Comunità Malbes – Dieci anni di presenza e di vita comune a Padova

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Mercoledì 19 novembre 2025
Malbes – lo stesso nome della missione fondata da Daniele Comboni nel Regno del Kordofan, in Sudan, nel 1872 – è la comunità missionaria di Padova (Italia) dove vivono suore comboniane, laiche e laici, famiglie e single della Famiglia comboniana, condividendo il carisma di san Daniele Comboni. Domenica 16 novembre, hanno celebrato il decimo anniversario di questo cammino di vita missionaria vissuto insieme. Alla celebrazione eucaristica hanno partecipato anche i padri comboniani Daniele Zarantonello, Maurizio Binaghi e Giuseppe Caramazza. All’inizio della messa, Carla Pettenuzzo ha pronunciato la seguente introduzione.

Malbes, dieci anni dopo

Siamo qui oggi, come Comunità Malbes, per dire grazie, e dirlo assieme a voi. Il dirlo insieme nasce dal fatto che una comunità non è mai qualcosa di privato e chiuso, ma tiene sempre le porte aperte per chi va e per chi viene, e le braccia spalancate, sempre pronte ad accogliere.

Questo sentimento di gratitudine nasce dal cammino di questi dieci anni e da almeno altri dieci che li hanno preceduti all’interno del gruppo Giovani Impegno Missionario (GIM), durante i quali è maturato e si è plasmato il sogno di essere una comunità missionaria fatta di religiose e di laiche e laici insieme.

Diciamo grazie a Dio nella consapevolezza che l’essere qui non celebra un nostro merito, ma la gioia di vivere tutto questo come frutto di una chiamata, e che tutto ciò che abbiamo ricevuto viene da lui.

Dieci anni or sono siamo partiti al Bassanello sicuramente un po’ sprovveduti: ognuno di noi cambiava città, lavoro, casa, abitudini, per iniziare qualcosa di nuovo e incerto. Non c’erano, infatti, esempi da seguire o regole precise. Gli unici ingredienti erano l’entusiasmo e la tenacia di chi desidera concretizzare un sogno coltivato per anni, e la passione che nasce dal sentirsi chiamati a qualcosa di più grande di sé. L’unica “regola” per noi è sempre stata – e lo è ancora oggi – composta da tre parole-chiave:

  • Parola di Dio – Il pregare e il pregare insieme, mettendo accanto vocazioni diverse, dando senso e gusto alla quotidianità, a volte sapendola anche trasformare.
  • Missione – Lo sguardo che ci anima e ci lega, e che cerca di andare oltre i confini del nostro piccolo orticello.
  • Far causa comune, cioè abbracciare la causa del più povero e abbandonato, come ha testimoniato san Daniele Comboni nella sua vita.

“Camminando si apre il cammino”, diceva un poeta spagnolo. E così, stando sulle orme dei nostri passi incerti, ma certi di essere guidati da un Dio-amore, tenendoci per mano come fratelli e sorelle, rialzandoci dopo ogni caduta, abbiamo percepito l’odore – a volte acre – di un’umanità ferita e impoverita, che può solo essere accolta senza tanti perché.

Poco dopo l’inizio di Malbes, è cominciata per noi l’esperienza dell’accoglienza di donne sole con bambini, e poi del doposcuola: due percorsi che ci accompagnano ormai da dieci anni e che ci aiutano a tenere i piedi per terra e a vivere la Parola spezzata ogni giorno, con colori e sfumature diverse. È un allenamento continuo alla flessibilità, a non rimanere fermi sui nostri passi e sul “si è sempre fatto così”: in altre parole, un discernimento costante.

Una delle scoperte più belle e arricchenti di questi anni è l’essere una comunità allargata: suore, laiche e laici insieme, famiglie e single. Aspettiamo anche preti e religiosi. È una sfida accolta quella di mettersi insieme, che, pur nella fatica, ci fa gustare la bellezza della diversità, riscoprendo quanto sia bello vivere tra vocazioni diverse. La stessa realtà, vista e pregata con occhi diversi, si ridisegna in modo più completo e affascinante, diventando uno stimolo continuo a cercare e valorizzare l’altro nella sua profonda umanità.

Ci siamo sempre detti, in questi dieci anni, che il “fare” dovesse venire dopo l’“essere”. Non sempre, forse, ci siamo riusciti: la tentazione di farsi riconoscere da ciò che si fa è sempre in agguato. Ricordo che, nei primi anni molti, ci chiedevano: «Ma, in concreto, cosa fate?». Era la domanda più difficile. Per noi era già una grande fatica imparare a vivere insieme sotto lo stesso tetto, a rispettarci, a valorizzarci e a volerci bene; figurarsi il “fare”…, anche perché siamo partiti senza alcun progetto.

Ci sono voluti anni, con pazienza, tenacia e fiducia, per inserirci e farci conoscere. Ora è bello sentirci parte di questa comunità di tre parrocchie, avvertire il vostro sostegno, collaborare insieme in varie attività ed essere – lo speriamo davvero – una presenza che sa testimoniare la bellezza dell’essere comunità nella diversità.

Tanti sono i grazie che portiamo nel cuore. Ne diciamo uno per tutti alle donne, ai bambini e ai ragazzi passati per la canonica del Bassanello, che hanno lasciato un pezzo di loro nel nostro cuore, e – ci auspichiamo – anche noi nel loro.

Ora celebreremo insieme a tutti voi il nostro grazie, con l’aiuto del vescovo Mattiazzo, dei nostri preti don Silvano, don Riccardo, don Giuseppe e don Andrea (che ci accompagna dal paradiso), del diacono Tommaso, di suor Laura, provinciale delle missionarie comboniane in Italia, di suor Azezet, missionaria comboniana in Cisgiordania, che poi presenterà il progetto che l’Istituto porta avanti in quella terra martoriata; dei padri comboniani Daniele Zarantonello, Maurizio Binaghi e Giuseppe Caramazza, di don Marco, responsabile della Caritas diocesana, e di don Antonio Oriente, delegato vescovile per la vita consacrata.

Buona celebrazione a tutte e a tutti.
Comunità missionaria Malbes

NOTA

Malbes nel 1872

Daniele Comboni fondò la missione di Malbes nel 1872
Considerando le difficoltà di convivenza con il mondo islamico, Daniele Comboni decise di fondare una nuova missione a Malbes, a poche ore di cammino da El Obeid (Sudan), affinché le nuove piccole comunità nascenti potessero incontrare un ambiente favorevole alla loro crescita religiosa e al loro sviluppo umano. Malbes divenne un esempio di integrazione tra evangelizzazione e promozione umana.

Della missione di Malbes oggi rimangono soltanto il baobab e il tracciato delle fondamenta della chiesetta originale. Il baobab, alla cui ombra fu sepolta suor Maria Rosa Colpo, morta il 17 settembre 1881, continua ancora oggi a dare frutti: nuove generazioni di giovani cristiani sudanesi che si preparano ad affrontare le sfide della società africana attuale.

Dagli Scritti di Comboni
«Abbiamo escogitato di sobbarcarci al gravissimo sacrificio di fare acquisto di vasti terreni nella pianura di Malbes, che è fornita sufficientemente di acqua. […] A ciascuna famiglia abbiamo assegnato un pezzo di terra da coltivare, abbiamo distribuito buona quantità di grano da seminarvi, e così possano vivere indipendentemente […] sotto la sorveglianza della missione cattolica e col frutto dei loro sudori e col sussidio di quelle arti e mestieri che hanno appreso nella missione. Queste famiglie cattoliche formeranno a poco a poco un villaggio cattolico, una borgata cattolica, e col crescere degli anni diventerà una città tutta cattolica, la quale sarà di esempio alle altre popolazioni».
(Rapporto alla Pia Opera della Santa Infanzia di Parigi, Roma, 3 maggio 1877, Scritti, 4528-4529.