Venerdì 10 giugno 2016
P. Martinho Lopes Moura [nella foto], missionario comboniano, ha celebrato il cinquantesimo anniversario della sua ordinazione il 28 giugno 2016. Per ricordare questi cinquant’anni di vita sacerdotale, P. Martinho ha scritto ai suoi amici: “È stata una vita molto intensa e piena di pericoli, per i tanti anni di guerra, la malaria, ecc. Ho vissuto durante la guerra coloniale in Mozambico, dal 1966 al 1975, e la guerra civile, dal 1976 al 1992, in totale 25 anni. Dio mi ha sempre protetto da tutti i pericoli e devo ringraziarlo per il suo aiuto e la sua misericordia. E la Madonna di Fatima con la sua intercessione e il suo amore di madre mi ha sempre accompagnato. Ringrazio per tutto il bene, la preghiera, l’affetto e l’appoggio che ho ricevuto da tante persone amiche. Dio ricompensi e benedica tutti. Ricordo con gratitudine i miei genitori, ormai morti, tutti i miei parenti e la famiglia comboniana. Prometto a tutti voi la mia preghiera e conto sulla vostra. Saluto tutti e tutte con amicizia e affetto”.

 

GIUBILEO SACERDOTALE
Padre Martinho Lopes Moura

Milano 28/06/1966
Curitiba (Brasile) 28/06/2016

Carissimi,
in questa lieta occasione, celebrando il mio giubileo sacerdotale, vorrei, prima di tutto ringraziare il Signore per la mia vocazione missionaria Comboniana. Vorrei anche ringraziare i miei genitori, ormai nella casa del Padre ed i miei fratelli e sorelle e tutti i parenti. Vorrei pure ringraziare  tutte quelle persone amiche che, durante tutti questi lunghi anni, sono rimaste vicino a me, con la loro amicizia e preghiera, ed offerte generose che hanno sostenuto il mio lavoro missionario. Tante persone sono state molto importanti nella mia vita sacerdotale e missionaria e a tutte queste brave persone voglio ringraziare, con tutto il cuore, in questo momento speciale. Vorrei soprattutto ringraziare il Signore e la Madonna di Fatima per tutto il bene che sono riuscito a fare, col suo aiuto e protezione, soprattutto nei momenti più difficili e pericolosi della mia vita, durante i venti cinque anni di guerra coloniale e guerra civile.

Presentazione personale
Sono nato nel Portogallo Il 25 luglio del 1940. Con undici anni sono andato nel nuovo seminario dei Comboniani, a Viseu. Dopo i primi studi a Viseu, sono andato al nord del Portogallo, a Vila Nova de Famalicão, per il noviziato, due anni di spiritualità comboniana. Nel 1959, per tre anni sono andato a Maia, vicino alla città di Porto, per fare la Filosofia. Nel 1962 sono andato in Italia, a Venegono Superiore, vicino a Milano, per fare la Teologia.  Sono stato ordinato, il 28 giugno del 1966, nel Duomo di Milano.

La partenza per la missione
In quello stesso anno 1966 sono partito per il Mozambico che in quel tempo era colonia del Portogallo. Un gruppo di militari armati, il Frelimo (Fronte di liberazione del Mozambico), lottava per ottenere l’indipendenza nazionale.

Appena arrivai, fui destinato alla nuova missione di Alua, al nord del Mozambico, fondata qualche mese prima. Eravamo in tre missionari, due sacerdoti ed un fratello missionario laico. Dopo che imparai la lingua di quella tribù, il Makua, (pochi conoscevano il portoghese) cominciai il mio primo contatto con la gente della parrocchia.

Conseguimmo fare le prime costruzioni, l’ambulatorio medico, la residenza ed una piccola chiesa. La mia prima dimora fu una capanna, comprata alla gente del posto. Cominciai pure la visita agli ammalati ed anziani. Visitavo pure i capi tribù e le 120 scuole-cappelle, che durante la settimana funzionavano come scuola elementare e alla domenica, come chiesa, dove si pregava e s’imparava il catechismo. Queste scuole erano fatte di fango e coperte di paglia, come le case della gente.

Il mio lavoro principale fu l’insegnamento della catechesi e la preparazione di nuovi Catechisti e di Maestri per le scuole. Alla domenica, andavo nelle chiese per la celebrazione della Messa, e qualche volta fino a 100 chilometri di distanza, il territorio della missione era immenso.

In quel tempo c’erano ancora tanti animali selvaggi e ci voleva tanta attenzione e prudenza per non cascare nei guai, quando si andava a piedi od in moto, soprattutto a causa dei leoni e leopardi e nei fiumi tanti e pericolosi coccodrilli.

La guerra coloniale continuava violenta, con tanti morti, sia da parte dei guerriglieri, sia da parte dei militari portoghesi e della popolazione civile. Io ero proprio in una zona pericolosa dovuto alla guerriglia che veniva dal nord, dalla Tanzania, verso il sud del Paese.

La mia presenza in altre missioni
Dopo qualche anno, sono stato trasferito alla missione di Mirrote e poi a Mecuburi e Muite e in seguito nella città di Nampula, il capoluogo di tutta quell’ immensa provincia, grande come Il Portogallo. Sono stato nominato il parroco della Cattedrale di quella città. Poi sono stato mandato più a sud, nella città di Beira e nella missione di Buzi.

In quella area c’erano tante piantagioni di canna dello zucchero. Essendo un’enorme pianura, con circa 5000 km2, c’erano tanti allevamenti con decine e decine di migliaia di capi bestiame. Questo prima dell’indipendenza del Paese. Era il tempo della guerra ed in città venivano portati centinai di morti. Tanta gente, per l’insicurezza veniva concentrata in quella cittadina.

Il cambiamento politico
Nell’anno di 1974, come la guerra era diventata sempre più violenta ed i massacri di intere popolazioni erano frequenti, allora noi Comboniani, assieme al vescovo di Nampula, Mons. Manuel Vieira Pinto, abbiamo fatto un documento per i vescovi mozambicani “Imperativo de consciência” (Dovere di coscienza), affinché i Vescovi parlassero con le autorità coloniali, perché il popolo mozambicano avesse riconosciuto il suo diritto all’indipendenza. Ma il documento venne a conoscenza della famigerata polizia di Stato (DGS) e cosi cominciò la persecuzione contro i Comboniani e contro il Vescovo di Nampula, considerati traditori  della patria. Alcuni missionari furono espulsi dal Paese ed altri, come me, minacciati di morte dai coloni portoghesi più fanatici.

Il 25 Aprile del 1974 avvenne a Lisbona il colpo militare, contro la dittatura di Salazar. Il nuovo governo di Lisbona subito riconobbe il diritto di tutte le colonie portoghese all’ indipendenza. Cosi il popolo mozambicano cominciò la preparazione, per la grande festa del Paese. L’indipendenza nazionale avvenne il 25 Giugno 1975 ed il primo presidente fu Samora Moisés Machel. Però chi appoggiò la guerriglia ed ha imposto l’ideologia comunista furono i militari dell’antica Unione Sovietica. Cosi il regime politico fu il comunismo radicale impiantato, da tempo, in Russia, Cuba ecc.

Subito, nel mese di luglio, fu fatto un decreto e tutti i beni della Chiesa furono confiscati. La proprietà privata è finita, tutto è diventato proprietà dello Stato comunista. Così il governo era l’unico padrone di tutta la ricchezza del Paese. E cominciò pure la persecuzione religiosa, la Bibbia diventò un libro proibito e la gente non si poteva più radunare per pregare o per fare delle celebrazioni tradizionali e culturali. Tutti dovevano vivere nei villaggi comunitari e non si poteva viaggiare, senza un salvo condotto. Nel nord del Paese costruirono campi di concentrazione, come nell’Unione Sovietica. Tutti i reazionari o disobbedienti venivano portati via in quei campi o uccisi. Avvennero anche delle esecuzioni pubbliche e senza nessun processo legale, ma soltanto per causare il terrore nel popolo.

Così cominciò una delle più feroci dittature del mondo. Chi comandava di fatto erano i militari sovietici e cubani. Il popolo soffrì, perché privato della libertà e della sua profonda cultura religiosa e degli antichi valori tribali. Il popolo era disperato. Allora i militari si divisero e si organizzarono per fare la guerra contro il governo comunista. Così cominciò una guerra civile tra RENAMO e FRELIMO che durò per ben 16 anni, e fece più di un milione di morti e tanti mutilati, a causa delle mine terrestri, sparse un po’ dappertutto.

Il Governo perse il controllo e chi comandava erano i militari di entrambe le parti. La sofferenza del popolo arrivò all’estremo della resistenza umana. Mozambico, un paese ricco divenne il più povero del mondo.

Noi missionari continuammo, affrontando privazioni e sofferenze per rimanere col popolo sofferente. Mancava tutto quello che era essenziale alla vita umana. Gli ospedali furono distrutti ed i medici andarono via. Nuovi missionari erano proibiti d’entrare nel Paese. Nel 1986, il presidente Samora morì, in un incidente aereo.

Tantissimi profughi
Tanti mozambicani fuggirono, a piedi, in Malawi, Zambia, Sud Africa e Zimbabwe per poter salvare la vita, a causa della guerra, della fame e delle malattie. Nel 1987, mi mandarono in Malawi, per accompagnare quella immensa folla di profughi.  Eravamo in tre missionari Comboniani e rimarremmo accanto a quella immensa folla, aiutando nel corpo e nello spirito e dando speranza e conforto. Il 4 ottobre del 1992, a Roma, nella comunità di Santo Egidio, le due parti in guerra sono arrivate ad un accordo di pace. Così i quattro milioni di profughi, presenti in Malawi, adagio, adagio, ritornarono al loro Paese. Nel 1995, quando la maggioranza dei mozambicani erano ritornati nel loro Paese, allora i Superiori mi destinarono al Brasile.

La mia presenza in Brasile
Rimasi per tre anni a Curitiba, nel Parana, facendo Animazione Missionaria e Promozione Vocazionale, visitando centinai di scuole e tantissime parrocchie, nelle 17 diocesi del Parana.

Nel 1999 dopo un anno, a Rio di Janeiro, nella parrocchia di Santo Cristo, mi mandarono nella Diocesi di São Mateus, nello Stato di Espírito Santo, per iniziare una nuova parrocchia, nell’isola di Guriri e dedicata a San Daniel Comboni.

Dopo cinque anni e mezzo, di intenso lavoro, mi mandarono di nuovo in Mozambico e, per motivo di salute, ritornai in Brasile, nel 2008. Rimasi nella diocesi di Duque de Caxias, in periferia di Rio de Janeiro, fino al 31 Agosto del 2015. Rimasi alcuni mesi a São Paulo e, poi, venni a Curitiba, dove mi trovo in questo momento.

Celebrando questo giubileo sacerdotale ricordo, con gioia, i 32 anni trascorsi in Africa e i 18 anni in Brasile. Dio sia lodato per tutti questi anni, della mia vita e per tutto quello che sono riuscito a fare di bene col suo aiuto e con l’aiuto di tanti amici. Vorrei sinceramente ringraziare, invocando la benedizione di Dio su tutti quanti hanno collaborato con me, per la buona riuscita della mia missione, sia in Africa, come in Brasile. San Daniel Comboni interceda presso il Signore, in favore di tutti noi.
P. Martinho Lopes Moura