Martedì, 18 novembre 2025
Giovedì 13 novembre 2025 si è tenuto presso l’Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova, un convegno dal titolo “Padre Ezechiele Ramin — Una vita per i diritti umani”. I due relatori, padre Giovanni Munari, compagno di formazione e di missione in Brasile di padre Ezechiele, e Antonio Ramin, fratello di Ezechiele, introdotti da padre Gaetano Montresor, quasi coetaneo di Ezechiele, sono intervenuti nel Corso di relazioni internazionali, su invito del prof. Marco Mascia. Un centinaio di persone, per lo più giovani studenti, hanno seguito con attenzione e interesse la ricca esposizione dei due relatori. Una grande emozione ha accompagnato l’intero tutto convegno.
Padre Munari ha presentato un percorso storico molto documentato sulla situazione sociopolitica del Brasile negli ultimi sessant’anni: i governi succedutisi, le scelte economiche e le loro conseguenze sociali devastanti sia per la popolazione sia per il territorio, fino alla grave crisi sociale e ambientale degli anni più recenti.
In questo Brasile ha vissuto e operato padre Ezechiele Ramin per poco più di un anno e mezzo, dal gennaio 1984 al luglio 1985. È stato assassinato il 24 luglio 1985, subito dopo essersi presentato all’appuntamento con i suoi uccisori in una sincera e coraggiosa solidarietà con i contadini, ai quali era negata ingiustamente la terra che loro spettava.
Antonio Ramin ha iniziato il suo racconto con un’affermazione molto forte: «Padre Ezechiele non è morto. È stato ucciso!». Perché è stato ucciso, e da chi? Ezechiele aveva scelto di proteggere la dignità e la vita dei contadini, come gli avevano chiesto le loro madri, mogli e figli.
Questa scelta era frutto di un lungo percorso iniziato in famiglia, dove Ezechiele aveva respirato valori civici e morali, in particolare quello della giustizia, al quale sarebbe rimasto fedele fino al martirio.
Solo nel tragico momento del suo assassinio la sua famiglia scoprì che Ezechiele non apparteneva più solo a loro, ma alla Chiesa e al mondo. Arrivato in Brasile, un Paese dalle proporzioni enormi – la parrocchia di Cacoal copriva un’area grande quanto il Veneto –, si inserì nel suo ruolo di sacerdote seguendo Cristo in quella realtà, affrontando sfide enormi in materia di diritti umani, in particolare la difesa della vita e la giustizia.
Dagli atti del processo si apprende che ciascuno degli uomini che gli spararono ricevette una somma pari a circa 50 euro.
Puntuale l’affermazione finale di Antonio: «Padre Ezechiele parla oggi più di quanto parlasse in vita».
Una giovane studentessa universitaria, di nome Catherine, ha letto alcuni brani degli scritti di padre Ezechiele scelti dal fratello Fabiano.
A chiudere il convegno è stato l’intervento dell’avvocato Mariano Paolin, già notaio attuario nel processo diocesano di beatificazione e nella rogatoria internazionale del tribunale brasiliano svoltasi a Padova. L’avvocato Paolin, assieme a un collega brasiliano, è riuscito a ottenere – dopo quarant’anni di inutili tentativi – il documento ufficiale riguardante il terreno in cui si svolsero sia l’incontro di padre Ezechiele con i contadini sia il luogo, poco distante, dove fu ucciso. Il documento certifica che padre Ezechiele non ha violato alcuna proprietà privata: il terreno era pubblico.
Ateneo per i diritti umani dell’Università di Padova
Il convegno di oggi si appoggia su una domanda, quella di sapere se la vita di p. Ezechiele Ramin è stata veramente una vita per i diritti umani. La risposta positiva a questa domanda giustifica il convegno in questo luogo: Ateneo per i diritti umani dell’Università di Padova.
Il 24 luglio scorso 2025 si è celebrato il 40 ° anniversario dell’uccisione di p. Ezechiele, ucciso a Cacoal in Brasile.
Sul profilo Facebook del sindaco di Padova, Sergio Giordani, si legge: “Abbiamo ricordato oggi Padre Ezechiele Ramin, il missionario comboniano nato e cresciuto a Padova ed assassinato 40 anni fa il 24 luglio 1985, a soli 32 anni d’età in Brasile per la sua attività in difesa degli indios e dei contadini sfruttati dai possidenti terrieri. Non possiamo dimenticare la sua vita, la sua storia, il suo impegno e il suo martirio”.
Nel profilo del Comune di Selvazzano Dentro si legge: “Il 24 luglio 1985, Padre Ezechiele Ramin fu ucciso con una raffica di colpi in una fazenda del Mato Grosso, in Brasile. Aveva 32 anni. Missionario comboniano e uomo di pace, fu eliminato per il suo impegno nonviolento a fianco dei contadini senza terra. Il suo omicidio fu volto a mettere a tacere chi denunciava ingiustizie in un sistema sostenuto dal silenzio”.
Il 24 luglio 2025 in Brasile è stato così descritto: “Padre Ezechiele Ramin, martire dei poveri e degli oppressi” rimarca a grandi caratteri uno striscione che apre il corteo. “Padre Ezechiele Ramin: martire della speranza” aggiunge quello verde che lo precede, verde come la speranza della vita che rinasce a primavera. Hanno voluto che le sue parole chiave – poveri, oppressi, primavera, speranza – fossero ben chiare, sin dal principio, i circa tremila partecipanti alla Romarìa, pellegrinaggio e celebrazione del 40° anniversario della morte del “loro” martire, il missionario comboniano padovano padre Ezechiele Ramin. Un appuntamento, giunto alla decima edizione, che ha unito famiglie provenienti per lo più dagli stati brasiliani di Rondonia e Mato Grosso, sotto un sole cocente e sulla terra rossa e polverosa di Rondolandia, pregando e cantando con gioia e con rispetto per una terra resa sacra da sangue innocente. Dopo averlo ricordato per una settimana nelle celebrazioni comunitarie, i pellegrini hanno raggiunto il luogo dell’uccisione”.
Ezechiele Ramin nasce a Padova il 9 febbraio 1953 in una famiglia con forti valori umani e cristiani. In particolare, il senso della giustizia che nasce dall’amore e della fraternità; il rispetto e il dovere. Studia presso il Collegio vescovile Barbarigo di Padova, dove. Anche a contattato con i giovani compagni di classe comboniani, prende coscienza della miseria in cui vive una gran parte dell’umanità. Si impegna nell’associazione Mani Tese, con cui organizza campi di lavoro. per sostenere dei microprogetti di sviluppo. Nel settembre del 1972 inizia la formazione nelle comunità comboniane, in vista della scelta religiosa e sacerdotale, a Firenze e a Venegono Superiore (Varese). Conclude gli studi teologici negli Stati Uniti, a Chicago. dove conosce l’America degli esclusi e dei perdenti, alcolizzati, senza fissa dimora, afroamericani e immigrati messicani e dopo un periodo passato nella Bassa California messicana, viene ordinato sacerdote il 28 settembre 1980, a Padova. È a Napoli quando la sera di domenica 23 novembre 1980, un terremoto colpisce l’Italia meridionale e numerosi centri abitati delle province di Avellino, Salerno e Potenza. Si impegna nei soccorsi, coordina gli aiuti e in questa occasione si confronta anche con chi dirotta gli aiuti (Camorra).
Nel settembre 1983 arriva in Brasile, nella missione di Cacoal, Rondonia. In piena comunione con la Chiesa brasiliana che ha fatto la scelta preferenziale dei poveri, si prende totalmente a cuore la problematica della minoranza degli Indios e dei contadini senza terra, difendendone i diritti contro ogni forma di ingiustizia. Il 24 luglio 1985 viene ucciso in un agguato.
Alcune sue espressioni possono aiutare a capire perché la vita di Ezechiele Ramin, può essere definita: una vita per i diritti umani, sia nell’azione che nell’uccisione.
- Dopo che Cristo è morto vittima di ingiustizia, ogni ingiustizia sfida il cristiano.
- Francamente mi sto accorgendo che la testimonianza cristiana si paga di persona.
- “Qui molta gente ha perso il terreno perché gli è stato venduto. Aveva una casa e gli è stata distrutta. Aveva dei figli e gli sono stati uccisi. A queste persone io ho già dato la mia risposta: un abbraccio grande. Amo molto tutti voi e amo la giustizia, non approviamo la violenza anche se siamo vittime di violenza. Il padre che vi sta parlando ha ricevuto minacce di morte. Caro fratello, se la mia vita ti appartiene anche la mia morte ti appartiene”.
Quale fondamento hanno i Diritti umani?
L’uomo ha dei diritti fondamentali perché sono necessari per una vita dignitosa e per garantire l’uguaglianza e il rispetto di tutti. Questi diritti sono intrinseci alla persona e sono emersi storicamente per proteggere gli individui dai poteri dello Stato e per permettere di vivere in società pacifiche, sicure e prospere. La loro universalità si basa sul fatto che tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali, senza discriminazioni.
In altre parole: I diritti fondamentali si basano sul principio che ogni persona possiede una dignità innata e intrinseca che deve essere rispettata. Essi sono necessari per vivere una vita dignitosa, libera e completa.
Riprendiamo la domanda: sono questi i valori che hanno guidato l’azione di padre Ezechiele Ramin, in modo che di lui, si dica: la sua è una vita per i diritti umani? Sì. Per questo si continua dure; Ezechiele vive!