Lunedì 23 luglio 2018
“Ci sono tanti Ezechiele che ancora oggi continuano ad essere sacrificati perché difendono la nostra Casa Comune” ha detto padre Dario Bossi, durante il III Pellegrinaggio di padre Ezechiele Ramin, che si è svolto durante quest’ultimo fine settimana. Il ricordo di padre Ezechiele continua ad essere presente in Amazzonia e nella vita del popolo brasiliano attraverso diverse iniziative dedicate al suo nome: scuole, case-famiglia rurali, progetti di sviluppo locale, accordi di riforma agraria, strade… E l’ultima prova è quella del comune di Rondolândia, dove Ezechiele è stato assassinato, che ha decretato festiva la data del 24 luglio, per far memoria della morte di un uomo appassionato alla missione e al popolo dell’Amazzonia.

Ezechiele Ramin e Dorothy Stang,
testimoni di una vita donata per l’Amazzonia

“La gente capisce che il cambiamento storico e le trasformazioni sociali che vengono da una fede consapevole, impegnata e che fa appassionare alla persona di Gesù di Nazaret – ha detto padre Paulinho, oblato, – sono qualcosa che niente e nessuno possono fermare”. La memoria dei martiri feconda la vita e le lotte dei popoli dell’Amazzonia, una realtà che “in un momento in cui il Brasile attraversa una grave crisi per una serie di colpi di mano che hanno sottratto ai poveri e ai lavoratori i loro diritti – ha aggiunto padre Paulinho – assume un’importanza particolare”.

Su questa linea di pensiero, lo scorso fine-settimana sono stati organizzati il XIII Pellegrinaggio “da Floresta”, ad Anapú (PA), e il III Pellegrinaggio “di padre Ezechiele Ramin”, in concomitanza con l’XI Pellegrinaggio “da Terra e das Águas” della Rondónia, a Rondolândia, con l’obiettivo di ricordare due grandi missionari arrivati in Amazzonia per difendere la vita dei più poveri: sr. Dorothy Stang, nata negli USA, e il comboniano di origine italiana, padre Ezechiele Ramin.

P. Dario Bossi, provinciale dei missionari comboniani che lavorano in Brasile, parlando del suo confratello, ha detto: “P. Ezechiele non è un eroe isolato, è figlio di una Chiesa, quella Chiesa del post-Concilio, di Medellín, di Puebla… che ha fatto chiaramente l’opzione per i poveri, che si è messa dalla parte dei popoli indigeni, dei lavoratori e delle lavoratrici senza terra”.

Oggi, seguendo la proposta di Papa Francesco di essere Chiesa in uscita, è necessario insistere, ha aggiunto P. Bossi, per una “Chiesa che si faccia presente nelle sfide di oggi, in Amazzonia, in un momento in cui stiamo pensando ad un Sinodo per l’Amazzonia” e “Ezechiele è una figura che provoca e che ci indica la direzione e il significato: il volto amazzonico di una Chiesa martire in un’Amazzonia sempre più in conflitto”.

Dobbiamo continuare ad avere gli stessi atteggiamenti che hanno contraddistinto la vita di coloro che oggi sono visti come testimoni di una Chiesa povera e per i poveri. In questo senso, padre Dario Bossi ricorda che “una cosa importante di padre Ezechiele è la sua opzione per la non violenza in un tempo di arroganza e di scontri sempre più violenti dovuti anche all’incapacità di ascoltarsi. Ezechiele è testimone del dono della vita fino alla fine, anche di fronte ad avversari e persone che gli si contrapponevano con la minaccia delle armi; è il testimone della scelta radicale di un giovane che ha deciso di amare fino alla fine. È un modello per i giovani che ancora oggi desiderano vivere la vita con passione e con un senso; come diceva lo stesso P. Ezechiele ‘abbiate la passione di chi insegue un sogno’”. [Cebsdobrasil]