NOTIZIARIO MENSILE DEI MISSIONARI COMBONIANI DEL CUORE DI GESÙ

DIREZIONE GENERALE

GIORNATA MONDIALE DELLA VITA CONSACRATA
Il 2 febbraio 2023, festa della Presentazione del Signore, la Chiesa, da 27 anni, celebra la Giornata mondiale della Vita consacrata. La Giornata sarà un’occasione di ringraziamento al Signore per il dono della vita consacrata e di preghiera per il Santo Padre Francesco che, proprio in quei giorni, si troverà nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan dove tanti consacrati e consacrate svolgono la loro missione in contesti di povertà e marginalità sociale.

Opera del Redentore

Febbraio: 01 – 15 C; 16 – 28 EGSD
Marzo: 01 – 07 CO; 08 – 15 E; 16 – 31 DSP

Intenzioni di preghiera

Febbraio: Perché la celebrazione della Giornata Internazionale contro le Mutilazioni Genitali Femminili (6 febbraio) aiuti tutti noi, missionari e missionarie, a crescere nell’attenzione e nella cura della dignità della donna, soprattutto in condizioni di maggiore vulnerabilità e affinché, per intercessione di Santa Bakhita, sappiamo trovare sempre nuove forme per “fare causa comune” con tutte le vittime dell’oppressione e delle disuguaglianze. Preghiamo.

Marzo: Perché, per intercessione di San Giuseppe, custode della famiglia di Nazareth, i nostri Istituti possano sempre avere quanto necessario per vivere e portare avanti con dignità la missione di cui sono partecipi e affinché siamo aiutati ad amministrare bene quanto ci è affidato. Preghiamo.

Calendario liturgico comboniano

FEBBRAIO
8 Santa Giuseppina Bakhita, vergine (Memoria)

Ricorrenze significative
FEBBRAIO

1

B. Benedetto Daswa

Africa, Sudafrica

2

Presentazione di Gesù al tempio

Giornata della vita
Consacrata.

4

San Giovanni de Britto, martire

Portogallo

6

Santi Martiri Giapponesi

Asia

23

Kidane Mehret, Corredentrice

Eritrea


Ricorrenze significative
MARZO

15

Nascita di S. Daniele Comboni

 

17

San Patrizio, vescovo

LP (London Province)

19

San Giuseppe, sposo
della Beata Vergine Maria

Centrafrica

24

S. Oscar Arnulfo Romero

El Salvador, America Latina

Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri

27

B. Giuseppe Ambrosoli

(giorno della morte)


Pubblicazioni

In occasione della celebrazione dei 150 anni di fondazione dell’Istituto delle suore Missionarie Pie Madri della Nigrizia (oggi suore Missionarie Comboniane), Combonifem Magazine [che dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2022 è stato il canale digitale della omonima testata; da gennaio 2023 il sito è diventato il canale di comunicazione delle Suore missionarie comboniane della Circoscrizione Italia] ha deciso di pubblicare il libro Fortunata Bakhita Quascè – Una donna libera contro la schiavitù, di Maria Tatsos, per rendere un omaggio a lei e a tutte le donne che, da laiche e religiose, hanno abbracciato il messaggio di Daniele Comboni e continuano a diffonderlo.

Il volume, che racconta la storia della prima suora missionaria comboniana di origine africana (originaria dei Monti Nuba – Sud Sudan) è stato presentato al pubblico a Roma il 25 gennaio, presso la Sala Marconi, Palazzo Pio (Piazza Pia, 3), in collaborazione con il mensile Donne Chiesa Mondo de L’Osservatore Romano (che a febbraio 2023 dedica l’intero numero alla missione femminile). Il testo è un romanzo storico che cerca di ricostruire la vita di suor Fortunata (c. 1845-1899), di cui non ci sono pervenuti scritti. La narrazione è basata su eventi realmente accaduti, citati e raccontati da alcune sue consorelle, in lettere inviate alle famiglie o alle loro superiore, e nelle testimonianze sul periodo della Mahdia da loro scritte su invito dell’istituto, dopo la scomparsa di Fortunata.

Rapita da bambina da trafficanti di schiavi e liberata da un sacerdote italiano, nel 1953 Fortunata viene portata a Verona presso l’Istituto Mazza, dove studia e conosce Daniele Comboni. Nel 1873, sceglie di aderire al progetto di Comboni di “Salvare l’Africa con l’Africa” e torna nel suo continente di origine, con una carovana, guidata dallo stesso Comboni, di 30 persone, tra cui 14 istitutrici africane.

Fortunata è insegnante e conosce perfettamente arabo e italiano. Per tutta la sua vita missionaria, prima da laica e poi da religiosa, si dedica all’educazione delle giovani riscattate dalla schiavitù. Il 7 agosto del 1879, ad El-Obeid, chiede di entrare nell’Istituto delle Pie Madri della Nigrizia. Emette i primi voti nel 1882 (un anno dopo la morte di Comboni).

Dal 1883 al 1885 vive la prigionia mahdista assieme a sei suore, tre sacerdoti e quattro fratelli laici di Daniele Comboni. Gli aguzzini si accaniscono in particolare contro di lei, non potendo comprendere come mai un’africana come loro abbia potuto abbracciare una religione percepita come straniera. Ma Fortunata resiste a ogni tortura, dimostrando la sua forza umana e spirituale. Dopo essere riuscita a fuggire assieme a suor Maria Caprini, nel 1888 è membro della prima comunità di suore della Colonia antischiavista Leone XIII alla Gesira (Egitto), fondata da Mons. Francesco Sogaro, provicario apostolico del vicariato dell’Africa Centrale, per accogliere i profughi del Sudan, riscattati dalla schiavitù.

Sr. Fortunata morirà al Cairo il 12 ottobre 1899, a poco più di 50 anni.

SEGRETARIATO MISSIONE

Incontro dei coordinatori GPIC delle Province europee

Si è svolto lo scorso 18 gennaio l’incontro online dei coordinatori GPIC in Europa. I partecipanti hanno condiviso le loro esperienze da Italia, Spagna e Portogallo, con la partecipazione di padre P. Grabmann Hubert Josef, superiore provinciale della Provincia comboniana di Lingua Tedesca (DSP) e coordinatore continentale del settore missione, di Fr. Antonio Soffientini, Fratello referente continentale, e di Fr. Parise Alberto, coordinatore GPIC a livello di Istituto.

È stata un’occasione per riflettere assieme sul mandato capitolare che riguarda la GPIC e l’Ecologia Integrale. Dal dialogo sono emersi spunti per una programmazione e per dei contributi verso i prossimi piani sessennali. Si tratta dell’inizio di un processo partecipativo che si svolgerà lungo tutto il 2023.

VIVAT International tra gli osservatori alla COP27

Fr Alberto Parise, coordinatore GPIC, ha fatto parte del gruppo di 3 osservatori accreditati di VIVAT International che hanno partecipato alla 27a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (conosciuta come COP27), che si è tenuta a Sharm-el-Sheikh (Egitto) dal 6 al 20 novembre scorso. Come punto di contatto con VIVAT – il nostro l’Istituto è una delle 11 congregazioni missionarie che ne sono membri – Fr Parise è coinvolto in varie attività di questa organizzazione non-governativa dedicata all’advocacy per i diritti umani e lo sviluppo sostenibile.

Questa edizione della COP è stata molto interessante in quanto, per la prima volta, la Santa Sede ha partecipato come parte dell’Accordo sul clima di Parigi, a cui aveva aderito lo scorso 4 ottobre. Una scelta che testimonia il suo impegno a contribuire alla soluzione della crisi climatica, partecipando ai negoziati. Inoltre, anche il Simposio delle conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Symposium of Episcopal Conferences of Africa and Madagascar – SECAM) ha voluto essere presente, rappresentata dall’arcivescovo di Kinshasa, card. Fridolin Ambongo Besungu, OFM Cap., Direttore della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale dell’RD Congo (Cenco) e animatore del settore GPIC dell’intero continente, e da Mons. Claudio Lurati, mccj, Vicario Apostolico di Alessandria d’Egitto. La loro presenza ha fatto convenire e dialogare i molti attori cattolici presenti a Sharm-el-Sheik.

La delegazione di VIVAT ha anche partecipato al cammino del gruppo interreligioso che da anni porta avanti un impegno per il clima e la sostenibilità. La gravità della triplice crisi ambientale – clima, biodiversità, inquinamento – ha portato assieme leader e comunità religiose da tutto il mondo, e ha facilitato un dialogo molto fertile e un impegno comune.

Le fedi contribuiscono alla creazione di un mondo più pacifico e giusto, e anche più rispettoso dell’ecologia, con una visione dell’umanità e del creato come un insieme interdipendente e armonioso, con relazioni vitali. Inoltre, condividono gli ideali, il cuore e la vita delle persone, facendo appello alla coscienza dei negoziatori, perché promuovano la protezione dei più vulnerabili. Il movimento interreligioso offre anche una rete di preghiera e meditazione per sostenere spiritualmente tutti coloro che s’impegnano a prendersi cura del mondo e a contrastare il cambiamento climatico. Ciò che unisce persone di fedi diverse è un senso condiviso e profondo del dovere morale di prendersi cura delle persone e degli ecosistemi che soffrono. L’84% della popolazione mondiale professa una fede, quindi il dialogo tra le fedi è molto importante. Esso offre, infatti, l’opportunità di parlare con una sola voce per affermare valori e principi che guidino l’azione per il clima.

Nell’insieme, la COP27 ha mostrato la crisi attuale del multilateralismo. Nonostante gli sforzi e l’impegno nei negoziati, non ci si è minimamente avvicinati ai cambiamenti radicali che sono necessari, come dimostrano i rapporti scientifici presentati negli ultimi mesi. La COP si basa sul principio del consenso, che è fondamentale perché una soluzione sostenibile richiede unità di intenti, partecipazione e impegno responsabile da parte di tutti. Tuttavia, i progressi sono ancora troppo piccoli e lenti per poter rispondere adeguatamente alla crisi climatica. Di fronte a crisi epocali, come quella del COVD19 ha mostrato, sono necessari interventi radicali: bisogna pensare e agire in modo del tutto nuovo.

C’è quindi bisogno di una forte pressione esterna al sistema dei negoziati. La società civile, i popoli indigeni, i giovani e i gruppi confessionali in seno alla COP stanno promuovendo campagne di pressione per superare l’impasse, come – tra le altre – quelle per un Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili e per l’introduzione del Reato di Ecocidio nello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale. Ci vogliono strumenti vincolanti e sanzionanti per accelerare il passo e fare un salto di qualità nell’azione per il clima.

CENTRO DI FORMAZIONE PERMANENTE

Corso di rinnovamento 2023

Il 9 gennaio 2023 è iniziato a Roma il Corso di Rinnovamento, come segno della cura che il nostro istituto ha dei suoi membri. Siamo 11 partecipanti, alcuni già anziani, altri un po’ più giovani. Veniamo da 9 paesi diversi, appartenenti a ben quattro continenti. Ecco i nostri nomi, la nazione di provenienza e quella in cui lavoriamo:

Nome

Provincia d’origine

Appartenenza giudica

P. Ngumba-Lelo Joseph

R. D. Congo

Kenya

P. José Manuel Guerra Brites

Portogallo

Portogallo

P. Mario Andrighetto

Italia

Brasile

P. Rodriguez Martin Juan Manuel

Spagna

Brasile

P. Denima Darama Emmanuel

R. D. Congo

Sud Sudan

P. Pierino Landonio

Italia

Egypt/Sudan

Fr. Afanvi Jean Kossi

Togo

Togo

Fr. Rodríguez Fayad Jorge Arturo

Messico

Sud Sudan

P. Tesfaghiorghis Hailè Berhane

Eritrea

Eritrea

P. Rojas Zevallos Ibercio

Perù

Perù

P. Leandro Araya Leonardo

Costarica

Mozambico


Siamo stati bene accolti dalle due comunità presenti nella casa generalizia, e siamo accompagnati ‘magistralmente’ da padre Fermo Bernasconi e padre Alberto Silva, incaricati dei corsi di rinnovamento.

Dopo tre settimane dall’inizio del corso, troviamo molto interessanti i temi trattati e offerti alla riflessione e preghiera personale. Citiamo quelli trattati fino ad oggi: le tappe della vita; l’esperienza di Dio avuta nelle varie tappe della propria vita; la rilettura sapienziale della vita; la dimensione fisica delle varie età; l’esperienza del Capitolo generale. Se, come si dice in Italia, “il buongiorno si vede dal mattino”, non abbiamo dubbi che il corso risulterà un’esperienza arricchente per ciascuno di noi.

Il cammino è ancora lungo, ma guidati da una “Voce interiore”, siamo decisi ad andare avanti, certi di diventare “più saggi” di ieri, decisi a fare la cosa giusta e a trasformare l’esperienza quotidiana in saggezza.

Tra i commenti fatti nei primi giorni, uno dei più frequenti è stata la costatazione della sorprendente piccolezza del numero dei partecipanti, seguita da una battuta: «Dovremmo credere di più nella bontà di questi corsi di rinnovamento». Da qui, il nostro caloroso invito ad approfittarne.

Chiediamo il vostro ricordo nella preghiera.
I partecipanti al Corso di Rinnovamento

CIAD

Secondo Forum sociale comboniano presso la “Tenda d’Abramo” a N’Djamena

Dal 26 al 30 dicembre 2022, presso il Centro del Dialogo “Tenda di Abramo” di N’Djamena, si è tenuta la seconda edizione del Forum Sociale Comboniano, dal titolo: “L’unione fa la forza – Consigli e soluzioni per la coabitazione pacifica e la protezione della nostra casa comune, il pianeta terra”. Questo secondo Forum ha visto la partecipazione delle delegazioni di Abéché, Dono-Manga e Moïssala, e di alcune parrocchie di N’Djaména. La sensibilizzazione fatta nel corso dell’intero anno ha fatto sì che l’organizzazione dell’evento sia stata eccellente e bene accolta e lo svolgimento del programma giornaliero portato avanti senza troppi intoppi.

I temi affrontati nella tre-giorni si sono ispirati a tre temi che sono particolarmente importanti nella situazione socio-religiosa del Ciad: a) il dialogo interreligioso (affrontato nella seconda e terza conferenza); b) l’importanza di una ecologia integrale secondo le indicazioni della Laudato Si’; c) la proposta della non violenza come esigenza di vivere la fraternità umana, anche in un contesto conflittuale quale è quello del Ciad.

I conferenzieri hanno assolto egregiamente il compito di illustrare le tematiche a loro affidate, riprese e condivise poi nei lavori di gruppo seguiti a ciascuna relazione.

Non sono mancati contrattempi e difficoltà, dovuti al mancato arrivo di due dei relatori invitati. Tuttavia, padre Patrice M, – parroco della parrocchia “San Carlo Borromeo”, nella periferia della città – ha brillantemente rimpiazzato il primo, con un’attraente riflessione sul tema della “coabitazione pacifica” in Ciad, che ha suscitato un vivace e appassionante dibattito tra i partecipanti. Il comboniano P. Kasereka Amini Wasingya, invece, non ha fatto rimpiangere il secondo assente, il Dr. Abakar Walat, svolgendo vivacemente il tema previsto – “La nazione islamica” – in maniera chiara e attraente. Molto coinvolgente è stato l’intervento dell’ultimo relatore su tematiche legate alla dottrina sociale della Chiesa, evidenziando in modo chiaro l’importanza di una educazione alla non violenza praticata nel contesto del vivere insieme. I vari temi presentati e discussi hanno letteralmente “riscaldato” l’uditorio, suscitando dibattiti estremamente interessanti, sia in aula che nei gruppi di lavoro.

Ciò che ha felicemente sorpreso gli organizzatori è stato il fatto che l’auditorio fosse composto per lo più da giovani ciadiani (musulmani e cristiani) che, per tre giorni, hanno vissuto, riflettuto, lavorato e pregato in-sieme, offrendo un sorprendente esempio di una “coabitazione pacifica” vissuta nel modo più reale e concreto possibile.

È stato questo il frutto più bello dell’iniziativa, e si spera che sia duraturo. Nonostante la situazione socio-politica ed economica del paese sia estremamente tesa, ardua, dolorosa, addirittura crudele, nelle loro risoluzioni finali i partecipanti al Forum hanno evidenziato l’importanza del “venire insieme” dalle diverse parti del Ciad per una riflessione partecipata sul futuro del paese. Non hanno mancato di sottolineare la necessità di continuare a realizzare iniziative del genere: «Solo così potremo far crescere quello spirito che abbiamo positivamente vissuto durante il Forum, e presentarlo come proposta concreta a tutti i giovani ciadiani, in particolare a quelli che, per una ragione o un’altra, non hanno potuto partecipare».

Il Forum acquista un valore forte di “luogo” e “momento” di riflessione e partecipazione. Questo, ovviamente, interpella noi Comboniani e ci sprona, nell’ambito di proposte educative al dialogo interreligioso, a varare simili iniziative in tutte le comunità umane in cui viviamo, allargando altresì l’impegno verso i non cristiani, così che la “coabitazione pacifica” in Ciad sia assunta, vissuta e proposta per il benessere di tutti.

Una parola, infine, di ringraziamento va rivolta ai confratelli comboniani delle comunità partecipanti al Forum, ai relatori che hanno sollecitato i giovani a farsi protagonisti della coabitazione. Nonostante le difficoltà, siamo riusciti a realizzare il Forum e coronarlo con successo. Ora tocca a tutti noi far fruttificare le idee emerse da questa assise. Nessuno dovrebbe rifiutare il proprio apporto. Con speranza, gioia e pazienza, vi diamo appuntamento per il terzo Forum comboniano, che sarà celebrato ad Abéché.
Enrico Gonzales, mccj

CONGO

Postulante fratello e ferito da un proiettile

Il 22 gennaio 2023, alle 7.00, i ribelli Mai Mai hanno attaccato il veicolo dei postulanti fratelli comboniani del Postulato di Butembo, una città del Nord Kivu, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, situata a ovest del Parco Nazionale dei Virunga. Al volante del pick-up c’era il formatore del postulato, Fratel Jacques Eluma Nsele Jacques, congolese dalla diocesi di Kenge. Con lui c’erano 4 postulanti. Stavano tornando dai campi. All’improvviso, i cinque si sono trovati davanti un gruppo di ribelli Mai-Mai, che hanno sparato all’impazzata contro il veicolo. I proiettili hanno perforato le quattro ruote; uno, invece, ha colpito la gamba del postulante Héritier Mambaya, di 22 anni, di Bumba. Héritier è al terzo anno di formazione presso il postulato.

Padre Léonard Ndjadi Ndjate, il superiore provinciale, ha prontamente dispacciato un breve messaggio dando la triste notizia, precisando che «in questo momento il postulante è ricoverato all’ospedale Malanda di Butembo, dove i dottori stanno cercando di rimuovere il proiettile dalla gamba. Siamo in attesa di notizie sull’evoluzione della sua salute. Affidiamo il successo dell’operazione chirurgica all’intercessione di San Daniele Comboni». A chiusura del messaggio, il suo più profondo sdegno: «Denunciamo con la massima fermezza questo attacco barbaro e criminale contro persone innocenti. Deploriamo l’incapacità della polizia di garantire la sicurezza della popolazione dell’Est. Vi chiediamo di pregare per la pace in questa regione e in tutta l’Africa. Che Dio conceda al nostro giovane una pronta guarigione».

Per fortuna – o per grazia – il proiettile non ha colpito alcun osso. L’operazione ha avuto successo, e Héritier si sta riprendendo bene.

Atti terroristici e silenzio della comunità internazionale

In un rapporto del 20 gennaio, inviato all’organizzazione caritativa cattolica “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, padre Marcelo Oliveira, economo provinciale della Provincia comboniana del Congo, denuncia il silenzio della comunità internazionale di fronte agli attacchi terroristici nella parte orientale del paese.

Il brutale attentato terroristico di domenica 15 gennaio contro una chiesa protestante a Kasindi, nella provincia del Nord Kivu, molto vicino al confine con l’Uganda, continua a suscitare molte proteste, perché si tratta di un atto premeditato e intenzionale contro una comunità cristiana.

Ma attacchi simili sono frequenti in questa zona orientale del Paese, dice padre Marcelo. «Il modus operandi dei ribelli armati è sempre lo stesso: attaccare i villaggi e seminare terrore tra la popolazione, costringendola a fuggire dai propri villaggi, rifugiarsi nella foresta e rimanervi nascosta in attesa che i ribelli lascino i villaggi. Lo scopo è quello di impadronirsi di una parte del territorio dove ci sono immense ricchezze – quali oro, diamanti, cobalto e coltan – che sono nascoste nel sottosuolo di questo enorme Paese africano». L’attacco alla chiesa protestante di domenica 15 gennaio fa parte di questa strategia del terrore. In quell’occasione, gli autori dell’attentato, in cui è stata utilizzata una bomba artigianale, sono state le sedicenti Forze Democratiche Alleate [ADF], che hanno scelto come obiettivo una chiesa protestante in un giorno in cui la chiesa era particolarmente affollata, perché «si stavano celebrando dei battesimi e la bomba è stata collocata nel bel mezzo dell’assemblea, causando almeno 15 morti e decine di feriti».

Il terrore si è ormai diffuso in questa parte del Paese. «Oggi è volta di questo villaggio, domani di un altro, e dopo domani di un altro ancora… Ciò che ci fa indignare è che tutti questi massacri, con numerosissime vittime umane, stanno avvenendo nel silenzio della comunità internazionale».

Padre Marcelo assicura che le ADF sono un gruppo affiliato al Daesh, i jihadisti dello Stato Islamico, che, hanno prontamente rivendicato l’attacco alla chiesa protestante. Si tratta di un gruppo ugandese particolarmente attivo nella parte orientale della RD Congo, accusato di aver ucciso centinaia di civili. Si stima che nell’est del Paese africano vi siano più di 120 gruppi armati e milizie. Secondo i dati delle Nazioni Unite, circa 6 milioni di persone sono sfollate all’interno del Paese e centinaia di migliaia devono affrontare un’estrema insicurezza alimentare a causa degli attacchi e dell’instabilità provocati da questi gruppi armati.

ETHIOPIA

A un anno di distanza dalla decisione presa dal Consiglio provinciale (25 dicembre 2021) di sospendere la comunità di Gublak e di incorporare i suoi membri in quella di Gilgel Beles, a partire dal 1° gennaio 2022, il 19 gennaio scorso la presenza Comunità Mccj a Gublak è stata ristabilita, dal momento che la situazione, in termini di sicurezza, nella zona Metekel di Benishangul è alquanto migliorata.

Il parroco di Gublak, padre Isaiah Nyakundi, e il suo assistente, padre Christ Roi, sono stati pazienti e audaci nel mantenere i contatti con i fedeli di Gublak, ovunque si trovassero, e nel visitare periodicamente gli edifici della missione, dapprima vuoti, poi pieni di occupanti o rifugiati, e infine danneggiati o devastati. Negli ultimi mesi, i padri avevano potuto trascorrervi alcune notti per preparare i fedeli all’annunciata visita del Nunzio Apostolico in Etiopia, l’arcivescovo Antoine Camilleri.

La data scelta per la riapertura della comunità è parsa a tutti molto significativa: in Etiopia il 19 gennaio è il giorno del Timket (parola derivante dalla lingua Ge’ez, che significa “rivelare”), la festa dell’Epifania, una delle festività più alte e sacre del calendario cristiano ortodosso etiopico, per commemorare il battesimo di Gesù Cristo da parte di Giovanni Battista nel fiume Giordano. Si è voluto sottolineare la volontà di Gesù Cristo di manifestarsi nella regione e di condurre ancora molte persone alla vera fede e al battesimo.

Al momento, la comunità di Gublak è composta dai padri Abba Isaiah Nyakundi Sangwera, come superiore e parroco, e Christ Roi Tomety, come vice superiore.

KENYA

Due nuove laiche missionarie comboniane kenyane

Il 18 dicembre 2022 due nostre candidate, Maria e Belinda, dopo aver terminato il periodo di formazione, sono diventate ufficialmente Laiche Missionarie Comboniane (LMC). La celebrazione ha avuto luogo nella chiesa di San Daniele Comboni a Huruma, nella parrocchia di Kariobangi.

A Natale, alcuni di noi si sono uniti alla comunità internazionale di Kitelakapel (Linda e Pius) per festeggiare con loro. Hanno condiviso momenti bellissimi e gustato anche la proiezione di un film insieme. Siamo stati anche invitati a collaborare nell’organizzazione del ritiro dei giovani con i missionari comboniani a Chelopoy, nella parrocchia di Amakuriat. Il ritiro si è tenuto dal 26 al 29 dicembre. È stato un grande risultato per noi, poiché ora stiamo estendendo la nostra collaborazione con i MCCJ anche al di fuori della nostra parrocchia.

All’inizio di gennaio 2023, abbiamo celebrato la nostra assemblea annuale, in cui abbiamo pianificato e messo a bilancio le nostre attività per quest’anno. Abbiamo confermato nei loro ruoli i responsabili dell’anno precedente, poiché il loro mandato è di 2 anni. Inoltre, abbiamo deciso di aggiungere altri ruoli e quindi abbiamo nominato nuovi responsabili, in modo che possano aiutare quelli esistenti a far funzionare le cose senza intoppi. A questo scopo, abbiamo aggiunto i coordinatori per la comunicazione e i progetti.

Abbiamo anche incluso nel nostro piano alcuni ‘input’ venuti dall’Assemblea africana in Benin, alla quale due nostri rappresentanti hanno partecipato, dal 3 all’11 dicembre 2022, presso la casa del noviziato comboniano di Sèdégbé, a Cotonou. Questo ci ha portati a rivedere alcuni punti della nostra “costituzione” (o statuto). Abbiamo anche inserito un nuovo aspetto nella nostra formazione, decidendo di aggiungere alle nostre riunioni mensili momenti di servizio offerti ad altre organizzazioni. Ad esempio, l’ultimo giorno del nostro incontro, abbiamo trascorso un po’ di tempo presso il centro delle Suore della Carità, aiutandole a prendersi cura di un gruppo di bambini disabili. Ringraziamo il Signore per tutti questi eventi fruttuosi, per il lavoro finora svolto, per i piccoli e grandi traguardi raggiunti, per l’entusiasmo e l’impegno che egli ha instillato in noi, e confidiamo che ci accompagni ancora nel nuovo anno.
LCM Kenya

ITALIA

Centenario della nascita di P. Giovanni Vantini

Nel pomeriggio del 1° gennaio 2023, il Comune di Villafranca (Verona) ha offerto ai cittadini un concerto musicale, eseguito magistralmente dall’Orchestra Filarmonica di Verona nel Duomo di Villafranca, affollatissimo di spettatori. Alla fine dello spettacolo, il sindaco ha illustrato alcune iniziative comunali da realizzare nel nuovo anno. Tra queste anche la celebrazione del centenario della nascita di P. Vantini Giovanni, missionario comboniano in Sudan per quasi 60 anni. P. Carmine Calvisi, presente alla cerimonia, ha offerto ai presenti un breve profilo del loro illustre concittadino.

P. Vantini nacque il 1° gennaio 1923 a Villafranca (Verona). Entrò nella scuola apostolica di Brescia nel 1939, proveniente dal seminario vescovile di Verona. Dopo i primi voti (1941), continuò gli studi a Verona dove, il 31 maggio 1947, fu ordinato sacerdote. Fu subito fu assegnato alla circoscrizione di Khartoum, in Nord Sudan, ma si recò prima in Libano per lo studio dell’arabo, che imparò molto bene. Il 9 luglio 1949 arrivò a Khartoum e fu assegnato alla parrocchia della cattedrale, come addetto al ministero. Diventò anche insegnate alla Technical School.

Nella provincia di Khartoum P. Giovanni trascorse 58 anni studiando, leggendo libri, istruendo scolari e studenti, insegnando ai catecumeni e agli universitari, e scavando nella sabbia del deserto, alla ricerca di vestigia di antichi regni cristiani. Ma lui teneva a precisare: «Non sono un archeologo. Sono sempre stato soltanto un missionario». Aveva tuttavia una grande passione – che coltivò sempre – per lo studio dell’antica Nubia cristiana, tanto da diventare un’autorità mondiale sull’argomento, grazie alle sue numerose pubblicazioni sull’argomento.

La sua ultima fatica è stata La Missione del Cuore – I comboniani in Sudan nel ventesimo secolo, (Emi, Bologna, 2005). In 992 pagine, P. Giovanni ripercorre l’intera storia comboniana in Sudan, frutto della sua conoscenza diretta della situazione ecclesiale e civile.

Nel 2007, P. Vantini dovette rientrare in Italia per malattia e andò al Centro Ammalati di Verona, dove trascorse gli ultimi anni, sempre impegnato in ricerche storiche. Morì a Verona il 3 maggio 2010. Alla notizia della sua morte, Mons. Camillo Ballin, che aveva vissuto con lui alcuni anni a Omdurman, commentò: «Con padre Giovanni scompare un pozzo inesauribile di conoscenze del Sudan, della Chiesa e del Paese».

MEXICO

Due importanti e significativi anniversari

Nel 2023, la provincia comboniana del Messico celebrerà due importanti anniversari. «Ci auguriamo che il 2023, anno del 75° anniversario della presenza dei Missionari Comboniani in Messico, possa diventare un momento di festa e un’occasione per rinnovare il nostro impegno missionario in questa Chiesa del Messico che ha bisogno della testimonianza missionaria che siamo chiamati a dare». Questo è stato l’augurio rivolto alla provincia da padre Enrique Sánchez González, nel suo ultimo messaggio natalizio, in qualità di superiore provinciale, primo di consegnare la guida della provincia a P. Güitrón Torres Rafael.

Il 15 marzo prossimo, giorno del compleanno di San Daniele Comboni, si aprirà l’anno di celebrazioni nelle comunità comboniane della provincia con varie attività:

►la rilettura della storia della provincia basandoci sugli scritti lasciati da padre Demenico Zugliani (+ 2010) e Mario Menghini (+ 2013);

►le celebrazioni del 25° e del 50° anniversario di vita consacrata e sacerdotale di alcuni membri della provincia;

►una presentazione-riflessione sui temi della spiritualità comboniana e la promozione missionaria de Comboniani in Baja California Sur;

►una relazione sui primi Missionari Comboniani in Baja California Sur;

►un sussidio sui temi della spiritualità comboniana e la promozione dell’Ora Santa Missionaria on-line.

Il messaggio natalizio di padre Enrique ha proseguito: «Celebreremo anche il 70° anniversario della rivista Esquila Misional, che è stata uno strumento straordinario per il nostro compito di animazione missionaria e promozione vocazionale. Sicuramente verrà ritagliato uno spazio di tempo per fermarsi e ricordare quale benedizione la rivista sia stata per la nostra provincia».

Senza dubbio, ognuno dei suoi direttori ha contribuito a promuovere e migliorare la presentazione della missione e dei contenuti di Esquila Misional. Ma vanno ricordati anche padre Antonio Piacentini (+ 2002) e padre Enrico Farè (+ 1989), che, pur non essendo mai stati ufficialmente direttori della rivista, ne furono l’anima e gli indefessi promotori nei primi anni di pubblicazione e diffusione.

PERÙ

La Commissione GPIC del Perù chiede la pace

Resta alta la tensione in Perù, dove in varie regioni del Centro-Sud continuano le proteste antigovernative e gli scontri fra manifestanti e forze dell’ordine. Dopo un’apparente calma natalizia, le proteste sono riprese senza sosta a inizio 2023. L’ingarbugliata crisi istituzionale ha già portato all’arresto dell’ex presidente Pedro Castillo e a indagini a carico dell’attuale presidente, Dina Boluarte, per i massacri delle ultime settimane. I morti si contano a decine, mentre la capitale Lima è invasa dai manifestanti.

Il 24 gennaio, la Commissione Giustizia, Pace e Integrità del Creato, della Famiglia comboniana in Perù (missionari comboniani, suore missionarie comboniane, e missionari laici comboniani) ha pubblicato il seguente comunicato, chiedendo la fine delle violenze.

Vogliamo la Pace

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio (Mt 5:9)

1. La famiglia Comboniana presente in Perù si unisce all’appello per “la pace con giustizia sociale” di altre istanze e istituzioni della nostra società civile e della Chiesa, facendo eco alle parole di Papa Francesco e dei nostri pastori: «La violenza spegne la speranza di una giusta soluzione ai problemi, il che ci spinge a intraprendere la strada del dialogo». Basta con la violenza, da qualunque parte essa provenga!

2. Di fronte alla grave crisi sociale che il nostro Paese sta attraversando, con livelli di violenza sempre più preoccupanti, chiediamo alle nostre autorità di convocare i rappresentanti di tutti i settori possibili a un dialogo fraterno al fine di ascoltarsi e cercare soluzioni alla crisi a breve, medio e lungo termine. Non ci stiamo ascoltando! Molti di noi usano termini che dividono, stigmatizzano, offendono e discriminano. Cerchiamo termini e strategie che ci uniscano; cerchiamo di essere ponti di unione e riconciliazione. Ognuno di noi diventi uno strumento di pace!

3. La pandemia ha mostrato con crudezza, come in una radiografia, le debolezze di cui il nostro paese soffre: povertà e disuguaglianze, precarietà e sperequazione accumulate per decenni nel nostro sistema sanitario ed educativo; regioni e villaggi, dimenticati dallo Stato, in cui mancano servizi di base, come acqua, fognature, centri sanitari, ecc. Quante di queste richieste vengono soddisfatte?

4. Siamo un Paese ricco non solo per i nostri minerali, ma anche per la diversità e la ricchezza culturale della nostra gente. Smettiamola di sminuirci per il colore della pelle o per il luogo di provenienza. Siamo tutti peruviani, con gli stessi diritti e lo stesso dovere di far progredire il nostro Paese. Le nostre differenze devono diventare un canale di grazia e di benedizione per il nostro popolo.

5. Chiediamo alla classe politica e alle nostre autorità di interpretare il malcontento generalizzato del nostro Paese e di utilizzare tutti gli strumenti legali e democratici per trovare al più presto una soluzione a questa crisi che sta mietendo vittime e paralizzando la nazione. Da decenni ormai osserviamo come la nostra politica si sia sempre più deteriorata, fino a raggiungere livelli difficilmente comprensibili. C’è una rabbia repressa che comincia a esprimersi in forme di violenza sempre maggiori. Tuttavia, tutti abbiamo il diritto di manifestare in modo pacifico, giusto e democratico, ma mai in modo violento e distruttivo! Non è possibile che l’attuale Congresso sia oltremodo preoccupato di approvare leggi che favoriscano i propri interessi, mentre le persone che rappresenta subiscono perdite di vite umane. È incomprensibile che, in 6 anni, siamo già al sesto presidente, e che, degli ultimi 10 presidenti del Perù, 7 siano nei guai con la giustizia per reati di corruzione. Com’è possibile che, dei 26 governi regionali, la maggior parte sia indagata per corruzione, così come molti uffici dei sindaci provinciali e distrettuali? Corruzione significa meno scuole, meno ospedali, meno strade e meno opportunità per tutti!

6. Chiediamo ai membri della Famiglia Comboniana (nei suoi vari settori: missione, formazione, animazione) e a tutti coloro che ci sono vicini e sono impegnati nel nostro lavoro, di continuare a sostenere la vita, perché è il dono più grande che Dio ci ha fatto, e di continuare a lavorare per la pace e per il bene delle nostre famiglie, per essere la culla e la prima scuola dei valori che rendono possibile una vita dignitosa. Continuiamo a lavorare affinché questi tempi difficili che stiamo attraversando ci rendano più umani e più fratelli. Che la Madonna della Pace interceda per noi!

UGANDA

Ordinazione di mons. Dominic Eibu, nuovo vescovo della diocesi di Kotido, Uganda

Il 14 gennaio 2023 è stato un grande giorno per la diocesi cattolica di Kotido. Grande folla è accorsa alla cerimonia dell’ordinazione episcopale di mons. Dominic Eibu, mccj, e del suo insediamento come terzo vescovo della diocesi, dopo mons. Denis Kiwanuka Lote (1991-2007) e mons. Giuseppe Filippi (2009-2022).

A presiedere la vivace celebrazione, come principale consacrante, è stato mons. Emmanuel Obbo, arcivescovo metropolita di Tororo, che ha incoraggiato il suo confratello vescovo a vivere vicino al “gregge” che gli è stato affidato. Citando Papa Francesco, l’ha spronato ad essere «un pastore con addosso l’odore delle pecore».

Facendo riferimento alla prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia, mons. Obbo ha rilevato il sorprendente collegamento esistente tra il motto episcopale scelto da mons. Eibu – “Consola il mio popolo” – e la descrizione che Isaia 61:1-3 fa della missione del servo di Yahweh: «Lo Spirito del Signore è su di me, perché mi ha unto per recare una buona notizia agli umili; mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato […] per consolare tutti quelli che sono afflitti». Proclamando e vivendo il Vangelo, il nuovo vescovo è stato invitato a portare consolazione e buone notizie al suo popolo.

Tutte le quattro province ecclesiastiche dell’Uganda sono state rappresentate dai loro vescovi. Il vicario apostolico di Alessandria d’Egitto, mons. Claudio Lurati, mccj, e il vescovo di Wau mons. Matthew Remigio, mccj, erano tra i vescovi che hanno imposto le mani sul capo del vescovo Dominic. La Famiglia Comboniana è stata rappresentata da p. Elias Sindjalim, Superiore Provinciale dell’Uganda, e da molti sacerdoti, sorelle e fratelli comboniani. I sacerdoti diocesani di Kotido hanno giurato fedeltà e obbedienza al loro nuovo pastore.

La celebrazione è stata davvero l’inizio della “consolazione” che il nuovo vescovo porterà a Kotido. Apprezzamenti sono stati espressi anche dal rappresentante del Governo dell’Uganda, S.E. Jessica Alupo, vice presidente dell’Uganda, e da molti altri leader politici presenti alla cerimonia.

PREGHIAMO PER I NOSTRI DEFUNTI

IL PADRE: Abram Mayik Nyok Kon, di P. Mayik Nyok Jervas Mawut (EGSD).
LA MADRE: Cynthia, del defunto Padre Alan Dominic McGinty (LP).
IL FRATELLO: José, di P. Martinho Lopes Moura (P).
LA SORELLA: Antonietta, di P. Franco Mastromauro (LP); Bertilla, di P. Lino Morosinotto (U).
LE SUORE MISSIONARIE COMBONIANE: Sr. Elisabetta M. Zanca; Sr. Francesca La Iacona; Sr. Emilia Rosa Felini; Sr. M. Genoveffa Giannasi.
LA SECOLARE COMBONIANA: Anna Incampo.

Vedi allegato qui sotto