Scomparso due anni fa, mons. Camillo Ballin è stato ricordato a Fontaniva

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Venerdì 6 maggio 2022
Mons. Camillo Ballin, vicario apostolico dell’Arabia settentrionale, scomparso due anni fa, è stato ricordato a Fontaniva lo scorso 1° maggio, in una Eucarestia presieduta da mons. Rino Guerrino, vescovo comboniano emerito di M'Baiki. P. Gaetano Montresor, superiore della comunità comboniana di Padova, ne ha tracciato la vita e la missione. [Nella foto, da sinistra: don Andrea Mazzon, parroco di Fontaniva, mons. Rino e p. Gaetano Montresor. A destra, vicino all'altare, si vede il pastorale di mons. Ballin]

Si è spento a Roma l’amato vescovo del Bahrain Camillo Ballin. Così i media bahreiniti hanno dato notizia della scomparsa del comboniano Camillo Ballin, Vicario apostolico dell’Arabia settentrionale, morto di tumore a quasi 76 anni il 12 aprile 2020, domenica di Pasqua, a Roma.

La parola di Dio ascoltata oggi ci aiuta a cogliere la profondità della vita e della missione di mons. Camillo Ballin.

1. Abbiamo sentito la parola che Gesù ha detto a Simon Pietro: Seguimi. Dialogo tra Gesù e Pietro che sancisce la scelta di Pietro di essere sempre con Gesù.

Mons. Camillo ha seguito Gesù. Poco prima di ripartire per la sua missione in Arabia, mons. Camillo mi ha dato un libretto dal titolo Lucia Baggio e Angelo Ballin nel ricordo dei figli. Sono testimonianze sulla vita della loro famiglia. Quello che si vive nell’intimità e che poi nel tempo si incomincia a conoscere e che fanno capire come è il diritto del ricamo. Un grande grazie noi tutti dobbiamo alla famiglia Ballin, prima papa Angelo, mamma Lucia Baggio e i cinque figli, Alfonso, morto molto piccolo, le tre sorelle ora suore della Sacra Famiglia e Giuseppe Camillo. Poi quando mamma Lucia è mancata, papa Angelo ha sposato Emma Rosa Guglielmini che gli ha dato il figlio Alfonso che ora è qui con la moglie Mariuccia e le due figlie e nipoti. Nella famiglia cresce quello che ciascuno di noi è e vive.

Il nostro mons. Camillo, nato a Fontaniva nel 1944, era più chiamato Giuseppe, come il nonno paterno. Aveva ricevuto il nome di Camillo, protettore degli ammalati, essendo sua mamma Lucia in quel momento, già molto ammalata. Muore infatti che il piccolo Giuseppe Camillo ha solo due anni. Entra nel seminario di Vicenza ma viene consigliato a rientrare in famiglia perché troppo fragile di salute. Avesse continuato nel seminario diocesano, magari un giorno sarebbe ritornato a Fontaniva come parroco, ma Dio vedeva per lui, luoghi più lontano, il mondo arabo musulmano, ben più grande di Fontaniva ed era là che voleva inviarlo come missionario.

Ha diciannove anni, quando nel 1963, quando viene accolto dai Missionari Comboniani; è ordinato sacerdote il 30 marzo 1969. Scrive il parroco di Fontaniva di allora mons. Pietro Nichele, al momento della sua ordinazione sacerdotale: carissimo e amatissimo d. Camillo, te lo dico solo ora che si realizza…: tua mamma ha fatto totale e generosissima offerta della sua vita perché voi, suoi figli siate un dono all’Amore e al Progetto del Padre, nella vita consacrata.

La mamma era morta il 30 marzo 1947 e, 22 anni dopo, nella stessa data 30 marzo 1969, nella stessa festa liturgica, Domenica delle Palme, mons. Camillo veniva consacrato sacerdote. Morirà il giorno di Pasqua, dopo cinquantun anni di sacerdozio e quindici di vescovo.

Il 2 settembre 2005 era stato consacrato vescovo e nominato Vicario apostolico del Kuwait. In seguito Papa Benedetto XVI lo nomina Primo Vicario apostolico dell’Arabia settentrionale, affidandogli la guida delle comunità cattoliche presenti in Bahrain, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita, Paesi arabi a maggioranza musulmana.

2. Gli apostoli nella lettura ascoltata, si definiscono ‘testimoni di Gesù Risorto’.

Riassumendo: dal luglio del 1969 fino al giorno della sua morte il giorno di Pasqua 12 aprile 2020, padre e poi monsignor Camillo, si identifica con il mondo arabo musulmano ed è in queste terre che ha vissuto e operato come testimone di Gesù risorto. Gesù lo ha chiamato a seguirlo come suo testimone in mezzo ai popoli del Libano, dell’Egitto, del Sudan e di vari Paesi nella penisola Arabica. L’ultima crisi che lo porterà alla morte lo coglie mentre sta facendo ‘una visita pastorale alla parrocchia (molto clandestina) di Riyadh’ la capitale dell’Arabia Saudita. È stato missionario, sacerdote, parroco, professore, superiore di comunità e provinciale, direttore di scuola superiore e universitaria, scrittore, vescovo, Vicario apostolico, ma anche amico, confidente e consigliere spirituale.

3. Poco più di un mese è passato tra il momento in cui si è sentito male e la morte.

Così mi scriveva il 3 marzo 2020: “Grazie molte del tuo scritto, fraterno e sincero. Mi hanno trovato un cancro nel polmone sinistro, già arrivato al cervello. Non possono operare, solo mi danno delle medicine da prendere fino alla fine: quando? Non si sa. Siamo nelle mani di Dio. Saluti a tutta la comunità. Spero di vedervi ancora un giorno, quando Dio vorrà. Grazie della vostra fraterna accoglienza. Continuiamo insieme nella via di Dio, che spesso non è la nostra”.

E dieci giorni dopo, il 13 marzo: “Grazie per il tuo messaggio fraterno e incoraggiante. Grazie per essere vicini a me in questo tempo così imprevisto e difficile. Ero partito per una visita pastorale a Riyadh e dovevo ritornare in Bahrain. Ma non sono più ritornato. Ora sono qui in Via Lilio, a Roma, bloccato sia dal Corona Virus che dall’assenza dei miei documenti italiani importanti, eccetto il passaporto. Spero molto di poter ritornare in Bahrain, ma non so cosa sarà di me. Il Vicariato, che ho lasciato improvvisamente, è nelle mani di Dio. Sono proprio nelle mani di Dio, a cui affido il Vicariato, la grande Cattedrale (2,300 persone) che dovrebbe essere verso la fine, e tutti i problemi della gente. Il direttore della missione è solo Dio, ci penserà Lui! Ringrazio molto te e tutti i confratelli per la vostra accoglienza sempre attenta e paziente. Vi ricordo tutti con affetto fraterno. + Camillo”.

Quel “ci penserà lui” mi fa ricordare quello che la sorella Angelina si sentiva dire dalla mamma Lucia: Angelina, non preoccuparti, a lui (Giuseppe Camillo) ci penso io!

E questa è stata la volontà del Signore nell’ultimo mese di vita terrena di mons. Camillo. Racconta p. Manuel Augusto, comboniano: “Dopo tanti anni mi son trovato di nuovo con mons. Camillo, stavolta nell’ospedale Gemelli di Roma dove fu ricoverato d’urgenza. Prima, nelle visite durante la settimana per gli esami medici; poi, portandolo all’ospedale per gli incontri con i medici per vedere eventuali percorsi da seguire. La serenità e la fiducia in Dio lo accompagnavano, come il desiderio di poter ritornare al Vicariato, tante erano le cose, le persone, le urgenze che lo aspettavano. Lui non si sbilanciava e scherzava. Diceva: «Sembra che (invece di ritornare) io debba scrivere l’omelia per il mio funerale!». Mons. Camillo Ballin era un missionario che non temeva di avanzare, sempre sul filo del rasoio, affrontando situazioni incresciose, fiducioso in Dio. Si è spinto in avanti fino alla fine… fin dove il suo Signore lo aspettava, sorprendente come sempre, per accoglierlo col suo abbraccio d’amore, che lo ha riscattato dalla sofferenza, per la vita eterna: era il giorno di Pasqua, il 12 aprile dell’anno 2020”.

4. Il 10 dicembre 2021 viene consacrata la cattedrale Nostra Signora di Arabia: potrà ospitare 2.300 persone.

Scrive l’Agenzia Fides, nel febbraio del 2013: fu l’Arcivescovo comboniano Camillo Ballin, Vicario apostolico di Arabia del nord, a dare la notizia che il Re del Bahrain aveva donato al Vicariato apostolico un terreno di 9mila metri quadrati “dove costruiremo la nuova chiesa”. Con la delicata sensibilità spirituale che lo connotava, l’Arcivescovo notò subito che il documento della donazione regale portava la data dell’11 febbraio, giorno in cui la Chiesa cattolica celebra la festa della Beata Vergine Maria di Lourdes. “Le nostre preghiere sono state esaudite. Nostra Signora di Arabia è proprio capace di fare miracoli” scrisse allora l’Arcivescovo Ballin.

Il dono di questo terreno per la costruzione della cattedrale è raccontato anche in un altro modo da un giornale: A ottocento anni di distanza dalla visita di san Francesco al sultano d’Arabia, questa volta è un re, il re del Bahrain, Ḥamad bin ʿĪsā Āl Khalīfa, che ha offerto al vicario apostolico del Nord Arabia, il santo arcivescovo Camillo Ballin, nel frattempo passato al Padre, 9000 mq di terreno per la costruzione di una chiesa.

Altri giornali hanno scritto:

– Durante la liturgia di consacrazione del nuovo luogo di culto, che adesso rappresenta la più grande chiesa in funzione presente nella Penisola arabica, è stato più volte ricordato con gratitudine dal Cardinale Tagle e dagli altri concelebranti il nome del Vescovo comboniano Camillo Ballin, che aveva seguito l’erezione dell’edificio sacro fin dai primi passi, e ha lasciato questo mondo nel 2020, prima di vedere il completamento dell’opera.

– All’inaugurazione della Cattedrale non sarà presente l’Arcivescovo Camillo Ballin, che ha lasciato questo mondo il 12 aprile 2020, all’età di 75 anni. Il dono di una nuova chiesa in Bahrain, dedicata a Nostra Signora d’Arabia, sarà comunque una gioia anche per lui, che con perseveranza, pazienza e passione apostolica spese la sua vita di missionario e poi di Vescovo, al servizio delle comunità cristiane presenti nei Paesi arabi a maggioranza musulmana.

5. Per terminare ecco come mons. Camillo definiva la missione.

Commentando il massacro di quattro suore Missionarie della Carità di Madre Teresa, uccise insieme ad altre 12 persone nello Yemen, diceva: ‘Più la Chiesa è vicina a Gesù Cristo, più partecipa della sua passione». La strage delle suore di Madre Teresa appariva ai suoi occhi anche come «un segno che questa Congregazione è molto vicina è Gesù Cristo, perché chi si avvicina a Gesù Cristo si avvicina anche alla sua croce. Nessun cristiano che resta lontano da Cristo sarà mai sfiorato da persecuzione, ma chi si avvicina a Cristo è coinvolto nella sua passione e nella sua morte, per esserlo anche nella gloria della sua vittoria».

6. Sono fiero di mons. Camillo Ballin, come ne siamo fieri tutti noi comboniani, la sua parrocchia, la sua famiglia, la chiesa. Fieri perché con la sua vita e opera ha dato la certezza che è possibile vivere in amicizia e in pace tra cristiani e musulmani, tra arabi e altri gruppi umani.

P. Gaetano Montresor
Missionario comboniano