Martedì 29 novembre 2016
“La Chiesa è nata in uscita”: prima era chiusa nel Cenacolo e poi è stata spinta fuori. I poveri spingono la Chiesa fuori: “Se la Chiesa non lavora con i poveri non è Chiesa. E questo non è pauperismo! La Chiesa deve essere povera con i poveri!”. Lo ha ribadito Papa Francesco, incontrando il 25 novembre scorso, nell’Aula Nuova del Sinodo, i 140 superiori generali riuniti dal 23 al 25 novembre, a Roma, per l’88ª Assemblea generale dell’Unione superiori generali (Usg) sul tema “Andate e portate frutto. La fecondità della profezia”. Il Padre Tesfaye Tadesse, Superiore Generale dei Missionari Comboniani, ha anche partecipato all’Assemblea.

 

Fra Mauro Jöhri (in piedi),
ministro generale dei Frati Cappuccini, e
padre David Glenday, comboniano
e segretario generale dell’Usg.

 

L’incontro con il Santo Padre, che si è protratto per tre ore, è stato caratterizzato da un lungo colloquio fraterno e cordiale fatto di domande e risposte. Il Papa ha salutato i presenti affermando: “La vita è piena di sorprese. Per comprendere le sorprese di Dio bisogna capire le sorprese della vita”. Dopo aver ricevuto un breve saluto da parte di fra Mauro Jöhri, ministro generale dei Frati Cappuccini e presidente dell’Usg, e di padre David Glenday, comboniano e segretario generale dell’Usg, Francesco ha ascoltato le domande dell’Assemblea. Sulla questione relativa ai giovani candidati alla vita religiosa che devono essere formati al discernimento, il Pontefice ha esortato a non essere statici e a lavorare con creatività evitando di fermarsi alle solite riunioni. Quindi, ha chiesto di superare atteggiamenti da “restaurazione” o tropo legati ad atteggiamenti “trionfalistici” che si notano in alcune nuove fondazioni.

È importante che “i religiosi si sentano appieno dentro la Chiesa diocesana”, per cui “devono essere nelle strutture di governo della Chiesa locale: consigli di amministrazione, consigli presbiterali… Il lavoro va condiviso”. Francesco ha rimarcato l’importanza di condividere la spiritualità dei fondatori con il clero diocesano come fonte di arricchimento spirituale per tutti.

Dopo la pausa, durante la quale il Papa è rimasto insieme con i superiori, sono state poste alcune domande sul tema degli abusi sessuali sui minori, sugli scandali finanziari e sulle fragilità. Francesco, in risposte accorate e ricche di esempi, ha parlato della “presenza del diavolo che rovina l’opera di Gesù proprio tramite coloro che dovevano annunciare Gesù”. Ha chiesto vigilanza nel discernimento vocazionale e, per quanto concerne gli abusi finanziari, ha parlato dello scandalo di religiosi attaccati al denaro, a volte vittime di persone senza scrupoli.

“Santo Padre, malgrado le sfide, le tensioni, le opposizioni, lei ci offre la testimonianza di un uomo sereno, di un uomo di pace. Qual è la sorgente della sua serenità?”. Lo ha chiesto al Papa uno dei superiori generali.

Francesco ha affermato che da quando è stato eletto Pontefice ha provato una pace profonda che da allora non lo ha mai abbandonato. E questa è una differenza rispetto alla sua esperienza del passato a Buenos Aires, quando si sentiva più ansioso. Inoltre, ha detto che i problemi ci sono, ma che lui immerge tutto nella preghiera e ciò gli restituisce una grande pace. Interrogato a proposito di vita religiosa e profezia, il Papa ha risposto che i religiosi sono chiamati a vivere il Vangelo sine glossa alla luce del carisma dei fondatori. Il nemico della profezia è la mondanità. Ha parlato inoltre dell’ascesi, la quale non deve però mai confondersi con atteggiamenti volontaristici e “pelagiani”, ma tendere sempre alla libertà: l’ascesi è utile nelle forme in cui rende la persona più libera. Ha concluso affermando quanto i religiosi possano rivelarsi importanti nel processo di riforma della Chiesa, soprattutto per combattere il clericalismo: “Nelle strutture della Chiesa entra il clima mondano e principesco – ha affermato – e questo è quanto di peggio ci sia nell’organizzazione della Chiesa. I religiosi possono contribuire con la loro testimonianza” di povertà, obbedienza e fratellanza.

“Non basta vedere il bianco e il nero. Il discernimento è andare avanti nel grigio della vita e cercare lì la volontà di Dio, non nel fissismo del pensiero”, ha detto Papa Francesco ai superiori generali.

Riferendosi alla questione migratoria, il Santo Padre ha aggiunto: “Più importante degli accordi internazionali è la vita di quelle persone!”. E proprio nel servizio della carità è possibile trovare un ottimo terreno per il dialogo ecumenico: “Sono i poveri che ci uniscono”.

Alle ore 13 l’incontro si è concluso. Il Papa ha salutato tutti con queste parole: “Andate avanti con coraggio e senza paura! Quello che non sbaglia mai è quello che non fa nulla. Dobbiamo andare avanti! Sbaglieremo, a volte, sì, ma c’è sempre la misericordia di Dio dalla nostra parte”. Prima di uscire dall’Aula, Francesco ha salutato tutti i presenti personalmente.