Lunedì 20 agosto 2018
Saluti da P. Joseph Mumbere e Confratelli
Dopo due mesi senza Internet, condivido con voi la sofferenza vissuta dagli sfollati di Bangassou, nella Repubblica Centrafricana (Rafai, Zemio, Mboki), scappati attraverso il Sud Sudan. Ho trascorso due settimane con i rifugiati a Bassokpio, a 150 km da Bambilo. Sono più di 9000, situati in diverse comunità cristiane delle parrocchie di Billi e Ango. A Billi-Bassokpio, ho trovato 6000 rifugiati, arrivati il 24 novembre 2017.

Stanno fuggendo dalla guerra iniziata nel 2013 tra i Seleka e gli Anti-Balaka, che si è propagata nella diocesi di Bangassou, al confine con la Repubblica democratica del Congo.

Da 9 mesi fino ad oggi, nessuna organizzazione o autorità della Repubblica Centrafricana o del Congo ha portato loro soccorsi: non hanno nessun documento di rifugiati, acqua potabile, medicine per gli ammalati affetti da HIV. Hanno improvvisato dei piccoli negozi con rami di palma. Ci sono 2000 bambini, denutriti, senza educazione e molti orfani. I pochi fucili da caccia e due radio della comunità sono stati sequestrati dalle autorità locali. Li ingannano con 1000 FCFA. ($ 0,60) per una mezza giornata di lavoro e poi non li pagano. Sono trattati come schiavi, rischiando la vita e un destino incerto. È un crimine contro l’umanità.

Il problema è serio, perché i ribelli sono a 25 chilometri dalla nostra parrocchia di Bambilo. I nostri cristiani sono pronti a fermare la loro invasione con la forza. Bangassou è al confine con la diocesi di Bondo. I musulmani del Sud Sudan e i nomadi di MBORORO hanno occupato diverse comunità cristiane, hanno bruciato e ucciso più di 300 persone, compreso bambini e anziani, nelle loro case. È ufficiale che le autorità congolesi sono complici per aver concesso libero accesso e protezione ai jihadisti che cercano le risorse naturali di quest’area: acqua, pascoli per il bestiame e minerali.

Da un lato, l’indifferenza delle autorità locali e del popolo congolese verso i rifugiati e dall’altro l’insicurezza dovuta alla minaccia dei nomadi di MBORORO. La Chiesa cattolica nel profondo della sua vocazione ha il dovere e l’obbligo profetico di stare con i poveri con i più poveri che hanno perso tutto ma non la speranza. In modo particolare, la Giustizia e la Pace e la Caritas devono essere per noi la luce di Cristo in questo momento di prova.

D’altra parte chiediamoci, San Daniele Comboni si aspettava da noi, suoi figli, una provincia o una comunità?
P. Pedro Indacochea