Solennità del Sacro Cuore: La festa dell’amore rivelato ai piccoli

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Sabato 28 giugno 2014
I missionari comboniani della Curia Generalizia a Roma, dopo tre giorno di preparazione spirituale guidata da padre Juan Climent Vilaplana, superiore della comunità locale, hanno celebrato la festa del Sacro Cuore di Gesù ieri insieme alle comboniane e alle comunità religiose dove ordinariamente si fa ministero, e insieme ad alcuni benefattori e amici. Pubblichiamo l’omelia del superiore generale, padre Enrique Sánchez G. (foto), che ha presieduto all’Eucaristia.

 

La festa dell’amore
rivelato
ai piccoli

Dall’ascolto della Parola di Dio che ci viene offerta per questa nostra Eucarestia, sembra emergere una melodia, una musica che ci parla di festa, di celebrazione, di gioia che non si può contenere.

Oggi è la festa dell’amore rivelato ai piccoli, a noi, nella misura in cui ci lasciamo sedurre attraverso la contemplazione dell’icona di questo cuore aperto che parla d’amore gratuito e sempre offerto. Oggi è festa per tutti quelli che si sentono chiamati, invitati ad avvicinare il Signore perché si scoprono stanchi, preoccupati, delusi, scoraggiati; ma allo stesso tempo scelti, voluti e sognati da Dio.

Venite, dice il Signore, e gioite del mio amore che cambia tutto, che risponde ai desideri più profondi dei vostri cuori e trasforma il carico pesante in qualcosa di leggero e sopportabile. Venite e lasciatevi invadere dal mio amore perché le vostre vite siano piene e possiate fare l’esperienza della gioia che non finisce mai, perché è dono di Dio.


Madre Luzia Premoli,
superiora generale
delle Missionarie Comboniane,
dall’8 dicembre 2010.

Amore che nasce da un desiderio
La festa del Sacro Cuore, attraverso le parole che abbiamo proclamato, ci fa capire che noi celebriamo oggi la festa dell’amore che nasce da un desiderio che si converte in opzione, in decisione e in progetto che accompagna la nostra vita di figli di Dio.

Dio, dice il Deuteronomio, si è legato a voi e vi ha scelti, perché vi ama. Dio ci ha pensato e ci ha voluto dall’eternità perché siamo il motivo, la ragione del suo desidero; perché ci porta nel suo cuore e perché ci ama senza misura. Questo non ha una spiegazione, è dono che si vive semplicemente nella gratuità e nella riconoscenza.

Dio ha fatto la sua opzione e ci ha scelto per vivere quello che in lui è essenziale: l’amore. Ci ha scelto non per motivi particolari o per convenienze; non perché siamo i migliori, i più forti o persone straordinarie. Lui ci ha scelto semplicemente perché ci ama, perché lui è fedele e buono, perché mantiene le sue promesse e perché è fedele alla sua alleanza. Perché nel suo cuore esiste l’amore che non può essere contenuto e che necessariamente deve essere riversato in noi.

Ascoltando questa parola, mi sembra che ci viene detto che siamo di fronte ad un amore che si consegna, senza condizioni, ma che allo stesso tempo chiede di essere corrisposto con la stessa tenerezza e intensità. Dio ci ama e questo non è poesia ma possibilità di vita piena per quelli che credono e si aprono al suo amore.


P. Alberto Pelucchi,
vicario generale
dei Comboniani.

L’amore di Dio comandamento che non s’impone
Dalla seconda lettura possiamo imparare subito che parlando dell’amore di Dio ci troviamo di fronte a un comandamento che non s’impone, ma si abbraccia volentieri, perché si scopre, si percepisce come cosa buona, come linfa che procede di Dio.

L’amore che siamo invitati a sperimentare come amore di Dio, subito ci mette sulla strada di quello che ci fa vivere e ci allontana da quello che ci può sembrare utile e conveniente. È l’amore che libera il nostro essere dal di dentro e ci fa diventare custodi della vita, costruttori del futuro e testimoni dell’impossibile; di tutto quello che non può essere calcolato con le misurazioni umane, perché semplicemente è apertura all’infinito, all’eterno che Dio ha scritto nel profondo dei nostri cuori.

Amatevi gli uni agli altri, in questo senso, non si tratta di legge che ci viene imposta, ma slancio spontaneo che deve nascere nel profondo del nostro essere come risposta al canto dell’amore che risuona là dove Dio abita.

Amatevi, non perché avete capito che sia cosa buona, non perché ci sia qualcosa da guadagnare, non perché in questo modo si possa diventare più umani, il che sarebbe già tanto. Amatevi perché siete stati amati, perché siete chiamati a diventare mediazione dell’amore vero, perché soltanto nella misura che diventate istrumenti, veicoli dell’amore, sarete in condizione di capire come e quanto Dio ci ha amato. Lui che ha mandato il Figlio suo come vittima di espiazione per i nostri peccati.

L’amore che nasce dal cuore del Signore non è legge che s’impone, ma sacrificio che si offre. Per noi questo è la scuola dove imparare il vero amore che ci prepara a vivere la nostra missione. È amore che si consegna e non amore che si ricerca per soddisfare i propri bisogni.


P. Juan Climent Vilaplana,
superiore della comunità
della Curia, a Roma.


Dono concesso ai piccoli
Per finire, San Matteo ci ricorda che quest’amore è dono che viene concesso ai piccoli, a quelli che si sentono affaticati, che non c’è la fanno più. Si tratta di un amore che va in senso contrario a quello che tante volte noi desideriamo e cerchiamo, anche disperatamente, per rispondere al nostro bisogno di felicità, di realizzazione umana.

Sicuramente queste parole ci fanno riportare alla nostra memoria la realtà di tanti fratelli e sorelle che vivono oggi il dramma della violenza, della guerra e della morte; di tutto quello che è negazione voluta e orchestrata da quelli che non vogliono sapere dell’amore perché sono schiavi del potere, del denaro, del piacere. Queste parole ci aiutano anche a ricordare i nostri confratelli e sorelle che, come comboniani, hanno vissuto in questi tempi con passione e coraggio la loro donazione ai più piccoli, senza fare rumore e senza apparire sui giornali. Questi sono i testimoni che ci aiutano a capire che cosa celebriamo oggi mentre fissiamo i nostri occhi sul Cuore di Gesù.

L’amore di Dio è dono concesso ai piccoli, a quelli che sono capaci di liberarsi dall’arroganza, dall’orgoglio, dall’autosufficienza. L’amore di Dio è grazia per quelli che non sentono vergogna nel riconoscersi bisognosi e dipendenti da Dio, per quelli che si sentono identificati con quella parte dell’umanità che soffre e che affida tutta la sua speranza in Dio. Che cosa dobbiamo fare per disporre e per educare il nostro cuore affinché riconosca l’amore che è già in noi? Il Signore ci risponde con una grande semplicità: venite a me, imparate da me, e io vi darò ristoro.

San Daniele Comboni ha capito bene questo invito e non ha dubitato di affidarsi al Sacro Cuore consacrandogli il suo Vicariato e tutte le sue opere. Penso che anche noi viviamo un momento molto particolare come Istituto che ci spinge a consacrare la nostra vita a questo Cuore che non si stanca mai e ci ama sempre.

Chiediamo la grazia di poter dire con la nostra vita: Sacro Cuore di Gesù, in te confidiamo e a te ci consacriamo per vivere con grande gioia la missione che ci hai affidato.