A pochi giorni dall’accordo di pace tra Ruanda e Rdc, molte incognite e il mistero di un piano segreto

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Venerdì 11 luglio 2025
A pochi giorni dalla firma dell’accordo di pace a Washington tra Ruanda e Congo, don Piumatti denuncia le gravi violenze contro i civili nel Nord Kivu. Secondo il missionario, gli accordi ignorano i miliziani locali, che non intendono ritirarsi e mantengono il controllo delle comunità per interessi economici. [Popoli e Missione / SIR]

A meno di una settimana dalla firma a Washington dell’accordo di pace tra Ruanda e Repubblica Democratica del Congo, mediato della Casa Bianca, vengono a galla le molte falle e le inevitabili incognite di un’intesa di vertice che trascura l’anarchia delle forze in campo. E che di certo non tiene conto della sorte dei civili nei territori assediati, poichè mancano forze super partes (ruolo svolto tradizionalmente dai Caschi Blu) a protezione delle comunità locali.

La prima incognita è legata all’effettivo ritiro dei ‘ribelli’ del movimento armato M23 dai territori invasi: in queste ore sia a Bukavu che a Goma si assiste ad episodi di terribile violenza e ritorsione nei confronti dei civili. I paramilitari che, è bene ricordarlo, non sono stati consultati e restano fuori dal negoziato, esercitano la loro influenza in modo scomposto e vendicativo.

“I miliziani come prevedibile, sono riluttanti a lasciare il terreno, molti di loro seguiranno gli ordini impartiti dall’esercito ruandese ma diversi capetti locali che pensano di avere in mano un piccolo potere, non accetteranno mai di mollarlo”, ci spiega don Giovanni Piumatti, fidei donum appena rientrato domenica scorsa da Kimbulu, nel Nord Kivu.

Uno dei video più atroci arriva dalla zona di Bukavu e mostra una esecuzione pubblica di queste ore. Un ragazzo è al centro di un capannello di persone aizzate da un paramilitare dell’M23 che chiede cosa debba farne. La gente urla “lasciatelo” il miliziano tiene il fucile puntato sul ragazzo inginocchiato e poi spara. Subito dopo dei ragazzini tirano pietre sulla vittima.

In altri video si vede in modo esplicito la cattura di civili (tutti ragazzi giovanissimi) da parte di alcuni elementi dell’M23: non è chiaro dove vengano portati, se saranno ostaggi, o se si tratta di mera ostentazione della forza. Secondo don Piumatti la debolezza delle scelte “dettate da un’urgenza economica, come quella di controllare le miniere d’oro e coltan da parte Usa”, calate dall’alto, secondo il metodo della Pax americana, è che “non sono negoziate a livello locale e che lasciano fuori dagli accordi i ribelli”.

Portandosi dietro l’alea di una possibile insubordinazione. L’accordo di pace di Washington non fa menzione di eventuali risarcimenti o “riparazioni” dovuti alla società civile per quanto subito. Le esecuzioni extragiudiziali, la violenza sessuale contro le donne, le centinaia di episodi di rapimento e tortura da parte dell’M23 non sono menzionati nel testo. Lasciando spazio all’arbitrio.

È questo uno dei motivi per cui in Africa spesso le guerre tra Paesi si trasformano in guerriglie e guerre a bassa intensità, combattute in modo diffuso e parcellizzato, rendendo impossibile la vita alle comunità locali. I miliziani proseguono razzie e attacchi armati. La seconda importante incognita, ancora più rilevante, riguarda la reale intenzione di Paul Kagame, presidente del Ruanda, di lasciare i territori dell’Est del Congo al legittimo governo congolese, e non invece di annetterli al Ruanda.

Contrariamente a quanto stabilito nell’accordo di pace firmato il 27 giugno scorso tra Ruanda e Congo, ci sarebbe un piano più o meno “segreto” per costruire uno Stato parallelo nell’Est del Congo, sotto il controllo ruandese. Secondo un nuovo rapporto del gruppo di esperti delle Nazioni Unite citato da “De Standaard”, l’obiettivo finale è il controllo totale del commercio delle materie prime nella regione.

“Fonti interne all’esercito e al governo ruandese affermano che l’obiettivo finale di Kigali è il controllo del territorio e delle risorse naturali congolesi”, si legge nel rapporto del gruppo di esperti, guidato dalla belga Mélanie De Groof, citato dal De Standard. Tutto il Nord e Sud Kivu, ad Est della Repubblica Democratica del Congo è ricchissimo di miniere di coltan, cobalto e oro.

La posta in gioco per gli Stati Uniti (ma anche per il Ruanda che finora ha attinto a piene mani) è molto alta. Gli Usa si impegnano a garantire una relativa “pace” tra i due governi in cambio della gestione dei siti tramite investitori privati statunitensi in accordo con i governi di Rdc e Ruanda. Ma le miniere (soprattutto quelle d’oro al sud) in gran parte sono controllate da investitori cinesi non contemplati nelle maglie dell’accordo di pace.

Ilaria De Bonis – Popoli e Missione / SIR