Premessa
Il centenario della vita religiosa, che l'Istituto missionario comboniano ha inteso commemorare con particolare attenzione, esige che venga riconosciuto il merito di colui che ne ha voluto il cambiamento in tale senso, secondo una linea di sviluppo che si è rivelata provvidenziale. "Fu Mons. Sogaro – scriveva il Card. Luigi di Canossa il 10 gennaio 1893 – a voler che il suo Istituto avesse a prendere forma d'una congregazione religiosa, mentre dal fu Mons. Comboni era stato impiantato come semplice seminario". E aggiungeva: "Dico il vero, questo mutamento fu generalmente lodato". Questo apprezzamento positivo trova conferma in un chiaro giudizio storico: nelle vicende critiche, successive alla morte di Mons. Comboni, la trasformazione dell'Istituto in congregazione religiosa, ne garantì di fatto il consolidamento strutturale e formativo che per altra via, nelle concrete circostanze del momento, sarebbe stato difficile e forse anche impossibile ottenere.
Nella citata affermazione del Canossa, è chiaro il ruolo del Sogaro rispetto al Fondatore: egli diede "forma" religiosa all'Istituto fondato da Comboni, dal quale, più precisamente, fu "impiantato" su altra struttura.
Fu comunque una decisione che ha reso Mons. Sogaro benemerito nella tradizione comboniana. Tra le sue opere, quella relativa alla struttura religiosa data all'Istituto comboniano è stata considerata - come leggiamo in un articolo stampato dal P. Capovilla nel 1931 - "l'opera più grande". È giusto quindi che la figura di Mons. Sogaro venga conosciuta. È quanto intendiamo fare in questo, necessariamente breve, profilo biografico che, nel quadro del centenario della vita religiosa, serva come riconoscente omaggio alla sua memoria.
La giovinezza di Francesco Sogaro (1839-1856)
Francesco Sogaro nacque a Lonigo, diocesi e provincia di Vicenza, il 31 dicembre 1839. Ma, a parte questo sicuro dato magrafico, allo stato attuale delle ricerche, nulla sappiamo del periodo della sua fanciullezza e della sua adolescenza. Si può solo accertare che proveniva da una famiglia povera. È la circostanza che ci fa intravedere il motivo per cui il giovane Sogaro, all'età di 16 anni, si trasferì da Lonigo a Verona, in cerca di lavoro. Ivi fu assunto come apprendista barbiere. Nelle ore libere dal lavoro, cominciò a frequentare gli ambienti stimatini, che gli aprirono la strada al suo avvenire religioso.
Rivolse su di lui l'attenzione p. Giovanni M. Marani, succeduto, nel 1853, al fondatore beato Gaspare Bertoni nella direzione dell'Istituto delle Stimmate. Probabilmente colpito dalle doti di ingegno che il giovane Sogaro manifestava, lo avviò agli studi. Fu l'occasione che maturò in lui la decisione di farsi religioso stimatino. La cronaca registra la sua entrata in quell'Istituto veronese nell'anno 1856.
Religioso stimatino (1856-1874)
Per questa, come per altre fasi della sua vita, i dati in nostro possesso non ci permettono di scendere troppo nei particolari biografici. Compiuto regolarmente il noviziato, probabilmente fece la sua professione religiosa entro l'anno 1858.
L'anno successivo, e precisamente il 4 novembre 1859, la cronaca dell'Istituto segnala la sua presenza, come chierico studente, nella nuova sede stimatina presso la chiesa della SS. Trinità.
Compiuti gli studi teologici, venne ordinato sacerdote il 12 marzo 1864. Nel giugno dell'anno seguente venne assegnato all'attività pastorale presso la parrocchia cittadina di S. Stefano, in particolare nella cura spirituale dei giovani nell'Oratorio di S. Maria del Giglio, annesso a quella parrocchia. Più tardi, quando il vescovo di Cremona, Mons. Geremia Bonomelli, propose (inizi del 1874) di affidare il santuario mariano di Caravaggio agli Stimatini, don Sogaro era stato scelto per esservi assegnato come cappellano. Ma la cosa non ebbe seguito, poiché quella proposta non giunse in porto.
Nel quinto Capitolo generale degli Stimatini, apertosi il 21 febbraio 1874, il Sogaro ebbe parte attiva, promuovendo la proposta - che per allora fu giudicata prematura - di sollecitare l'approvazione ufficiale dell'Istituto a Roma. Poco dopo, invece, maturò in lui il desiderio di chiedere lo scioglimento dai vincoli dell'Istituto stimatino per poter essere in grado - tale fu la motivazione della sua domanda - di seguire la sua vocazione "per le missioni estere", che diceva di aver coltivato fin da studente. La sua domanda fu esaminata e assecondata nel sesto Capitolo generale (5 agosto 1874), per cui venne dimesso dall'Istituto. Come aveva dichiarato nella sua domanda di dimissione, conservò sempre sincero affetto e riconoscenza verso l'Istituto da cui aveva ricevuto la formazione religiosa, con desiderio, in seguito, di volervi ritornare. Ma siccome negli ambienti stimatini la sua uscita fu giudicata una defezione - se a torto o a ragione non siamo in grado di giudicare - quel desiderio fu disatteso.
Parroco di S. Giorgio in Braida (1874-1882)
Dai fatti precedenti e da quelli seguenti risulta che per il Sogaro, l'anno 1874 fu particolarmente movimentato. Uscito dagli Stimatini il 13 agosto di quell'anno, pare che abbia dimorato per breve tempo nell'Istituto comboniano, ma come semplice ospite, poiché dai registri non risulta che vi sia stato accettato come candidato missionario. Pur tenendo conto della sua giovanile aspirazione alle missioni, notiamo tuttavia che, proprio in quel momento transitorio, egli colse prontamente l'occasione di concorrere alla parrocchia di S. Giorgio in Braida, allora da poco ripristinata, dopo la soppressione napoleonica del 1807.
Le cose si svolsero rapidamente: uscito dagli Stimatini il 13 agosto 1874, il 1° settembre aveva già la lettera di nomina a parroco, e il 13 ottobre successivo avveniva la presa di possesso ufficiale.
Egli rimase alla guida pastorale di quella parrocchia cittadina per otto anni, fino alla sua nomina a Vicario apostolico. La sua azione pastorale verso i fedeli ebbe buoni risultati, come è comprovato dalla stima e dall'amore che seppe guadagnarsi sia presso il popolo come presso il clero. Ne è conferma pure la scelta della sua persona, poi, alla guida della difficile missione africana.
Circa rapporti di amicizia del Sogaro con il Comboni, durante questo periodo, ne parlano solo testimonianze tardive, probabilmente condizionate - nel senso di un'accentuazione retorica - dal fatto della successione nella guida del vicariato apostolico.
Dai documenti coevi, che sarebbero più sicuri, si ricava pressoché nulla. La sua breve dimora presso l'Istituto comboniano (estate 1874) avvenne quando Mons. Comboni era in Africa. Fu in buoni rapporti col rettore don Antonio Squaranti, che appare come testimonio ufficiale nel documento di presa di possesso della parrocchia di S. Giorgio. Di certo risulta che Mons. Comboni, dopo la sua consacrazione episcopale, celebrò il suo primo pontificale a Verona nella chiesa di S. Giorgio in Braida, il 15 agosto 1877. Ma dei rapporti personali di Comboni col Sogaro, in tale circostanza, non è rimasta alcuna traccia di documentazione.
Vicario apostolico dell'Africa centrale (1882-1894)
I dati storici relativi a questo periodo sono sovrabbondanti; ma siccome essi sono riportati in altri studi - anche in questo stesso Bollettino - ci limitiamo a indicare quelle linee essenziali, che rispondono alle esigenze di un breve profilo biografico, che è lo scopo del presente articolo.
La scelta del Sogaro a successore di Mons. Comboni, nella guida della missione, non è stata facile: vi si giunse dopo un prolungato periodo di perplessità, soprattutto a motivo, a quanto pare, della sua situazione di salute. Solo per tale motivo la sua nomina a Vicario apostolico da parte di Propaganda (22 settembre 1882) non fu accompagnata con la sua promozione episcopale. Fu differita a quando si sarebbe stati sicuri, alla prova dei fatti, che avrebbe potuto reggere la missione senza timori per la sua salute. Di fatto fu consacrato vescovo, quasi tre anni dopo, il 2 agosto 1885.
Mons. Sogaro assumeva la direzione della missione, quando era ormai sconvolta dall'aggravarsi dell'insurrezione mahdista, che aveva già travolto le stazioni di Delen e di El Obeid. Vi si dedicò comunque con vero impegno, organizzando prontamente una spedizione missionaria, con la quale raggiunse il Cairo il 18 gennaio 1883 e Khartoum il 6 marzo successivo. Di lì ripartì, il 13 maggio, per l'Egitto, da dove ormai avrebbe dovuto dirigere le sorti della martoriata missione. I momenti salienti della sua attività missionaria si possono così riassumere: salvataggio in extremis dei missionari e comunità cristiana di Khartoum (dicembre 1883) dall'incombente minaccia mahdista; incessanti trattative per la liberazione dei missionari di Delen e di El Obeid, prigionieri del Mahdi; apertura della nuova stazione missionaria di Suakin (novembre 1885), punto più avanzato verso l'Africa centrale; fondazione del centro missionario di Helouan (settembre 1887) con opere pastorali e scolastiche; fondazione della colonia agricola della Gesira (metà del 1888) per l'impiego degli esuli sudanesi e di altri africani riscattati dalla schiavitù; inizio della presenza comboniana in Eritrea.
Il cambiamento dell'Istituto in congregazione religiosa ha una trattazione a parte. Qui basti accennare ai dati che hanno riferimento al profilo biografico. Il movente che spinse il Sogaro al cambiamento fu l'esigenza di una formazione apostolica più solida, con l'aiuto di un altro Istituto, che, per le su reminiscenze affettive, avrebbe dovuto essere quello stimatino.
Ma nel proporne la fusione, forse non si rendeva conto che l'Istituto comboniano sarebbe scomparso perché assorbito in quello stimatino, che d'altra parte non sarebbe stato in grado di reggere una missione tanto difficile assieme alle altre opere per cui era stato fondato. In seguito alla risposta negativa degli Stimatini, furono chiamati i Gesuiti P. Pietro Frigerio e P. Samuele Asperti, che lo stesso Mons. Sogaro insediò nell'Istituto il 28 ottobre 1885.
E fu la soluzione buona, perché, assicurando una solida formazione religiosa, si garantiva l'autonomia dell'Istituto comboniano con la sua finalità missionaria, fino a che sarebbe stato in grado di reggersi da sé. Ma tale passaggio fu assai travagliato, e proprio per il ruolo problematico che vi svolse Mons. Sogaro dal 1887 al 1894. Se fin dall'inizio avesse proposto chiaramente ai missionari comboniani di Egitto, come già ai candidati di Verona, l'opzione religiosa, forse avrebbe potuto evitare o attutire il forte attrito sorto poi in missione tra i primi Figli del S. Cuore e i missionari anziani, non religiosi. Sarebbe stato per lui un grande merito, se fosse riuscito a ristabilire la concordia degli animi in un costruttivo incontro, tra la formazione religiosa degli uni e l'esperienza apostolica degli altri, verso la comune finalità missionaria ereditata da Comboni. Mons. Sogaro non vi riuscì; anzi vi scorse una difficoltà sempre più insormontabile. Si schierò dalla parte dei missionari non religiosi, ponendo così i giovani Figli del S. Cuore - decisi a rimanere fermamente fedeli alla propria scelta religiosa - in una situazione di penosa sofferenza. Si pose contro il metodo formativo dei Gesuiti, pretendendo l'allontanamento del P. Asperti. E giunse alla decisione di ridare all'Istituto comboniano la forma secolare precedente, cercando appoggi autorevoli per riuscire nel suo intento. Egli non vedeva possibile altra soluzione.
A servizio della S. Sede (1894-1912)
Ma a questo punto solo l'intervento autorevole di Propaganda poteva risolvere le tensioni tra le due parti. Il Card. Prefetto era stato posto al corrente della vertenza; ma aveva però preso tempo, sperando che le buone volontà avrebbero sanato il contrasto. Ma il Sogaro persisteva nelle sue posizioni, mentre da Verona il Card. di Canossa difendeva con fermezza la forma religiosa assunta dall'Istituto. Allora l'autorità di Propaganda, dopo aver esaminato attentamente la questione, decise (11 marzo 1894) che "l'Istituto veronese conservasse la forma assunta di Congregazione religiosa". La decisione autorevole fu accettata pure da Mons. Sogaro. Ma il dicastero di Propaganda volle esaminare la sua posizione personale in una sessione a parte: dati i precedenti contrasti, temendo si ripetessero le penose tensioni, lo invitò a chiedere le dimissioni da Vicario apostolico. Accettò l'invito, con vera sottomissione: le sue dimissioni recano la data del 14 giugno 1894.
Le deliberazioni di Propaganda avevano di mira il bene della missione e dell'opera comboniana che la sosteneva. Ma al di là delle difficoltà insorte e dei conseguenti necessari provvedimenti, si voleva pure salvare il rispetto verso le persone, e in particolare dare a Mons. Sogaro un giusto riconoscimento per il lavoro apostolico svolto in Africa. Infatti, poche settimane dopo le sue dimissioni, venne promosso arcivescovo titolare di Armida (14 agosto 1894).
Più che un titolo onorifico, sembrava quasi il preannuncio dell’intenzione di voler utilizzare e valorizzare i suoi talenti in un diretto servizio della S. Sede. Si apriva così la fase romana della sua vita.
Segnaliamo in particolare i due incarichi più rilevanti lodevolmente ricoperti nell'ambito della S. Sede. Il 1° maggio 1900 venne nominato Segretario della S. Congregazione per le Indulgenze e le Reliquie. Deve aver svolto positivamente tale ufficio, se tre anni dopo si pensò alla sua persona per un nuovo incarico, che, ai tempi in cui era umile apprendista barbiere, avrebbe mai sognato. E cioè il 26 ottobre 1903 veniva nominato Presidente dell'Accademia dei Nobili Ecclesiastici, succedendo in tale incarico a Mons. Raffaele Merry Del Val, chiamato allora dal neo-eletto S. Pio X ad importanti compiti nella Segreteria di Stato.
Accenniamo pure ad altri incarichi o impegni svolti da Mons. Sogaro durante questo periodo romano. Fu Pro-Presidente della consulta prelatizia per l'opera della preservazione della fede, e Segretario della commissione cardinalizia per la medesima opera. Fu pure consultore della commissione pontificia per la riunione delle chiese dissidenti e Vice-Presidente del comitato generale romano per la commemorazione del 9° centenario della fondazione della badia di Grottaferrata.
A noi interessa ricordare, in modo particolare, gli ottimi rapporti che volle riprendere, durante quest'ultimo periodo della sua vita, con la congregazione dei Figli del S. Cuore, attraverso la comunità comboniana, che si era stabilita a Roma presso la chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasia, che visitò frequentemente. Tra quei padri si scelse il confessore. E nell'ultima malattia diceva al Superiore Generale P. Vianello: "Se Iddio mi darà vita, vorrò lavorare molto per i Figli del S. Cuore".
Dopo una laboriosa vita, svolta in settori alquanto differenziati, Mons. Francesco Sogaro si spense a Roma il 6 febbraio 1912, all'età di poco più di 72 anni. La sua salma venne trasferita e tumulata nella nativa Lonigo, in una modesta tomba di famiglia. Nel novembre 1926 un suo concittadino, il generale Mossolin, caldeggiò la proposta per una più degna sepoltura. La pro-posta venne accolta dalle autorità religiose e civili di Lonigo che, il 5 ottobre 1931, provvidero alla solenne traslazione delle spoglie mortali di Mons. Sogaro nel duomo di quella città.
Nella tradizione comboniana il ricordo riconoscente verso Mons. Sogaro, pur nella rilettura attentamente oggettiva delle vicende missionarie della sua vita, non venne mai meno. Ne sono prova il suo necrologio sul periodico La Nigrizia, nel mese di marzo 1912, che si concludeva con queste semplici, ma significative parole: "Fu uomo intelligente, laborioso e pio". In occasione della traslazione della sua salma nel duomo di Lonigo (1931), si collaborò con un denso articolo, rievocativo dell'opera missionaria, in un numero unico, che fu stampato per l'occasione. E soprattutto Mons. Sogaro è ricordato tuttora tra i "Nostri Morti", nella lista dei prelati comboniani, ove è segnato e commemorato il giorno anniversario della sua morte.
Conclusione
Non è difficile cogliere tuttora nelle sedi comboniane di Egitto, a distanza di un secolo, i segni tangibili dell'opera di Mons. Sogaro. Ma la sua memoria, come ne è prova il centenario celebrativo, resta legata alla storia dell'Istituto comboniano soprattutto per la struttura religiosa che volle dargli, garantendone così la continuità e gli ulteriori sviluppi missionari. Vi furono, è vero, delle circostanze contingenti e discutibili che accompagnarono la sua decisione, e a un certo punto avrebbe voluto disfare ciò che aveva costruito con le sue mani, ma non gli riuscì. Al di sopra delle volontà umane la storia è guidata da un disegno divino. Per cui, quando Mons. Sogaro il 28 ottobre 1885 dava inizio al noviziato e il 28 ottobre 1887 riceveva la professione reli-giosa dei primi 10 Figli del S. Cuore, fu strumento nelle mani di Dio per un'opera che doveva rimanere e segnare positivamente la storia dell'Istituto comboniano.
Rientra in tale disegno superiore anche il movente principale che ispirò la decisione storica di Mons. Sogaro: e cioè garantire ai candidati comboniani una solida formazione apostolica. E in ciò si ricollega, forse inavvertitamente, alla più viva eredità spirituale del fondatore Mons. Comboni, la cui preoccupazione fondamentale fu sempre quella di formare dei "veri apostoli", dei "santi apostoli". Di tale esigenza formativa Mons. Sogaro si rese perfettamente conto soprattutto dopo la sua prima esperienza missionaria in Africa; e fa onore alla sua memoria quanto, in proposito, scrisse al P. Sembianti dal Cairo, il 5 ottobre 1883: "Ogni giorno che passa viene a farmi sempre conoscere che questa è una vocazione da forti".
P. Aldo Gilli
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Nacque a Lonigo (VI) il 31 dicembre 1839 da povera famiglia, così che poi andò a Verona, quale garzone barbiere.
A 18 anni entrò nella Congregazione dei Preti delle Stimmate, ma divenuto sacerdote dovette uscirne per mancanza di salute. I Superiori ecclesiastici, nel 1874, lo chiamarono a reggere la parrocchia di S. Giorgio in Verona.
Amico ed ammiratore di Mons. Comboni gli successe in qualità di Vicario Apostolico della Missione dell'Africa Centrale nel 1882. Fu eletto da S.S. Leone XIII il 22 settembre 1882. Lasciò Verona il 3 gennaio 1883 e, confortato dall'Apostolica benedizione del S. Padre, salpò da Napoli sul "Sumatra". Il giorno 16 con D. Francesco Pimazzoni, suo segretario, giungeva ad Alessandria. Proseguirono per Cairo e Berber dove arrivarono il 24 febbraio, dopo due giorni continuarono il viaggio per Khartoum giungendovi l’8 marzo.
L'insurrezione mahdista lo costrinse a ritirarsi in Cairo, dove lavorò per la liberazione dei missionari prigionieri e fondò la Colonia agricola di Gesira.
I1 22 gennaio 1884 Mons. Sogaro era a Scellal ad accogliere la carovana del personale che aveva lasciato Khartoum l'11 dicembre 1883. Qualche mese dopo, poiché la cittadina non offriva più garanzia di sicurezza, il Vicario Apostolico richiamò tutti i missionari e suore in Cairo.
Il 2 agosto 1885 fu consacrato a Roma Vescovo titolare di Trapezopoli, per le mani del Card. Mora, Arcivescovo di Sydney in Australia.
Nell'autunno del 1885, per dare una forma più stabile all'Istituto delle Missioni Africane di Verona, col consenso di S.S. Papa Leone XIII, fu deciso di erigerlo in Congregazione religiosa.
I1 28 ottobre 1887 Mons. Sogaro ricevette la prima professione di dieci Figli del S. Cuore, primizia di una lunga schiera di missionari votati alla Nigrizia.
In attesa che le porte della missione si aprissero nuovamente ai suoi missionari, Mons. Sogaro nel 1888 fondò in Helouan una stazione con due stabilimenti, uno per i Padri con la scuola maschile, l'altro per le Suore con la scuola femminile.
Nel 1892 con don Giacomelli, don Bonomi e don Ohrwalder, Mons. Sogaro fece un pellegrinaggio in Terra Santa.
Posta la Congregazione dei Figli del S. Cuore in grado di dirigersi da sé, raggiunto l'obiettivo di liberare i missionari prigionieri del Mahdi, Mons. Sogaro diede le dimissioni il 14 giugno 1894 ed ebbe in Roma posti importanti: segretario della Commissione cardinalizia per i Riti Orientali, poi segretario della S. Congregazione per le Indulgenze ed infine nel 1903 quello di presidente dell'Accademia dei Nobili Ecclesiastici.
Il Papa Leone XIII gli conferì il titolo Arcivescovile di Amida e gli assegnò una pensione che gli venne corrisposta dall'Istituto finché visse.
Il Governo Austriaco il 7 agosto 1902 gli aveva conferito la Gran Croce dell'Ordine di Francesco Giuseppe, uno dei più alti e rari riconoscimenti.
Mons. Sogaro morì a Roma il 6 febbraio 1912. La sua salma fu trasportata a Lonigo, sua città natale, e tumulata nel civico cimitero donde, il 5 ottobre 1931, fu trasportata con solenne accompagnamento nel magnifico duomo di Lonigo.
Sr. Rosetta Confalonieri