Martedì 9 gennaio 2024
Il 2 gennaio 2024 la nostra comunità di Castel d’Azzano si è congedata da P. Rodolfo Cipollone e da P. Emilio Zanatta, deceduti entrambi il 29 dicembre 2023.

P. Rodolfo Cipollone è deceduto verso le ore 3:00 circa, presso l’ospedale Borgo Roma (VR), dopo un breve ricovero d’urgenza. Il missionario era stato trasferito dalla Comunità di Brescia a Castel d’Azzano nella seconda metà di 2023. Recentemente era stato ricoverato dopo aver sviluppato una insufficienza cardiaca e un peggioramento della sua salute generale, che lo hanno portato a non rispondere alle terapie in atto e, in seguito, alla morte. Si è spento serenamente, accudito dal personale ospedaliera, dalla comunità di Castel d’Azzano e dai familiari.

P. Emilio Zanatta, invece, è deceduto a casa nostra, dopo alcuni giorni di aggravamento delle sue condizioni di salute. P. Emilio Zanatta, da qualche giorno aveva avuto un progressivo decadimento generale, accompagnato da astenia ed emorragie, conseguenze probabili delle pesanti terapie alle quali si era dovuto sottoporre, qualche anno fa. Ci ha lasciati, amorevolmente assistito dalla presenza della nipote, verso le ore 17:00 circa.

Diversi confratelli delle comunità vicine, tra cui il Superiore Provinciale, e familiari e amici hanno partecipato alla celebrazione, presieduta da P. Renzo Piazza, superiore della comunità. Vedi qui di seguito la sua omelia.

Il funerale di P. Rodolfo è stato celebrato il mercoledì 3 gennaio alle ore 15.00 a Cese di Avezzano, suo paese natale, alla presenza del Superiore Generale P. Tesfaye e il Consigliere Generale P. Gigi Codianni.

Funerale di P. Rodolfo Cipollone e P. Emilio Zanatta

Venerdì 29 dicembre 2023 il Signore ha chiamato a sé due confratelli della nostra comunità, nei giorni del Natale, quando la Chiesa prega e medita sul mistero della nascita di Gesù. Nascita e morte si sono incontrate.

Nella Chiesa c’è una tradizione che da sempre unisce due realtà opposte, la nascita e la morte, la culla e il sepolcro. Basta pensare a qualche icona bizantina che rappresenta la natività: Maria e Giuseppe contemplano pensosi un neonato avvolto in bende che sembrano il sudario, nella mangiatoia che ha la forma del sepolcro. Non è dunque scandaloso associare le due realtà.

Il regno della morte viene spesso dipinto come luogo di oscurità e di ombra. La prima lettura della Messa di venerdì 29, che abbiamo ripreso oggi, recitava così: “le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera”. La morte, riscattata dalla nascita e dalla risurrezione di Gesù, non è un cammino verso il buio, verso le tenebre, ma un inoltrarsi verso la luce vera, quella che illumina ogni uomo, Gesù, il Figlio di Dio. E’ ciò che abbiamo contemplato il giorno di Natale.

S. Paolo lo stesso giorno scriveva: “Ringraziamo con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati”.

P. Rodolfo e P. Emilio: è una grande consolazione contemplarvi nella luce, sapere che la morte non è la distruzione della vostra vita, ma il trasferimento nel Regno di Gesù, dove non c’è più notte, né tristezza, né pianto, ma vita in pienezza, contemplazione del volto luminoso del Padre e del suo Figlio nato, morto e risorto per noi.

Il Vangelo dello stesso giorno, che riprendiamo oggi, ci parla del vecchio Simeone. “Mosso dallo Spirito, Simeone si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».

Questo testo lo recitiamo tante volte, prima di addormentarci alla sera. Ma siamo sinceri: lo recitiamo sempre nella speranza di ritrovarci vivi il mattino seguente. Dire serenamente a Dio: “Ora puoi lasciarmi andare…” è una preghiera che vorremmo dire il più tardi possibile, dopo aver compiuto tutto quello che ci eravamo proposti di fare, dopo aver aspirato dalla vita tutto ciò che potevamo e volevamo e magari qualche cosa di più.

Questa parola ci ricorda che la nostra vita è nelle mani di Dio: lui ce l’ha donata e lui viene a prenderla, quando vuole. Beati noi se, come Simeone, sapremo collaborare con lui, se il momento del passaggio sarà anche il momento in cui riconosceremo la sua signoria sulla vita e sulla morte, se ricorderemo che lasciare questa vita non è altro che un dire di sì alla sua Parola che ci ha chiamati alla vita e alla vita piena con lui e ci richiamerà a lui quando sarà la nostra ora.

Gli occhi di Simeone non vedono più le tenebre, ma l’aurora della vita, “la salvezza” di Dio. Chi incontra Gesù salvatore può morire in pace, e quindi vivere anche in pace. Questa salvezza è preparata da Dio “davanti a tutti i popoli”. È una luce per tutte le genti che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte.

Oggi diamo l’ultimo saluto a due confratelli missionari del Vangelo, che hanno scelto di spendere la vita intera per portare alle genti la luce di Dio, Gesù. In lui hanno creduto, lo hanno amato, lo hanno annunciato, lo hanno servito.

P. Rodolfo Cipollone

Tra 25 giorni avrebbe compiuto 83 anni. Comboniano da 64 anni, sacerdote da 57, ha trascorso la sua vita in Etiopia, eccetto 7 anni trascorsi nella Provincia Italiana in due periodi, subito dopo l’ordinazione e nella comunità di Bari tra l’86 e il 90. E’ stato mio prefetto a quando ero in ginnasio a Padova, nel ’66. Di lui un compagno ha scritto: “Mi ha insegnato con l’esempio il senso del dovere”. Anch’io per qualche mese l’ho considerato piuttosto severo… fino al giorno dell’ordinazione sacerdotale quando ci confessò di avere pianto dall’emozione. Quella confessione ce lo fece sentire molto più vicino e umano. A Bari sono arrivato pochi mesi dopo la sua partenza: tutti lo ricordavano come un uomo buono. Dalla missione le testimonianze dei confratelli ce lo hanno presentato come uomo molto amato. Si è fatto volere bene anche nei pochi mesi che ha trascorso con noi a Castel d’Azzano.

Qualche giorno fa, P. Paolo Paoli ci scriveva così dall’Etiopia: “Vorrei fare gli auguri di Natale a tutti i confratelli che sono a Castel d’Azzano, in particolare a P. Rodolfo Cipollone. Sono stato assieme a lui in varie missioni, e ultimamente, per alcuni anni, in questa missione del Sidamo, Daye, da dove è partito per andare a Brescia per problemi di salute Ci siamo scritti per vario tempo: vorrei inviargli i miei più cari auguri per il BUON NATALE e di BUON ANNO 2024, assicurarlo delle nostre preghiere ed il nostro costante ricordo e del nostro grazie per il suo grande, grande impegno a favore delle missioni e della missione. Che si ricordi di noi nelle sue preghiere. Memento ad invicem. Un grande abbraccio”.

Aggiunge un confratello: “Le diverse parrocchie in cui ha prestato servizio, lo portano nel cuore per i tanti pregi che lo caratterizzavano: la sua totale dedizione al lavoro pastorale, la sua affabilità e tolleranza, il suo approccio affettuoso alla gente, il suo senso dell’umorismo…

P. Emilio Zanatta

P. Emilio aveva compiuto da poco 82 anni. In settembre aveva festeggiato 60 anni di consacrazione religiosa. Era sacerdote da 56 anni. Dopo aver trascorso 16 anni in Messico, ne passò 8 in Centrafrica e 9 in Costarica. Il resto nelle comunità della Provincia Italiana: Verona, Cordenons, Lucca e ancora Verona, impegnato nell’animazione missionaria, nel ministero e, per un tempo, anche nel servizio agli ammalati.

Finché ha potuto ha continuato a offrire il suo servizio anche a Castel d’Azzano: qualche giornata missionaria, la liturgia, la portineria. “Mi hanno messo alla porta”, solleva dire quando faceva il suo turno in portineria.

I familiari hanno scelto una frase del Vangelo per l’immaginetta da distribuire al funerale: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”. Dio ha sempre fatto cose grandi attraverso i piccoli: ha scelto un piccolo popolo, Israele; una grotta di pastori come luogo dove nascere; un villaggio insignificante per vivere, Nazareth; una donna del popolo, Maria, per farla Madre del Figlio di Dio; i pescatori del lago per farli suoi principali collaboratori. P. Emilio non ha avuto grandi responsabilità o ruoli importanti nell’Istituto. Ha avuto una salute piuttosto fragile, passando anche momenti depressivi: bastava un nulla per deprimerlo e un nulla per rimontargli il morale. Nella sua semplicità è stato un servo del vangelo. Amava citare il canto “servo per amore”, segno che si rispecchiava in quelle parole: “Offri la vita tua, come Maria ai piedi della croce e sarai servo di ogni uomo, servo per amore, sacerdote dell’umanità”. Voleva bene ai suoi parenti ed era felice di poter passare qualche ora in famiglia con loro. Aveva buone relazioni con i confratelli e i volontari che di tanto in tanto lo venivano a visitare.

Amava la vita e da malato percepiva che la vita gli sfuggiva e non poteva trattenerla come gli sarebbe piaciuto. Quanto deve essergli costato vedere che diventava sempre più dipendente e bisognoso di aiuto, passare dall’autonomia all’uso del girello, dal girello alla carrozzina… È stato lucido sino alla fine. Quando alla fine le parole si facevano rare, ripeteva sempre: “Prega per me!”.

Ci hai lasciati in fretta, P. Emilio. Come dice la canzone: Sei partito così d’improvviso, che tante cose son rimaste da dire… Vogliamo dirti grazie per quello che sei stato tra di noi, per la tua vita donata, per la tua pazienza e la tua perseveranza nella malattia.  Ora che vivi nella luce, non dimenticarti dei tuoi compagni di viaggio e di tutti coloro che hai amato e servito.

I confratelli Padre Juan González Núñez e P. Melaku Tafesse hanno inviato i seguenti messaggio al Superiore Generale Padre Tesfaye

Caro P. Tesfaye,
grazie per averci informato subito della triste notizia della scomparsa di P. Rodolfo Cipollone.
Per “noi” intendo il Vicariato di Hawassa, che rappresento in questo momento. Certamente sono dispiaciuto e rattristato come missionario comboniano, ma soprattutto ora voglio esprimere la mia gratitudine e ammirazione per P. Rodolfo come missionario che ha dedicato tutti gli anni della sua lunga vita missionaria al Vicariato di Hawassa.
Le diverse parrocchie in cui ha prestato servizio, Hawassa, Fullasa, Teticha, Arramo, Dongora… lo portano nel cuore per i tanti pregi che lo caratterizzavano: la sua totale dedizione al lavoro pastorale, la sua affabilità e tolleranza, il suo approccio affettuoso alla gente, il suo senso dell’umorismo…
Voglio far arrivare il mio messaggio di condoglianze alla famiglia, ai concittadini, ai comboniani che saranno presenti al funerale. Ma non è un messaggio di lamento, ma di gioia e di ringraziamento per una vita che è stata riuscita e feconda agli occhi di Dio e degli uomini.
Questo mercoledì alle 6.30 a.m. avremo la messa per lui in Hawassa e alle 10.00 in Fullasa.
In comunione,
Padre Juan González Núñez
Amministratore apostolico di Hawassa

Caro Abba Tesfaye,
Sono addolorato per la scomparsa di Abba Cipollone Rodolfo.
Oggi abbiamo perso un grande missionario, un padre, un amico e un uomo di popolo.
Caro Abba Cipollone, grazie mille per la tua semplicità e il tuo duro lavoro in Etiopia tra i Sidamo e i Gedeo. Non ti dimenticheremo mai, perché hai fatto una storia nella nostra vita, che rimane luminosa nella vita delle persone che hai amato e servito con grande devozione.
Il Signore che ti ha chiamato per la Sua Missione ti accolga nella casa del Padre Eterno. Possa la tua anima riposare in pace e risorgere con Cristo nella gloria.
Possa il buon Dio mandare conforto ai suoi familiari e ai suoi amici.
Buon Dio, ti supplichiamo di benedire e far fiorire tutto il lavoro svolto da Abba Cipollone in Etiopia.
Uniti nella preghiera,
Abba Melaku Tafesse

[comboni2000]