Domingo 26 ottobre 2025
Leone XIV riceve i Movimenti popolari venuti a Roma per il V Incontro internazionale e il pellegrinaggio giubilare. Ricordando il suo predecessore Francesco, ribadisce che “terra, casa e lavoro” sono “diritti sacri”. Punta il dito, poi, contro l'aumento delle ingiustizie sociali, i “danni collaterali” provocati dalle nuove tecnologie, il trattamento disumano verso i migranti e il dilagare di nuove droghe sintetiche, come il fentanyl che sta devastando soprattutto gli Usa. [Per leggere il discorso del Papa, clicca qui]

Popoli spogliati, derubati, saccheggiati, costretti alla povertà; migranti vulnerabili vittime di abusi e trattati come “spazzatura”. Poi droghe vecchie e nuove (come il fentanyl) che dilagano; inondazioni, tsunami, terremoti che rendono evidente la crisi climatica; il profitto che diviene sempre più idolatria così come il culto del corpo e del benessere fisico.

Ancora: la giustizia che sembra fallire; le nuove tecnologie che fanno crescere il progresso tanto quanto le disuguaglianze; la disoccupazione, l’emarginazione, lo sfruttamento; una generale tendenza “disumanizzante” delle ingiustizie sociali e l’ampliamento esponenziale del divario tra una “piccola minoranza” – l’1% della popolazione – di ricchi e la stragrande maggioranza di poveri.

È un ritratto intriso di amarezza e realismo quello che Papa Leone XIV traccia di quest’epoca attuale nel discorso ai Movimenti popolari, ricevuti oggi pomeriggio, 23 ottobre, in Aula Paolo VI in occasione del V Incontro mondiale a Roma.

Card. Michael Czerny, S.J., Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

Il magistero di Francesco e di Leone XIII

Un lungo discorso, puntellato dai richiami al magistero del Papa predecessore, Francesco, che di questi incontri è stato fautore, e del Papa che della prima enciclica sociale fu autore, Leone XIII e la Rerum novarum. Un discorso dove alle denunce e agli appelli il Pontefice unisce l’incoraggiamento all’azione, alla profezia, alla “poesia” e soprattutto alla speranza: in un cambiamento, in un rinnovato cammino di “giustizia, amore e pace”, in “cose nuove”. Rerum novarum, appunto. Come una “cosa nuova” e anche "buona" è stato piantare dieci anni fa, in Vaticano, la bandiera con la scritta “Tierra, techo, trabajo”, “Terra, casa e lavoro”.

«Facendo eco alle richieste di Francesco, oggi dico: la terra, la casa e il lavoro sono diritti sacri, vale la pena lottare per essi, e voglio che mi sentiate dire “Ci sto!”, “sono con voi”!».

Importanza profetica

Oltre un migliaio di persone sono in Aula Paolo VI ad ascoltare Papa Leone XIV. Ci sono rappresentanti delle “periferie” di ogni continente, poveri, migranti, campesinos, cartoneros. Sono venuti in “processione” dallo Spin Time Lab, lo stabile in zona Esquilino occupato a scopo abitativo e sociale da circa 400 persone in emergenza e divenuto quartier generale dei Movimenti popolari a Roma. Domani vivranno il loro pellegrinaggio giubilare con a fianco vescovi o altri rappresentanti delle diocesi di appartenenza. Era, questo, il “sogno” di Papa Francesco, il quale desiderava che questa fascia sociale, spesso respinta o emarginata dalle istituzioni, fosse accolta nel cuore della Chiesa. Il sogno lo realizza Leone che, come dichiara all’inizio del suo discorso, intende proseguire il cammino iniziato da Jorge Mario Bergoglio che “in questi anni, ha dialogato spesso con la vostra realtà, mettendone in luce l’importanza profetica nel contesto di un mondo segnato da problematiche di vario genere”.

Verso i migranti abusi e disumanità

Problematiche drammatiche, a cominciare da quella dei migranti. “Gli Stati hanno il diritto e il dovere di proteggere i propri confini, ma ciò dovrebbe essere bilanciato dall’obbligo morale di fornire rifugio”, afferma Leone XIV. Stigmatizza “l’abuso dei migranti vulnerabili”, davanti al quale “non assistiamo al legittimo esercizio della sovranità nazionale, ma piuttosto a gravi crimini commessi o tollerati dallo Stato”. Si stanno adottando misure sempre più disumane – persino politicamente celebrate – per trattare questi “indesiderabili” come se fossero spazzatura e non esseri umani.

Bisogni primari insoddisfatti

Con eguale vigore, Leone XIV punta il dito contro l’impatto negativo dello sviluppo tecnologico su sanità, istruzione, lavoro, trasporti, urbanizzazione, comunicazione, sicurezza. Anzitutto evidenzia il “paradosso” della mancanza di terra, cibo, alloggio, lavoro per milioni di persone, mentre “i telefoni cellulari, i social network e persino l’intelligenza artificiale sono alla portata di milioni di persone”. Poveri inclusi. Assicuriamoci che, quando vengono soddisfatti bisogni più sofisticati, quelli fondamentali non vengano trascurati.

Crisi climatica e crisi “virtuale”

Insomma il Papa parla di una “cattiva gestione” che “genera e aumenta le disuguaglianze con il pretesto del progresso. E non avendo al centro la dignità umana, il sistema fallisce anche nella giustizia”. Uno ad uno il Pontefice ne elenca i “danni collaterali”; in primis la crisi climatica, forse l’esempio più evidente con i suoi eventi metereologici estremi. “Chi ne soffre di più? Sempre i più poveri”. Sia coloro che vedono “quel poco che hanno” spazzato via dall’acqua; sia “contadini, agricoltori e popolazioni indigene” che perdono terre, identità e produzione locale a causa della “desertificazione” del territorio.

C’è poi la crisi alimentata dalle reti sociali: “Come può un giovane povero vivere con speranza e senza ansia quando i social media esaltano costantemente un consumo sfrenato e un successo economico totalmente irraggiungibile?”, domanda il Papa. E come dimenticare la dipendenza dal gioco d’azzardo digitale con piattaforme progettate per creare “dipendenza compulsiva” e “assuefazione”?

La devastazione provocata da droghe vecchie e nuove

Non tace il Vescovo di Roma, poi, sulla “novità” o, per meglio dire, “ambiguità” dell’industria farmaceutica. Nella cultura attuale, non senza l’ausilio di certe campagne pubblicitarie, si propina una sorta di culto del benessere fisico, quasi un’idolatria del corpo e, in questa visione, il mistero del dolore è interpretato in modo riduttivo; ciò può portare anche alla dipendenza dall’assunzione di antidolorifici, la cui vendita va ovviamente a incrementare i guadagni delle stesse case di produzione.

In particolare il Papa guarda alla sua terra natale, gli Stati Uniti, devastata dalla dipendenza di oppioidi: “Si pensi per esempio al fentanyl, la droga della morte, la seconda causa di morte tra i poveri in quel Paese”. “Il dilagare di nuove droghe sintetiche, sempre più letali, non è solo un crimine dei trafficanti di droga, ma è una realtà che ha a che fare con la produzione dei farmaci e con il suo guadagno, privi di un’etica globale”, evidenzia Leone XIV.

L’estrazione di minerali in Paesi poveri

E, ancora, critica lo sviluppo delle nuove tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni basato sull’estrazione di minerali dal sottosuolo dei Paesi poveri. Il coltan nella Repubblica Democratica del Congo, giusto per dirne uno, la cui estrazione “dipende dalla violenza paramilitare, dal lavoro minorile e dallo sfollamento delle popolazioni”. Oppure il litio, l’“oro bianco” che accende la competizione tra grandi potenze e grandi aziende e rappresenta “una grave minaccia alla sovranità e alla stabilità degli Stati poveri”, con imprenditori e politici che “si vantano di promuovere colpi di Stato e altre forme di destabilizzazione politica” proprio per metterci sopra le mani.

Poeti sociali

Il panorama è insomma devastante, eppure Papa Leone si dice incoraggiato. Incoraggiato dal vedere i Movimenti popolari, la società civile e la Chiesa prendere di petto “queste nuove forme di disumanizzazione, testimoniando costantemente che chi si trova nel bisogno è nostro prossimo, nostro fratello e nostra sorella”.

Questo vi rende campioni dell’umanità, testimoni della giustizia, poeti della solidarietà. “Poeti sociali”, ripete il Papa, “costruttori di solidarietà nella diversità”. “La Chiesa deve essere con voi: una Chiesa povera per i poveri, una Chiesa che si protende, una Chiesa che corre dei rischi, una Chiesa coraggiosa, profetica e gioiosa!”. 

No ideologia, ma Vangelo

L’importante è che il servizio sia sempre animato dall’amore, “la virtù più grande di tutte”. Infatti, dice Robert Francis Prevost – attingendo anche alla sua esperienza missionaria in Perù – “quando si formano cooperative e gruppi di lavoro per sfamare gli affamati, dare riparo ai senzatetto, soccorrere i naufraghi, prendersi cura dei bambini, creare posti di lavoro, accedere alla terra e costruire case, dobbiamo ricordarci che non si sta facendo ideologia, ma stiamo davvero vivendo il Vangelo”. Al centro del Vangelo c’è infatti “il comandamento dell’amore”. E allora i Movimenti popolari, prima ancora che dall’esigenza della giustizia, devono essere “mossi dal desiderio dell’amore, contro ogni individualismo e pregiudizio”.

Contrastare la “globalizzazione dell'impotenza”

Tutto questo, sottolinea inoltre il Papa, “è un antidoto contro un’indifferenza strutturale che si va diffondendo”. Se Francesco parlava di “globalizzazione dell’indifferenza”, Leone denota invece una “globalizzazione dell’impotenza”. Essa va contrastata con una “cultura della riconciliazione e dell’impegno”. I Movimenti popolari colmano questo vuoto generato dalla mancanza di amore con il grande miracolo della solidarietà, fondata sulla cura del prossimo e sulla riconciliazione.

Sguardo dalle periferie

Papa Leone XIV ne incoraggia dunque il lavoro e l’azione: “Oggi vorrei guardare alle ‘cose nuove’ con voi, partendo dalla periferia”. Perché dalle periferie “le cose appaiono diverse”, mentre “dal centro c’è poca consapevolezza dei problemi che colpiscono gli esclusi, e quando se ne parla nelle discussioni politiche ed economiche, si ha l’impressione che si tratti di una questione aggiunta”. “Le periferie spesso invocano giustizia e voi gridate non ‘per disperazione’, ma ‘per desiderio’”, aggiunge il Pontefice, “il vostro è un grido per cercare soluzioni in una società dominata da sistemi ingiusti. E non lo fate con microprocessori o biotecnologie, ma dal livello più elementare, con la bellezza dell’artigianato”. “E questa è poesia…”.

Vuoto etico

Davanti c’è “un vuoto etico” dato dalla crisi dei sindacati del XX secolo, sempre più esigui, e dei sistemi di sicurezza sociale che hanno reso i poveri ancora “più vulnerabili e meno protetti”. “Le istituzioni sociali del passato non erano perfette, ma spazzando via gran parte di esse e adornando ciò che rimane con leggi inefficaci e trattati non applicati, il sistema rende gli esseri umani più vulnerabili di prima”, annota il Papa. Perciò, Movimenti popolari, insieme a credenti e governi “sono chiamati con urgenza a colmare quel vuoto, avviando processi di giustizia e solidarietà che si diffondano in tutta la società”.

La Chiesa a fianco

“Come la Chiesa ha accompagnato la formazione dei sindacati in passato, oggi dobbiamo accompagnare i Movimenti popolari!”, assicura il Successore di Pietro. La Chiesa sostiene le vostre giuste lotte per la terra, la casa e il lavoro. Come il mio predecessore Francesco, credo che le vie giuste partano dal basso e dalla periferia verso il centro. Le vostre numerose e creative iniziative possono trasformarsi in nuove politiche pubbliche e diritti sociali.

Salvatore Cernuzio – Vatican News