Simone Catani sceglie di diventare missionario comboniano: “Cercando la vita vera…”

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Giovedì 30 settembre 2021
Simone Catani, 33 anni, giovane seminarista marchigiano, sceglie di diventare missionario comboniano. “Mentre ero seminarista diocesano nel pontificio seminario regionale marchigiano Pio XI – ci racconta Simone –, al termine del secondo anno ho chiesto di poter vivere un’esperienza missionaria con i comboniani per capire se Dio mi chiamasse a vivere la mia vita come prete missionario”. Simone è già nel noviziato comboniano a Manila. Buon cammino!

Mi chiamo Simone Catani, ho 33 anni e sono originario di Santa Maria Nuova, un piccolo paese della campagna marchigiana in provincia di Ancona. Ho vissuto un’esperienza di undici mesi presso la comunità comboniana di Castel Volturno (Caserta). La mia diocesi è Jesi. Mentre ero seminarista diocesano nel pontificio seminario regionale marchigiano Pio XI, al termine del secondo anno ho chiesto di poter vivere un’esperienza missionaria con i comboniani per capire se Dio mi chiamasse a vivere la mia vita come prete missionario.

Ho conosciuto i missionari comboniani leggendo da bambino il PM (Il Piccolo Missionario). Più tardi, in seminario ho avuto il piacere di incontrare di persona qualche comboniano, sopratutto presso la comunità di Pesaro dove, durante il primo anno di seminario, svolgevamo mensilmente una giornata di ritiro. Conoscere meglio il carisma dell’istituto comboniano e la figura di san Daniele Comboni mi ha definitivamente convinto della mia scelta.

Castel Volturno è una città lunga quasi 27 km tutti distribuiti sul lungomare; si stima che la sua popolazione sia composta per metà da italiani e per l’altra metà da immigrati di differenti etnie. Il numero degli abitanti non è definibile sia perché c’è un continuo ricambio sia per la presenza di tante persone “invisibili” dai documenti e dagli elenchi ufficiali, ma ben visibili nella realtà di tutti i giorni. Tra gli immigrati di Castel Volturno non ci sono solo africani: anche se la comunità nigeriana e quella ghaneana sono le più numerose, si possono incontrare rappresentanti da tutto il mondo: polacchi, ucraini, indiani, cinesi, solo per citarne alcuni.

Appena arrivato a Castel Volturno, ho subito capito che la maggioranza degli articoli e dei video che avevo trovato su internet si concentravano solo sulle negatività del territorio, senza mai valorizzarne e descriverne le positività.

La casa dove vivevo con la comunità si trova vicino al centro Fernandez della Caritas diocesana di Capua, dove si trova anche la chiesa della parrocchia di Santa Maria dell’Aiuto dell’Aiuto dedicata agli immigrati e affidata ai comboniani. Nella casa comboniana si distribuiscono dei pacchi alimentari una volta al mese e nel quotidiano si accolgono e ascoltano molte persone per la maggioranza poveri che cercano qualcuno con cui parlare e diverse un panino da mangiare. A Destra Volturno, la zona più delicata della città, si trova la casa Black and White, il centro operativo dell’omonima associazione fondata dai comboniani che da 20 anni favorisce l’integrazione.

La mia esperienza si è svolta per la maggior parte a Destra Volturno tra le varie attività dell’associazione e la messa domenicale: ho iniziato con l’aiutare i bambini al doposcuola; sono diventato volontario della scuola di italiano per adulti aperta da marzo 2021; infine ho concluso con i campi estivi dei bambini e dei ragazzi.

Durante la chiusura delle attività per via della zona rossa indetta per l’evoluzione della pandemia, ci siamo trasferiti tutti su internet e mi sono scoperto il “regista” delle dirette streaming e grande frequentatore di interessantissimi webinar, alcuni di questi organizzati dalla famiglia comboniana.

Quello che ho ricevuto è stato molto più grande e bello di tutto quello che ho dato. Sono tornato a casa con la gioia e la serenità nel cuore e con la bella testimonianza di aver visto l’unione nella diversità per il bene comune. Mi sono sentito fin da subito accolto e a mio agio durante questi mesi e per questo è doveroso un ringraziamento a tutte le persone che ho incontrato e che mi hanno voluto bene, soprattutto ai padri Daniele, Sergio e Carlo: la comunità che mi ha supportato in questi mesi.

Prima di Pasqua ho deciso di continuare la mia formazione presso i missionari comboniani. Dopo un breve periodo di “postulato”, il 31 luglio sono tornato a casa per godermi un mese di vacanza.

Nel salutarvi tutti, vi chiedo preghiere per le attività missionarie e per me: a settembre, infatti, partirò per il noviziato a Manila, nelle Filippine.
Simone