In Pace Christi

Poda Guido

Poda Guido
Data di nascita : 31/03/1928
Luogo di nascita : Cunevo/Trento/Italia
Voti temporanei : 09/09/1947
Voti perpetui : 19/09/1952
Data ordinazione : 04/04/1953
Data decesso : 08/10/2011
Luogo decesso : Milano/Italia

P. Guido Poda era nato a Cunevo, in provincia di Trento, il 31 marzo 1928. Giovanissimo entrò nella scuola apostolica dei Comboniani di Trento. Passato al noviziato di Firenze, emise i primi voti nel 1947. Completò gli studi teologici a Rebbio (due anni), a Venegono (un anno) e a Roma, dove fu ordinato sacerdote nel 1953. Passò poi sette anni, insegnando nelle nostre case di Firenze, Trento, Verona e Carraia. In quel periodo ottenne vari titoli di studio: diploma in Pedagogia, in Scienze psico-pedagogiche (1952), licenza in Teologia (1953) e baccalaureato in Filosofia.
Nel 1960 fu assegnato alla provincia del Portogallo, dove insegnò nei nostri seminari di Famalicão e di Maia per un periodo di cinque anni. Nel luglio 1965 fu mandato in Inghilterra e qui, per dieci anni, fu formatore e poi superiore degli scolastici di Elstree, insegnando al Missionary Institute of London (MIL), sostenuto e frequentato dagli Istituti missionari.

In Kenya
Nel luglio 1976 P. Guido fu assegnato alla provincia del Kenya. Il superiore generale, P. Tarcisio Agostoni, nella lettera con cui lo informava della sua destinazione, lo ringraziava per il lavoro svolto in Inghilterra nell’insegnamento e nella formazione: “Hai sostenuto un lavoro non indifferente in un periodo di transizione, d’incertezze e di assestamento”. In Kenya, dopo aver iniziato lo studio della lingua kiswahili, la sua prima destinazione fu la missione di Sololo, come parroco e come superiore locale. La missione era situata al confine con l’Etiopia, tra i nomadi Borana e la notte si udivano gli animali selvaggi sulla collina, soprattutto il ruggito del leone. Era stata scelta, come missione, nel 1973, secondo il criterio dei posti più bisognosi, in zone prevalentemente pagane e con maggiore scarsità di clero. Insomma, la povertà, le distanze, l’evangelizzazione allo stadio iniziale ne facevano una missione di classico stile comboniano.

P. Giancarlo Guiducci, attuale parroco di Kacheliba, scrive che il suo primo incontro con P. Guido risale al 1959 quando, appena professo, da Sunnigdale era stato mandato nel liceo di Carraia (Lucca). P. Guido insegnava filosofia: era un professore severo ma preparato. Poi si erano persi di vista. Ventitré anni dopo si ritrovarono a Sololo, dove rimasero nella stessa comunità per sei mesi. “Già da allora, P. Guido ripeteva spesso che era stanco di insegnare e desiderava fare la vita concreta di missione. In realtà, in quei mesi a Sololo, si prodigò moltissimo. Non capivo dove trovasse la forza e la pazienza di passare tante ore in ufficio. Purtroppo gli fu chiesto di tornare all’insegnamento. Lo fece proprio per obbedienza”. Dopo tre anni a Sololo, P. Guido fu mandato, sempre come insegnante, a Langata, Nairobi, dove c’era lo scolasticato degli Apostoli di Gesù e dove, nel 1977, fu aperto anche il loro noviziato. Passò poi a Tartar (dove era stato trasferito dall’Uganda il noviziato dei Comboniani: 1981-1988) e a Kapenguria, per lavorare nel ministero pastorale, per un totale di sette anni. Si trattava di due parrocchie della diocesi di Eldoret, una zona assai poco sviluppata della tribù Pokot.

P. Mariano Tibaldo scrive: “Ho incontrato P. Guido a Kapenguria, nel 1988. A dire il vero, la prima volta, l’avevo visto di sfuggita a Fai della Paganella, in Trentino, quando stavo preparando gli esami di liceo con gli altri compagni e lui fece una fugace visita nella casa dove studiavamo. Ci fu presentato come ‘il professore di filosofia e il formatore dello scolasticato di Londra’ e questa presentazione gli dava, ai nostri occhi, una certa aura di importanza. Poi le nostre strade si divisero fino, appunto, al 1988. Venne in Africa non più in giovane età (aveva quarantasette anni) ma si mise di buona lena a imparare la lingua nazionale, il kiswahili, che usava nel dialogo con la gente e nelle omelie. Lui, uomo di studio e di cultura, parlava con semplicità, facendosi capire con esempi tratti dalla vita di tutti i giorni, ciò che è senz’altro segno d’intelligenza. Apprezzavo, in P. Guido, la sua cultura profonda. Mi ricordo con piacere quando, la sera, potevo ascoltare le sue riflessioni su vari temi: sulla filosofia, sulla vita africana o sulla nostra formazione comboniana, che conosceva profondamente. Riferendosi alla povertà e alla vita di stenti in cui versava gran parte della gente di Kapenguria mi diceva: “Questa gente, il paradiso, se l’è già guadagnato, senza altre norme da parte nostra”. E, probabilmente, questa compassione e rispetto per i poveri, nascoste sotto una scorza che a volte appariva burbera, erano la chiara dimostrazione di un animo sensibile”.

Nel 1992, dopo un periodo di malattia, P. Guido fu mandato nella parrocchia di Mogotio, una missione aperta quindici anni prima. Ricorda ancora P. Giancarlo Guiducci: “Nel 1998 eravamo di nuovo assieme a Mogotio. P. Guido, nonostante la salute precaria a causa dell’età e di un incidente stradale, faceva i suoi safari domenicali con dedizione e impegno e preparava con cura le sue omelie in kiswahili. Negli ultimi mesi che passammo assieme, fu lui a provvedere i fondi necessari per la costruzione di un asilo per la numerosa comunità Turkana presente a Mogotio”. Trascorse alcuni mesi in Italia, a Verona, per cure mediche, poi fu mandato al Comboni Polytechnic di Gilgil per ministero e poi, dal 1998 al 2001, ancora a Mogotio, anche se passava alcuni periodi in Italia (Verona e Trento) per cure. Continua P. Guiducci: “Per problemi di salute, lasciò la missione una settimana prima che la parrocchia fosse consegnata alla diocesi di Nakuru. Non l’ho più rivisto, ma la nostra amicizia mi ha arricchito”.

Destinazione: Italia
Nel 2001 fu assegnato alla provincia italiana, passando dalla comunità di Verona a quella di Arco e infine a quella di Milano, dove è deceduto l’8 ottobre 2011. P. Lino Spezia racconta: “L’arrivo in questa casa di Milano non è stato facile per P. Guido. C’era, da parte sua, un rifiuto inconscio a farsi aiutare, anche se non poteva più camminare. Era una situazione difficile da accettare. Le visite di tanti amici e lo stare con tanti volti a lui cari erano un motivo per ritrovare quel ‘padre Guido’ di quando stava bene ed era autosufficiente.  Una volontaria del Centro Padre Ambrosoli ha scritto: “Quest’estate, mentre si chiacchierava in giardino, un pomeriggio di sabato, mi disse: ‘Mi piacerebbe mandare a prendere i quaderni con i miei appunti che ho lasciato su a Trento. Voglio proprio vedere le stupidaggini che dicevo!’ Fece una pausa. ‘Sai, tenevo le settimane degli esercizi spirituali, quando ero su in Inghilterra’. E scuotendo la testa mi sorprese con questa affermazione: ‘Sì, dicevo proprio un sacco di stupidaggini! Vedi? In Cristo siamo già tutti salvati! Non c’è bisogno d’altro’. Lui, il professore di filosofia, il rigoroso predicatore, il professore intransigente, si era arreso all’evidenza nascosta dell’Amore di Dio”.
Da Mccj Bulletin n. 251 suppl. In Memoriam, aprile 2012, pp. 15-18.