Sabato 21 giugno 2025
A soli 26 anni fu torturato e ucciso nel 2007 a Goma [nella Repubblica democratica del Congo] per essersi opposto alla corruzione, in nome della giustizia sociale. Il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero vaticano per le cause dei santi, ha presieduto la scorsa domenica, 15 giugno, la cerimonia di beatificazione di Floribèrt Bwana Chui Bin Kositi, a San Paolo Fuori le Mura, una delle basiliche pontificie di Roma. [Nigrizia]

Alla celebrazione ha preso parte una folla festante di pellegrini, tra cui molti congolesi che vivono nella capitale e che saranno ricevuti oggi in udienza speciale da Papa Leone XIV. Papa Francesco aveva riconosciuto a fine 2024 come martire della fede il ventiseienne doganiere della Repubblica democratica del Congo ucciso nel 2007 e, durante la sua visita a Kinshasa nel 2023, l’aveva proposto come esempio ai giovani.

«Un giovane come voi – aveva detto allora il papa -, Floribert, a soli ventisei anni, venne ucciso a Goma per aver impedito il passaggio di generi alimentari deteriorati, che avrebbero messo a rischio la salute della gente. Avrebbe potuto permettere il passaggio delle merci scadute, nessuno lo avrebbero scoperto e ci avrebbe guadagnato. Ma, in quanto cristiano, scelse di essere onesto, dicendo no alla corruzione. Questo è mantenere le mani pulite, mentre le mani che trafficano soldi si sporcano di sangue… Essere onesti è brillare di giorno, è diffondere la luce di Dio, è vivere la beatitudine della giustizia: vinci il male con il bene!».

Il compianto pontefice aveva aperto così la strada della beatificazione del terzo congolese dopo suor Maria Clementina Anuarite Nengapeta e il catechista Isidore Bakanja, e avviato il suo percorso verso la santità. La decisione risponde al criterio papale del riconoscimento del martirio a chi viene ucciso per l’impegno per la giustizia sociale.

Aline Minani, un’amica di Floribert, ha commentato: «Quel giorno, quei mafiosi si sono trovati di fronte a un giovane che, in nome del Vangelo, ha detto ‘No’. Si è opposto, penso che per me personalmente e per tutti i giovani, Floribert sia un modello da imitare». Il vescovo di Goma, Willy Ngumbi, dal canto suo, ha commentato: «Il nostro paese detiene probabilmente la medaglia d’oro per la corruzione nel mondo. La corruzione qui è davvero endemica. Quindi, se potessimo almeno imparare dalla vita di questo ragazzo che dobbiamo tutti combatterla… penso che sarebbe estremamente importante». In effetti, lo scorso anno Transparency International aveva assegnato alla Rd Congo uno dei punteggi più bassi nel suo indice di percezione della corruzione, classificandolo al 163° posto su 180 paesi esaminati.

La beatificazione di Floribert Bwana è un segno positivo che dà speranza a Goma, città che vive da anni in situazione di angoscia. Il conflitto tra forze di governo e le milizie filo-rwandesi dell’M23 e altri gruppi, infatti, ha causato la morte di migliaia di persone e altre migliaia di sfollati dopo la presa della città da parte dei ribelli.

Intanto, come dichiarato Charles Kalimba direttore della Floribert Bwana Chui School of Peace di Goma, intitolata al martire e specializzata nei temi legati alla giustizia sociale, la sua beatificazione è di incoraggiamento per tutti coloro che lo considerano un autentico modello da seguire.

Il missionario italiano che ha seguito la causa di beatificazione di Floribert, padre Francesco Tedeschi, che ben conosceva l’impegno del giovane con la Comunità romana di Sant’Egidio, si è commosso dando testimonianza del giovane e ricordando l’appello di papa Francesco alla Chiesa affinché impari a riconoscere la santità ordinaria nei “santi della porta accanto”.

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