Lunedì 5 maggio 2014
Ieri gli amici e benefattori dei missionari comboniani della Curia a Roma si sono incontrati nella casa generalizia per condividere e celebrare con la comunità una mezza giornata sul tema della missione. P. Fermo Bernasconi (foto) ha iniziato per dare una testimonianza sulla sua vita missionaria e poi presieduto alla celebrazione eucaristia. La festa si è conclusa con la condivisione di un pasto fraterno.


La mattinata di ieri domenica
la comunità della Curia a Roma ha accolto festosamente i suoi amici e benefattori. I momenti più significativi della festa sono stati la testimonianza di P. Fermo Bernasconi che ha raccontato la sua esperienza missionaria, la celebrazione eucaristica e la condivisione di un pranzo fraterno.

P. Bernasconi, parlando della sua attività missionaria nella Repubblica Democratica del Congo, un Stato dell’Africa Centrale, ha ricordato alcuni avvenimenti della storia di questo Paese: dall’indipendenza in poi ha sempre vissuto in una situazione di guerra, violenza, di divisione, di dittatura o di una scarsa se non falsa democrazia. Ha sottolineato che “una della grandi sfide che viviamo nella Repubblica Democratica del Congo, dentro una situazione socio economica disastrosa, è una cvrisi della coscienza, dei valori.” L’esperienza dell’annuncio del Vangelo, di una fede che non è straniera, che fa lievitare la vita, è l’esperienza di come questo dà agli uomini, in qualsiasi situazione, il senso della loro dignità, delle loro capacità nel costruire un futuro nella speranza, della loro responsabilità. Per questo la mia esperienza più importante è stata quella di poter condividere con tante persone l’esperienza delle fede, del servizio del Vangelo per la comunità e per tutti. Sia nella vita della comunità cristiana, sia in impegni sostenibili per la scuola, la salute, lo sviluppo, sia nel servizio vissuto alla prigione di Kinshasa, è stato più importante “formare a” e “fare insieme”.


Durante l’omelia della S. Messa, concelebrata con una decina di altri missionari comboniani, P. Bernasconi, riferendosi al racconto dell’incontro dei due discepoli di Emmaus con Gesù risorto, ha invitato ad accogliere la sua condivisione come una continuazione della sua testimonianza nella prima parte dell’incontro, e ha sottolineato di modo particolare che “ci possiamo identificare con i personaggi di cui parla questo vangelo. Siamo l’altro discepolo insieme con Cleopa, e ancora “gli altri che eranon con loro”, gli undici. Anch’essi come noi sapevano gli avvenimenti, li potevano raccontare, usando le parole della professione di fede, ma senza fede, come dei giornalisti che fanno una cronaca ma a cui sfugge il senso degli avvenimenti stessi che riguardano Gesù. Poi Gesù li incontra, parla al loro cuore, svela in particolare il senso della sua passione e della sua morte: non è stato un fallimento, ma il gesto supremo di amore, di chi dà la vita perché tutti gli uomini abbiano la vita in abbondanza. E’ per questo che poi i discepoli lo riconoscono allo spezzare il pane: Gesù spezza la sua vita, per noi, diventa cibo che nutre la vita di chi lo prende. Allora i discepoli non sono più dei cronisti: diventano testimoni, testimoni dell’amore che sta incendiando il loro cuore. Chi sperimenta così l’amore del Signore, nell’incontro con lui sulle strade della nostra vita, non parte alla conquista degli altri, ma al loro servizio: troverà mille modi per donarsi a tutti, trasportato dall’amore del Signore. Da cronisti a testimoni, con un cuore appassionato da Cristo, per lui e per tutti gli uomini”.
La giornata si è conclusa in refettorio con la condivisione di un pasto fraterno.