Martedì 16 settembre 2014
Per rispondere alle enormi sfide missionarie che l’Amazzonia pone alla Chiesa e ai gravi conflitti che il modello attuale di sviluppo provoca all’Amazzonia e ai suoi popoli, è nata la Rete Ecclesiale Pan-Amazzonica (REPAM), durante un incontro svoltosi dal 9 al 12 settembre a Brasília. L’evento è stato promosso dal Dipartimento di Giustizia e Solidarietà della Conferenza Episcopale dell’America Latina (CELAM), dalla Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), dalla Caritas dell’America Latina e dalla Confederazione di Religiose e Religiosi dell’America Latina (CLAR). Anche i Comboniani – rappresentati dalla provincia del Brasile che è particolarmente impegnata nell’evangelizzazione e nella difesa della giustizia socio-ambientale – hanno partecipato all’incontro.

 

“Argomento di dibattito sono stati
i grandi progetti macroeconomici, l’azione dei governi nazionali dell’Iniziativa per l’Integrazione dell’Infrastruttura Regionale Sudamericana (IIRSA) e gli impatti dei mutamenti climatici in Amazzonia”, si legge nel comunicato finale dell’incontro.

Costante punto di riferimento, per i cinquanta partecipanti, sono state le parole di Papa Francesco: “L’Amazzonia rappresenta per la Chiesa un test decisivo, un banco di prova per il futuro di tutta la regione”. Anche nel Documento di Aparecida si raccomandava di “creare consapevolezza nelle Americhe sull’importanza dell’Amazzonia per l’umanità intera. Stabilire fra le Chiese locali dei diversi paesi sudamericani del bacino amazzonico una pastorale comune con priorità differenziate, per creare un modello di sviluppo che privilegi i poveri e sia al servizio del bene comune” (DA 475).

La rete nata in questi giorni riunisce grandi differenze culturali, geografiche e ministeriali: dai missionari inseriti nelle comunità isolate della foresta ai gruppi che seguono la causa indigena o gli abitanti delle enormi periferie urbane dei paesi amazzonici, in dialogo con le gerarchie della Chiesa e i suoi organi di coordinamento. Una chiara percezione di tutti i presenti è che non si tratta di un progetto sociale o politico, ma di un vero e proprio itinerario spirituale, di un “pellegrinaggio sacro”, come si legge nel messaggio inviato dal Vaticano per l’evento.

 

Una provocazione per i Missionari Comboniani

Quest’iniziativa è una forte provocazione ma anche un invito per i Comboniani che lavorano nei diversi paesi della Pan-Amazzonia. C’è ad esempio il progetto dell’IIRSA, che intende costruire infrastrutture per unire i due oceani attraverso l’Amazzonia, partendo da Tumaco (Colombia) ed Esmeraldas (Ecuador) per raggiungere la costa orientale dell’America Latina in porti come Belém (Pará) o São Luís (Maranhão). I Comboniani sono presenti in tutte queste zone ed è necessario che si coordinino fra loro perché la violenza socio-ambientale di questi progetti non si imponga sul diritto e sul protagonismo delle comunità e dei territori amazzonici. Anche i Comboniani devono cominciare a concepirsi in una logica pan-amazzonica, assumendo priorità comuni attraverso dialoghi interprovinciali.

Il nostro Istituto, però, è anche consapevole della sua piccolezza e fragilità. L’intuizione della rete ci invita a cercare nuove alleanze, a sperimentare la collaborazione fra Istituti, a ripensare la presenza delle nostre comunità in Amazzonia e a qualificare sempre di più gli obiettivi, partendo dal contributo e dall’orientamento di chi – in questo campo – ha più esperienza di noi.

Dobbiamo continuare ad avere una partecipazione attiva alla REPAM, dando umilmente il nostro piccolo contributo e lasciandoci illuminare dallo Spirito che, con Papa Francesco, ci ricorda che “la nostra vocazione è la custodia di tutto il creato”.

I Comboniani sono membri attivi della Rete Brasiliana di Giustizia Ambientale e stanno organizzando l’incontro latinoamericano “Iglesias y Minería”, che riunirà 70 responsabili della Chiesa di base per rafforzare l’azione pastorale in diversi paesi davanti ai danni provocati dall’attività mineraria su grande scala.