Venerdì 17 aprile 2015
La terza e ultima conferenza sulle periferie esistenziali legate al mondo della famiglia ha avuto luogo mercoledì sera, 15 aprile, nell’aula capitolari dei Missionari Comboniani a Roma. L’incontro si è incentrato sulle tecnologie mobili e il loro impatto sui rapporti generazionali e, in particolare, all’interno della famiglia. Il titolo della conferenza, presentata dalla Prof.ssa Maria Filomìa, è stato: “Tecnologie mobili e nuove esperienze educative”. Il problema, ha sottolineato la relatrice, non sono le tecnologie mediali, mobili o fisse; non sono i giovani che le usano, ma i molti adulti che hanno dismesso la propria responsabilità educativa di dare ai giovani valori su cui confrontarsi, di aiutarli a un uso della libertà fondata sui valori. Le tecnologie, sia mobili che fisse, se usate responsabilmente sono mezzi positivi per il bene delle persone e della società.

 

Da sinistra:
P. Claudio Lurati
e P. Mariano Tibaldo.

 

La relatrice Maria Filomìa ha parlato dell’uso della telefonia mobile da parte delle giovani generazioni e quali conseguenze possa avere nelle loro vite; inoltre, ha approfondito le problematiche a livello relazionale e quale dovrebbe essere il compito degli adulti nel guidare i giovani a un uso corretto delle nuove tecnologie.

Intercalando le parole alla presentazione di filmati, la professoressa ha sottolineato come le tecnologie mobili creano un’esigenza di connettività ubiqua dove lo spazio e il tempo si annullano in un ‘eterno attimo presente’, le relazioni non sono determinate dalla presenza fisica ma ‘virtuale’ e, perciò, i rapporti rischiano di essere poco profondi; le norme sociali, nella rete – ha ribadito la relatrice – sono pensate come ‘astratte’ e, quindi, meno vincolanti. Tutto questo pone dei problemi di libertà e sorveglianza, – oltre al fatto che la ‘dieta mediale’, cioè il tempo speso nell’uso di tecnologie mobili e fisse, necessariamente riduce il tempo e la qualità delle relazioni familiari e tali tecnologie rendono il giovane, che generalmente ne fa uso privato, meno capace di gestire le relazioni interpersonali. Queste tecnologie stanno creando, di fatto, un nuovo linguaggio nelle giovani generazioni che, molte volte, non è capito dagli adulti.

Quali, quindi, le soluzioni? Il problema, ha concluso la relatrice, non sono le tecnologie mediali, mobili o fisse; non sono i giovani che le usano, ma i molti adulti che hanno dismesso la propria responsabilità educativa di dare ai giovani valori su cui confrontarsi, di aiutarli a un uso della libertà fondata sui valori. Le tecnologie, sia mobili che fisse, se usate responsabilmente sono mezzi positivi per il bene delle persone e della società.