I semi di pace lasciati da Papa Francesco nell’amata terra di San Daniele Comboni

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Giovedì 9 febbraio 2023
Papa Francesco è stato dal 3 al 5 febbraio nella terra del Sud Sudan. Un viaggio di grazia e benedizione per la popolazione sud-sudanese. Questa Chiesa locale, come ha ricordato Papa Bergoglio, deve la sua nascita, nel corso dell’Ottocento, alla tenacia di Daniele Comboni e al coraggio delle sue missionarie e missionari. Ed è grazie alla loro opera che il cristianesimo ha conosciuto una crescita straordinaria in Sud Sudan.

L’obiettivo di Papa Francesco nel visitare il Sud Sudan era quello di ravvivare le speranze nel Paese più giovane del mondo, che nel 2011 ha ottenuto l’indipendenza dal Sudan, Paese a maggioranza musulmana, ma dopo due anni è stato assalito da una guerra civile e da un conflitto che ha ucciso 400.000 persone, anche se nel 2018 è stato stipulato un accordo di pace tra i due principali gruppi contrapposti. Il Sud Sudan è ricco di petrolio; eppure, è uno dei Paesi più poveri del mondo, dove le esigenze umanitarie sono in aumento per i 2 milioni di persone sfollate a causa dei continui scontri e di anni di inondazioni superiori alla media. Durante la sua visita, Papa Francesco ha implorato i sud sudanesi di deporre le armi e di perdonarsi l'un l'altro...

Pellegrinaggio di Pace del Papa in Sud Sudan

Durante il viaggio di ritorno a Roma dal Sud Sudan, come in quello di andata, sorvolando il Sahara, il Papa ha rivolto un pensiero e una preghiera a tanti poveri migranti che hanno perso la vita e a quanti sono stati messi nei lager dopo aver attraversato il deserto. Anche nel Sahara, come nel Mediterraneo, riposano migliaia di uomini e donne che si erano messo in viaggio in cerca di vita e di pace. Il Papa ha benedetto quelle dune misericordiose che hanno accolto lacrime e speranze da chi fuggiva dalle guerre e dalla morte. Il giorno prima, venerdi 4 febbraio, il Papa ha voluto incontrare gli sfollati interni, “i prigionieri nella propria terra”, vittime di guerre assurde e politiche sporche. Fin dal primo giorno della sua visita in Sud Sudan, il Papa ha lanciato un duro monito alle autorità ricordando con forza che l’urgenza di un Paese civile è prendersi cura dei suoi cittadini, in particolare dei più fragili e disagiati :« Penso soprattutto ai milioni di sfollati che qui dimorano, a quanti hanno dovuto lasciare casa e si trovano relegati ai margini della vita in seguito a scontri e spostamenti forzati!(…) Si getti alle spalle il tempo della guerra e sorga un tempo di pace! (…) Basta vendette, basta conflitti, basta lasciare il popolo assetato di pace»

VISITA DI SPERANZA A UN POPOLO MARTORIATO
Il Sud Sudan é il più giovane stato africano, indipendente dal Nord Sudan solo nel 2011. Una nascita travagliata che riflette un passato traumatico segnato dalla tratta degli schiavi , dalla piaga del colonialismo e da infiniti conflitti per potere, terre, petrolio e minerali. Contrasti mai del tutto azzerati e riesplosi nel 2013 in una vera e propria guerra civile con oltre 400.000 morti e milioni di sfollati e rifugiati. Il popolo, tutto il popolo, era impaziente di incontrare il Papa, l’uomo della pace. Non avendo mezzi di trasporto, fiumi di gente si sono incamminati a piedi. Anche il giovane vescovo comboniano, Mons. Christian Carlassare ha guidato la sua gente da Rumbek. Lui, che nel 2021 in un attentato è stato ferito alle gambe, ha percorso 400 km a piedi con i suoi Cristiani e catecumeni, camminando circa 20 km al giorno. La visita del Papa ha dato serenità a un popolo stanco, ha dato speranza a un popolo in guerra da più di 60 anni, ha dato orgoglio a un popolo dimenticato.

INCONTRO FRATERNO CON GLI SFOLLATI
Nel secondo giorno della sua visita,venerdi 4 febbraio, Papa Francesco nella cattedrale di Juba, ha incontrato i vescovi, i sacerdoti, i consacrati, le consacrate e i seminaristi. A chiusura del suo discorso il Papa ha detto: «Dobbiamo ricordare San Daniele Comboni, che con le Pie Madri della Nigrizia e con i suoi missionari, ha compiuto in questa terra una grande opera di evangelizzazione. Egli diceva che il missionario dev’essere disposto a tutto per Cristo e per il Vangelo, e che c’è bisogno di anime ardite e generose che sappiano patire e morire per l’Africa (…) Daniele Comboni rimane uno dei più grandi missionari della storia recente della Chiesa Missionaria». Lo stesso giorno Papa Francesco ha voluto incontrare gli sfollati interni nella Freedon Hall di Juba. Ha iniziato subito con una domanda di condanna per le tante ingiustizie sofferte dal popolo: «Perché vivere nella sofferenza e ingiustizia nel campo per sfollati?». Perché tanti bambini e giovani stanno lì, anziché a scuola a studiare o in un bel posto all’aperto a giocare? La risposta é sempre «a causa dei conflitti in corso nel Paese. È proprio a motivo delle devastazioni prodotte dalla violenza umana che milioni di nostri fratelli e sorelle tra cui tantissime mamme con i bambini, hanno dovuto lasciare le loro terre e abbandonare i loro villaggi, le loro case». Il Papa, poi, ricorda con forza e cuore che il processo di pace (…) non può più attendere e che un numero enorme di bambini nati in questi anni ha conosciuto soltanto la realtà dei campi per sfollati, dimenticando l’aria di casa, perdendo il legame con la propria terra di origine, con le radici, con le tradizioni.

PAROLE DI SPERANZA E CORAGGIO PER LE DONNE
 Papa Francesco si rivolge alle donne, ringraziandole per la loro forza e coraggio in tempi di violenza e guerriglie. E con fermezza le incoraggia:«Le madri, le donne sono la chiave per trasformare il Paese: se riceveranno le giuste opportunità, attraverso la loro laboriosità e la loro abilità a custodire la vita, avranno la capacità di cambiare il volto del Sud Sudan, di dargli uno sviluppo sereno e coeso! Prego tutti gli abitanti di queste terre: la donna sia protetta, rispettata, valorizzata e onorata. Vi prego: proteggete, rispettate, valorizzate e onorate ogni donna, bambina, ragazza, giovane, adulta, madre, nonna. Senza questo non ci sarà futuro». 

ORIZZONTI NUOVO PER I GIOVANI
Il Papa, poi, abbraccia i giovani con parole di affetto paterno:«E ora, fratelli e sorelle, guardo ancora a voi, ai vostri occhi stanchi ma luminosi che non hanno smarrito la speranza; guardo a voi che portate dentro un passato segnato dal dolore ma non smettete di sognare un avvenire migliore. Noi oggi, incontrandovi, vorremmo dare ali alla vostra speranza. Ci crediamo, crediamo che ora, anche nei campi per sfollati, dove la situazione del Paese vi costringe purtroppo a stare, può nascere, come dalla terra spoglia, un seme nuovo che porterà frutto».

RICORDANDO IL PASSATO E GUARDANDO AL FUTURO
Citando il libro del giovane Vescovo Comboniano, Mons. Christian Carlassare, il Papa continua rivolgendosi ai Giovani e chiedendo il loro aiuto per il futuro del loro paese:«Vorrei dirvi: siete voi il seme di un nuovo Sud Sudan, il seme per una crescita fertile e rigogliosa del Paese. Siate semi di speranza. Ho letto che in queste terre «le radici non vanno mai dimenticate», perché “gli antenati ci ricordano chi siamo e quale dev’essere la nostra strada… Senza di loro siamo perduti, impauriti e senza bussola. Non c’è futuro, senza passato” (C. Carlassare, La capanna di Padre Carlo. Comboniano tra i Nuer, 2020). In Sud Sudan i giovani crescono facendo tesoro dei racconti degli anziani e, se la narrativa di questi anni è stata caratterizzata dalla violenza, è possibile, anzi, è necessario inaugurarne, a partire da voi, una nuova narrativa dell’incontro, dove quanto si è patito non sia dimenticato, ma venga abitato dalla luce della fraternità; una narrativa che metta al centro il desiderio ardente della pace, della giustizia e del bene di tutto il popolo». Papa Francesco non ha quindi risparmiato di condannare il tribalismo e la faziosità che alimentano le violenze nel Paese: «Carissimi, chi si dice cristiano deve scegliere da che parte stare. Chi segue Cristo sceglie la pace, sempre; chi scatena guerra e violenza tradisce il Signore e rinnega il suo Vangelo che contraddice ogni visione tribale della religione».

UN VIAGGIO DI GRAZIA E BENEDIZIONE
Da tempo Papa Francesco desiderava abbracciare di persona questo popolo martoriato dalle guerre e dalle persecuzioni; desiderava abbracciare tutti i Cristiani che hanno testimoniato la loro fede in mezzo a tanti pericoli e persecuzioni. È questo l’incontro che il Papa ha voluto dedicare ai fedeli cattolici che rappresentano il 52 per cento della popolazione sud-sudanese. Questa Chiesa locale, come ha ricordato Papa Bergoglio, deve la sua nascita, nel corso dell’Ottocento, alla tenacia di Daniele Comboni e al coraggio delle sue Missionarie e Missionari. Ed è grazie alla loro opera che il cristianesimo ha conosciuto una crescita straordinaria in Sud Sudan, contribuendo a rafforzare l’identità dei sud-sudanesi e a opporsi alla islamizzazione del Sud, particolarmente dopo due sanguinose guerre civili del 1955-1972 e del 1983-2005, sfociate poi nell’indipendenza nel 2011.

P. Teresino Serra, missionario comboniano
Fonte: Nigrizia: P. Filippo Ivardi; e Avvenire: P. Giulio Albanese e Stefania Falasca, al seguito del Papa.