In Pace Christi

Panciroli Romeo

Panciroli Romeo
Data di nascita : 21/11/1923
Luogo di nascita : Reggio Emilia
Voti temporanei : 07/10/1943
Voti perpetui : 24/09/1948
Data ordinazione : 11/06/1949
Data consacrazione : 16/12/1984
Data decesso : 16/03/2006
Luogo decesso : Roma

“In Africa il compianto Arcivescovo Romeo Panciroli, che si era formato nella benemerita Congregazione Religiosa dei Comboniani, ebbe modo di segnalarsi per uno spiccato spirito missionario e per le delicate premure verso quelle care popolazioni". Questa frase centrale dell'omelia del Cardinale Angelo Sodano, alle esequie in San Pietro, racchiude forse lo specifico della vita del nostro confratello: essere stato chiamato a vivere il carisma di San Daniele Comboni in una modalità del tutto particolare, al servizio della Santa Sede. Realizzando così anche un aspetto non marginale della spiritualità del Fondatore: la fedeltà al Papa e l'amore alla Chiesa.

Era nato a Codemondo, diocesi di Reggio Emilia, il 21 novembre 1923. Primo di nove figli, manifestò subito vivacità e sensibilità non comuni. Giovanissimo, entrò a Padova, nella scuola apostolica, dove visse i suoi primi anni di formazione che proseguì poi a Brescia. Ammesso al noviziato di Firenze il 7 ottobre 1941 ebbe in P. Stefano Patroni un santo formatore. Emise i primi voti il 7 ottobre 1943 e per due anni continuò gli studi a Verona, allora sede dello scolasticato filosofico. La teologia a Venegono fu un'altra importante tappa delle sua formazione con i voti perpetui il 24 settembre 1948 e l'ordinazione sacerdotale a Milano per l'imposizione delle mani del Cardinale Ildefonso Schuster.

Inviato a collaborare all'editrice Nigrizia a Verona, fu quasi subito richiesto da Mons. Sergio Pignedoli, suo conterraneo, per collaborare presso il comitato centrale per l'Anno Santo (1950). Ritornò poi a Verona ed alcuni di noi lo ricordano come insegnante di etica e sociologia nello scolasticato filosofico. Continuando a collaborare con l'editrice Nigrizia, con l'approvazione di P. Antonio Todesco, iniziò la “Messis Film” e si stabilì a Roma. Fu un'iniziativa pionieristica, per quell’epoca, che produsse alcune diecine di documentari e filmati.

Su richiesta di Mons. Pignedoli fu addetto alla delegazione apostolica dell'Africa Centro-Occidentale con sede a Lagos in Nigeria, negli anni 1959-1964. Rientrato a Roma, ufficialmente a servizio della Santa Sede, entrò a far parte della Pontificia Commissione per le comunicazioni sociali. Partecipando attivamente alla vita e allo sviluppo della Commissione, nel gennaio 1970 ne fu nominato Sottosegretario. Seguì Paolo VI in molti viaggi pastorali e missionari, visitando così 54 paesi di diversi continenti... considerando anche quelli visitati al seguito di Giovanni Paolo II. Possiamo intuire come la Provvidenza abbia voluto dare un certo tono e un’impronta comboniana anche in questo privilegiato ministero petrino.

Nel giugno 1976 fu nominato direttore della Sala Stampa della Santa Sede: incarico che coincise con due periodi di sede vacante e con due conclavi. Giovanni Paolo II, il 6 novembre 1984, lo elevò alla dignità di arcivescovo e lo nominò Pro-Nunzio in Liberia e Gambia e Delegato apostolico in Guinea e Sierra Leone. Dai frutti di questi anni intensi nel cuore della presenza della Chiesa in Africa si capisce quanto gli sia stata preziosa la nostra formazione alla missione nello spirito di San Daniele. Una più accurata e dettagliata cronaca di quell'esperienza evidenzierà come anche nel servizio diplomatico vi siano momenti di eroismo.

Il 18 marzo 1992 fu nominato Pro-Nunzio apostolico nella repubblica islamica dell'Iran: oltre alla rappresentanza diplomatica fu molto vicino al “piccolo gregge” di cattolici presenti in quella nazione. Terminò il suo servizio il 20 marzo 1999. Rientrato a Roma continuò il suo servizio, in vari incarichi a disposizione della Segreteria di Stato.

Un approfondimento dell'eredità spirituale che ci lascia, può partire dalla riflessione che il Cardinale Sodano ha fatto nell'attribuire alla sua vita una beatitudine: “beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio". (P. Pietro Ravasio)

Le esequie dell’Arcivescovo Mons. Romeo Panciroli si sono svolte a Reggio Emilia nella Basilica della Madonna della Ghiara. La concelebrazione è stata presieduta dal vescovo locale Mons. Adriano Caprioli. Hanno concelebrato il vescovo emerito di Reggio Emilia, Mons. Paolo Libertini, sacerdoti diocesani e Missionari Comboniani.

Prima di terminare la celebrazione, ha portato la sua testimonianza P. Romeo Ballan, superiore della Casa Madre dell’Istituto dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù, il quale ha delineato un breve profilo di Mons. Romeo definendolo un Missionario Comboniano eccezionale, un uomo discreto e umile che non desiderava apparire, un servitore fedele del Vangelo come annunciatore del messaggio di salvezza della Chiesa a tutti i popoli.

Al termine Mons. Paolo Libertini ha impartito la benedizione alla salma, dando l’ultimo saluto al compianto confratello, lavoratore instancabile di Dio. La salma è stata quindi tumulata nella tomba di famiglia presso il cimitero di San Polo d’Enzo, dove riposerà per sempre nella gloria di Dio.

Il Cardinale Bernardin Gantin, Decano Emerito del Sacro Collegio, il 18 marzo scrive da Cotonou a P. Teresino Serra, Superiore Generale dei Missionari Comboniani:
“Reverendo Padre Generale, La triste e inattesa notizia del decesso di Mons. Romeo Panciroli è stata per me molto dolorosa. Era un amico di vecchia data: lo conoscevo da quando era Segretario del Cardinale Sergio Pignedoli, come lui originario di Reggio Emilia. È stato un eccellente Nunzio-Missionario in diverse nazioni, specialmente in Africa. Le porgo le mie più vive condoglianze. Preghiamo per lui, affidandolo al Signore che ha servito nella Santa Sede”.

Fedeltà al Papa e amore alla Chiesa costituiscono il binario sul quale si è mossa tutta la vita di Mons. Romeo Panciroli, che si è segnalato anche “per uno spiccato spirito missionario e per le delicate premure verso le care popolazioni dell’Africa”, realizzando così un aspetto fondamentale della spiritualità di San Daniele Comboni. La frase tra virgolette è contenuta nell’omelia che il Card. Angelo Sodano ha tenuto alle esequie di Mons. Panciroli nella Basilica di San Pietro in Vaticano, sabato 18 marzo 2006, alle ore 9.00.

Nato a Codemondo, diocesi di Reggio Emilia, il 21 novembre 1923, primo dei nove figli (otto maschi e una femmina) di Antonio e Celestina Cavazzoni, Romeo manifestò subito vivacità e sensibilità non comuni. Giovanissimo, entrò nella scuola apostolica di Padova dove visse i suoi primi anni di formazione che proseguì nell’Istituto Comboni di Brescia. Ammesso al noviziato di Firenze il 24 settembre 1941, ebbe in P. Stefano Patroni un santo formatore che lo aiutò a superare i suoi difetti, specialmente “il desiderio di essere stimato dagli altri e apprezzato per le sue qualità”.

Nella domanda per il rinnovo dei voti, Romeo scrisse: “Ho visto che la vita religiosa non è poesia, ma continua prosa che esige un assiduo rinnegamento di se stessi, tuttavia confidando nel Cuore di Gesù sono sempre animato a continuare in questa via…”. “Il termine ultimo dei miei desideri è quello di diventare sacerdote e consacrare così la mia vita per la salvezza delle anime e l’avvento del Regno di Dio nel mondo”. Anche nel suo stemma episcopale scriverà le parole Adveniat Regnum tuum.

Emise i primi voti il 7 ottobre 1943 e per due anni continuò gli studi a Verona, allora sede dello scolasticato filosofico. Frequentò la teologia a Venegono Superiore e lì emise i voti perpetui il 24 settembre 1948. P. Agostino Capovilla lo ritenne “di capacità distinta, di pietà sentita, di costumi illibati, docile e di buon criterio e gran lavoratore, con volontà risoluta di diventare sacerdote”. Fu ordinato nel Duomo di Milano l’11 giugno 1949 per l’imposizione delle mani del Cardinale Ildefonso Schuster.

L’Editrice Nigrizia
Appena ordinato, P. Panciroli fu destinato a Verona come incaricato dell’Editrice Nigrizia. Vi rimase per sei mesi, dal luglio 1949 al gennaio 1950. Fino ad allora, i libri missionari venivano stampati dalla tipografia Nigrizia e diffusi dai Comboniani o dagli amici e benefattori. Già nell’estate del 1949 il Superiore Generale, P. Antonio Todesco, sentì il bisogno di fare qualcosa di nuovo nel settore dell’editoria e chiese a P. Panciroli di interessarsene.

Proprio in quei mesi si era cominciato ad organizzare il magazzino e la spedizione dei libri in una casetta dietro al capitello di Via Fontana del Ferro. Con l’arrivo di P. Panciroli, si volle fare di più e meglio. Il nuovo incaricato si ritagliò una stanza nella vecchia Tea (la casa che esisteva tra la tipografia e la Casa Madre) dove già si trovava P. Cirillo Tescaroli come direttore di “La Nigrizia”. In questo modo ebbe inizio l’Editrice Nigrizia. Possiamo dire che il “destino” di P. Panciroli fu quello di iniziatore. Iniziatore dell’Editrice Nigrizia, della Messis Film e, in Vaticano, degli audiovisivi per il Centro Cinematografico Vaticano.

Durante l’Anno Santo 1950, venne organizzato un pellegrinaggio a Roma per i dipendenti della tipografia e dell’Editrice. Per un disguido alcuni si persero e non poterono assistere all’udienza del Santo Padre, Pio XII. P. Panciroli non si scoraggiò e riuscì ad includerli nel gruppo dell’udienza privata del Santo Padre per gli editori cattolici del 10 dicembre 1950. Fu un’occasione bellissima in quanto non solo si poté vedere il Papa da vicino, ma anche stringergli la mano e scambiare con lui qualche parola.

P. Panciroli era amico di Mons. Sergio Pignedoli (futuro cardinale), suo conterraneo. Questi lo chiamò a Roma a prestare la sua opera presso il Comitato Centrale per l’Anno Santo (1950), dove rimase dal gennaio 1950 al maggio 1951. Successivamente fu insegnante di etica naturale e sociologia nello Studentato Comboniano di Verona. Contemporaneamente portò avanti l’Editrice Nigrizia, che nel frattempo aveva trasferito la sua sede a Bologna, in Via del Meloncello, dove c’erano P. Matteo Michelon e P. Giacomo Andriollo come superiore ad interim.

La Messis Film
La Messis Film iniziò nel 1952 con il beneplacito dell’allora Superiore Generale P. Antonio Todesco e per iniziativa di P. Panciroli. Il Superiore Generale diede l’incarico a P. Panciroli di realizzare dei filmati a scopo vocazionale e missionario. L’iniziativa doveva affiancarsi all’attività dell’editrice in modo da risultarne un ramo collaterale.

Dopo aver frequentato un corso di teoria e tecnica cinematografica a Roma, P. Panciroli realizzò il primo documentario intitolato La sua via. Seguirono altri tre documentari, uno dei quali è Cristo tra i primitivi; poi, nel 1953, girò in Africa il film Okiba non vendermi del quale parlarono 200 giornali e quotidiani e anche la Rai.

Nereo Righetti, un impiegato che lavorava presso l’Editrice, ricorda: “Parecchie sere, dopo cena, mi recavo nell’alloggio di P. Panciroli in Casa Madre e lì mi dettava il copione dei film che doveva realizzare. Si lavorava con tanto entusiasmo, perché ciò che si voleva fare era importante”.

Nel 1955 il Superiore Generale e P. Giulio Rizzi, vicario generale, decisero di separare la Messis Film dall’Editrice Nigrizia, fissando, per la Messis, la sede a Roma, in Via Lungotevere Mellini, n. 10 (P. Panciroli doveva andare continuamente a Roma, a Cinecittà, per il montaggio dei film). Anche Propaganda Fide, con protocollo 2767/55, firmato dal segretario Mons. Pietro Sigismondi, riconobbe il Centro Cinematografico Messis Film e i Superiori Maggiori ne stabilirono lo statuto.

Del Centro facevano parte, oltre a P. Panciroli, superiore e responsabile, P. Luigi Crotti e Fr. Duilio Beltrami. Quest’ultimo fu poi sostituito da Fr. Luigi Sardi che aveva fatto un corso di cinematografia presso le scuole Don Orione, ottenendo il diploma riconosciuto anche dal ministero del lavoro.

In occasione del 75° della morte di Mons. Comboni (1956) fu realizzato il documentario Daniele Comboni, un filmato ben riuscito che si vede volentieri anche oggi. Tra l’altro, ci mostra Limone come era ai tempi di Comboni, senza cioè lo sviluppo turistico e alberghiero dei nostri giorni. A questo punto ci sembra giusto ricordare i titoli dei documentari realizzati dalla Messis, almeno quelli che siamo riusciti a trovare: L’Urgente appello (cortometraggio in occasione dell’enciclica “Fidei Donum”, 22 minuti); La sua via (una mamma rievoca la vocazione del figlio missionario, 12 minuti); Molta è la messe (rito pagano e riti cristiani in Nord Uganda, 20 minuti); In terra di missione (missionari nell’opera di evangelizzazione in Sudan, 18 minuti); Cristo in Cina (storia del cristianesimo tramite dipinti in Cina, 12 minuti); Okiba non vendermi (una cruda vicenda che si svolge nell’Africa centrale, 1 ora e 20 minuti); La storia di Pala (un missionario tra gli indios della California, realizzato da P. Crotti, 18 minuti); Vita di villaggio (la vita di un villaggio africano, 12 minuti); Stato Città del Vaticano (aspetti caratteristici e significativi del Vaticano, 12 minuti); La voce di Dio (difficoltà di un giovane nel cammino sacerdotale, 40 minuti); Lotta tra leone e tigre (visita agli animali nel loro ambiente, 10 minuti); Fauna africana (riprese al seguito di cacciatori nella foresta africana, 10 minuti); Don Roberto (perché un giovane sceglie di fare il prete?, 30 minuti); Cristo tra i primitivi (orride sculture africane di stregoni, amuleti e feticci, 12 minuti); Caccia all’elefante (una battuta di caccia all’elefante, 10 minuti); Missionarie all’Equatore (la vita della suora missionaria in Africa, 18 minuti); Bim (la storia di un gruppo di ragazzi arabi che possiedono l’asinello Bim, 60 minuti); Daniele Comboni (storia del grande apostolo dell’Africa, 22 minuti); Pescatori del Pacifico (vita e costumi degli abitanti della costa californiana, 20 minuti); Incanto del presepio (la tradizione del presepio che invade tutto il mondo, 12 minuti); Lettera dall’Equatoria (vestigia cristiane lungo il Nilo, 20 minuti); Bienvenida Madre (devozione alla Madonna nel Messico e in California, 10 minuti); Missionari coadiutori (i Fratelli che lavorano come tecnici consacrati in Africa, 20 minuti); Khartoum anno cento (opere missionarie nella capitale sudanese, 12 minuti); Bahr el Ghazal (vita di una tribù denka, 18 minuti); L’Africa a Cristo (Maria Teresa Ledochowsha e le sue collaboratrici per l’Africa, 30 minuti); Attualità comboniana (che documenta cinematograficamente alcuni avvenimenti importanti dell’Istituto, come l’inaugurazione del seminario di Pesaro, la prima vestizione nel liceo missionario di Firenze, il congresso missionario di Padova, l’inaugurazione del monumento a Comboni a Verona, il saluto di Mons. Sigismondi a cento missionari in partenza, il trasferimento delle spoglie mortali di Comboni da Assuan a Verona con la deposizione nell’urna della cappella di Casa Madre, la morte e il funerale di Pio XII, l’apertura del conclave, l’elezione e l’incoronazione di Giovanni XXIII, l’inaugurazione del nuovo seminario comboniano di Carraia da parte del Cardinale Gregorio Pietro Agagianian, ecc.).

Si può dire che la Messis Film, tenuto conto che era agli inizi e disponeva di mezzi limitati, ha lavorato bene, producendo film pregevoli sulla vocazione missionaria e sull’esperienza evangelizzatrice dei Comboniani. Il Cardinale Giuseppe Pizzardo, commentando il filmato Don Roberto ha scritto: “La visione del film dal titolo Don Roberto alla quale ho assistito insieme agli Officiali della Sacra Congregazione dei Seminari, ha lasciato in tutti una grata impressione. Il film risponde pienamente al nobile scopo di illustrare il divino privilegio della vocazione sacerdotale, presentandolo in una luce quanto mai attraente e molto opportuna a suscitare nei giovani chiamati una generosa corrispondenza. Congratulandoci per la felice realizzazione, ci auguriamo che il Centro Cinematografico Comboniano possa attuare con sempre maggior vastità il programma di far conoscere e apprezzare la grandezza della divina chiamata al sacerdozio”. Don Roberto è stato trasmesso alla televisione italiana il venerdì santo del 1958.

Molte altre testimonianze, provenienti sia da curie e seminari che da critici cinematografici, hanno mostrato apprezzamento per i filmati di P. Panciroli. Il film Cristo tra i primitivi, per esempio, ha avuto una medaglia dalla Rai-TV per la migliore qualità tecnica artistica.

Nel 1953 P. Panciroli si recò in Sudan e in Uganda per la realizzazione di un film e di alcuni documentari. Le difficoltà iniziali furono enormi perché ci si muoveva in un ambiente nuovo nel quale l’esperienza contava molto e mancavano adeguati finanziamenti; inoltre gli attori erano tutti del posto. Tuttavia, P. Panciroli dimostrò il suo carattere forte, che non si piegava di fronte alle difficoltà, e tutto sembrava andare per il meglio, quando…

Improvviso cambio di rotta
Nel 1959, su richiesta di Mons. Pignedoli, P. Panciroli fu chiamato a Roma dall’allora Sostituto della Segreteria di Stato, Mons. Angelo Dall’Acqua, come Addetto alla nuova Delegazione Apostolica dell’Africa Centro-Occidentale, che aveva sede a Lagos in Nigeria. Lì rimase fino al 1964, con il titolo di Prelato Nullius al servizio della Santa Sede. Se questo fu un onore per lui e per l’Istituto Comboniano, bisogna dire che fu una perdita per i Comboniani e per la Messis Film che, da quel momento, cessò la sua attività.

Rientrato a Roma al termine del Concilio Vaticano II, P. Panciroli fu nominato sottosegretario della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali, cominciando subito ad interessarsi del settore audiovisivi che ben conosceva. Nel frattempo, continuava a collaborare con Mons. Pignedoli che, in periodi diversi, seguì nelle varie sedi diplomatiche della Santa Sede.

Nel 1973 divenne Segretario della medesima Commissione e, in questa veste, contribuì attivamente allo studio e alla redazione dell’Istruzione Pastorale Communio et Progressio.

Tra gli altri incarichi, ebbe quello di Consultore della Pontificia Commissione per la revisione del Codice di Diritto Canonico, dal 1975 al 1983, anno della sua promulgazione.

Direttore della Sala Stampa del Vaticano
Nel giugno del 1976 P. Panciroli fu nominato direttore della Sala Stampa della Santa Sede, incarico che mantenne nei due periodi di sede vacante e dei due conclavi del 1978, durante i lunghi mesi di assenza, per grave malattia, del presidente della stessa Commissione, l’Arcivescovo Andrea M. Deskur. Per questo incarico, partecipò a diversi convegni internazionali e fece parte del seguito papale nei viaggi pastorali e missionari compiuti da Paolo VI in Italia e in alcune nazioni all’estero, compresi quello in Uganda (1969) e in Estremo Oriente (Filippine, Samoa, Australia, Indonesia, Hong Kong e Sri Lanka) nel novembre-dicembre 1970.

Iniziò e diede impulso al settore dell’assistenza agli audiovisivi in Vaticano e delle trasmissioni televisive delle principali cerimonie pontificie in mondovisione. Svolse questa mansione con intelligenza e passione. Il lavoro era immane perché i giornalisti accreditati presso il Vaticano erano 899 (296 di lingua inglese, 172 di lingua francese, 313 di lingua italiana, 32 di lingua tedesca, 86 di lingua spagnola e portoghese). È stato anche segretario del Comitato per l’Informazione nel corso delle tre Assemblee Generali del Sinodo dei Vescovi nel 1977, 1980 e 1983. Nel novembre del 1983 fu eletto membro del consiglio di amministrazione del Centro Televisivo Vaticano, appena istituito dalla Santa Sede.

Dal 1978 alla fine del 1984, P. Panciroli fece parte del seguito papale di Giovanni Paolo II, in 24 viaggi, in 54 nazioni di diversi continenti, svolgendo in particolare compiti di carattere organizzativo e di collegamento per i vari e complessi servizi d’informazione. Possiamo intuire come la Provvidenza abbia voluto dare un’impronta comboniana anche in questo privilegiato servizio al ministero petrino.

Sull’aereo papale, era lui a presentare al pontefice i giornalisti che, nel corso della tradizionale visita che Papa Wojtyla faceva loro durante il viaggio, potevano rivolgergli delle domande. P. Panciroli non ha mai compiuto errori o passi falsi, nonostante il Papa infrangesse con facilità i protocolli.

Fu testimone dell’attentato a Paolo VI a Manila, di quello a Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro e, sul piano diplomatico, dovette affrontare il caso Lefebvre, Don Franzoni e Hans Küng. Una vita accanto a tre pontefici: sacrificio e obbedienza. Come direttore della Sala Stampa è stato la “voce del Papa” e, con il suo carattere mite, ha segnato un’epoca nel modo di comunicare della Santa Sede. Visse momenti difficili per l’Italia e per la Chiesa come il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro e la successiva scomparsa di Paolo VI, al quale era profondamente legato. P. Panciroli inaugurò uno stile di rapporti aperti con i media che all’epoca apparve davvero di rottura.

Arcivescovo e nunzio
P. Panciroli aveva servito bene la Chiesa e la persona del Papa per cui Giovanni Paolo II, il 6 novembre 1984, lo elevò alla dignità di Arcivescovo della sede titolare di Noba e lo nominò pro-nunzio apostolico in Liberia e Gambia e delegato apostolico in Guinea e Sierra Leone.

La consacrazione episcopale gli fu conferita nella Cattedrale di Reggio Emilia il 16 dicembre 1984 dal Cardinale Bernardin Gantin, prefetto della Congregazione per i vescovi, assistito da Mons. Simon Lourdousamy D., segretario della Congregazione di Propaganda Fide, e da Mons. Gilberto Baroni, vescovo di quella diocesi. Erano presenti il Superiore Generale dei Comboniani, P. Salvatore Calvia, alcuni confratelli, una rappresentanza della Segreteria di Stato e di Propaganda Fide.

Il Papa stesso volle regalargli l’anello episcopale “intendendo così esprimere la riconoscenza per l’opera svolta come Segretario della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali e come Direttore della Sala Stampa e, nello stesso tempo, anche il vincolo di fede e di carità che unisce il Successore di Pietro con i suoi rappresentanti presso le comunità ecclesiali e le nazioni”.

Con l’apertura delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Guinea, nell’agosto del 1987, da delegato apostolico fu nominato primo nunzio apostolico in quel paese. Non furono anni facili per il nuovo nunzio a causa delle guerre e guerriglie che insanguinavano l’Africa.

Nel 1990 (da maggio a luglio), a causa di un’insurrezione armata in Liberia, rimase prigioniero nella nunziatura a Monrovia, con 35 missionari e suore ivi rifugiati, fino a che non fu liberato nella zona occupata dai ribelli e, d’accordo con loro, portato via da un elicottero della VI flotta degli USA.

Non essendo possibile rientrare a Monrovia, la Santa Sede stabilì una sede provvisoria della nunziatura a Freetown in Sierra Leone, dove Mons. Panciroli rimase fino al suo trasferimento. Il 23 febbraio 1992 accolse il Papa in visita nel Gambia e nei tre giorni successivi anche a Conakry, in Guinea. Dai frutti di questi anni intensi nel cuore della Chiesa in Africa, si capisce quanto gli sia stata preziosa la formazione alla missione nello spirito di San Daniele Comboni, che lo portò ad accettare e vivere momenti di eroismo. Vi sono testimonianze concordanti da parte di sacerdoti e vescovi africani che attestano il particolare interessamento di Mons. Panciroli per la loro vita, le difficoltà e le speranze del clero locale africano. Come nunzio apostolico ha operato per la pace e il dialogo in situazioni complicate (Liberia e Iran) e in paesi dilaniati dalla guerra civile come, appunto, in Sierra Leone.

Dall’Africa all’Iran
Il 18 marzo 1992 Giovanni Paolo II nominò Mons. Panciroli pro-nunzio apostolico nella Repubblica Islamica dell’Iran. A seguito di un accordo tra il governo iraniano e la Santa Sede, il 1° febbraio 1994 gli fu riconosciuto il titolo di nunzio apostolico.

In questo incarico, Mons. Panciroli fu molto vicino al piccolo gregge di cattolici presenti in quella regione e seppe andare d’accordo con le autorità islamiche tanto da portarle in visita alla Santa Sede. L’incontro tra il presidente iraniano Mohammad Khatami e il Papa ha avuto un’importanza capitale per il dialogo islamo-cristiano. Khatami era anche presidente della Conferenza islamica che riuniva 55 paesi islamici. Era la prima volta che il capo di un’organizzazione musulmana così importante s’incontrava col Papa. Il responsabile dell’ufficio dell’Islamic Republic News Agency di Roma dichiarò: “Alla gente dell’Iran questa visita fa piacere ed è seguita con molto interesse. Essa rappresenta un’occasione per rafforzare le relazioni. I cittadini iraniani sono molto religiosi, così anche l’incontro col Papa suscita emozione e curiosità. L’incontro tra Khatami e il Papa contribuirà a migliorare i rapporti tra la religione islamica e quella cristiana”. Su 65 milioni di abitanti i cattolici erano, allora, tredicimila. Si deve all’abilità diplomatica di Mons. Panciroli il fatto che dei missionari abbiano ottenuto il permesso di entrare in Iran.

Terminò il suo servizio di nunzio il 20 marzo 1999. Rientrato a Roma ricoprì diversi incarichi a disposizione della Segreteria di Stato, sia accettando impegni pastorali, sia collaborando attivamente con la Santa Sede. Divenne, infatti, membro del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali e di quello per il Dialogo Interreligioso. Negli ultimi anni Mons. Panciroli era assiduo nel ministero delle cresime e in altre celebrazioni in varie diocesi.

Mons. Panciroli è autore di varie pubblicazioni, tra cui L’appartamento pontificio delle udienze, Parole della Fede, Messaggi papali in Asia e in Australia, e di studi e conferenze su Paolo VI, per i quali aveva assidui contatti con l’Istituto Paolo VI di Brescia. Inoltre, ha collaborato alla realizzazione della collezione di arte religiosa moderna in Vaticano. Mons. Panciroli è stato l’ultimo Comboniano ad incontrare Paolo VI qualche settimana prima della morte, quando ormai i segni della grave malattia erano evidenti.

Il Cardinale Sodano, giudicando il suo operato, gli ha attribuito la beatitudine di “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio e ha scritto del suo ministero in questi paesi difficili: “Si è fatto mite strumento di incontro e di dialogo con tutti gli uomini; ricercò con purezza di cuore la verità e la giustizia, promovendo la comprensione e la solidarietà tra quanti ha avvicinato: ha percorso la strada delle Beatitudini ed è stato un testimone della speranza cristiana. La Parola di Dio è stata bussola ai suoi passi ed ha agito sempre in un contesto di semplicità e di mitezza che erano segni non equivocabili di una profonda spiritualità interiore”.

La malattia
La malattia (un tumore) che ha colpito Mons. Panciroli è stata relativamente breve. Ricoverato al policlinico Gemelli di Roma, si è spento giovedì 16 marzo. Le esequie sono state presiedute dal Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, sabato 18 marzo, alle ore 9, all’altare della Cattedra della Basilica Vaticana.

Insieme con il Cardinale Sodano hanno concelebrato 23 arcivescovi e vescovi ed oltre 30 sacerdoti tra i quali alcuni Comboniani. Erano presenti i familiari dell’arcivescovo Panciroli: il fratello Fausto e la sorella Maria.

Una seconda cerimonia funebre è stata celebrata il 20 marzo nella Basilica della Ghiara a Reggio Emilia, presieduta dal vescovo Mons. Vittorio Caprioli. Hanno concelebrato il vescovo emerito Mons. Paolo Libertini, sacerdoti diocesani e Missionari Comboniani. Vi hanno assistito, oltre ai familiari, numerose persone. Il Santo Padre Benedetto XVI, per lettera del Cardinale Sodano, ha voluto partecipare alla liturgia di commiato per Mons. Panciroli con questo messaggio: “Sommo Pontefice desidera esprimere sentite condoglianze a codesta comunità diocesana come anche all’Istituto Missionari Comboniani del Cuore di Gesù, colpiti da scomparsa Arcivescovo Mons. Romeo Panciroli, e mentre ne ricorda lunga e generosa attività a servizio della Santa Sede specialmente quale direttore della Sala Stampa e Nunzio apostolico in vari Paesi, eleva fervide preghiere di suffragio per l’eterno riposo dell’anima zelante di questo servitore del Vangelo, e di cuore invia a Vostra Eccellenza, sacerdoti e religiosi presenti e a tutti i partecipanti alla Messa di suffragio confortatrice Benedizione Apostolica. Aggiungo la mia personale partecipazione al lutto, assicurando ricordo all’altare. Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato. Città del Vaticano 17 marzo 2006”.

Mons. Caprioli ha ricordato il momento della consacrazione episcopale durante la quale al novello vescovo Panciroli è stato messo il libro del Vangelo sulla testa: “Quel gesto ha messo le ali ai suoi piedi e lo ha accompagnato ovunque sia stato inviato come Nunzio Apostolico in vari paesi dell’Africa e nella Repubblica Islamica dell’Iran”.

P. Romeo Ballan, superiore dei Comboniani di Verona, ha sottolineato l’attaccamento dell’arcivescovo Panciroli all’Istituto Missionario Comboniano e come vi partecipasse col cuore non potendo sempre essere presente a causa dei suoi numerosi impegni in Vaticano e in terre lontane. Aveva celebrato i suoi 80 anni a Reggio Emilia, con le comunità della Curia Generalizia dei Comboniani, parenti e amici.

Ora in cielo si trova accanto a San Daniele Comboni che, come lui, ha dedicato la vita alla salvezza delle anime e al servizio della Chiesa. La salma è stata deposta nella tomba di famiglia a San Polo d’Enza.
(P. Lorenzo Gaiga, mccj)
Da Mccj Bulletin n. 232 suppl. In Memoriam, ottobre 2006, pp. 26-36.