Martedì 27 luglio 2021
Il 24 luglio 1985 padre Ezechiele Ramin, missionario comboniano, fu brutalmente assassinato mentre tornava da una missione di pace. Nel 36° anniversario della morte, il 24 e 25 luglio, nella diocesi di Ji-Paraná, sono state celebrate due messe di ringraziamento per la vita e la missione di padre Ezechiele: il 24 a Cacoal e il 25 luglio a Rondolândia, dove venne giustiziato. Le messe sono state celebrate dal Vescovo di Ji-Paraná, Monsignor Norberto Foerster, e da padre Dario Bossi, superiore provinciale dei missionari comboniani in Brasile.

Padre Ezechiele Ramin, missionario comboniano, nativo di Padova (Italia), arrivò in Brasile nel 1983, nella diocesi di Ji Paraná, che comprende la parte centrale dello stato di Rondônia e l'estremo nord-ovest del Mato Grosso. Nella regione c’era una marcata situazione di disuguaglianza sociale, i grandi proprietari terrieri ricorrevano abitualmente alla violenza per espandere le loro proprietà. Il missionario si mise accanto agli indigeni e ai piccoli lavoratori rurali nella lotta non violenta per il diritto alla terra, al lavoro e alla vita dignitosa.

Il 24 luglio 1985 padre Ezechiele fu brutalmente assassinato mentre tornava da una missione di pace: aveva incontrato un gruppo di coloni per convincerli a non prendere le armi contro i latifondisti. Prima di morire, sussurrò le parole “Vi perdono”. Il 25 marzo 2017 si è conclusa la fase diocesana della Causa per la sua beatificazione. A distanza di quasi quaranta anni dall’accaduto, la memoria di padre Ezechiele è ancora molto viva in Brasile, soprattutto tra le popolazioni indigene, gli agricoltori e le persone più semplici.

Secondo le informazioni diffuse dalla Conferenza episcopale del Brasile (CNBB), pervenute a Fides, nella commemorazione padre Dario Bossi ha sottolineato: "Facciamo memoria e rinnoviamo l'impegno della Chiesa locale unita alle tante comunità in tutto il Brasile che celebrano, rinnovano e ricordano l'impegno martiriale di Ezechiele per una vita piena, la terra, il tetto, il lavoro e per una natura che ha la sua foresta rigogliosa, abbondanza e condivisione per tutti".

Per padre Bossi celebrare la memoria di padre Ezechiele significa – insieme a Papa Francesco e alla Chiesa della Pan-Amazzonia – ascoltare il grido della terra e il grido dei poveri: "Con l’impegno di Ezechiele verso i più poveri, dobbiamo rinnovare anche questa alleanza tra i popoli della terra e il creato, come ci chiede Papa Francesco nella Laudato Si”.

Per Monsignor Norberto Foerster padre Ezechiele aveva lo stesso sogno ecclesiale di Papa Francesco espresso nella Laudato Si: “Voleva prendersi cura delle radici dei popoli dell'Amazzonia. Difese i piccoli agricoltori che fanno agricoltura familiare senza pesticidi e il suo sogno ecclesiale era di piccole comunità di poveri e umili. Padre Ezechiele è ancora vivo ai tempi di oggi ed è ancora vivo in questa Esortazione postsinodale di Papa Francesco, Laudato Si’”.

L’Arcivescovo di Porto Velho, Monsignor Roque Palosqui, ha sottolineato che padre Ezechiele “abbracciò ciò che l'Episcopato latinoamericano aveva constatato a Medellín: la Chiesa non può rimanere indifferente alle ingiustizie sociali che esistono in America Latina, che mantengono i nostri popoli in una povertà dolorosa che in molti casi è la miseria umana. Padre Ezechiele era consapevole che la Chiesa ha bisogno di essere missionaria, una Chiesa missionaria è quella che proclama e denuncia ciò che va contro la vita e specialmente la vita dei più piccoli e la vita di tutto il creato”.
[SL – Fides]