In Pace Christi

Sogaro Francesco

Sogaro Francesco
Date of birth : 31/12/1839
Place of birth : Lonigo VI/I
Date of ordination : 12/03/1864
Date of consecration : 02/08/1885
Date of death : 06/02/1912
Place of death : Roma/I

Premessa

Il centenario della vita religiosa, che l'Istituto missionario comboniano ha inteso commemorare con particolare attenzione, esige che venga riconosciuto il merito di colui che ne ha voluto il cambiamento in tale senso, secondo una linea di sviluppo che si è rivelata provvidenziale. "Fu Mons. Sogaro – scriveva il Card. Luigi di Canossa il 10 gennaio 1893 – a voler che il suo Istituto avesse a prendere forma d'una con­gregazione religiosa, mentre dal fu Mons. Comboni era stato impiantato come sem­plice seminario". E aggiungeva: "Dico il vero, questo mutamento fu generalmente lodato". Questo apprezzamento positivo tro­va conferma in un chiaro giudizio storico: nelle vicende critiche, successive alla morte di Mons. Comboni, la trasformazione dell'Istituto in congregazione religiosa, ne ga­rantì di fatto il consolidamento strutturale e formativo che per altra via, nelle concre­te circostanze del momento, sarebbe stato difficile e forse anche impossibile ottenere.

Nella citata affermazione del Canossa, è chiaro il ruolo del Sogaro rispetto al Fondatore: egli diede "forma" religiosa all'Istitu­to fondato da Comboni, dal quale, più preci­samente, fu "impiantato" su altra struttura.

Fu comunque una decisione che ha reso Mons. Sogaro benemerito nella tradizione comboniana. Tra le sue opere, quella relati­va alla struttura religiosa data all'Istituto comboniano è stata considerata - come leg­giamo in un articolo stampato dal P. Capovilla nel 1931 - "l'opera più grande". È giusto quindi che la figura di Mons. Sogaro venga conosciuta. È quanto intendiamo fare in questo, necessariamente breve, profilo biografico che, nel quadro del centenario della vita religiosa, serva come ricono­scente omaggio alla sua memoria.

La giovinezza di Francesco So­garo (1839-1856)

Francesco Sogaro nacque a Lonigo, dio­cesi e provincia di Vicenza, il 31 dicembre 1839. Ma, a parte questo sicuro dato magrafico, allo stato attuale delle ricerche, nulla sappiamo del periodo della sua fanciullezza e della sua adolescenza. Si può solo accertare che proveniva da una famiglia povera. È la circostanza che ci fa intravedere il motivo per cui il giovane Sogaro, all'età di 16 anni, si trasferì da Lonigo a Verona, in cer­ca di lavoro. Ivi fu assunto come apprendista barbiere. Nelle ore libere dal lavoro, co­minciò a frequentare gli ambienti stimatini, che gli aprirono la strada al suo avveni­re religioso.

Rivolse su di lui l'attenzione p. Gio­vanni M. Marani, succeduto, nel 1853, al fondatore beato Gaspare Bertoni nella dire­zione dell'Istituto delle Stimmate. Probabil­mente colpito dalle doti di ingegno che il giovane Sogaro manifestava, lo avviò agli studi. Fu l'occasione che maturò in lui la decisione di farsi religioso stimatino. La cronaca registra la sua entrata in quell'Istitu­to veronese nell'anno 1856.

Religioso stimatino (1856-1874)

Per questa, come per altre fasi della sua vita, i dati in nostro possesso non ci permettono di scendere troppo nei particolari biografici. Compiuto regolarmente il novi­ziato, probabilmente fece la sua professio­ne religiosa entro l'anno 1858.

L'anno successivo, e precisamente il 4 novembre 1859, la cronaca dell'Istituto se­gnala la sua presenza, come chierico studen­te, nella nuova sede stimatina presso la chiesa della SS. Trinità.

Compiuti gli studi teologici, venne ordi­nato sacerdote il 12 marzo 1864. Nel giu­gno dell'anno seguente venne assegnato all'attività pastorale presso la parrocchia citta­dina di S. Stefano, in particolare nella cura spirituale dei giovani nell'Oratorio di S. Maria del Giglio, annesso a quella parroc­chia. Più tardi, quando il vescovo di Cremona, Mons. Geremia Bonomelli, propose (inizi del 1874) di affidare il santuario mariano di Caravaggio agli Stimatini, don Sogaro era stato scelto per esservi assegnato come cappellano. Ma la cosa non ebbe seguito, poiché quella proposta non giunse in porto.

Nel quinto Capitolo generale degli Sti­matini, apertosi il 21 febbraio 1874, il So­garo ebbe parte attiva, promuovendo la proposta - che per allora fu giudicata prematu­ra - di sollecitare l'approvazione ufficiale dell'Istituto a Roma. Poco dopo, invece, maturò in lui il desiderio di chiedere lo scio­glimento dai vincoli dell'Istituto stimatino per poter essere in grado - tale fu la motiva­zione della sua domanda - di seguire la sua vocazione "per le missioni estere", che diceva di aver coltivato fin da studente. La sua domanda fu esaminata e assecondata nel sesto Capitolo generale (5 agosto 1874), per cui venne dimesso dall'Istituto. Come aveva dichiarato nella sua domanda di dimis­sione, conservò sempre sincero affetto e riconoscenza verso l'Istituto da cui aveva ri­cevuto la formazione religiosa, con deside­rio, in seguito, di volervi ritornare. Ma siccome negli ambienti stimatini la sua uscita fu giudicata una defezione - se a torto o a ragione non siamo in grado di giudicare - quel desiderio fu disatteso.

Parroco di S. Giorgio in Braida (1874-1882)

Dai fatti precedenti e da quelli seguenti risulta che per il Sogaro, l'anno 1874 fu particolarmente movimentato. Uscito dagli Stimatini il 13 agosto di quell'anno, pare che abbia dimorato per breve tempo nell'Istituto comboniano, ma come semplice ospite, poiché dai registri non risulta che vi sia stato accettato come candidato mis­sionario. Pur tenendo conto della sua giova­nile aspirazione alle missioni, notiamo tut­tavia che, proprio in quel momento transitorio, egli colse prontamente l'occasione di concorrere alla parrocchia di S. Giorgio in Braida, allora da poco ripristinata, dopo la soppressione napoleonica del 1807.

Le cose si svolsero rapidamente: uscito dagli Stimatini il 13 agosto 1874, il 1° set­tembre aveva già la lettera di nomina a parroco, e il 13 ottobre successivo avveniva la presa di possesso ufficiale.

Egli rimase alla guida pastorale di quella parrocchia cittadina per otto anni, fino alla sua nomina a Vicario apostolico. La sua azione pastorale verso i fedeli ebbe buoni ri­sultati, come è comprovato dalla stima e dall'amore che seppe guadagnarsi sia presso il popolo come presso il clero. Ne è conferma pure la scelta della sua persona, poi, alla guida della difficile missione africana.

Circa rapporti di amicizia del Sogaro con il Comboni, durante questo periodo, ne parlano solo testimonianze tardive, proba­bilmente condizionate - nel senso di un'ac­centuazione retorica - dal fatto della succes­sione nella guida del vicariato apostolico.

Dai documenti coevi, che sarebbero più sicuri, si ricava pressoché nulla. La sua bre­ve dimora presso l'Istituto comboniano (estate 1874) avvenne quando Mons. Comboni era in Africa. Fu in buoni rapporti col rettore don Antonio Squaranti, che appare come testimonio ufficiale nel documento di presa di possesso della parrocchia di S. Giorgio. Di certo risulta che Mons. Comboni, dopo la sua consacrazione episcopale, celebrò il suo primo pontificale a Verona nella chiesa di S. Giorgio in Braida, il 15 agosto 1877. Ma dei rapporti personali di Comboni col Sogaro, in tale circostanza, non è rimasta alcuna traccia di documenta­zione.

Vicario apostolico dell'Africa centrale (1882-1894)

I dati storici relativi a questo periodo sono sovrabbondanti; ma siccome essi sono riportati in altri studi - anche in questo stesso Bollettino - ci limitiamo a indicare quelle linee essenziali, che rispondono alle esigenze di un breve profilo biografico, che è lo scopo del presente articolo.

La scelta del Sogaro a successore di Mons. Comboni, nella guida della missio­ne, non è stata facile: vi si giunse dopo un prolungato periodo di perplessità, soprattut­to a motivo, a quanto pare, della sua situa­zione di salute. Solo per tale motivo la sua nomina a Vicario apostolico da parte di Pro­paganda (22 settembre 1882) non fu accom­pagnata con la sua promozione episcopale. Fu differita a quando si sarebbe stati sicuri, alla prova dei fatti, che avrebbe potuto reggere la missione senza timori per la sua salute. Di fatto fu consacrato vescovo, quasi tre anni dopo, il 2 agosto 1885.

Mons. Sogaro assumeva la direzione della missione, quando era ormai sconvolta dall'aggravarsi dell'insurrezione mahdista, che aveva già travolto le stazioni di Delen e di El Obeid. Vi si dedicò comunque con vero impegno, organizzando prontamente una spedizione missionaria, con la quale raggiunse il Cairo il 18 gennaio 1883 e Khartoum il 6 marzo successivo. Di lì ripartì, il 13 maggio, per l'Egitto, da dove ormai avrebbe dovuto dirigere le sorti della martoriata missione. I momenti salienti della sua attività missionaria si possono così riassumere: salvataggio in extremis dei missionari e comunità cristiana di Khar­toum (dicembre 1883) dall'incombente mi­naccia mahdista; incessanti trattative per la liberazione dei missionari di Delen e di El Obeid, prigionieri del Mahdi; apertura della nuova stazione missionaria di Suakin (no­vembre 1885), punto più avanzato verso l'Africa centrale; fondazione del centro mis­sionario di Helouan (settembre 1887) con opere pastorali e scolastiche; fondazione della colonia agricola della Gesira (metà del 1888) per l'impiego degli esuli sudanesi e di altri africani riscattati dalla schiavitù; ini­zio della presenza comboniana in Eritrea.

Il cambiamento dell'Istituto in congrega­zione religiosa ha una trattazione a parte. Qui basti accennare ai dati che hanno riferi­mento al profilo biografico. Il movente che spinse il Sogaro al cambiamento fu l'esi­genza di una formazione apostolica più soli­da, con l'aiuto di un altro Istituto, che, per le su reminiscenze affettive, avrebbe dovu­to essere quello stimatino.

Ma nel proporne la fusione, forse non si rendeva conto che l'Istituto comboniano sarebbe scomparso perché assorbito in quello stimatino, che d'altra parte non sarebbe stato in grado di reggere una missione tanto difficile assieme alle altre opere per cui era stato fondato. In seguito alla risposta negativa degli Stimatini, furono chiamati i Gesuiti P. Pietro Frigerio e P. Samuele Asperti, che lo stesso Mons. Sogaro inse­diò nell'Istituto il 28 ottobre 1885.

E fu la soluzione buona, perché, assicu­rando una solida formazione religiosa, si garantiva l'autonomia dell'Istituto combo­niano con la sua finalità missionaria, fino a che sarebbe stato in grado di reggersi da sé. Ma tale passaggio fu assai travagliato, e proprio per il ruolo problematico che vi svolse Mons. Sogaro dal 1887 al 1894. Se fin dall'inizio avesse proposto chiaramente ai missionari comboniani di Egitto, come già ai candidati di Verona, l'opzione religio­sa, forse avrebbe potuto evitare o attutire il forte attrito sorto poi in missione tra i pri­mi Figli del S. Cuore e i missionari anzia­ni, non religiosi. Sarebbe stato per lui un grande merito, se fosse riuscito a ristabilire la concordia degli animi in un costruttivo incontro, tra la formazione religiosa degli uni e l'esperienza apostolica degli altri, verso la comune finalità missionaria ereditata da Comboni. Mons. Sogaro non vi riuscì; anzi vi scorse una difficoltà sempre più in­sormontabile. Si schierò dalla parte dei mis­sionari non religiosi, ponendo così i giovani Figli del S. Cuore - decisi a rimanere fermamente fedeli alla propria scelta reli­giosa - in una situazione di penosa soffe­renza. Si pose contro il metodo formativo dei Gesuiti, pretendendo l'allontanamento del P. Asperti. E giunse alla decisione di ridare all'Istituto comboniano la forma secolare precedente, cercando appoggi autorevo­li per riuscire nel suo intento. Egli non vedeva possibile altra soluzione.

A servizio della S. Sede (1894-1912)

Ma a questo punto solo l'intervento au­torevole di Propaganda poteva risolvere le tensioni tra le due parti. Il Card. Prefetto era stato posto al corrente della vertenza; ma aveva però preso tempo, sperando che le buone volontà avrebbero sanato il contrasto. Ma il Sogaro persisteva nelle sue posi­zioni, mentre da Verona il Card. di Canossa difendeva con fermezza la forma religio­sa assunta dall'Istituto. Allora l'autorità di Propaganda, dopo aver esaminato attentamente la questione, decise (11 marzo 1894) che "l'Istituto veronese conservasse la forma assunta di Congregazione religiosa". La decisione autorevole fu accettata pure da Mons. Sogaro. Ma il dicastero di Propa­ganda volle esaminare la sua posizione personale in una sessione a parte: dati i precedenti contrasti, temendo si ripetessero le penose tensioni, lo invitò a chiedere le dimis­sioni da Vicario apostolico. Accettò l'invi­to, con vera sottomissione: le sue dimissio­ni recano la data del 14 giugno 1894.

Le deliberazioni di Propaganda avevano di mira il bene della missione e dell'opera comboniana che la sosteneva. Ma al di là delle difficoltà insorte e dei conseguenti ne­cessari provvedimenti, si voleva pure salvare il rispetto verso le persone, e in partico­lare dare a Mons. Sogaro un giusto ricono­scimento per il lavoro apostolico svolto in Africa. Infatti, poche settimane dopo le sue dimissioni, venne promosso arcivescovo ti­tolare di Armida (14 agosto 1894).

Più che un titolo onorifico, sembrava quasi il preannuncio dell’intenzione di voler utilizzare e valorizzare i suoi talenti in un diretto servizio della S. Sede. Si apriva così la fase romana della sua vita.

Segnaliamo in particolare i due incari­chi più rilevanti lodevolmente ricoperti nell'ambito della S. Sede. Il 1° maggio 1900 venne nominato Segretario della S. Congre­gazione per le Indulgenze e le Reliquie. Deve aver svolto positivamente tale ufficio, se tre anni dopo si pensò alla sua persona per un nuovo incarico, che, ai tempi in cui era umile apprendista barbiere, avrebbe mai sognato. E cioè il 26 ottobre 1903 veniva nominato Presidente dell'Accademia dei Nobili Ecclesiastici, succedendo in tale incarico a Mons. Raffaele Merry Del Val, chiamato allora dal neo-eletto S. Pio X ad importanti compiti nella Segreteria di Stato.

Accenniamo pure ad altri incarichi o impegni svolti da Mons. Sogaro durante questo periodo romano. Fu Pro-Presidente della consulta prelatizia per l'opera della pre­servazione della fede, e Segretario della commissione cardinalizia per la medesima opera. Fu pure consultore della commissio­ne pontificia per la riunione delle chiese dissidenti e Vice-Presidente del comitato ge­nerale romano per la commemorazione del 9° centenario della fondazione della badia di Grottaferrata.

A noi interessa ricordare, in modo particolare, gli ottimi rapporti che volle ripren­dere, durante quest'ultimo periodo della sua vita, con la congregazione dei Figli del S. Cuore, attraverso la comunità comboniana, che si era stabilita a Roma presso la chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasia, che visitò frequentemente. Tra quei padri si scelse il confessore. E nell'ultima malattia diceva al Superiore Generale P. Vianello: "Se Iddio mi darà vita, vorrò lavorare molto per i Figli del S. Cuore".

Dopo una laboriosa vita, svolta in settori alquanto differenziati, Mons. Francesco Sogaro si spense a Roma il 6 febbraio 1912, all'età di poco più di 72 anni. La sua salma venne trasferita e tumulata nella nativa Lonigo, in una modesta tomba di fami­glia. Nel novembre 1926 un suo concittadi­no, il generale Mossolin, caldeggiò la proposta per una più degna sepoltura. La pro-posta venne accolta dalle autorità religiose e civili di Lonigo che, il 5 ottobre 1931, provvidero alla solenne traslazione delle spoglie mortali di Mons. Sogaro nel duomo di quella città.

Nella tradizione comboniana il ricordo riconoscente verso Mons. Sogaro, pur nella rilettura attentamente oggettiva delle vi­cende missionarie della sua vita, non venne mai meno. Ne sono prova il suo necrolo­gio sul periodico La Nigrizia, nel mese di marzo 1912, che si concludeva con queste semplici, ma significative parole: "Fu uo­mo intelligente, laborioso e pio". In occa­sione della traslazione della sua salma nel duomo di Lonigo (1931), si collaborò con un denso articolo, rievocativo dell'opera missionaria, in un numero unico, che fu stampato per l'occasione. E soprattutto Mons. Sogaro è ricordato tuttora tra i "No­stri Morti", nella lista dei prelati comboniani, ove è segnato e commemorato il giorno anniversario della sua morte.

Conclusione

Non è difficile cogliere tuttora nelle sedi comboniane di Egitto, a distanza di un secolo, i segni tangibili dell'opera di Mons. Sogaro. Ma la sua memoria, come ne è prova il centenario celebrativo, resta legata alla storia dell'Istituto comboniano soprattut­to per la struttura religiosa che volle dargli, garantendone così la continuità e gli ulte­riori sviluppi missionari. Vi furono, è vero, delle circostanze contingenti e discutibi­li che accompagnarono la sua decisione, e a un certo punto avrebbe voluto disfare ciò che aveva costruito con le sue mani, ma non gli riuscì. Al di sopra delle volontà umane la storia è guidata da un disegno divino. Per cui, quando Mons. Sogaro il 28 ottobre 1885 dava inizio al noviziato e il 28 ottobre 1887 riceveva la professione reli-giosa dei primi 10 Figli del S. Cuore, fu strumento nelle mani di Dio per un'opera che doveva rimanere e segnare positivamen­te la storia dell'Istituto comboniano.

Rientra in tale disegno superiore anche il movente principale che ispirò la decisio­ne storica di Mons. Sogaro: e cioè garantire ai candidati comboniani una solida for­mazione apostolica. E in ciò si ricollega, forse inavvertitamente, alla più viva eredità spirituale del fondatore Mons. Comboni, la cui preoccupazione fondamentale fu sempre quella di formare dei "veri apostoli", dei "santi apostoli". Di tale esigenza formativa Mons. Sogaro si rese perfettamente conto soprattutto dopo la sua prima esperienza missionaria in Africa; e fa onore alla sua memoria quanto, in proposito, scrisse al P. Sembianti dal Cairo, il 5 ottobre 1883: "Ogni giorno che passa viene a farmi sempre conoscere che questa è una vocazione da forti".

P. Aldo Gilli

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Nacque a Lonigo (VI) il 31 dicembre 1839 da povera famiglia, così che poi andò a Verona, quale garzone barbiere.

A 18 anni entrò nella Congregazione dei Preti delle Stimmate, ma divenuto sacerdote dovette uscirne per mancanza di salute. I Superiori eccle­siastici, nel 1874, lo chiamarono a reggere la parrocchia di S. Giorgio in Verona.

Amico ed ammiratore di Mons. Comboni gli successe in qualità di Vicario Apostolico della Missione dell'Africa Centrale nel 1882. Fu eletto da S.S. Leone XIII il 22 settembre 1882. Lasciò Verona il 3 gennaio 1883 e, confortato dall'Apostolica benedizio­ne del S. Padre, salpò da Napoli sul "Sumatra". Il giorno 16 con D. Francesco Pimazzoni, suo segretario, giungeva ad Alessandria. Proseguirono per Cairo e Berber dove arrivarono il 24 febbraio, dopo due giorni continuarono il viaggio per Khartoum giungendovi l’8 marzo.

L'insurrezione mahdista lo costrinse a ritirarsi in Cairo, dove lavorò per la liberazione dei missionari prigionieri e fondò la Colonia agricola di Gesira.

I1 22 gennaio 1884 Mons. Sogaro era a Scellal ad accogliere la carovana del personale che aveva lasciato Khartoum l'11 dicembre 1883. Qualche mese dopo, poiché la cittadina non offriva più garanzia di sicurezza, il Vicario Apostolico richiamò tutti i missionari e suore in Cairo.

Il 2 agosto 1885 fu consacrato a Roma Vescovo titolare di Trapezopoli, per le mani del Card. Mora, Arcivescovo di Sydney in Australia.

Nell'autunno del 1885, per dare una forma più stabile all'Istituto delle Missioni Africane di Verona, col consenso di S.S. Papa Leone XIII, fu deciso di erigerlo in Congregazione religiosa.

I1 28 ottobre 1887 Mons. Sogaro ricevette la prima professione di dieci Figli del S. Cuore, primizia di una lunga schiera di missionari votati alla Nigrizia.

In attesa che le porte della missione si aprissero nuovamente ai suoi missionari, Mons. Sogaro nel 1888 fondò in Helouan una stazione con due stabilimenti, uno per i Padri con la scuola maschile, l'altro per le Suore con la scuola femminile.

Nel 1892 con don Giacomelli, don Bonomi e don Ohrwalder, Mons. Sogaro fece un pellegrinaggio in Terra Santa.

Posta la Congregazione dei Figli del S. Cuore in grado di dirigersi da sé, raggiunto l'obiettivo di liberare i missionari prigionieri del Mahdi, Mons. Sogaro diede le dimissioni il 14 giugno 1894 ed ebbe in Roma posti importanti: segretario della Commissione cardinalizia per i Riti Orientali, poi segretario della S. Congregazione per le Indul­genze ed infine nel 1903 quello di presidente dell'Accademia dei Nobili Ecclesiastici.

Il Papa Leone XIII gli conferì il titolo Arcive­scovile di Amida e gli assegnò una pensione che gli venne corrisposta dall'Istituto finché visse.

Il Governo Austriaco il 7 agosto 1902 gli aveva conferito la Gran Croce dell'Ordine di Francesco Giuseppe, uno dei più alti e rari ricono­scimenti.

Mons. Sogaro morì a Roma il 6 febbraio 1912. La sua salma fu trasportata a Lonigo, sua città natale, e tumulata nel civico cimitero donde, il 5 ottobre 1931, fu trasportata con solenne accompagnamento nel magnifico duomo di Lonigo.

Sr. Rosetta Confalonieri