Il governo italiano ha gli strumenti. Intervenga per una tregua umanitaria in Darfur

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Martedì 4 novembre 2025
Un appello al governo italiano perché agisca di fronte alla tragedia immane che si sta consumando nel Darfur e in tutto il Sudan è stato lanciato oggi nel corso di una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati a Roma. Nigrizia, Missionari Comboniani, Sant’Egidio, Medici senza Frontiere ed esponenti politici rilanciano l’appello per fermare la guerra in Sudan e fronteggiare una delle peggiori crisi umanitarie al mondo. (
Luciano Ardesi – Nigrizia)

Un appello al governo italiano perché agisca di fronte alla tragedia immane che si sta consumando nel Darfur e in tutto il Sudan è stato lanciato oggi nel corso di una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati. A distanza di più di sette mesi dall’appello del marzo scorso, i promotori dell’incontro dai Missionari Comboniani, alla Comunità di Sant’Egidio, a Medici senza Frontiere hanno reiterato l’assoluta urgenza di prendere posizione e di compiere atti concreti dopo quanto è accaduto a El Fasher, capoluogo del Darfur settentrionale, dal 26 ottobre nelle mani della milizia paramilitare Forze di supporto rapido (RSF) dopo oltre 500 giorni di assedio.

In apertura della conferenza stampa presieduta dall’on. Lia Quartapelle, quest’ultima ha iniziato ricordando alcuni dati del dramma dopo l’inizio della guerra nell’aprile 2023: 4 milioni di rifugiati nei paesi vicini, 9 milioni di sfollati interni, oltre 150mila vittime, ma la cifra è senz’altro stimata per difetto, mentre ci sono ancora 260mila persone in pericolo di vita a El Fasher e dintorni dove si sono consumati crimini di guerra e contro l’umanità.

Di fronte a questo quadro fratel Antono Soffientini, comboniano, ha esposto le richieste che l’appello fa al governo italiano per il Sudan e la città di El Fasher in particolare affinché in tutti i consessi internazionali si faccia promotore di tre azioni indispensabili:

  • una tregua umanitaria nel Darfur e in tutto il Sudan
  • l’apertura di passaggi sicuri e protetti per uscire dalla città per tutta la popolazione civile
  • il ripristino senza impedimenti dell’aiuto umanitario e degli aiuti nella città.

Le testimonianze sono state portate da p. Diego Dalle Carbonare, responsabile dei Missionari Comboniani in Egitto e in Sudan, in video collegamento da Port Sudan, che ha esposto le atrocità cui la popolazione è stata sottoposta e ha aggiunto un altro dato alle cifre disastrose di questa guerra: 7 milioni di bambini non stanno più andando a scuola.

Vittorio Oppizzi, responsabile dei programmi di Medici senza Frontiere (MSF) in Sudan, in collegamento da Ginevra, ha illustrato le difficoltà dell’azione umanitaria, di un sistema sanitario ormai al collasso che per di più ha a che fare con diverse epidemie, e del paradosso della crisi umanitaria più acuta nel mondo sistematicamente sotto finanziata.

Brando Ricci, della redazione di Nigrizia, ha fatto il bilancio dell’inazione rispetto all’appello lanciato sette mesi fa, contrapposta all’inarrestabile commercio di armi anche da parte di paesi europei.

Mauro Garafolo della Comunità di Sant’Egidio ha ricordato l’aiuto prestato nei paesi vicini come il Ciad e il Sud Sudan. Adam Nor Mohammed, rappresentante dei rifugiati sudanesi in Italia, ha testimoniato delle difficoltà di comunicazione e dell’impossibilità di dare cifre esaustive alla tragedia.

L’impegno da parte del mondo politico è venuto dall’on Laura Boldrini, dall’eurodeputato Mario Tarquinio, dal sen. Graziano Delrio, dall’on Paolo Ciani. Tutti gli interventi hanno sollecitato l’impegno del governo che non è all’altezza della tragedia in atto, anzi nel Bilancio di previsione i fondi per lo sviluppo e l’emergenza sono in calo.

Hanno chiesto l’assoluta necessità di fermare la vendita delle armi agli stati che stanno rifornendo le due parti in conflitto in Sudan. Da notare che nessun parlamentare della maggioranza di governo è stato presente alla conferenza. Su questo l’on. Boldrini ha annunciato per domani un’audizione alla Commissione Esteri.

Sono intervenuti:
Introduzione di Lia Quartapelle – Partito democratico (PD).
Fratel Antonio Soffientini – missionario comboniano.
Vittorio Oppizzi – Responsabile dei programmi di Medici senza Frontiere (MSF) in Sudan (video collegamento da Ginevra).
Padre Diego Dalle Carbonare – provinciale dei missionari comboniani in Egitto e Sudan (video collegamento da Port Sudan).
Mauro Garofalo – Responsabile per le relazioni internazionali della Comunità di Sant’Egidio.
Adam Nor Mohamed – Rifugiati sudanesi in Italia.
Brando Ricci – Giornalista di Nigrizia.
Laura Boldrini – PD.
Paolo Ciani – Demos.
Graziano Delrio – PD.

Luciano Ardesi – Nigrizia

Padre Diego Dalle Carbonare, superiore provinciale dei Missionari Comboniani in Egitto e in Sudan, in video collegamento da Port Sudan.
Al centro, fratel Antono Soffientini, missionario comboniano.

In Darfur,
non basta indignarsi, serve un impegno continuo

Il missionario comboniano, già provinciale a Khartoum, commenta la caduta di El-Fasher nel Darfur settentrionale, conquistata dalle milizie Rsf dopo un assedio durato 18 mesi. “Le atrocità contro la popolazione civile sono fuori da ogni logica. Serve un’attenzione costante e scelte politiche coraggiose per la pace”. Dubbi sulla distribuzione degli aiuti umanitari: “Rischiano di finire nelle mani dei miliziani”.

“Non basta indignarsi davanti alle immagini più cruente: serve un’attenzione continua. L’unica cosa che possiamo fare è non distogliere l’attenzione. E se è vero che facciamo parte di un’unica umanità, ciascuno dovrebbe fare la propria parte, i politici soprattutto”. Così padre Angelo Giorgetti, economo generale dei Comboniani, commenta al Sir le ultime notizie che arrivano dalla città di El-Fasher, nel Nord Darfur, conquistata la settimana scorsa dalle Rsf, le Forze di Supporto Rapido, dopo un assedio durato 18 mesi. Il missionario conosce bene il Sudan perché è stato Provinciale nella capitale Khartoum dal 2011 al 2016 ed è molto addolorato per quanto sta accadendo.

La Corte penale internazionale ha avvertito che le esecuzioni di massa, le violenze sessuali, i rapimenti, gli attacchi agli operatori umanitari e i saccheggi potrebbero costituire crimini di guerra e contro l’umanità. In rete circolano video orribili delle violenze commesse, in maggioranza contro la popolazione non araba. Domenica anche Papa Leone XIV ha rivolto “un accorato appello alle parti coinvolte per un cessate-il-fuoco e l’apertura urgente di corridoi umanitari”.

Il conflitto in Sudan tra l’esercito regolare (Saf) e le Rsf è iniziato nell’aprile 2023 e sta diventando sempre più cruento. È considerata la peggiore crisi umanitaria al mondo, con 12 milioni di sfollati e oltre 24,6 milioni di persone (più della metà della popolazione) in condizioni di grave insicurezza alimentare. Oltre 65.000 persone sono fuggite da El-Fasher. Prima dell’assedio ci vivevano 260.000 persone, ora intrappolate in città, con un rischio crescente di atrocità e violenze etniche, senza cibo, acqua e cure sanitarie. Le comunicazioni sono quasi impossibili: si tratta di una zona desertica, dove le infrastrutture sono state probabilmente distrutte. Forti delle vittorie, le milizie paramilitari Rsf si stanno spostando verso il Kordofan, nel tentativo di prendere anche la città di El-Obeid.

Oggi il Consiglio di difesa sudanese si riunirà per valutare una proposta di pace di Stati Uniti, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, che chiede una tregua umanitaria di tre mesi seguita da un cessate il fuoco permanente e una transizione di nove mesi a un governo civile. Un piano che non piace al governo sudanese, che controlla Khartoum e il nord del Paese, perché escluderebbe dal processo sia l’esercito sia le Rsf.

In Darfur “è una carneficina”. Padre Giorgetti è molto dispiaciuto per il Paese in cui ha vissuto e che ha amato: “Ho visto i video che circolano, ma sarebbe meglio non guardarli: fanno troppo male. È una carneficina”. “Non so se hanno scelto le vittime in base al colore della pelle o per altri motivi: questa distinzione lì non è così evidente – spiega –. Forse le persone all’interno della città erano considerate ‘nemici’. Ma tutto quello che sta accadendo è fuori da ogni logica. Se conquisti un territorio e vuoi governarlo, dovresti almeno trattare la popolazione come cittadini. Evidentemente queste persone hanno la coscienza completamente offuscata”.

La presenza della Chiesa. In Darfur attualmente non ci sono missionari comboniani. Sono stati presenti fino a una trentina di anni fa, ma poi hanno chiuso la missione. Le due comunità ancora attive sono a Port Sudan, sul Mar Rosso, e un’altra più a sud, verso il Sud Sudan: tutte zone lontane migliaia di chilometri dal Nord Darfur. Un sacerdote diocesano che seguiva i pochi cristiani dell’area di El-Fasher è stato ucciso qualche mese fa. I Comboniani hanno diffuso di recente un comunicato esprimendo preoccupazione per la situazione di El-Fasher. “Ma davanti a una tragedia di queste proporzioni, le parole contano poco – osserva padre Giorgetti con amarezza –. Purtroppo, l’attenzione dell’opinione pubblica dura poco: oggi tutti ne parlano, domani nessuno più. Anche a livello politico ci sono poche iniziative”.

Difficile far arrivare aiuti umanitari. Nei giorni scorsi il ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani ha annunciato l’intenzione di inviare aiuti umanitari in Darfur. “Bisogna poi vedere se questi aiuti arrivano davvero, e soprattutto a chi finiscono – fa notare –. Perché, se entrano in quelle zone, è molto probabile che finiscano nelle mani dei miliziani, che controllano tutto e saccheggiano casa per casa. È difficile immaginare un sistema che li faccia arrivare davvero alla popolazione civile”.

Il Darfur è una zona molto ricca: oro, minerali, risorse naturali di ogni tipo. È evidente che dietro a tutto questo ci sia anche un obiettivo economico, oltre al controllo del territorio – precisa –. Ora le Rsf dominano quasi tutto. Non si può nemmeno dire che “governino”: semplicemente, prendono quello che vogliono. “Spero che le parole dei governi sull’invio di aiuti e sulle proposte di pace non restino solo annunci – conclude il missionario –. Non basta mandare aiuti umanitari. Bisogna anche chiedersi: quale politica estera stanno portando avanti l’Italia e l’Europa? Cosa stiamo facendo per stabilizzare davvero queste regioni?”

Patrizia Caiffa – SIR