasi dagli Archivi di quella Prefettura.


[2839]
Parimenti l'E.mo Cardinale avendo incaricato lo stesso Can. Casolani, che conoscea fornito di cognizioni analoghe, a mettere insieme tutte quelle notizie che potessero giovare al fine voluto, ricevette una interessante Relazione in data del 5 giugno 1845, nella quale era chiaramente descritta l'ampiezza e fertilità dei paesi al di là del Gran Deserto, segnati i confini geografici, indicati i principali monti, i fiumi, i laghi, i prodotti del suolo, la forma di governo, le forze, il carattere, i costumi e le abitudini di quei popoli, i rami d'industria, il sistema di commercio, le superstizioni, e le dominanti religioni dell'idolatria e dell'islamismo. All'idea generale dell'Africa interiore il Can.co Casolani facea seguire le notizie della sua geografia locale, e confermava il giudizio del Prefetto Ap.lico di Tripoli, che l'unica via per penetrare in quelle contrade quasi affatto sconosciute era quella di Barberia e di Ghadamìs, città situata a 100 leghe al S. O. di Tripoli; e conchiudeva essere opportuno che ai limiti di questa Prefettura si aggiungesse il gran Deserto e tutta l'Africa Centrale, che a capo di tal Missione si ponesse un abile Vic.o Ap.co insignito del carattere Vescovile, il quale conoscendo bene la lingua araba seco conducesse un certo numero di ottimi operai tanto ecclesiastici che secolari, che con essi si recasse a Ghadamìs senza apparenza religiosa, e cominciasse dal cattivarsi l'animo di quelli abitanti specialmente coll'esercizio della medicina e delle arti più utili a quei paesi, e colla carità cristiana.


[2840]
L'E.mo Card. Prefetto assicurato del concorso attivo del Can. Casolani che si metteva a disposizione della S. Sede, dopo alcune pratiche col R.mo G.le dei Gesuiti, dal quale ottenne il sunnominato P. Ryllo per l'impianto della Missione, a cui associò pure il D.r Ignazio Knoblecher alunno del Collegio di Prop.da, nel gennaio del 1846 presentò agli E.mi e R.mi Cardinali componenti la S. C. una Ponenza sul progetto di stabilire una nuova Missione nei paesi dell'Africa Centrale, nella quale fu deciso:

1º. di spedire i RR. Sig.ri Casolani, Ryllo, e Knoblecher nell'interno dell'Africa, e specialmente a Ghadamis, onde esplorare sul luogo il paese e le disposizioni di quei popoli, per quindi stabilirvi una regolare missione.

2º. di porre a capo di tale spedizione il Can. Casolani conferendogli il titolo di Vic.o Ap.co col carattere episcopale.

3º. di estendere i confini della missione non solo nell'Africa centrale, ma altresì al Gran Deserto.


[2841]
In base a queste deliberazioni la Santità di Gregorio XVI d. s. m. con Breve del 3 aprile susseguente erigeva in Vicariato Ap.lico la detta Missione, coi seguenti confini, che al presente corrispondono:

Al Nord la Prefettura di Tripoli, il Vicariato di Tunisi, e la Diocesi di Algeri.

All'Ovest i Vicariati della Senegambia e delle Guinee.

All'Est i Vicariati dell'Egitto, dell'Abissinia, e dei Gallas.

Al Sud le Montagne della Luna (che se realmente esistono, si trovano alcuni gradi al di là dell'Equatore).


[2842]
Il Vicariato Ap.co dell'Africa Centrale, detratta anche la grande estensione occupata dalla recente Prefettura del Sahara affidato sin dal 1868 all'Arciv.o d'Algeri, è il più vasto e popolato del globo.


[2843]
Mentre Monsig. Casolani, ricevuta la consacrazione episcopale, attendeva a comporre in Malta i suoi affari di famiglia, il R. Ryllo informato esattamente del felice esito delle spedizioni, che S. A. Mahammed Aly Vicerè d'Egitto avea fatto eseguire lungo la valle del Nilo nel Sudan, e specialmente di quelle del 1838 e 1842 capitanate dal Sig.r d'Arnaux, il quale si era spinto sul Fiume Bianco fino al 5º. gr. L. N., con molti e solidi argomenti persuase all'E.mo Card. Fransoni che tornava meglio penetrare nella nuova missione dalla parte orientale per la via del Nilo, e fissare come punto d'appoggio la città di Khartum la quale per la sua geografica situazione, e per la sua importanza politica si prestava opportuna e sicura allo stabilimento della prima Stazione Cattolica, essendo il capoluogo delle ultime conquiste egiziane nel Sudan, ed il centro naturale delle comunicazioni fra l'Egitto e le contrade dell'interno della Nigrizia.


[2844]
Fu deciso perciò di abbandonare il progetto di Monsig. Casolani, ch'era di seguire la via di Tripoli e di Ghadamis; alla quale determinazione non avendo voluto conformarsi, il Vesc.o Casolani declinò la responsabilità di capitanare la decretata spedizione; per cui la S. C. pose a capo della Missione il P. Ryllo col titolo di Provicario Ap.lico.


[2845]
Associatosi per la nuova spedizione il sopraddetto D.r Ignazio Knoblecher di Lubiana, il P. Em. Pedemonte genovese di C. di G., e D. Angelo Vinco dell'Ist.o Mazza di Verona, accompagnato da Monsig. Casolani, che lo seguiva in qualità di semplice missionario, il P. Ryllo nella primavera del 1847 s'imbarcò per l'Egitto; ed ottenuto dal Vicerè un Firmano di protezione presso i Capi del Sudan, per la via di File e di Dongola giunse agli 11 di febbraio del 1848 a Khartum, città di capanne di paglia e di mattoni con 15000 abitanti, la maggior parte abitata da schiavi strappati a forza dalle interne tribù, e situata nella Nubia Superiore presso al punto di congiungimento del Nilo Azzurro col Nilo Bianco tra il 15º. ed il 16º. gr. L. N. e fra il 30º. e 31º. Gr. Long. Orient. secondo il meridiano di Parigi. Khartum dista due mesi dal Cairo.


[2846]
Appena comprato un terreno con alcune rozze capanne, che servivano di abitazione ai missionari, il P. Ryllo cadde infermo per violenta dissenteria; ed ai 17 di giugno volava agli eterni riposi lasciando il regime della missione al D.r Knoblecher.


[2847]
Poco tempo dopo sopraggiunse l'infausta novella delle rivoluzioni che straziavano l'Europa. La Propaganda fece sapere ai missionari che non potendo ormai provvedere ai bisogni del Vicariato, lasciava loro la libertà di tornarsene in Europa per essere inviati in altre missioni. Monsig. Casolani affranto dalle febbri ritornava per sempre a Malta. Il nuovo Superiore Knoblecher non si sgomentò per questo. Fece mettere a coltura il terreno comprato dal suo predecessore, e fabbricovvi un'umile casa con una cappella; comprò alcuni schiavi neri per istruirli nella fede; domandò ed ottenne dal Generale dei Gesuiti il P. Zara di Verona e due fratelli laici; e dopo avere esplorate diverse tribù del Fiume Bianco fino al 3º. grado, lasciando alla testa della missione uno dei sopradetti Padri Gesuiti, ritornò in Europa, venne in sua patria, ed ottenuto il più amplo favore alla Corte di S. M. Apostolica e presso i Vescovi dell'Austria, riuscì a fondare la Società di Maria in Vienna, che protetta dall'Imperatore ed arricchita con Breve 5 dic. 1852 di varie Indulgenze dal regnante Sommo Pontefice, s'incaricò di fornire i mezzi necessari pel mantenimento della missione. Infatti questa Società, detta Marien-verein, coadiuvata potentemente dall'Illustre Canonico Professor Mitterrutzner di Bressanone, fornì per alcuni anni abbondanti risorse al Vicariato.


[2848]
Il D.r Knoblecher venuto a Roma e reso conto alla S. C. del suo operato, fu nominato Vic.o Ap.co nell'udienza del 10 agosto 1851, e conducendo seco, oltre a parecchi laici, cinque Sacerdoti slavi, per la via di Trieste sbarcò in Alessandria ai 2 di sett.e; e comprata in Cairo una comoda barca, cui pose il nome di Stella Mattutina, alla fine del dicembre giunse felicemente a Khartum. Lasciati quivi alla testa della Stazione i Sacerdoti Kociiancic e Milharcic, condusse il rimanente nella tribù dei Bari, e fondò la Stazione di Gondocoro situata fra il 4º. e 5º. gr. L. N. fra il 29º. e 30º. gr. Lat. orient. di Parigi.


[2849]
E' inutile dare qui la descrizione geografica di questa parte orientale del Vicariato Ap.lico, su cui si è distesa principalmente l'azione dei nuovi missionari e di quelli che li seguirono fino al 1861. Mi dispenso pure pel momento dal toccare qui l'indole assai docile ed il carattere di quei popoli infelicissimi che gemono sotto il peso della più disumana schiavitù, come pure del barbaro mestiere che vi esercitano i musulmani ed i Giallabi della Nubia, i quali penetrando sotto amiche sembianze nel santuario delle pacifiche famiglie dei negri, vi strappano violentemente dalle braccia materne i figliuoli e le figliuole, talvolta uccidendo spietatamente e trucidando gli stessi genitori che vi si oppongono, per menarli poi schiavi sui mercati del Kordofan e della Nubia, e riempiere gli Harem dei turchi. Inutile è di notare, come, a togliere questa piaga sì obbriobriosa all'umanità, a nulla gioveranno mai né i trattati più volte conchiusi dalle potenze europee, né i finti rigori delle autorità consolari e musulmane; ma solo l'attivo apostolato cattolico e la predicazione del Vangelo riusciranno col tempo a trionfare di questa barbarie, ed a distruggere radicalmente l'orribile tratta dei negri. Inutile finalmente di accennare la straordinaria fertilità del suolo, i paesi visitati dalla missione, le superstizioni multiformi, le tradizioni dell'antico testamento, i costumi dei popoli che abitano il Fiume Bianco, l'idolatria ed il feticismo che vi dominano, i guasti della propaganda musulmana fra quelle tribù, e le felici disposizioni dei negri di abbracciare il Cristianesimo, specialmente della gioventù; inutile, dico, di menzionare tutto quello che hanno operato i 32 missionari giunti nella Nigrizia in sette diverse spedizioni, che militarono sotto l'attiva e sagace direzione di Knoblecher, la maggior parte dei quali morì vittima di carità per la salvezza di quell'anime. Un brevissimo Estratto di una mia Relazione sulla Storia del Vicariato dalla sua fondazione fino ai nostri giorni fu pubblicato negli Annali della Propagazione della Fede nel marzo del 1871.


[2850]
Mi restringerò dunque solo a compendiare in due parole i vantaggi ottenuti sotto il governo di Knoblecher, che durò fino all'aprile del 1858.

1º. Si è fondata la Stazione di Khartum. La casa assai vasta, e la piccola chiesa coll'ampio giardino che produce delle buone risorse e che è cinto da mura, il tutto fabbricato di pianta dalla missione, costarono oltre a sessantamila scudi romani.

2º. Si fondò la Stazione di Gondocoro, che dista da Khartum ordinariamente due mesi di viaggio. Vi si fabbricò una casa con bella cappella e giardino, che costò alla missione circa trentamila scudi.

3º. Si fondò la Stazione di S. Croce nella tribù dei Kich fra i 6º. ed il 7º. gr. L. N. e fra il 28º. e 29º. gr. Lat. or. di Parigi, e dista circa quaranta giorni da Khartum e venti giorni da Gondocoro. Era composta di una ventina di capanne ed una chiesa di giunchi fabbricata interamente dalle nostro mani stesse, e costò centinaia di scudi.


[2851]
4º. Si sono conosciute tutte le tribù che si stendono a destra e a sinistra del Fiume Bianco, tra le quali si distinguono quelle dei Scelluk, dei Dinka, dei Gianghè, dei Nuer, dei Kich, dei Tuic, dei Ghog, degli Eliab, e dei Bari: si sono rilevate le superstizioni, l'indole, il carattere, la condizione sociale di quegli africani*, in guisa da conoscere bene il modo più facile, e la via più sicura per guadagnarli alla fede; di più si esercitò la medicina e la carità, da saper padroneggiare l'animo del missionario che li beneficava dall'avventuriere bianco, che li maltrattava e ne rubava i figliuoli e le sostanze.


[2852]
5º. Si sono apprese alcune lingue di quei paesi, delle quali due sono le principali, cioè, la Dinkaica, che è parlata da oltre 22 tribù e da parecchi milioni di indigeni*, e la Barica che è parlata dai negri dimoranti tra il 5º. gr. Lat. e l'Equatore. Di queste due lingue l'Illustre Professor Mitterrutzner di Bressanone compose coll'aiuto dei nostri manoscritti e pubblicò per le stampe i dizionari, i catechismi, parecchi dialoghi e la traduzione dei Salmi e di S. Luca. Le pubblicazioni in queste due lingue, delle quali la scienza in Europa ignorava perfino il nome, saranno d'immensa utilità ai futuri missionari dell'Africa Centrale.


[2853]
6º. Finalmente si sono fatti cattolici circa cento idolatri. E qui giova notare che non si è creduto ben fatto di ammettere al battesimo se non quelli, salva qualche rara eccezione, che si consacravano interamente al servizio della missione, e che potevano poi essere dalla stessa mantenuti, ed all'uopo trasportati a Khartum o nell'Egitto per assicurarne la fede in qualunque caso. Molte e molte migliaia di africani, e tribù intere avrebbero abbracciata la nostra santa Religione: ma per la morte frequente dei missionari non essendo la missione perpetuamente stabile né potendo esser sicura di mantenervi costantemente il ministero sacerdotale e coltivarvi regolarmente i convertiti, si è creduto di aspettare l'epoca in cui si avesse a consolidare e perpetuare la missione. Così mi ha ripetuto più volte Knoblecher.


[2854]
In questo frattempo sorgevano in Europa due novelle Istituzioni, che si preparavano per consacrare le loro cure a formare elementi per l'Africa.

La prima era l'Ist.o degli ingegni distinti fondato in Verona dal zelantissimo D. Nicola Mazza, il quale per mezzo del def.to Monsig. Besi presentò nel 1853 all'E.mo Card. Prefetto un'umile petizione tendente a chiedere una piccola porzione d'Africa Centrale da evangelizzarsi dai suoi sacerdoti. Sua Em.za rimandò il petente a trattare la causa in discorso col Pro-Vic.o Ap.co, col quale essendosi combinata ogni cosa, l'Ist.o Mazza nelle due spedizioni del 1853 e 1857 inviò nell'Africa Centrale sette missionari veronesi, dei quali io pure facea parte. Cinque di questi morirono, uno si ritirò per sempre in sua patria; e l'ultimo, il più meschino di tutti, si trova ancora servus inutilis sul campo della missione.


[2855]
L'altra istituzione è quella del P. Lodovico da Casoria francescano, il quale nel 1854 piantò in Napoli due Collegi, maschile l'uno, ch'era composto di oltre 80 moretti; l'altro femminile, che constava di oltre 120 morette. Il pio istitutore faceva educare questi negri e queste negre, riscattate la maggior parte dal zelantissimo def.to P. Olivieri di Genova, per preparare soggetti per le missioni dell'Africa Centrale.


[2856]
Mentre brillava la speranza di consolidare con questi rilevanti mezzi ed apparecchi il Vicariato dell'Africa Interiore, il D.r Knoblecher ritornando in Roma pegli affari della Missione, moriva in Napoli ai 13 Aprile 1858. Tre giorni dopo soccombeva pure a Khartum il suo Vicario Generale D. Gius. Gostner della Diocesi trentina. Morivano pure i presidenti delle Stazioni di S. Croce e di Gondocoro, ed alcuni altri missionari.


[2857]
Il R.do D. Matteo Kirchner, reduce dal Fiume Bianco nell'Agosto delle stesso anno, riceveva dalla S. C. l'incarico di assumere le redini del Vicariato. E siccome i missionari andavano diminuendo senza speranze di averne altri per l'avvenire, venne a Roma e chiese alcuni soggetti al R.mo P. Generale dei Francescani, il quale per gl'Ist.i dei moretti in Napoli, e per la Missione dell'Alto Egitto aveva iniziato delle pratiche con quel Vicariato; ed ottenutone tre, fra i quali il P. Gio. Reinthaller-Ducla di Gratz, fece ritorno in Africa.


[2858]
Suo primo pensiero, consultati i missionari, fu cercar di sottrarre i suoi compagni di apostolato all'inesorabile mortalità, che minacciava d'uno non lontano sterminio la missione. Fu deciso che una residenza unica e centrale sarebbe stabilita sopra un punto del territorio meno esposto alle mortifere influenze del clima. Quinci i missionari andrebbero una volta all'anno a visitare le stazioni di Khartum e del Fiume Bianco, che intanto restavano affidate a qualche influente e buon cattolico del paese. Il luogo scelto a tale scopo fu Scellal, villaggio situato al principio delle cateratte d'Assuan dirimpetto all'isola di File a 1000 Kilometri da Khartum sui confini dell'Egitto e della Nubia circa 40 miglia al di qua del Tropico del Cancro fra il 30º. e 31º. gr. Lat. or. di Parigi. La Propaganda prese a suo carico le spese di questa fondazione, dopo ottenuto da Saïd pascià Vicerè d'Egitto il terreno necessario per lo Stabilimento da fabbricarsi.


[2859]
Frattanto la morte avendo colpiti altri missionari, il Pro-vic.o Kirchner sgomentato da tante perdite, e mosso dalla necessità di assicurare alla missione una indispensabile quantità di operai, deliberò di affidare ad un Ordine Religioso la cura di quell'arduo Vicariato.


[2860]
A tale oggetto venuto a Roma, si rivolse nuovamente con intesa di Prop.da al Gn.le dei Francescani; e questi col voto del suo Definitorio dichiarò formalmente di essere pronto ad assumere interamente a sé la Missione, se essa venisse dichiarata Serafica. Siffatto progetto, a cui aderì pienamente S. E. il Consigliere Aulico Federico de-Hurter istoriografo dell'Impero Austriaco e Presidente del Comitato di Marienverein di Vienna a vantaggio dei Francescani, era sostenuto dai seguenti motivi:

1º. I vantaggi che offeriva una numerosa Corporazione Religiosa in grado di somministrare individui a seconda dei bisogni.

2º. Il trovarsi l'Ordine Serafico in possesso delle istituzioni di Napoli create dal P. Lodovico da Casoria interamente a vantaggio di quelle lontane e difficili contrade.

3º. In consentimento di quei pochissimi missionari rimasti in quei luoghi quasi abbandonati a loro stessi, e colla previsione di presto raggiungere quelli che li precedettero vittima del clima, e della fatiche apostoliche, e senza la speranza di nuovi rinforzi sempre deboli e sempre difficili quando debbano reclutarsi alla spicciolata e in differenti Diocesi.


[2861]
Quindi è che l'E.mo Card. Prefetto attuale espose al S. Padre nell'udienza 5 sett.e 1861 il subordinato parere di annuire al nominato progetto, lasciando il Vicariato come trovavasi, e solo affidandolo interamente all'Ordine Minoritico secondo le regole vigenti in altri simili Vicariati, e continuando a reggerlo per mezzo di un Religioso Pro-Vicario apostolico senza carattere Vescovile, finché i risultati potessero determinare la S. C. a destinarvi un Vic.o Ap.co Vescovo. Il Rescritto Pontificio fu favorevole, come risulta dal foglio dell'indicata udienza (p. 1792 vol. 139), e che è nei seguenti termini: "Ss.mus etc. benigne annuit, et propositam cessionem probavit et confirmavit, iuxta votum Card. Praefecti relatoris." La Pontificia disposizione venne comunicata al Gn.Le dei Francescani colla lettera 12 sett.e 1861 (Vol. 352 p. 505).


[2862]
Una volta affidata la missione interamente all'Ordine Serafico, dovettero ritirarsi i superstiti Sacerdoti dell'Ist.o Mazza di Verona, il quale più tardi avendo presentato all'E.mo C. Prefetto un nuovo progetto di fondare una missione presso qualche tribù africana, la cosa non potè effettuarsi per deficienza di mezzi.


[2863]
Assuntosi il Vic.to Ap.lico dall'Ordine Minoritico, la S. C. nominò Provic.o Ap.lico il suddetto P. Gio. de Ducla Reinthaller, il quale ricevute non poche obbedienze in bianco dal suo R.mo Generale, si presentò a parecchi Conventi della Venezia, del Tirolo, e dell'Austria, ed in tempo reclutò 34 Religiosi fra sacerdoti e laici. Il P. Gn.le aveva a tale scopo fatto precedere una circolare ai Religiosi delle suaccennate Province francescane. Al novembre giungeva questa numerosa carovana di figli di S. Francesco in Egitto. Il P. Reinthaller alla metà di gennaio del 1862 pigliava possesso di Scellal. Partì poscia per andare a stabilire dei nuovi missionari nelle antiche Stazioni. Alcuni morirono durante il tragitto; ed egli stesso cadde ammalato nella tribù dei Scelluk. Ricondotto poscia a Khartum, e quindi a Berber se ne morì. Altri missionari in seguito soccombettero. L'arrivo di una seconda carovana di altri 23 francescani fu insufficiente a riparare a quelle perdite; convenne abbandonare le due Stazioni del Fiume Bianco, e ritirarsi a Khartum ed a Scellal. Alquanto dopo quest'ultima dovette pure abbandonarsi. Rimase unicamente Khartum, che fu occupata da un solo sacerdote francescano, il P. Fabiano Pfeifer di Eggenthal nel Tirolo, con due laici. Questo padre rimase isolato a Khartum per ben cinque anni senza un compagno Sacerdote da cui confessarsi.


[2864]
Il P. Reinthaller non ebbe successore nelle sue ardue funzioni. Dopo la sua morte la S. C. affidò interinalmente il governo della Missione al Vicario Ap.lico dell'Egitto.

L'Ordine Serafico spedì nell'Africa Centrale presso a 60 soggetti fra sacerdoti e laici. Ne morirono 22, gli altri ritornarono, o in Egitto, o in Terra Santa, o in Europa.


[2865]
Nel 1865 la S. C. avea consentito che il P. Lodovico da Casoria occupasse con alcuni suoi frati e moretti terziari la Stazione di Scellal, ove io fui incaricato di accompagnarli; ma dopo sette mesi dovette abbandonar la missione per mancanza di mezzi. Quattro quinti dei moretti e delle morette di Napoli, o morirono o abbandonarono l'Opera. Il rimanente de' maschi od è divenuto religioso, o rimase impotente. Delle morette alcune si fecero monache. In una parola, l'Africa Centrale non ritrasse da sì santa istituzione finora il minimo vantaggio.


[2866]
Di tutte le Stazioni del Vic.to, rimane oggi soltanto quella di Khartum, che è governata dal P. Dismas Stadelmeyer di Innsbruck, il quale è assistito dal P. Ilario Schletter Tirolese e da due fratelli laici. Questi due padri funzionano a vantaggio dei pochi cattolici che si trovano a Khartum.


[2867]
E' questo un brevissimo cenno storico del Vicariato dell'Africa Centrale. In faccia a questa lunga serie di prove, ed allo spettacolo di tante vittime della carità cristiana, sorge naturale al pensiero una domanda: Perché mai con una sì bella schiera di zelanti missionari guidati da un abilissimo capo, qual'era il D.r Knoblecher, non si riuscì a piantare stabilmente la fede in veruna parte di questa importante missione? Perché mai l'Ordine Serafico agguerrito di forze così imponenti non potè continuare un'impresa già piantata, e fornita di tanti mezzi?


[2868]
L'Apostolato della Nigrizia è per se stesso oltremodo arduo e laborioso. Tuttavia parmi che l'insuccesso nel primo stadio della Missione sotto Knoblecher sia stato causato dai seguenti motivi:

1º. Nell'Europa mancava la base di un Seminario speciale tutto consacrato esclusivamente ad allevare candidati a così difficile missione. Bisogna educare e formare l'operaio evangelico pria di esporlo alle funzioni ap.liche; è d'uopo educarlo all'abnegazione ed al sacrifizio, e tracciargli per dir così la via per quel gran fine, pel quale dee consumare tutta la sua vita: e per far questo si richiede tempo e perseverante lavoro. Al contrario i missionari di Knoble-cher, benché di ottimo spirito e virtù, furono reclutati alla spicciolata da diverse diocesi, e spediti subito alla missione pria di prepararli convenientemente alla grande intrapresa, e renderli atti mercé una seria educazione apostolica ad affrontarne i pericoli e le difficoltà.


[2869]
2º. Nell'Egitto, dove l'Europeo può vivere ed operare benché vi domini un clima caldissimo, che può dirsi la media proporzionale fra l'Italia e l'Africa equatoriale, mancava un istituto, ove il missionario avesse agio di assuefarsi a poco a poco ai calori, alle abitudini, ai cibi ed al vivere africano. I missionari di Knoblecher partivano dalla Germania, cioè, da un clima freddissimo, e senza alcuna sosta intermedia si slanciavano tutto ad un tratto nei paesi più infuocati del globo, e quindi si esponevano ad una morte quasi certa. Perché molti dei negozianti europei sono vissuti e vivono tuttora lunghi anni nell'Africa Centrale, mentre invece i missionari di Knoblecher morivano? Egli si è perché i sopraddetti negozianti, che io tutti ho conosciuti, non andarono in quei paesi se non dopo aver passato alcuni anni sulle coste dell'Africa o in qualche città dell'Alto Egitto. Io credo che i nostri missionari vivrebbero ancora se avessero fatto altrettanto.


[2870]
3º. Il sistema di vivere seguito dai missionari tedeschi non era confacente a quel clima. Essi serbarono in missione il metodo praticato in Germania, specialmente riguardo all'uso delle carni e delle bevande. Naturalmente non si poteano all'improvviso abituare all'opportunissimo sistema parco e morigerato degli africani, perché passavano troppo rapidamente dalla lor patria nella Nigrizia. E' necessaria una grande parsimonia nel cibo e nelle bevande per poter vivere in Africa; un savio e ben regolato sistema di vitto è condizione essenziale per durarla in quei lontani paesi; è a questo è impossibile assuefarsi senza il tirocinio di una speciale educazione apostolica, e senza un lungo esercizio di abnegazione e sacrifizio in bene adatti Istituti preparatorii di così difficili missioni.


[2871]
4º. A quella missione mancava un clero indigeno, e perfino giovani catechisti nativi del paese che coadiuvassero i missionari nel lor ministero.


[2872]
5º. Finalmente alla Missione mancavano gli aiuti dell'elemento femminile, una casa di Religiose, che formasse istitutrici negre e Missionarie indigene, che sono indispensabili in una lontana e perigliosa missione.


[2873]
A tutto questo avrebbe certo provveduto più tardi l'illustre D.r Knoblecher, al quale è dovuto tutto quel bene che si è fatto nell'Africa C.le, e che a doti sublimi di fermo carattere ed incrollabile costanza, univa, somma perspicacia, molta attività, e mente e cuore.


[2874]
Riguardo poi all'infelicissimo esito della missione nel suo secondo stadio sotto il governo dei francescani, oltreché militano alcuni dei motivi suesposti, parmi che vi si debba aggiungere la causa seguente. A sì difficile intrapresa, così disponendo il Signore, furono scelti tra l'Ordine Minoritico i soggetti meno atti a raggiungerne il santo scopo. Invece di porre alla testa del Vicariato un religioso di Germania, atto più alla predicazione che all'arte difficile di dirigere, e non ancora pratico delle missioni straniere, e non assuefatto al clima africano, invece di cimentare a sì rischiosa opera uno stuolo di fraticelli reclutati improvvisamente in varii conventi di ben tre vaste provincie di diversa lingua e carattere, talvolta senza nemmeno aver sentiti i Superiori locali o non averne seguito il consiglio, si dovea scegliere dall'illustre Ordine un abile Capo che avesse già passati molti anni nell'esercizio del Ministero o in Terra Santa, o nell'Alto Egitto (e ve n'erano certamente), e che quindi fosse già acclimatizzato nei paesi d'Oriente. Questi, profittando saviamente degli aiuti francescani, con un sistema di azione ben ponderato e prudente, avrebbe potuto a poco a poco piantare solide basi per riuscire nella santa intrapresa.


[2875]
Che se poi non riuscirono i lodevoli e generosi sforzi degli Ist.i dei negri e delle morette fondati in Napoli dal P. Lod. da Casoria, egli è perché i negri nell'Europa, non esclusi i paesi meridionali di essa, non possono vivere generalmente, e maturarsi con una educazione compiuta pel ministero della lor patria. Essi giungono in Europa affranti dagli orrori della schiavitù, dai maltrattamenti dei musulmani, e dalle fatiche di lunghi e disagiati viaggi. L'aria europea è troppo eterogenea per loro; ed oso asserire con convinzione che appena appena l'Egitto può prestarsi per educarvi i negri, avendo constatato dall'esperienza che per non pochi moretti lo stesso clima egiziano è troppo disparato, e riesce quindi loro nocevole; e si richiedono anche in Egitto non poche cure per renderlo sopportabile agli indigeni dell'Africa interiore fatti schiavi dall'inumana barbarie dei Giallabi.


[2876]
Ora siccome sembra che l'inclito Ordine Minoritico, per mancanza d'un personale sufficiente, abbia l'intenzione di ritirarsi affatto dal Vicariato, così a questa breve Relazione storica farò seguire fra pochi giorni un breve Rapporto sulle Opere di Verona e dell'Egitto, che sorsero sotto gli auspici di Monsig.r Canossa Vescovo di Verona e di Monsig. Ciurcia Vic.o Ap.co dell'Egitto, allo scopo diretto di coadiuvare le missioni dell'Africa Centrale; e conchiuderò coll'esporre in due parole il piano di azione, che, secondo il mio giudizio, dovrebbe seguirsi per far risorgere e prosperare quell'importantissimo Vicariato, sottomettendo tutto umilmente alla sapienza ed alle venerate determinazioni della S. C., pronto, come io sono con tutti i miei compagni e dipendenti, a sacrificarci interamente fino alla morte all'arduo e laborioso apostolato dell'Africa Centrale, affine di procurare a tutt'uomo, nel modo che piacerà meglio alla S. Sede, la salvezza di quelle anime, che sono le più infelici, le più bisognose, e le più derelitte del mondo.

Frattanto ho l'onore di segnarmi con tutto il rispetto



di V. E. R.ma

U.mo, indeg.mo obb.mo figlio

D. Daniele Comboni

Sup.re degl'Ist.i dei Negri in Egitto

e Miss.rio dell'Africa Centrale






433
Can. Giovanni C. Mitterrutzner
0
Roma
28. 2.1872
AL CAN. G. C. MITTERRUTZNER

ACR, A, c. 15/67



W.J.M.J.

Roma, 28/2 72

Carissimo amico e padre in G. C.
[2877]
Nel ringraziarvi di tutto cuore della vostra lettera, carte Geografiche, Knoblecher vita etc. vi chiedo un altro pressante favore.

Nell'ultimo lavoro che presento alla Prop.da devo spiegare qual piano io intendo seguire nell'occupare il Vic.to Ap.co dell'Africa Centrale, quali stazioni occupare, se è d'uopo fondarne di nuove, quale la residenza ordinaria del Provicario Ap.lico ect. Insomma debbo spiegare alla S. C. il piano che intendo eseguire colle forze hic et nunc esistenti. Queste sono:

9 Sacerdoti missionari

1 Chierico teologo di Gerusalemme

7 Suore monache

20 Istitutrici negre

7 fratelli laici ed 1 moro


[2878]
Si deve occupare Khartum? Gondokoro, Scellal? Cordofan?

Di più abbiamo gl'Ist.i:

l'Ist.o delle Missioni per la Nigrizia in Verona

l'Ist.o delle Pie Madri della Nigrizia p. Verona

Tre Case in Cairo Vecchio.


[2879]
Ora con queste basi e con queste forze cosa fareste voi se foste nel mio caso? Aspetto il vostro venerato giudizio su ciò.

Ieri si cominciò a stampare la Posizione segreta dell'Africa Centrale, cioè: le Regole dell'Ist.o di Verona, la famosa lettera al Papa della Società di Colonia, la lettera di Marienverein di Vienna, la lettera del Generale dei francescani dichiarante di ritirarsi dall'Africa Centr., il Decreto d'istituzione Canonica dell'Ist.o di Verona d'Egitto del Vesc.vo di Verona, e del Vic.o Ap.co dell'Egitto. Poi la lettera del Vescovo di Verona al Papa, in cui dimanda una missione per noi nella Nigrizia. Più il mio Rapporto ieri finito sulla Storia intera del Vicariato dal 1844 fino ad oggi. Tutto questo è sotto stampa, ed io sono incaricato della correzione della stampa segreta di questa Ponenza. Questa Ponenza è la seconda sull'Africa Centrale: la Prima fu nel 1846 gennaio. Intanto io scrivo il piano di cui vi parlo e prego di venire in mio aiuto. Nel Rapporto sulla storia africana campeggia il nome benemerito del D.r G. Mitterrutzner. La nostra Ponenza alla Congregazione dei Cardinali avrà luogo appena dopo Pasqua, ed io debbo scegliermi il Cardinale Ponente, e ne ho diritto etc.


[2880]
Vi ringrazio dei denari raccolti per me etc. Scriverò a Monsig.r Gasser a Salzburg. Intanto io vi pregherei di spedirmi questo denaro sia in Gulden austriaci, sia in lire Italiane etc. a Roma, perché ne ho qui di bisogno. A Roma direttamente Piazza del Gesù Nº. 47 3º P.

Stasera alle 6 starò dal Papa; quindi chiederò una grande benedizione per voi. Mille ossequi a Sua Altezza R.ma del



Tuis.mus Dan. Comboni


[2881]
Bramerei sapere di quanto può disporre la Società di Maria a vantaggio del Vicariato ogni anno? Ciò è quanto forse domanderà la S. C. Io poi in allora scrivo a tutti gli Arciduchi, Principi e Nobiltà Austriaca che conosco perché spedisca denaro a Marienverein. Invece scrivo ai principi e nobili del resto della Germania a soccorrere Colonia. Ricevo anche da Lione e Parigi, e così i mezzi entrano nel haec omnia adiicientur vobis, e noi possiamo consacrarci a tuttouomo al quaerite prium regnum Dei et iustitiam eius. La Propaganda è animatissima per l'Africa Centrale. Il Postulatum fu il primo colpo di grazia, Marienverein, Colonia, e l'Ist.o di Verona fu il secondo. Il nostro povero D. Beltrame, mi dispiace a dirlo, entra nella camorra degli italianissimi a Verona, e dopo aver letto la lettera del Card. Barnabò a nome del Papa, in cui S. Ecc. si congratulava meco per aver rinunciato alla decorazione della Corona d'Italia, nella quale S. E. diceva non potere in coscienza un Sacerdote catto



N.B. Lo scritto è incompleto.






434
Card. Alessandro Barnabò (Rapporto)
0
Roma
2. 3.1872

RAPPORTO AL CARD. ALESSANDRO BARNABO'

AP SOCG, v. 999, ff. 570-581

Roma, 2 marzo 1872

GLI ISTITUTI DI VERONA E DELL'EGITTO

per la RIGENERAZIONE della NIGRIZIA

e P I A N O di A Z I O N E AP.LICA

da seguirsi nel riassumere

il Vicariato dell'Africa Centrale



E.mo e R.mo Principe,

[2882]
Siccome l'Ordine Serafico sembra disposto a rinunciare al Vicariato dell'Africa Centrale, come apparisce dal Documento 5 gennaio scorso del R.mo P. Generale dei Minori, contenuto nel Sommario Nº. III pag. 10; così, secondando il desiderio di V. E., espongo qui in succinto il Piano di azione apostolica, che giusta il mio subordinato parere, dovrebbe seguirsi dal novello Ist.o delle Missioni per la Nigrizia nel riassumere quest'arduo Vicariato, caso che alla S. Sede piacesse di affidargliela.


[2883]
A tale oggetto devo anzitutto far precedere un brevissimo cenno:

1º. sulla condizione speciale dell'Ist.o e sulle forze delle quali hic et nunc può disporre.

2º. sulla condizione attuale del Vicariato dell'Africa Centrale.

Come corollario di tutto questo farò seguire il Piano in discorso.


[2884]
Quanto al primo punto, esistono in Verona due Istituti preparatori d'ambo i sessi, creati sulle basi del Piano per la Rigenerazione dell'Africa esclusivamente per giovare, secondo le venerate disposizioni della S. Sede, all'Apostolato dell'Africa Centrale. Sono questi:

1º. l'Ist.o dei Missionari per la Nigrizia.

2º. l'Ist. delle Pie Madri della Nigrizia.

Questi Ist.i, che funzionano sotto il governo e la sorveglianza di Monsig. Vescovo di Verona e di un scelto Consiglio Centrale composto dei personaggi più assennati e distinti della Diocesi, hanno per fine di formare, mediante una maschia e solida regolare educazione, degli uomini veramente apostolici e delle virtuose missionarie, perché dopo un noviziato di oltre due anni a Verona e di altri tre anni nelle Case d'Egitto, si consacrino interamente alle missioni dell'Africa Centrale.


[2885]
La massima essenziale che si sono prefissa questi Ist.i, oltre alle altre norme prescritte per formare lo spirito e coltivare le buone disposizioni degli alunni e delle alunne, si è di fare una buona scelta di soggetti, e di educarli allo spirito di sacrifizio, dipendendo da ciò non solamente il felice avviamento, la prosperità e la durata degli Ist.i, ma altresì il loro massimo interesse, congiunto coll'interesse medesimo dei missionari e delle missionarie, non che delle anime e delle missioni, che loro verranno affidate nella Nigrizia.


[2886]
Nell'Ist.o dei Missionari si inculca profondamente, e si cerca d'imprimere e di ben radicare nell'animo dei candidati il vero e preciso carattere del missionario della Nigrizia, il quale deve essere una perpetua vittima di sacrifizio destinata a lavorare, sudare, e morire, senza forse vedere alcun frutto delle sue fatiche.


[2887]
Quindi il Superiore dell'Ist.o ed il Maestro dei Novizi fanno sentire fin da principio agli alunni che la vita di un uomo, che in modo assoluto e perentorio ha rotte tutte le relazioni col mondo e colle cose più care secondo natura, deve essere una vita di spirito e di fede. Il missionario che non avesse un forte sentimento di Dio ed un interesse vivo alla sua gloria ed al bene delle anime, mancherebbe di attitudine a' suoi ministeri, e finirebbe per trovarsi in una specie di vuoto e d'intollerabile desolamento. Poiché la sua opera non sarà sempre circondata da quella devota premura, da quell'aria di favore, quasi d'applauso, che si spiega intorno al sacerdote operante in mezzo ad anime intelligenti ed a cuori sensibili.


[2888]
Questo umano conforto può sostenere anche uno zelo poco fondato in Dio e nella carità. Ma il missionario dell'Africa Centrale non può e non deve sempre sperarlo. Egli opera in mezzo a individui* che sono abbrutiti dagli orrori della schiavitù la più inumana, [......] in cui li ha gettati la sventura e l'immane crudeltà dei loro nemici ed oppressori. Questi negri infelici sono avvezzi a vedersi strappare violentemente dal loro seno i figliuoli per essere condannati a lagrimevole e perpetuo servaggio senza speranza di giammai più rivederli; si veggono spesso trucidare spietatamente innanzi agli occhi i loro cari congiunti, e perfino gli stessi lor genitori. E siccome gli autori scellerati di sì orrendi delitti non appartengono alla lor razza, ma sono stranieri, così quegli sventurati africani* avvezzi ad essere da tutti sempre traditi e maltrattati nei modi i più crudeli, riguardano talvolta il missionario con diffidenza ed orrore, perché straniero [........]. Egli quindi, anziché trovar lusinghiera corrispondenza di affetti, deve starsi rassegnato a vedere resistenze ostili, incostanze luttuose, e neri tradimenti.


[2889]
Il perché egli deve riportar sovente la speranza del frutto ad un futuro remoto ed incerto: deve talvolta contentarsi di spargere con infiniti sudori, in mezzo a mille privazioni e pericoli e ad un lento martirio, una semente che solo darà qualche prodotto ai missionari successori: deve considerarsi come un individuo inosservato in una serie di operai, i quali hanno da attendere i risultati non tanto dall'opera loro personale quanto da un concorso e da una continuazione di lavori misteriosamente maneggiati ed utilizzati dalla Provvidenza.


[2890]
In una parola, il missionario della Nigrizia dee sovente meditare che egli lavora in un'Opera di altissimo merito sì, ma sommamente ardua e laboriosa, per essere una pietra nascosta sotterra, che forse non verrà mai alla luce, e che entra a far parte del fondamento di un nuovo e colossale edifizio, che solo i posteri vedranno spuntare dal suolo, ed elevarsi a poco a poco sulle rovine del feticismo, e giganteggiare, per accogliere poi nel suo seno i cento e più milioni della sventurata stirpe dei Camiti, che da oltre quaranta secoli gemono incurvati sotto l'impero di Satanasso. Il missionario della Nigrizia spoglio affatto di tutto se stesso e privo d'ogni umano conforto, lavora unicamente pel suo Dio, per le anime le più abbandonate della terra, per l'eternità.


[2891]
Mosso egli dalla pura vista del suo Dio, ha in tutte queste circostanze di che sostenersi e nutrire abbondantemente il proprio cuore, abbia egli in un tempo o vicino o lontano, per mano altrui o colla propria a raccogliere il frutto de' suoi sudori e del suo apostolato; anzi avendo egli per tal maniera caldo il cuore di puro amore di Dio e collo sguardo illuminato dalla fede contemplando il sommo vantaggio e la grandezza e sublimità dell'Opera, eminentemente apostolica per cui si sacrifica, tutte e le privazioni, gli stenti continui, e i più duri travagli diventano al suo spirito un paradiso in terra, e la morte stessa e il più doloroso martirio sono il più caro e desiato guiderdone al suo sacrificio. Il pensiero adunque perpetuamente rivolto al gran fine della lor vocazione apostolica, ingenera necessariamente negli alunni dell'Ist.o il vero spirito di sacrifizio.


[2892]
Essi si formano questa disposizione essenzialissima col tener sempre fissi gli occhi in Gesù Cristo, amandolo teneramente, e procurando d'intendere ognor meglio cosa voglia dire un Dio morto in Croce per la salvezza dell'anime; e rinnovando spesso l'offerta intera di se medesimi a Dio, della sanità e della vita, in certe circostanze di maggior fervore fanno tutti insieme in comune una formale ed esplicita consacrazione a Dio di se stessi, esibendosi ciascuno con umiltà e confidenza nella sua grazia anche al martirio.

Allevati con queste massime i nostri candidati, non possono non riuscire buoni strumenti nelle mani di Dio e de' suoi legittimi Rappresentanti, per coadiuvare a questa difficile intrapresa.


[2893]
Ciò che dico dell'Istituto maschile si pratica egualmente in quello delle Pie Madri della Nigrizia, le cui Novizie si educano secondo il medesimo spirito.


[2894]
Sono poi lieto di far osservare all'E. V. che sono molte le istanze di buoni soggetti che attualmente domandano di entrare nella Casa Maschile di Verona; e spero nel Signore che essa potrà fornire dei veri Apostoli e non pochi a vantaggio dell'Infelice Nigrizia.


[2895]
L'Istituto delle Missioni per la Nigrizia in Verona ha una Casa filiale in Cairo dedicata al Sacro Cuore di Gesù, e fondata nella Festa dell'Immacolata Concezione del 1867, il cui scopo è esposto nel Sommario Nº. IV, Articolo Quinto, pag. 19.


[2896]
In questo Ist.o egiziano che costituisce il secondo Noviziato ed una Scuola preparatoria di scienza pratica pei missionari dell'Africa Centrale, è in vigore, oltre alle altre discipline, lo studio speciale di Controversia africana, che ha luogo due volte la settimana sopra i punti seguenti:

a. sulle cose di prima entità ed attualità del ministero dei missionari.

b. sugli errori e superstizioni dell'Africa Centrale.

c. sugli errori dell'Islamismo in generale, e sui particolari dei musulmani d'Egitto, della Nubia, e dei nomadi della Nigrizia di razza araba.

d. sugli errori degli eretici e scismatici di tutte le specie e riti in generale, e sui particolari che esistono fra gli eretici e scismatici d'Egitto, che sono i Cofti, i Greci, gli Armeni, gli Anglicani ed i Protestanti.

e. sui perniciosi pregiudizi che dominano presso i Cattolici di tutti i riti in Egitto, e di alcuni Monaci e Sacerdoti cattolici Orientali, pregiudizi, che ponno essere un ostacolo al progresso del vero Cattolicesimo Romano.

f. sulle tendenze perniciose e sui vizi che dominano fra i cattolici europei in Egitto, e sul modo pratico di apporvi rimedio.

g. Sulle massime diaboliche, e sui danni gravissimi prodotti in Oriente dalla Framassoneria.


[2897]
Da questo studio accurato e coscienzioso se ne determina a poco a poco un sistema pratico, col quale procurare colla grazia di Dio la salute dell'anime.

Oltre a questo, si studiano accuratamente gli errori, le superstizioni e le false credenze delle donne infedeli, musulmane ed eterodosse e se ne forma come un Trattato adattato alla capacità ed intelligenza delle Suore e delle Istitutrici negre, affinché queste se ne servano efficacemente per convertire e giovare nel miglior modo possibile al loro sesso.

Questo Istituto dei negri è composto:

1º. dei Sacerdoti Missionari.

2º. dei Chierici e Catechisti.

3º. dei Fratelli Coadiutori.

4º. del Catecumenato pei negri

5º. degli allievi negri

6º. di una piccola infermeria pei negri malati ed abbandonati.


[2898]
I Sacerdoti Missionari sono i seguenti:

1º. D. Daniele Comboni Superiore d'anni 40

2º. D. Pasquale canonico Fiore Vice-Superiore d'anni 34

3º. D. Bartolomeo Rolleri d'anni 30

4º. D. Giuseppe Ravignani d'anni 37,

5º. P. Stanislao Carcereri d. MM. d. II. d'anni 29

6º. P. Giuseppe Franceschini d. MM. d. II. d'anni 25

7º. D. Vincenzo Jermolinski d'anni 32

8º. D. Giovanni Losi d'anni 30

9º. D. Pietro Perinelli d'anni 29

10º. D. Calis Gerosolimitano Chierico di Teologia d'anni 21




[2899]
A dieci minuti di distanza dall'Ist.o dei negri in Cairo esiste pure la Casa delle morette, consacrata al S. Cuor di Maria, e fondata parimenti nel 1867, allo scopo di formar buone missionarie indigene, per coadiuvare l'Apostolato dell'Africa Centrale; ed è diretta dalle Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione.


[2900]
In questo Ist.o, oltre alle altre pratiche e rami di educazione, esposti nel mio Rapporto a V. E. ai 15 aprile del 1870, oltre alla scuola parrocchiale di Cairo Vecchio che si tiene esclusivamente dalle Istitutrici negre in diverse lingue, v'ha una Scuola interna, in cui si fa dalle morette uno studio amplo del catechismo per formarle utili e vere missionarie della lor patria nell'Africa Centrale.


[2901]
A questa scuola presiede di tanto in tanto un missionario, che spiega e sviluppa le idee e gli argomenti di prova, che si sono a tal uopo discussi e triturati nell'Ist.o maschile. A seconda delle materie v'ha luogo una specie di controversia, in cui si insegna la maniera più efficace di convertire le negre di qualunque superstizione, e si accennano i motivi e le similitudini più pratiche e piane per combattere e distruggere gli errori e le superstizioni delle donne pagane e musulmane.


[2902]
Abbiamo constatato colla esperienza che l'Istituto delle morette in Cairo è un importante elemento di apostolato per le negre dimoranti in Egitto. Dal vederle sì bene istruite ed educate, dal conversare con esse, dal sentirle cantare in chiesa, molte, anche fra le musulmane, si invogliarono di farsi cattoliche; e noi dopo replicate prove le abbiamo ammesse al grembo della Chiesa, e vi perseverano costantemente. Quanto più utile ancora sarà l'opera di queste nei loro paesi natali dell'Africa Centrale!

Questa Casa comprende:

1º. le Suore.

2º. le Istitutrici negre missionarie.

3º. l'Educandato per le negre.

4º. il Catecumenato per le negre.

5º. l'Infermeria per le malate, e le negre abbandonate.


[2903]
In questo Istituto, oltre ad altri soggetti, si sono Nº. 20 Istitutrici negre di provata moralità e capacità, che sono mature per esercitare convenientemente il loro ministero nell'Africa Centrale. Oltre al conoscer bene ciascuna di esse o l'italiano, o il francese, o il tedesco, parlano tutte l'arabo, ed alcune di esse la lingua materna delle tribù della Nigrizia, ove trassero i natali. Queste venti Istitutrici negre sono abilissime nell'arte e maniera d'istruire e tirare le loro connazionali alla Fede, per quanto sieno queste inveterate nelle loro superstizioni, e fanatiche per l'Islamismo.


[2904]
Questi due Istituti dei negri in Egitto, oltre al preparare elementi indigeni per l'apostolato dell'Africa Centrale, si prestano efficacemente per la Missione d'Egitto, secondo l'autorizzazione di quel venerando Vicario Apostolico, ed in peculiar modo giovano ai negri dimoranti in Cairo, ove gemono nella più lagrimevole condizione, come è esposto in due Rapporti pubblicati nel fascicolo del gennaio del corrente anno 1872 sugli Annali della Propagazione della Fede.


[2905]
A fondare gli Istituti di Verona, ed a mantenere quelli del Cairo eretti nel 1867, ho speso la somma di 54000 Scudi Romani, tutti offerti dalla carità delle pie Associazioni Cattoliche per la Propagazione della Fede, e dai privati miei benefattori.


[2906]
A ripigliare in oggi la cura del Vicariato dell'Africa Centrale, si può disporre hic et nunc del seguente personale:

Nº. 8 Sacerdoti missionari.

" 9 Fratelli coadiutori.

" 4 Suore, tra le quali una Betlemitana.

" 20 Istitutrici negre.


[2907]
Venendo ora a parlare della condizione attuale del Vicariato dell'Africa Centrale, è d'uopo far rimarcare a V. E. che l'azione apostolica degli antichi missionari, tra i quali io pure facea parte, si è distesa soltanto sulla parte Orientale del Vicariato, cioè, dal Tropico del Cancro nella Nubia Inferiore fino all'Equatore fra il 25º. e il 35º. gr. di Long. di Parigi. Delle quattro Stazioni fondate, ne rimangono solo tre, cioè, Scellal, che dista più di un mese di viaggio da Khartum, la quale è distante due mesi da quella di Gondokoro. L'antica Stazione di S. Croce ai Kich è distrutta.


[2908]
Si tratta che su questa medesima linea fino alle sorgenti del Nilo si è pur distesa l'azione conquistatrice dei musulmani; e non tarderà molto a seguirne le tracce la propaganda protestante.


[2909]
S. A. Ismaïl Pascià Vicerè d'Egitto, sia per ingrandire i suoi possedimenti, sia per assicurarsi un Regno che gli serva di rifugio in caso di complicazioni politiche, o mene della Porta, o conseguenze di raggiri della Russia lo balzassero dal trono di Egitto, ha già in gran parte attuato il suo disegno di conquistare l'Africa Centrale fino alle sorgenti del Nilo. A tale oggetto si è servito d'ogni specie d'individui musulmani, protestanti, e framassoni.


[2910]
Fin dal 1866 prese definitivamente possesso della vasta tribù dei Scellùk, e ne costituì una Provincia egiziana, il cui Mudir, o Governatore, risiede a Hellah-el-Kakah sulla riva sinistra del Fiume Bianco al 10º. gr. L. N.


[2911]
Sul cadere del 1869 spedì nel centro dell'Africa il protestante inglese Baker col titolo di Pascià del Sudan, o Nigrizia, con sette piroscafi, 2600 soldati d'ogni setta, e gran somma di denaro; e facendo credere alla Diplomazia che lo scopo di tale impresa era d'introdurre la civilizzazione europea in quelle tribù, e di abolirvi e distruggervi la schiavitù, stazionò diversi drappelli di soldati sui punti principali del Fiume Bianco, come all'imboccatura del Sòbat e del Bahar-el-Ghazàl, ai Dinka, ai Nuèr, ai Kic, agli Eliàb ed a Gondokoro, ed ha impreso a fare una strada carrozzabile da Gondokoro fino al Nyamza Albert, o Luta N'Zige, che è la prima sorgente del Nilo scoperta da lui medesimo nel 1864, distante due gradi Lat. da Gondokoro.


[2912]
In seguito a questa violenta invasione, la maggior parte dei negri del Fiume Bianco si ritirò nell'interno ad occidente per isfuggire all'oppressione dei conquistatori, i quali, nonostante la grande severità del Sig.r Baker, strappano violentemente dal seno delle famiglie i moretti, rubano le figliuole, maltrattano gli abitanti, ed esercitano barbaramente la tratta degli schiavi, come mi assicurano le più esatte informazioni d'Egitto, e lettere particolari del Sig.r Baker pubblicate in questi giorni sui giornali di Germania.


[2913]
Oltre a tutto questo, è ferma intenzione del Vicerè d'Egitto di prolungare la strada ferrata dell'Alto Egitto fino a Khartum per la via del Deserto di Atmùr, e di stabilire la navigazione a vapore sul Fiume Bianco, e sulle Sorgenti del Nilo, che sono laghi vastissimi, ove il clima è mite e salubre. Per cui fra pochi anni si avrà la strada ferrata da Alessandria fino a Khartum, la navigazione a vapore da Khartum fino a Gondokoro, la strada carrozzabile da Gondokoro fino al Nyamza Albert, ed il commercio europeo fino alle sorgenti del Nilo. Collo sviluppo di questo materiale progresso (di cui le missioni dell'Africa Centrale potranno profittare per le comunicazioni) ne seguirà forse in quelle lontane regioni la demoralizzazione prodotta dalla pestifera influenza della propaganda musulmana, protestante, e massonica; e l'apostolato cattolico, a misura che ritarderà a stabilirsi in quei paesi, incontrerà sempre maggiori ostacoli e contraddizioni.


[2914]
In faccia a questa condizione di eventi, scorgendo la perseverante energia dei nemici della Religione che si cimentano ai più grandi pericoli in quelle remote contrade; allo spettacolo di oltre a settanta europei fra tedeschi, olandesi ed inglesi partecipanti alla spedizione di Baker, che affrontano in questo momento l'infuocato clima africano per una gloria passeggera, e per mondani interessi, mi sembra che non debba stare addietro lo zelo cattolico, e l'azione benefica della Chiesa; e possedendo già la missione una gran Casa a Khartum, ed un'importante Stazione a Gondokoro, che è la base di operazione per lanciare la nostra azione fino alle sorgenti del Nilo, ove domina un clima salubre, e conoscendo noi già le lingue principali, i costumi, ed il carattere dei popoli che abitano le rive del Fiume Bianco, non sarebbe conveniente di abbandonare il pensiero di evangelizzare quelle vaste tribù che costituiscono la parte orientale del Vicariato.


[2915]
Benché però torni acconcio di spiegare la nostra attività su questa gran linea che da Scellal e Khartum si distende fino alle sorgenti del Nilo, non si dee perdere di vista il Centro del Vicariato, e specialmente le interne tribù dei negri che abitano il sud ed il sud-ovest del Kordofan e di Darfur, come sarebbero Teqaleh, Gebel Nuba, Fertit, Birket, Abodima, Ming etc., i quali per essere lontani dalle ordinarie comunicazioni della pretesa civiltà moderna, e meno esposti alle pestifere influenze dei musulmani e degli avventurieri europei, sono perciò stesso più semplici e morali, e quindi più facili ad essere evangelizzati. La chiave per penetrare in quelle interne tribù è il Kordofan, la cui capitale El-Obeid è sede di un Governatore egiziano, comunica col Gran Cairo per mezzo della posta settimanale, ed è popolata nella massima parte di neri provenienti dalle tribù interne suindicate.


[2916]
Ponderate bene queste circostanze, dopo aver chiamato a seria disamina tutto ciò che operarono i missionari dell'Africa Centrale, coi quali ho diviso per alcuni anni le fatiche di quello scabroso apostolato, dopo aver meditato tutte le vicissitudini, gli studi, le esplorazioni e le savie osservazioni fatte dal defunto Prov.o Knoblecher, che certo saranno note a V. E., e che sono in parte registrate negli Annali della Società Mariana di Vienna, non devo nascondere a V. E. R.ma che io ho percorso i volumi e le opere scritte in diverse lingue di tutti i più celebri viaggiatori, che nel secolo scorso e nel presente visitarono o l'una o l'altra parte delle regioni centrali incluse nel Vicariato, penetrandovi o da settentrione, o dal nord-est, oppure dalla parte australe. Tra questi, alcuni dei quali ho ben conosciuti personalmente, figurano nella storia dell'Africa Centrale i seguenti:

Poncet, che vi penetrò nell'anno 1698

Pater Krumps 1701

Browne 1793-96

Hornemann 1798

Sceikh Mohammed Ebn-Omar el-Tansi 1803

Burckhardt 1816

Cailland 1817

Drovetti 1818

Edmond Stane 1819

Lyon 1819-20

Minutoli 1820

Sultan Taima 1821

Maior Denham

Clapperton 1822

Oudney 1822

Mohammed Bey 1823

Rüppel 1824

Pacho 1826

Belzoni

Brocchi

Limant de Bellefond 1827-32

Prudhoe 1829

Moseki 1832

Hotroyd 1837

Russeger 1838

Thibaut 1838-60

Kotscky 1839

D'Arnaud 1840-41

Werne 1840-41

Pallme 1844

Figari 1844

Hudson 1844

Brun Rollet 1844-59

Lepsius 1845

D.r Penay 1846-60

Richardson 1846-51

John Petherik 1847-59

Brehm 1848

B(...)ore di Müller 1848

F. Fresnet 1848

Dr. Over 1849

Bayard Taylor 1851

Lafargue 1851-70

Barth il più rispettabile di tutti 1852-64

Em. Dandol 1853

De Schlieffen 1853

Latif Effendi o De Bono 1853-66

Vogel 1854

Malzac 1854-61

Vayssière 1854-63

Fratelli Poncet 1854-64

D'Escayrac de Lauture 1855

Rossi 1856

Th. de Heugling 1856-60

Hansal 1857

Hartemann 1860

Loian 1860

Karnier 1861

Speke 1862-63

Grant 1862-63

Baker 1864-72


[2917]
Per molti anni ho richiamato a serio esame e ponderato minutamente la sostanza di quanto scrissero questi arditi viaggiatori dell'Africa Centrale, facendo attenzione alle vie percorse, all'indole delle tribù visitate, alle tradizioni ed alla storia o vera o falsa di quei popoli, e studiai forse quanto scrissero, e quanto, direi quasi, fu dato di sapere in Europa rispetto a quelle vaste regioni per poco sconosciute, che si stendono tra i confini del Vicariato.

Ora considerata bene ogni cosa, dopo lunga e matura riflessione, io sono profondamente convinto che la via migliore e più sicura per raggiungere il magnanimo scopo della santa Sede colle forze attuali prestate e che si presteranno dagl'Ist.i di Verona e d'Egitto, è quella brevemente descritta nel seguente



PIANO DI AZIONE APOSTOLICA




[2918]
Premetto anzitutto che trovo opportunissimo che la S. C. non faccia per ora alcuna innovazione sui confini del Vicariato, e ritenga quelli stabiliti dal Decreto apostolico 3 aprile 1846, detratta la Delegazione del Deserto di Sahara affidata nel 1868 all'Arcivescovo di Algeri; perché in tal guisa rimane ai nuovi missionari un campo più vario e più vasto, ove fare buona scelta di contrade abbastanza salubri, e di stabilirsi fra tribù e popoli i più semplici ed atti a ricevere la fede e la civiltà cristiana.


[2919]
Nell'attual condizione dei paesi e dei popoli dell'Africa Centrale, mi sembra che non si debba perdere di vista, ma convenga anzi spiegare la più seria attenzione sulla parte orientale del Vicariato, e nello stesso tempo è d'uopo concentrare il nerbo della nostra attività verso la parte centrale del medesimo, e specialmente al Sud e Sud-Ovest del Kordofan e di Darfur.


[2920]
La base di operazione per la parte orientale del Vicariato è Khartum. La base di operazione per la parte centrale è El-Obeid capitale del Kordofan. Quindi sarei di subordinato parere che si destinassero alcuni missionari a Khartum, e nello stesso tempo si creasse una nuova Stazione ad El-Obeid per concentrarvi a poco a poco, dopo le più sicure indagini, il nerbo delle forze maturate dagli Istituti dei negri in Egitto. Una gran casa con giardino e terreno per fabbricarvi una chiesa è a mia disposizione nella capitale del Kordofan il giorno, in cui l'E. V. si degnasse di accordare l'ossequiato suo consentimento alla fondazione della progettata Stazione.


[2921]
I motivi per conservare Khartum sono i seguenti:

1º. Da Khartum si è in grado di sopravvegliare agli interessi dei popoli del Fiume Bianco, e di tener l'occhio sui risultati dell'attuale spedizione egiziana capitanata da Baker, affine di cogliere il tempo e l'occasione opportuna per destinare missionari in qualche tribù del Fiume Bianco, ristabilire l'antica residenza di Gondokoro, e prolungare all'uopo la nostra attività fino alle sorgenti del Nilo.

2º. Khartum è l'ultima residenza di un Console austriaco, per mezzo del quale ponno esser tutelati all'uopo gl'interessi della Missione in tutti i vasti dominii egiziani nell'Africa Centrale.

3º. In Khartum vi sono alcuni cattolici da coltivare, e molti negri da guadagnare a Cristo.

4º. In Khartum, oltre alla casa, vi sono i prodotti del giardino da custodirsi e migliorarsi a beneficio della Missione.


[2922]
I motivi per fondare una nuova Stazione a El-Obeïd sono i seguenti:

1º. Quasi tutti gli alunni mori e le Istitutrici negre delle nostre Case di Egitto provengono dal Kordofan e dalle tribù finitime, che sono il Centro del Vicariato.

2º. Nessuna setta acattolica e nessuna loggia massonica si sono ancora introdotte nel Kordofan a guastarne le popolazioni.

3º. L'Islamismo è debolissimo fra i musulmani del Kordofan e delle nomadi tribù arabe erranti nei paesi circonvicini.

4º. Gran parte degli abitanti di El-Obeïd sono pagani, ed avversi all'Islamismo.

5º. El-Obeïd è lontana dal centro di azione del Governo egiziano concentrata in oggi sulla linea orientale del Vicariato; e quindi è lontana ancora dalla morbosa influenza dei framassoni e degli increduli e demoralizzati europei, che ordinariamente seco trascina il governo egiziano.

6º. El-Obeïd è in diretta comunicazione con molte tribù del Centro del Vicariato.

7º. Ad El-Obeïd giungono ogni anno molti Regoli o Capi delle tribù dell'interno per portare il loro tributo al Governatore egiziano del Kordofan: quindi la Missione è in grado di stringere rapporti coi medesimi per istabilirsi a poco a poco nel seno delle loro contrade.

8º. I nostri missionari, essendo i primi a stabilirsi definitivamente nel Kordofan, possono più facilmente riuscire a far prevalere nell'animo di quelle genti i principii cattolici, e quindi render frustranea l'azione delle sette protestanti, caso che più tardi vi si stabilissero.

9º. Il vivere al Kordofan è a buon mercato, e vi è acqua abbastanza salubre.


[2923]
10º. I nostri missionari esploratori, che si trovano attualmente nel Kordofan, mi confermano tutti questi ragguagli da me attinti da molto tempo; ed essi furono accolti assai bene da quel Governatore, mercé le Commendatizie fatte spedire nella scorsa estate da S. M. l'Imperatore Francesco Giuseppe I presso l'I. R. Agente e Console Generale Austriaco in Egitto, e furono invitati da parecchi turchi, dai pagani, e dai pochi eretici cofti dimoranti in El-Obeïd a stabilirvi una scuola cattolica per istruire la gioventù.


[2924]
Per tutti questi motivi adunque mi sembra necessario di occupare quanto prima Khartum, di creare una nuova Stazione a El-Obeid, e di servirsi di quella di Scellal come di tappa opportunissima, riservandoci sulla faccia del luogo a giudicare dalle circostanze se convenga o no stabilire definitivamente in questa Stazione un Istituto di educazione pei negri.


[2925]
Quanto alla Residenza ordinaria del Capo di tutta la Missione, mi sembra che per ora dovrebbe fissarsi a Khartum, come la Stazione che possiede hic et nunc il necessario per le prime emergenze, che ha relazioni col Fiume Bianco e col Kordofan, e che sta in rapporto postale e telegrafico col mondo civilizzato. Se poi la nostra azione nel Kordofan sarà più tardi feconda di felicissimi risultati, in allora sarà più opportuno stabilire la Residenza del Superiore suddetto nella città di El-Obeïd.


[2926]
Khartum dista ordinariamente due mesi di viaggio dal Cairo, trentacinque giorni da Scellal, quindici giorni da El-Obeïd, e circa due mesi da Gondokoro.

El-Obeïd dista quaranta giorni da Scellal, e due mesi di viaggio dal Cairo per la via di Dongola, che è situata sopra il 18º. gr. L. N. fra il 28º. e 29º. gr. Long. orient. di Parigi. In questa città sarebbe opportuno di fondare più tardi una Stazione, come intermediaria fra Scellal e El-Obeïd.


[2927]
La Posta poi cammina assai più celere, funzionando senza interruzione notte e giorno per mezzo di appositi corrieri; perché in soli trentotto giorni percorre tutta la linea da El-Obeïd al Cairo. Il trasporto poi delle provvigioni, che faceva annualmente uno speciale inviato del defunto Provic.o Knoblecher, all'occasione che andava in Egitto a prendere gli Oli Santi da quel R.mo Monsig.r Delegato Apostolico, si operava ordinariamente in circa settanta giorni da Cairo a Khartum ed in quattro mesi e mezzo dal Cairo a Gondokoro.


[2928]
Circa i mezzi per sostenere il Vicariato, oltre al concorso attivo delle Società di Colonia e di Vienna e delle altre minori della Germania, sarebbe necessario che la pia Opera della Propagazione delle Fede di Lione e Parigi porgesse a questo scopo un rilevante soccorso. Essa è zelantissima e bene disposta per l'Africa Centrale, come più volte mi ha significato, e me n'ha fatte ample promesse: ma una commendatizia di V. E. ne otterrebbe lo scopo, essendo necessari pei bisogni di questo vasto e difficile Vicariato rilevanti spese.


[2929]
Del resto, siccome finora non si è mai riuscito a piantare stabilmente la fede nell'Africa Centrale, e siccome per le gravi difficoltà incontrate nacque uno scoraggiamento non solo nelle Corporazioni, che sono in grado di spedire missionari in quelle parti, ma ancora nella Società Mariana e in tutto l'Impero Austriaco, così riprendendo ora la santa Opera, è d'uopo camminare passo passo, e procedere con somma prudenza e lentezza, che sono le condizioni essenziali per assicurare il buon esito della santa intrapresa. Il primo scopo, a cui si dee mirare nel riprendere le funzioni di quest'arduo Vicariato, si è di provare col fatto che lo stabilimento di una regolare missione nell'Africa Centrale è possibile ed attuabile cogli elementi indigeni che si van preparando. E' d'uopo quindi che il campo, ove si dee spiegare la nostra attività, sia vasto, in guisa da poter scegliere quelle località, nelle quali tornerà meno difficile di stabilirsi, e nello stesso tempo fissare tutte le sollecitudini a favore di quelle tribù e popolazioni negre, le quali si esperimenteranno le più atte a ricevere il Vangelo.


[2930]
Quando poi cogli elementi somministrati dai nostri Ist.i di Verona e d'Egitto avremo provato col fatto che è possibile una ben regolata Missione in alcuni punti dell'Africa Centrale, e che può divenire mano mano stabile e duratura; allora si rianimerà lo zelo delle Società per la Propagazione della Fede e di altri insigni benefattori, e si riaccenderà il coraggio di quelle Corporazioni ecclesiastiche e religiose, che sono in grado di prestarsi all'evangelizzazione della Nigrizia, alcune delle quali, specialmente fra le recenti e di buono spirito, non sono aliene dal concorrervi fra poco. L'Istituto di Verona, benedicendolo Iddio, le aiuterà in ogni guisa, sia alloggiando temporaneamente i loro soggetti nelle sue Case di Egitto per acclimatizzarsi e prepararsi per l'apostolato del Centro, sia accogliendoli nelle sue Stazioni dell'Africa Centrale, ed assistendoli in ogni maniera possibile, fino a che consolidati nell'esperienza pratica del ministero africano, possano assumere da sé determinate missioni nell'interno, da erigersi poi dalla S. Sede in altrettante Prefetture, o Vicariati Apostolici.


[2931]
Chiudo questo Rapporto col permettermi di far osservare all'E. V. la somma ed essenziale importanza degli Istituti dei neri in Egitto nei quali i candidati si perfezionano nella propria vocazione, si acclimatizzano e si addestrano all'esercizio del ministero apostolico, ove si formano col clero indigeno tutti gli altri elementi per l'apostolato, e si preparano immediatamente i materiali per istringere d'assedio il formidabile baluardo della Nigrizia.


[2932]
Vi aggiungo ancora una calda preghiera all'E. V. affinché si degni di assisterci colla sua sapienza in ogni cosa nella santa intrapresa, avendo noi assoluto bisogno di essere in tutto guidati e regolati dalla incomparabile prudenza e saggezza della S. C., ed essendo risoluti di non dare un passo nell'arduo e periglioso cammino senza pria sentire i venerati ordini e le sapienti disposizioni della Propaganda, la quale è la sovrana assoluta dei nostri sentimenti, delle nostre azioni, e della nostra vita.

Baciandole la sacra porpora, ho l'onore di segnarmi con tutto l'ossequio



di V. E. R.ma

U.mo, d.mo, ubb.mo figlio

D. Daniele Comboni






435
Propagaz.della Fede, Lione
1
Roma
13. 3.1872
ALLA PROPAGAZIONE DELLA FEDE DI LIONE

"Les Missions Catholiques" 146 (1872), p. 253



Roma, 13.3.1872



Brevi notizie



436
Società di Colonia
0
Roma
29. 3.1872

ALLA SOCIETA' DI COLONIA

"Jahresbericht..." 20 (1872), pp. 54-58

Roma, 29 marzo 1872

Al Presidente e ai Membri della Società per il riscatto

e l'educazione dei fanciulli negri in Colonia.

[2933]
Nell'inviarvi, miei signori, il Rapporto sulla nuova spedizione nel Cordofan, attuata non appena nella seduta del 4 settembre dello scorso anno deste la parola, ricca di conseguenze, di accordarmi subito 20,000 fr., è mio dovere spiegarvi in breve le ragioni che mi determinarono a portare a compimento questa spedizione, che in sì breve tempo diede magnifici risultati. Signori miei, quest'affare fu da voi discusso il 4 settembre 1871 ed alle vostre parole faceste seguire i fatti. Voi vi pronunciaste per il "Cordofan" e dopo, soli 210 giorni, il 1 aprile 1872 la spedizione nel Cordofan era una cosa compiuta e la relazione che la riguarda, è già nelle vostre mani! La Chiesa e la civiltà cristiana vi sono perciò debitori di un grazie.


[2934]
Avendo ottenuto dei risultati molto buoni nei miei Istituti per neri in Egitto, ritenni giunto il momento di avanzare verso l'interno dell'Africa, affinché con quello che si sarebbe ottenuto, si potesse avere la prova più convincente che l'evangelizzazione di questa immensa parte del mondo, che dopo tanti secoli ha resistito ostinatamente ai più eroici tentativi della Chiesa e della civiltà, è possibile e realizzabile. E questo, a dir vero, è possibile soltanto mediante gli elementi che io ho formato a tale scopo negli Istituti del Cairo, cioè la rigenerazione cristiana della Nigrizia si deve compiere per mezzo dei neri stessi.


[2935]
Ho preso parte anch'io alle laboriose imprese del defunto Provicario Knoblecher e dei suoi missionari, i quali si erano diretti nella parte orientale del grande Vicariato dell'Africa Centrale, che è il più vasto e popolato di tutto il mondo. Sempre sulla linea del Nilo noi ci spingemmo oltre i Tropici fino all'Equatore e vi esplicammo la nostra attività missionaria. Mi trovai tra le genti del Fiume Bianco e vi ho fatto molti studi e sofferto molto. Ho trattato personalmente coi grandi viaggiatori Linant Bey, M.r D'Arnaud, Speke, Grant e Baker e ho avuto molte conversazioni coi Giallaba e coi mercanti arabi, che attraversavano continuamente il paese e lo conoscono meglio dei viaggiatori europei. Inoltre ho digerito per bene tutta la letteratura che è apparsa su quest'argomento e ho investigato su ciò le opere degli esploratori dal 1698 fino al presente.


[2936]
In tal modo sono venuto quindi nella convinzione che nella fondazione di una missione è assolutamente necessario stabilirla lontano dalle rive del grande Nilo Bianco e cioè nell'interno del paese, perché l'esperienza ci ha insegnato che queste contrade, specialmente dopo la stagione delle piogge equatoriali, sono esiziali alla salute degli europei. Mi avevano sempre assicurato che a Sud e ad Est del Cordofan vi erano monti, fiumi, laghi e foreste incantevoli, sicché oggi vediamo confermate pienamente queste asserzioni dalle informazioni ricevute or ora, e dalle esplorazioni che le hanno precedute.


[2937]
Di conseguenza il Cordofan si presta mirabilmente per fondarvi una missione che diventi il centro di azione apostolica, per incominciare di nuovo a predicare il Vangelo ed a portare la civilizzazione a queste numerose tribù nere delle contrade equatoriali, che vivono ancora nelle tenebre del paganesimo.

Mi pare che la scelta del Cordofan sia stata tanto più felice, in quanto che la maggior parte degli allievi dei nostri Istituti d'Egitto, che provengono dalle tribù delle regioni centrali, sono passati attraverso il Cordofan.


[2938]
Per constatare ancor meglio l'esattezza di queste osservazioni ed informazioni, ritenni quanto mai prudente e necessario inviare innanzitutto nel Cordofan quattro esploratori, sotto la guida dello zelantissimo P. Carcereri, per sondare il terreno e vedere se era possibile fondare una missione in qualche parte del Cordofan con l'aiuto dei coadiutori indigeni, coi quali si sarebbe creato così un centro d'azione per l'apostolato nell'interno della Nigrizia.


[2939]
Io ho indicato loro la via attraverso il deserto dell'Atmur e per Khartum e ho ordinato loro di far profonde ricerche sulle condizioni attuali delle contrade del Fiume Bianco, e li ho incaricati di prendere informazioni circa i risultati dell'ultima spedizione di Sua Altezza il Kedivè verso Gondokoro e le sorgenti del Nilo, sotto la guida di Samuele Baker, e nello stesso tempo di prendere conoscenza del modo più sicuro e più facile per penetrare nel Cordofan. I risultati di queste ricerche hanno superato le mie speranze.

I nostri quattro viaggiatori, in 82 giorni, hanno raggiunto felicemente la capitale del Cordofan, El Obeid, che, secondo il P. Carcereri, è una città di 100 mila abitanti, dei quali due terzi sono schiavi neri pagani. Questa grande città è posta sopra un'altura ed il suo clima si deve dir buono; di qui è facile procurare un po' alla volta l'entrata fra le tribù del Sud e dell'Ovest, così che in futuro con i nostri allievi indigeni degli Istituti d'Egitto, si potrà risolvere il grande problema di fare degli abitanti dell'Africa Centrale cristiani e uomini civili, cosa questa per la quale fino adesso da ben 18 secoli, invano si è lavorato.


[2940]
Signori miei, con la più intima implorazione del mio cuore, mi rivolgo ora a voi per spingervi a fare un energico appello a tutti i cattolici tedeschi, a tutte le associazioni cattoliche e soprattutto ai Vescovi, che sono sì zelanti e caritatevoli, non solo per portare a una maggiore consistenza i mezzi di soccorso, che riguardano la Società di Colonia, che è l'autrice di questa grande opera di rigenerazione cristiana della Nigrizia, ma anche per raccomandare a tutti i membri di questa pia Società per il riscatto e l'educazione dei poveri negri, di elevare ogni giorno per noi ferventi preghiere all'Onnipotente Iddio, affinché nella sua infinita misericordia si degni benedire i nostri passi e i nostri sforzi a favore dei popoli neri, che ora cerchiamo nei loro stessi paesi. Dalla fondazione di questa missione nel Cordofan può dipendere la salvezza dei 100 milioni di poveri figli di Cam, che popolano il vasto spazio interno dell'Africa.


[2941]
Quanto a me ed ai miei compagni di missione, voi sapete che noi con grande gioia consacriamo la nostra vita al bene di questa parte del mondo, che è ancora quasi sconosciuta e che giace in tale miseria, per guadagnarla a Gesù Cristo. L'unico nostro programma, che con l'aiuto di Dio e con tutti i mezzi della prudenza e della circospezione umana vogliamo compiere è questo: "O NIGRIZIA O MORTE", "AUT NIGRITIA AUT MORS".

Ricevete, miei Signori, l'assicurazione della mia più grande riconoscenza per il vostro caldo aiuto all'opera nostra, e a tutti gli esimi membri per la loro generosa carità.

Con distinta stima ed affetto ho l'onore di dirmi



Vostro obb.mo

D. Daniele Comboni

Direttore degli Istituti dei Negri in Egitto



Traduzione dal tedesco.






437
Card. Alessandro Barnabò
1
Roma
3.1872
AL CARD. ALESSANDRO BARNABO'

AP SOGC, v. 999, f. 553



Roma, marzo 1872



Parole d'introduzione del C. all'Appendice della Ponenza.



438
Propagaz.della Fede, Lione
0
Roma
1. 4.1872

ALLA PROPAGAZIONE DELLA FEDE DI LIONE

APFL, Afrique Centrale

W.J.M.J.

Roma, 1 aprile 1872

Ai Presidenti e ai Membri del Consiglio

dell'Opera della Propagazione della Fede

Signori,

[2942]
Inviando loro il Rapporto ufficiale sulla nuova esplorazione del Kordofan fatta da un bravo missionario, Carcereri, io devo informarli che, avendo constatato un certo buon risultato dei nostri Istituti dei Neri in Egitto, ho creduto arrivato il momento di proseguire verso il Centro dell'Africa, per constatare di fatto che l'evangelizzazione di questa immensa parte del mondo, che da tanti secoli ha posto resistenza a tutti gli sforzi generosi della Chiesa cattolica e della civilizzazione cristiana, è possibile e realizzabile, attraverso gli elementi indigeni formati nelle nostre case d'Egitto, cioè, secondo il mio Piano, la Rigenerazione della Nigrizia è possibile per pezzo della Nigrizia stessa.

I lavori laboriosi del defunto Provicario Knoblecher e dei suoi Missionari, tra i quali mi trovavo anch'io, si sono diretti sulla parte orientale del Vicariato dell'Africa centrale, cioè sulla linea del Nilo del Tropico del Cancro fino all'Equatore.


[2943]
Trovandomi per qualche anno tra i neri del Fiume Bianco, avendo molto viaggiato nell'Africa interna e nello stesso tempo avendo studiato profondamente le osservazioni di tutti i più grandi viaggiatori dell'Africa Centrale dal 1698 fino a oggi, mi sono convinto che bisogna provare a stabilire una missione nell'interno presso le Piccole Montagne, lontano dalla grande riviera del Fiume Bianco, che, dopo l'epoca delle piogge equatoriali, è molto dannosa alla salute degli europei. Ora, dopo i consigli che ho ricevuto, ho trovato che il Kordofan poteva prestarsi ammirabilmente per fondare un'importante Missione che sia il Centro dell'azione apostolica per spargere la predicazione del Vangelo in un'immensa quantità di popoli neri dell'Africa equatoriale, che gemono ancora nelle tenebre del paganesimo; tanto più che quasi tutti i nostri alunni neri degli Istituti d'Egitto vengono dal Kordofan e dalle tribù vicine.


[2944]
Ma per meglio constatare la verità delle mie ricerche, eccitato dagli incoraggiamenti del P. Carcereri e da tutti i Missionari d'Egitto, ho creduto prudente e necessario prima di tutto di mandare quattro esploratori nel Kordofan sotto la guida del pio e zelante P. Carcereri, per ben sondare il terreno e vedere se era possibile realizzare una Missione in qualche punto dell'interno del Kordofan e creare un Centro d'azione per lavorare efficacemente all'apostolato di questo grande e laborioso Vicariato. Ho loro ordinato di seguire la strada del Deserto dell'Atmur e di Khartum al fine di prendere le più esatte informazioni sulla condizione attuale del Fiume Bianco che avevo visitato nel 1858 e 1859; d'informarmi sui risultati reali dell'ultima spedizione di S. A. il Vicerè d'Egitto a Gondokoro e alle sorgenti del Nilo, comandata dal sig. Samuele Baker e nel medesimo tempo di prendere conoscenza della strada più sicura e facile per penetrare nel Kordofan.


[2945]
I risultati di questa esplorazione hanno superato le mie speranze. I quattro esploratori in 82 giorni di viaggio sono arrivati felicemente alla capitale del Kordofan, El-Obeid, che è una città, secondo il P. Carcereri, popolata da 100.000 abitanti, dei quali i due terzi sono pagani e schiavi. Questa grande città è situata su un'altura dove il clima è sopportabile, e dove ci si può stabilire poco a poco in molte tribù del Sud e all'Ovest, in modo che con gli elementi indigeni che noi educhiamo in Egitto si potrà poco a poco risolvere il grande problema di evangelizzare l'Africa Centrale, ciò che i fatti e la storia di diciotto secoli hanno dimostrato fino a oggi impossibile.


[2946]
Dopo che gli affari che tratto al presente con la Propaganda saranno risolti e che Mons. Canossa, Vescovo di Verona, il capo della mia Opera, così come Mons. Ciurcia, Vicario Apostolico dell'Egitto e la S. C. di Propaganda me ne autorizzeranno, partirò dal Cairo per Khartum e il Kordofan con una grande carovana di Missionari, catechisti, agricoltori, artigiani, Suore e maestre nere. Là noi innalzeremo per la prima volta lo stendardo della Croce, là dove la luce del Vangelo non ha mai illuminato.


[2947]
E' a loro, Signori, che m'indirizzo con le lacrime agli occhi, con tutto l'ardore della mia anima per supplicarli insistentemente di venire in nostro soccorso, non solamente con un aiuto considerevole in denaro, ma raccomandando ai pii Associati della Propagazione della Fede di elevare ogni giorno delle ferventi preghiere a Dio Onnipotente, al fine che la sua misericordia infinita si degni benedire i nostri passi e i nostri laboriosi tentativi in favore della conversione dei popoli dell'Africa Centrale. Dalla creazione della Missione del Kordofan, come dei nostri Istituti dei neri in Egitto può dipendere la salvezza di cento milioni di sfortunati figli di Cam che in questo vasto Vicariato sono ancora seduti all'ombra della morte.


[2948]
Dal nostro canto, io e i miei cari compagni di questo grande apostolato, usciti dall'Istituto delle Missioni della Nigrizia a Verona, siamo troppo felici di consacrare tutta la nostra vita e di morire per questa parte del mondo quasi sconosciuta. Il nostro perpetuo Programma, che aiutato dalla grazia di Dio noi eseguiremo con tutti i mezzi della prudenza e della saggezza umana, sarà sempre questo: "O Nigrizia o Morte!"

Nell'attesa invio loro, Signori, il Rapporto ufficiale dell'esplorazione dei miei Missionari che il mio caro confratello Carcereri mi ha appena inviato dalla capitale del Kordofan.

Si degnino, Signori, di gradire l'assicurazione del mio rispetto e riconoscenza eterni con i quali ho l'onore di dirmi



Loro dev.mo servitore

Don Daniele Comboni

Superiore degli Istituti dei Neri in Egitto



Traduzione dal francese.






439
Mons. Giuseppe Marinoni
0
Roma
11. 4.1872

A MONS. GIUSEPPE MARINONI

APIME, v. 28, pp. 17-21

W.J.M.J.

Roma, 11/4 .1872

Monsignore,

[2949]
Sono otto giorni che sono in possesso della sua venerat.ma lettera, e non ho subito risposto per aspettare se mi vien fatto di fissare l'epoca della mia partenza.

Io sono a Roma sulle spine per non poter subito andare in Egitto. Il nostro E.mo Cardinale m'à promesso fin da principio che nella prima Congregazione di Aprile si sarebbe trattata la mia Posizione, e a tale oggetto il Sommario è stampato da ben venti giorni, e giunge ad 87 pagine grandi. Rimaneva solo il Ristretto da farsi dal Minutante in base al Sommario.


[2950]
Il fatto è che benché al nostro buon Minutante Giacobini sia sempre alle spalle, e lo pressi, e lo spinga, finora o per molta corrispondenza o per altri motivi, non l'ha ancora fatto, ed intanto fu intimata la Congregazione pel 15 corr.te, e la mia posizione non si tratta. L'E.mo Barnabò, Mons. Simeoni m'assicurano col Minutante che si tratterà alla prossima degli ultimi di aprile o primi di maggio: io sono là ad instare, per cui spero che alla metà di maggio si potrà partire. Ma non posso affatto assicurare finché questi poltroni di Romani non si affrettano. Ma a dirle il vero questo nostro Giacobini è bravo ed attivo: è proprio la molteplicità degli affari che ha, Propaganda, Professorato, Circoli Cattolici etc.


[2951]
His positis, quid faciendum? Se il buon giovane può aspettare un mese o un mese e mezzo, io son felice di accompagnarlo in Egitto, se non può aspettare, io credo, che come è venuto solo a Roma, può altresì andare fino a Trieste e imbarcarsi sul Lloyd. Colà io lo posso raccomandare a Monsig.r Schneider Prevosto del Capitolo; poi dopo far venire dal Cairo in Alessandria un mio Missionario a riceverlo e condurlo al Cairo o farlo accompagnare fino a Suez etc. Insomma, Ella non ha che a comandare; ed io sono pronto a' suoi cenni.

Se io lascio Roma senza aver terminati i miei affari, essi possono andare alle Calende Greche. Ella sa le cose bene.


[2952]
In tutti i casi Ella mi ordini: appena saprò il giorno della mia Ponenza io le scriverò, perché allora posso fissare l'epoca precisa della partenza. Mi riverisca tutti. Quanto il Bollettino, l'ho dato alle mie Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione a Piazza Margana e ho pregato la Superiora a propagarlo fra le Dame Romane, che fanno capo nel suo Istituto, per lavorare per l'Opera Apostolica per le missioni, di cui ella è la Presidente. Nella settimana scorsa si distribuirono più di 200 pianete, e calici, e gran quantità di biancheria da chiesa etc. Io parlai per lei ma giunsi troppo tardi. Ella faccia ogni anno a gennaio la petizione per tutte le Sue Missioni e avrà ogni anno paramenti sacri e vasi etc.

La Superiora subito si associò per un numero del Bollettino. E spera di fare degli Associati. Ecco il suo indirizzo:



Molto R.da Madre Superiora

delle Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione

18 Piazza Margana Roma

Nella speranza di presto scriverle, mi raccomando alle sue orazioni, e mi dichiaro nei SS. Cuori di G. e di M.



Suo u.mo e d.mo f.

D. Daniele Comboni m. a.


[2953]
Me ne congratulo col piissimo D. Scurati pella novella sua applicazione. Ma soprattutto applaudo al di Lei generoso pensiero. Caso che venisse un serra serra sarebbe bene che il buon giovane andasse a Trieste, e si presentasse a Monsig.r Schneider a mio nome. A Schneider, che poi gli faremo prolungare il viaggio.

S. S. è in perfetta salute e pieno di speranza.






440
P. Germano Tomelleri
0
Roma
24. 4.1872

AL PADRE GERMANO TOMELLERI

APCV, 1458/306

W.J.M.J.

Roma, 24/4 .1872

Molto R.do e cariss.mo Padre,

[2954]
Se finora non ho risposto alla gentilissima sua 7 aprile, fu perché fui ammalato ed ebbi molto a fare.

Io la ringrazio di tutto cuore della sua bontà, nel darmi quei salutari consigli, e l'assicuro che ne tirerò prò.

Dal complesso delle prove di fatto sul conto della mia Superiora, io, il Vescovo, D. Squaranti, e tutti che l'han conosciuta, trovano che è una gran donna, e credo che stia a petto e della Oberbizer e della Nespoli, che, secondo me sono le superiore più quadre di Verona. Speriamo che duri.


[2955]
Quanto all'Angela Rossolani, io tengo in mie mani una lettera sua scrittami alla settimana santa, in cui mi dice esser beata di stare nel mio Istituto, e mi supplica colle lagrime agli occhi di riceverla definitivamente (perché non l'ho ricevuta che provvisoriamente). Ma siccome era non solamente troppo vecchia, ma era poco sana, volea mangiar di grasso il venerdì ed il sabato, ed era estremamente ciarliera, e quel che è più affatto inetta ed incapace di divenir religiosa, ho ordinato che la si mandi a casa sua. Ella resistette per un mese: ma finalmente venuto alle brutte la Superiora si risolse a leggerle le mie lettere e se n'andò. Se non fu capace di stare in convento a Brescia quando era giovane, come può starvi ora che è vecchia e malaticcia?


[2956]
Quanto alle altre che si sono presentate, furono tutte servacce che venivano per cavarsi la fame, per cui ho dato ordine di non riceverne nessuna; per cui non vi sono che le due novizie da me lasciate, che fanno assai bene e sono contente. Io penserò a far venire delle postulanti forestiere e di proposito. Colle serve di Verona non si converte l'Africa. Come pure m'è d'uopo piantare la casa Madre a Verona in città, perché la Superiora possa bene esaminare i soggetti. Montorio diverrà una Casa filiale.


[2957]
Ieri ricevetti lettera dal Cordofan in data 6 marzo. Il P. Carcereri e Franceschini stanno benissimo, e sono allegri. Hanno una gran casa a El Obeid (100000 abitanti), e sorride la più bella speranza che faremo una grande Missione. In data dei 12 febbraio mi spedì la relazione ufficiale dell'esplorazione che fu stampata nella stamperia segreta di Prop.da. Alla mia venuta a Verona le darò comunicazione di tutto. Intanto stanno perfettamente bene, ed io spero di abbracciarli nel prossimo ottobre. Franceschini è forte come un leone. Ma dalla partenza dal Cairo non ricevettero più notizie di noi, eccetto un telegrafo per la via Khartum. Forse i plichi andarono smarriti. Preghi per me e per loro. Oggi vidi il Santo Padre che è maravigliosamente sano. Vidi Baccichetti e Guardi. Tanti saluti ai suoi confratelli, e la prego di far recapitar subito al P. Carcereri l'inclusa.

Preghi pel



suo aff.mo e ric.

D. Daniel Comboni