Fedi di tutto il mondo unite a Roma: basta alla “stagione della guerra”

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Lunedì 3 novembre 2025
Osare la pace”: questo il titolo scelto per l’Incontro internazionale per la pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma, svoltosi dal 26 al 28 ottobre e al quale hanno preso parte 10mila persone e ospiti politici, giornalisti, religiosi e attivisti sociali di tutti i continenti. [Photo credit: Comunità di Sant'Egidio. Testo: Padre Giuseppe Cavallini, mccj – Nigrizia]

Il convegno si è tenuto presso l’Auditorium Parco della Musica e altre sedi limitrofe e ha dato la possibilità di prendere parte a oltre 20 forum e tavole rotonde con relazioni, dibattiti e presentazione di testimoni della pace, del passato e di oggi. Il convegno si è chiuso con una solenne celebrazione interreligiosa presso il Colosseo presieduta da papa Leone XIV, con la partecipazione di decine di rappresentanti di molte religioni presenti nei cinque continenti.

Una preghiera in diverse lingue è stata espressa perché cessino i conflitti nel mondo e perché Dio tocchi il cuore di chi ha le più dirette responsabilità nel promuovere vie di pace e non di conflitto.

Suggestive le immagini dell’evento sotto l’arco di Costantino, trasmesse da un drone che su vari maxi schermi inquadrava zucchetti, turbanti, kippah, chador, shash, fez, abiti, tonache, talari di diverso colore e diversa fattura, indossati dai numerosi leader religiosi. Costoro hanno sottolineato che il futuro vedrà la gratitudine delle nuove generazioni, che riceveranno dalle religioni quello che hanno ricevuto da Dio: l’amore, la sapienza, il valore della vita, il perdono.

Papa Leone ha proclamato a voce alta e quasi commosso: «Nessuna guerra è santa, solo la pace è santa! Basta guerre con i loro cumuli di morti, distruzioni, esuli… basta!». E alzando le mani al cielo e aprendole verso i presenti ha esclamato: «Dobbiamo far sì che tramonti presto questa stagione della storia segnata dalla guerra e dalla prepotenza della forza e inizi una storia nuova. Non possiamo accettare che questa stagione perduri oltre, che plasmi la mentalità dei popoli, che ci si abitui alla guerra come compagna normale della storia umana. Basta! È il grido dei poveri e il grido della terra. Basta! Signore, ascolta il nostro grido!».

E con decisione ha concluso: «Dio chiederà conto a chi non ha cercato la pace o ha fomentato le tensioni e i conflitti, di tutti i giorni, i mesi, gli anni di guerra». Il papa ha inoltre rilanciato le parole pronunciate dalla Loggia delle Benedizioni, il giorno della sua elezione sul Soglio di Pietro, della necessità di una “pace disarmata e disarmante”.

«Si deve raggiungere una vera e solida epoca di riconciliazione, che ponga fine alla prevaricazione, all’esibizione della forza e all’indifferenza per il diritto – ha insistito il pontefice -, e l’evento di oggi è la manifestazione della “ferma volontà di pace”, ma anche della consapevolezza che la preghiera è una grande forza di riconciliazione».

Papa Prevost ha voluto anche citare l’ultimo incontro interreligioso per la pace nel 2024 a Parigi, al quale papa Francesco non aveva potuto presenziare ma aveva inviato un messaggio con un invito programmatico: “Dobbiamo allontanare dalle religioni la tentazione di diventare strumento per alimentare nazionalismi, etnicismi, populismi. Le guerre si inaspriscono. Guai a chi cerca di trascinare Dio nel prendere parte alle guerre!”.

Affiancato da Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo, rispettivamente fondatore e presidente della Comunità di Sant’Egidio, il papa ha salutato vari ospiti presenti: tra questi, i cardinali Matteo Zuppi, Baldo Reina, Gualtiero Bassetti, Louis Raphael Sako, Fridolin Ambongo, Antoine Kambanda, Jean-Marc Aveline, l’arcivescovo Vincenzo Paglia e il vescovo latino di Kyiv, Vitalii Kryvytskyi.

E inoltre, esponenti delle Chiese della Riforma e dell’ortodossia come il metropolita Antonij, responsabile delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca e il grande imam della Moschea di Istiqlal a Jakarta, Nasaruddin Umar, e vari altri leader buddisti, sikh e shintoisti.

La celebrazione è stata intervallata da canti, testimonianze, preghiere per i paesi in guerra o colpiti da violenze, sofferenze e povertà: Medioriente e Ucraina ma anche Afghanistan, Sudan, RD Congo, Etiopia e Somalia, Haiti, Libia, Messico, Myanmar, Mozambico, Nigeria, Yemen…

Accogliendo i leader religiosi e introducendo la celebrazione, il presidente Marco Impagliazzo aveva detto: «Sono 39 anni, cioè dalla storica convocazione ad Assisi dei leader religiosi del mondo da parte di Giovanni Paolo II, il 27 ottobre 1986, che ci si riunisce per pregare insieme, in una grande esperienza di comunione spirituale. Continuare a vivere lo spirito di Assisi – ha aggiunto il presidente – era stato il mandato di papa Wojtyla, raccolto e sviluppato in questo pellegrinaggio svoltosi in diverse città europee e mediterranee».

Dal 2020 segnato dal Covid, l’evento si era infatti trasferito dalla cittadina umbra a Roma, e – dopo i due ultimi anni con le tappe di Berlino e Parigi – di nuovo a Roma con la partecipazione di Papa Leone.  

Toccante in particolare la stretta di mano del papa alla ottantenne Koko Kondo, sopravvissuta alla bomba nucleare di Hiroshima, oggi testimone dell’orrore ma anche dell’energia della pace.

Commovente anche la testimonianza di un rifugiato sudanese, dove si sta perpetrando lo sterminio di migliaia di persone, con la preghiera per tutte le vittime di conflitti e terrorismo.

L’intero ciclo di conferenze, inclusa la celebrazione per la pace, ha ribadito l’importanza assoluta del dialogo, del negoziato e della cooperazione per raggiungere una pace reale e duratura tra i popoli.

L’ultimo momento della celebrazione è stata l’accensione, da parte di 22 dei rappresentanti religiosi presenti, di ceri posti sul candelabro. Un gesto simbolico che il papa ha compiuto per primo, mentre uno speaker scandiva dal palco: “La luce della speranza di pace nel buio della guerra”.

Nel piazzale i partecipanti sventolavano intanto cartelli bianchi con la scritta Pace in varie lingue e a un gruppo di bambini – alcuni provenienti da Gaza – veniva posto tra le mani un Appello comune di Pace.

P. Giuseppe Cavallini, mccj – Nigrizia