Sabato 23 agosto 2025
Si sono moltiplicati negli ultimi giorni gli appelli alle parti in conflitto in Sudan, affinché permettano l’ingresso di aiuti umanitari destinati alla popolazione stremata, in particolare nella zona di El Fasher, la capitale del Darfur settentrionale, sotto assedio da oltre un anno. [Credit photo, WFP/Marie-Helena Laurent: Rifugiate sudanesi in Ciad trasportano dei sacchi di aiuti alimentari del PAM (WFP). Testo: Nigrizia]
Il 19 agosto, in una dichiarazione congiunta, un gruppo di oltre 30 donatori internazionali, tra cui Unione Europea, Gran Bretagna, Canada, Giappone, Spagna, Norvegia, Francia e Germania, hanno affermato che tutte le rotte commerciali della regione nord-occidentale sono state interrotte, cosa che ha fatto salire a livelli inaccessibili i prezzi dei generi alimentari e costretto le cucine comunitarie – che grazie agli aiuti umanitari forniscono pasti gratuiti ai civili – a chiudere.
“Di conseguenza, le persone stanno morendo di fame”, si legge nella dichiarazione, “oltre 60 persone sarebbero già morte per malnutrizione nell’ultima settimana”.
La condizione di carestia – assenza totale di cibo che porta alla morte – è stata dichiarata ufficialmente nei campi profughi alla periferia di El Fasher (Zamzam e Abou Shouk) nell’agosto dello scorso anno e da allora la situazione non ha fatto che peggiorare.
Una carestia che è diretta conseguenza dell’uso prolungato della fame come arma.
Urgente un cessate il fuoco umanitario
Un nuovo appello per il rispetto del diritto internazionale umanitario è stato lanciato il 20 agosto dalla coalizione ALPS, che riunisce una serie di potenze, tra cui Stati Uniti, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Svizzera, Unione Africana e Nazioni Unite.
La richiesta rivolta ai due contendenti è di accettare un cessate il fuoco per permettere alle agenzie internazionali di soccorrere i civili, mantenendo aperte le principali rotte di rifornimento, tra cui il valico di frontiera di Adre dal Ciad e le cruciali rotte transfrontaliere verso le regioni duramente colpite del Darfur e del Kordofan.
La coalizione chiede inoltre di garantire la sicurezza degli operatori umanitari, ripristinare l’accesso alle telecomunicazioni, proteggere le infrastrutture critiche, comprese le strutture idriche e sanitarie, e garantire un passaggio sicuro per la popolazione bisognosa di assistenza.