Venerdì 20 giugno 2025
Dal 16 maggio nove giorni di cammino alla scoperta delle perle del creato e dei crimini ambientali dell’uomo. Per ascoltare le sfide di territori devastati dalla sete inesauribile di profitto e rilanciarne il riscatto, la speranza e l’impegno. [Per leggere il Messaggio dei Pellegrini di speranza a conclusione del Pellegrinaggio, clicca qui]
Pellegrini nella Terra dei Fuochi
Bastone in mano, spilla dei pellegrini al petto, cappellino “Vince solo la pace” in testa. Soprattutto nel cuore il Vangelo della creazione mirabilmente presentato nell’Enciclica Laudato si’ (LS) di Papa Francesco e così spesso tradito dai nostri comportamenti che distruggono sorella e madre Terra e che a volte sembrano suicidi (LS 55).
Inizia così il pellegrinaggio giubilare di speranza il 16 maggio scorso a Pompei, nel santuario della Beata Vergine. Dopo oltre 6 mesi di preparazione con i responsabili di ognuna delle nove tappe che percorrono dodici Diocesi campane, insieme ad altri sei pellegrini ci siamo messi in cammino per vigilare sulla cura della Casa Comune negli anniversari dei dieci anni della LS e degli ottocento del Cantico delle Creature.
La nostra Missione è ardua: tenere accesa la speranza mentre tocchiamo con mano e calpestiamo queste terre martoriate per decenni da intenso abusivismo, sversamenti illegali spesso di rifiuti tossici, discariche dismesse e non bonificate, cave interrate da scarti industriali e tanti altri siti adibiti a spazzatura, scarti di un sistema industriale che non riusciamo già da un pezzo a contenere. Responsabilità di imprenditori, politici, affaristi e camorristi senza scrupoli assetati di soldi. “Questa economia uccide” soleva ripetere Papa Francesco. E qui lo sentiamo nei racconti delle vittime della diossina e dei tumori ad alta concentrazione.
Su mandato dei vescovi della Campania abbiamo attraversato dodici Diocesi della regione, per guardare, ascoltare e testimoniare. Negli occhi e nelle orecchie il desiderio di scoprire le meraviglie del creato ma anche i disastri e i veleni delle nostre terre campane. Per contemplare le prime e denunciare le seconde.
Quanto alle meraviglie da custodire abbiamo attraversato la campagna nolano-acerrana, il campo Laudato si’ di Caserta, i golfi di Napoli, Castellamare di Stabia e Pozzuoli, le oasi dei Variconi e delle Soglitelle tra Castel Volturno e Villa Literno, i monti di Roccamonfina.
Allo stesso tempo abbiamo anche aperto gli occhi sulle ferite di questi territori, sui drammatici ed enormi scempi socio-ecologici che continuano ad arrecare danni irreparabili alle persone e agli ecosistemi: l’inquinamento del fiume Sarno, dei Regi Lagni e di diverse falde acquifere, innumerevoli discariche, l’inceneritore di Acerra, cave e montagne sventrate, fuochi, veleni sommersi, fogne e spazzatura a cielo aperto. Ci ha impressionato capire l’enorme portata di vere e proprie “Bombe ecologiche” sotto la terra che calpestiamo, spesso in luoghi nascosti, al confine tra Comuni diversi che si scaricano le responsabilità, laddove la natura, fatta di erba e piante, si riprende lo spazio perduto: le discariche di Pianura (Napoli), di Polvica (Nola) e di Chiaiano (Napoli). A Calvi Risorta abbiamo addirittura visto la discarica più grande d’Europa dove la fabbrica ex Pozzi-Ginori sotterrava i propri rifiuti industriali, vernici e ceramiche, nel proprio terreno!
Abbiamo ascoltato la voce e la denuncia delle vittime degli scempi, dei bambini e dei giovani delle scuole, di attivisti, medici, pediatri, avvocati, insegnanti e istituzioni, che si danno da fare da una vita per invertire la rotta. Ad Aversa una giovane avvocata ci ha testimoniato l’impegno della denuncia degli sversamenti tossici alla Corte Europea dei Diritti Umani che finalmente si è espressa nello scorso gennaio condannando l’Italia per la violazione del diritto alla vita degli abitanti della Terra dei Fuochi.
Abbiamo incontrato le equipe diocesane della Pastorale del lavoro e della Custodia del Creato, associazioni, scuole e comunità che resistono e che incarnano la speranza. Ma anche il silenzio indifferente e a tratti omertoso di “uomini e donne per bene” che hanno scelto di voltare la faccia di fronte a quello che si stava compiendo. Da un lato ci ha dato coraggio l’impegno di alcuni attivisti in prima linea per la difesa dell’ambiente come Gennaro a Nola e Nicola a Caserta e di sindaci, come quelli di Gricignano (Aversa), Tufino e Casamarciano (Nola) e dall’altro ci ha lasciati molto perplessi la difesa a spada tratta delle politiche di bonifica da parte di alcuni funzionari dello Stato.
Abbiamo percepito la gravità dei danni ambientali irreversibili all’acqua, al sottosuolo, alla terra, all’aria. Ma anche l’inquietudine, il dolore, la richiesta di aiuto, l’indifferenza, la disaffezione, la rassegnazione, la sfiducia nelle istituzioni talvolta colluse e corrotte.
A Castel Volturno abbiamo unito l’ascolto del grido della terra a quello dei migranti, e connesso la LS con l’Enciclica Fratelli Tutti (FT), sempre di Papa Francesco, sulla fraternità e sull’amicizia sociale. Le testimonianze dei pellegrini Fedele, frate francescano, e Appiah, mediatore culturale ghanese, ci hanno fatto respirare la sfida dell’unica crisi socio-ambientale e le sue conseguenze sui migranti climatici oggi.
Prendersi cura della casa comune è un atto politico. È cittadinanza attiva che si traduce in scelte consapevoli, in partecipazione alla vita civile, in comunità che decidono di mettersi in gioco. Con impegni ben precisi che ci siamo presi come pellegrini e abbiamo messo per iscritto nel documento finale insieme ad alcune richieste ai Vescovi e alle Istituzioni.
Per sognare insieme come un'unica umanità, viandanti della stessa carne (FT 8), perché la nostra epoca possa essere ricordata per il risveglio di una nuova riverenza per la vita (LS 207). Per continuare ad osare insieme il sogno di Gesù di Nazaret e di papa Francesco.
Daniele Moschetti e Filippo Ivardi Ganapini, missionari comboniani a Castel Volturno
Un messaggio a conclusione del Pellegrinaggio Giubilare di speranza
sulle orme della Laudato si’
“Andate, guardate, ascoltate e testimoniate!”. È questo l’invito che ha guidato il cammino dei Pellegrini di Speranza, nel Pellegrinaggio Giubilare promosso dalla Conferenza Episcopale Campana nel decimo anniversario dell’enciclica Laudato si’ e nell’ottavo centenario del Cantico delle Creature di San Francesco.
Un mandato preciso, ricevuto il 16 maggio scorso nel Santuario di Pompei dal Vescovo Presidente Mons. Antonio Di Donna, ha dato il via a un pellegrinaggio che ha attraversato dodici diocesi della Campania in nove tappe, alla scoperta delle meraviglie e delle ferite del nostro territorio.
I pellegrini hanno camminato tra le campagne del nolano e dell’agro acerrano, nei golfi di Napoli e Castellammare, lungo le oasi costiere di Castel Volturno, salendo fino ai monti di Roccamonfina. Hanno incontrato persone, comunità, giovani e bambini, vera speranza della nostra terra.
Ma hanno anche visto le piaghe ambientali che affliggono la nostra regione: fiumi inquinati, discariche abusive, montagne sventrate, rifiuti tossici, veleni sommersi. Hanno ascoltato le voci di chi da anni resiste, denuncia, cura, forma: attivisti, medici, insegnanti, cittadini impegnati, ma anche il silenzio di chi ha scelto di voltarsi dall’altra parte.
Il grido della terra e dei poveri è diventato per i Pellegrini una chiamata alla responsabilità e alla conversione ecologica, che nasce dal cuore e si traduce in scelte quotidiane, sobrie e giuste. Camminare è stato anche pregare, riflettere, scegliere di “esserci” nei temi dell’ambiente, della salute e della giustizia sociale.
Si conclude il Pellegrinaggio Giubilare di Speranza, ma non si esaurisce il suo slancio. Al contrario, da questo cammino nasce un impegno che si rinnova e si rafforza, trovando espressione concreta nel messaggio finale: una parola coraggiosa, lucida e profetica, che custodisce l’esperienza vissuta e la rilancia come proposta per il futuro.
I pellegrini non si fermano: proseguono il loro cammino nella quotidianità delle comunità, portando con sé un impegno fatto di scelte personali, di stili di vita rinnovati, di cittadinanza attiva e corresponsabile. Ma anche di invocazioni e proposte rivolte con franchezza evangelica ai Pastori della Chiesa e alle Istituzioni civili.
Ai Vescovi della Campania, i pellegrini chiedono di continuare a camminare insieme al Popolo di Dio, facendosi voce profetica delle ferite del territorio, promuovendo una pastorale della Custodia del Creato capace di coniugare spiritualità, ascolto e azione. Alle Istituzioni, si chiede un ascolto sincero e un impegno responsabile per la cura del bene comune, attraverso politiche coraggiose, trasparenti e partecipate.
Il Pellegrinaggio ha acceso una luce. Ora tocca a tutti noi custodirla, alimentarla e farla crescere. Perché la speranza non è un’emozione passeggera, ma una scelta di vita che trasforma il presente e orienta il futuro. Che questo cammino, iniziato “sulle orme della Laudato si’“, diventi uno stile permanente per le nostre Chiese e le nostre comunità: uno stile sinodale, incarnato, solidale, capace di tenere insieme la Parola e la Vita, la preghiera e l’azione, il Creato e il Creatore: «Possa la nostra epoca essere ricordata per il risveglio di una nuova riverenza per la vita…» (LS, 207): con queste parole, tratte dall’enciclica Laudato si’, i Pellegrini di Speranza concludono il loro messaggio, affidando al Signore il desiderio di essere testimoni del Risorto e costruttori di un futuro di giustizia, pace e bellezza.
Massimo La Corte
Incaricato regionale settore Comunicazioni Sociali