Aveva 13 anni, Leopoldo, quando, un brutto giorno del 1962, gli portarono al cimitero il papà, stroncato dallo stesso male che avrebbe colpito anche lui a distanza di 33 anni.
La mamma, Belluco Maria, maestra elementare e donna di grande fede, curvò la schiena alla croce ed educò i tre figli aiutandosi con gli esempi di papà Mario e facendo di tutto perché non mancasse loro niente, neanche da un punto di vista intellettuale.
Bianca Maria divenne ragioniera, Franco si laureò in legge e Leopoldo, dopo le medie e una fanciullezza tutta casa e chiesa, intraprese gli studi artistici presso l'Istituto di Arte Ceramica di Nove di Bassano.
Stava concludendo il terzo anno quando incontrò un missionario comboniano di Thiene, il quale gli prospettò l'ideale missionario che a Leopoldo apparve subito più bello di quello di decoratore, che pure gli piaceva.
"Leopoldo ha sempre avuto inclinazione al sacerdozio - dice la mamma. - Fece per molti anni il chierichetto, e come ci teneva! Qualche volta lo sorpresi a imitare il sacerdote nella celebrazione della messa. Frequentava normalmente il Patronato ed era iscritto all'Azione Cattolica.
Con i compagni era piuttosto timido, rispettoso, sempre pronto al perdono e a fare la pace".
Vocazione adulta
"Quando mi manifestò il suo desiderio di farsi missionario - prosegue la mamma - gli dissi che avrebbe dovuto affrontare un tipo di scuola diverso rispetto a quella che aveva frequentato e poi, sinceramente, mi dispiaceva un po' separarmi da lui e sapere che un giorno sarebbe andato lontano, ma di fronte alla volontà del Signore - una volta accertato che il suo desiderio fosse veramente volontà del Signore - io non avrei fatto nessuna obiezione.
Andò ad Angolo Terme, dove i Comboniani avevano una casa, per un mese di esperienza, e poi entrò a Crema dove c'era il seminario per le cosiddette vocazioni adulte, anche se Leopoldo era poco più di un ragazzo".
A Crema Leopoldo frequentò l'Istituto Magistrale Statale G. Albergoni, conseguendo il diploma di maestro elementare.
Ci restano due pagelle scolastiche di questo periodo: quella del 1° ottobre 1967 e quella del 1° ottobre 1969. Considerando i voti scolastici si può intravedere la futura vocazione di Leopoldo: aiuto del padre maestro. Infatti, se in italiano, latino, matematica, fisica e scienze naviga tra i 6 e i 7, in filosofia, pedagogia e psicologia volava tranquillamente sull'8 e il 9.
Novizio a Venegono
Dopo il postulato a Firenze, Leopoldo entrò nel noviziato di Venegono. Era il 10 settembre 1973. Le testimonianze dei maestri, che allora si chiamavano animatori, P. Giovanni Ferracin e P. Fausto Beretta, sono buone.
"Ha percepito il significato evangelico della vocazione missionaria e la vede come esigenza di comunicare e di testimoniare ai più bisognosi quello che Dio ha operato in lui. Partecipa con impegno alle attività di apostolato e di animazione missionaria. Si sente in famiglia con i Comboniani. Ha, infatti, chiaro il concetto di vita di comunità. Sa comunicare con semplicità ciò che vive ed è diventato più spontaneo nei rapporti con gli altri. Inizialmente era un po' impacciato.
E' bene accetto ai compagni, sa comprenderli e si presta nei servizi della comunità.
Riconosce i suoi limiti e si accetta senza drammi. Rimane il suo fondo di timidezza che alle volte gli impedisce di esprimersi con libertà. Ha buon senso critico nel valutare le cose e le situazioni.
Come vita di fede ha fatto un buon cammino: si fida di Dio nei momenti difficili e di sofferenza. Dalla preoccupazione di fare le cose per Dio, è passato alla coscienza di lasciar fare a Dio. Ciò lo aiuterà a superare le sue paure, rendendosi sempre più libero dal giudizio degli altri".
Tappa a Londra
Durante il secondo anno di noviziato frequentò la Victoria School of English di Londra per apprendere la lingua inglese.
Il 17 maggio 1975 emise la prima professione religiosa a Venegono Superiore. La formula dei voti, ricevuti da P. Ernesto Malugani, allora provinciale, si conclude con queste parole: "Signore Gesù, tu che mi hai chiamato ad annunciare la Buona Novella ad ogni creatura, sii la mia guida e la mia forza. La Vergine Maria interceda per me". Subito dopo i voti tornò allo studio dell'inglese in Inghilterra, ma solo per pochi mesi.
Scolastico a Roma
Il primo settembre 1975 Leopoldo era a Roma nello scolasticato internazionale per frequentare l'Università Gregoriana dove conseguì il baccellierato in teologia "magna cum laude".
Quando venne il tempo dell'ordinazione diaconale, non aveva ancore emessi i voti perpetui per cui fu momentaneamente incardinato nella diocesi di Frascati. La Sacra Congregazione di "Propaganda Fide", infatti, non intendeva concedere dispense per anticipare i voti perpetui.
Nella formula dei voti perpetui , che pronunciò a Roma il 25 aprile 1978, scrisse tra l'altro: "Mi metto a disposizione dell'opera evangelizzatrice della Chiesa, perché Gesù Cristo sia conosciuto come la Parola d'Amore pronunciata dal Padre per tutti gli uomini". Questo amore di Dio per gli uomini costituirà un pilastro della sua spiritualità.
Umile confessione
Prima di accostarsi al sacerdozio, Leopoldo si raccolse in ritiro ed esaminò la sua vita mettendo a fuoco i punti che gli sembravano più significativi.
In questo discernimento volle farsi aiutare dai suoi compagni affinché gli dicessero chiaramente ciò che non andava nella sua vita in modo da potersi correggere, e ciò che c'era di positivo in modo da poterlo perfezionare.
Egli, dopo aver letto le osservazioni dei confratelli, le riassunse in questo modo:
"Sento di dover fare ancora molta strada per una maturazione umana, in modo da sapermi accettare nella mia realtà. Sono tuttavia d'accordo con quanti hanno sottolineato una mia maturazione esterna che si manifesta nella pazienza di fronte alle difficoltà. Io aggiungo che ciò mi impegna costantemente e mi costa fatica e vigilanza continua.
Tutti riconoscono la mia capacità di relazioni interpersonali. Personalmente mi sento aperto a tutti e desideroso di allargare la cerchia delle amicizie. Devo però superare quell'atteggiamento inconscio che mi porta a mettermi sempre in difesa".
Il cammino di fede
"Mi dicono che ho fatto un buon cammino di fede. Un punto nel quale devo ancora camminare è il saper cogliere maggiormente nella mia storia e in quella degli altri la misericordia di Dio.
La comunità si è trovata concorde nel constatare la mia crescita spirituale, io sento che devo fare ancora molta strada per assumere le mie vicende personali e ciò che mi accade attorno come parte della storia di salvezza che il Signore va realizzando in me".
La comunità il luogo della libertà
"Amo stare in comunità e cerco di collaborare mettendo a disposizione le mie doti nei limiti delle possibilità datemi dal Signore. Colgo in me la necessità di una comunità a largo respiro dove si vive nella stima vicendevole e ci si aiuta reciprocamente.
Non mi fanno paura i giudizi negativi a mio riguardo, purché siano fatti con amore. Vedo la comunità come il luogo dove, oltre le considerazioni tradizionali, dobbiamo dare testimonianza della nostra libertà interiore.
Penso di avere un sufficiente senso del dovere. Forse lo studio è per me più un dovere che un interesse, sento comunque la necessità di un'adeguata preparazione teologica, sociale, politica e storica". E qui termina il suo lungo esame.
Come si vede, Leopoldo fece un'autocritica severa, mosso unicamente dal desiderio di migliorarsi, e nello studio di se stesso scorgiamo il tocco dello psicologo.
E i superiori?
E i superiori cosa hanno detto di lui? "Chi ti conosce bene, non ha difficoltà a dialogare con te e dare il giusto peso ai tuoi interventi. Alle volte la timidezza ti impedisce di essere disinvolto. Sei sensibile e attento ai problemi degli altri e tutti apprezzano la tua disponibilità. Buono il tuo impegno nella preghiera che porti avanti con costanza. Ti consigliamo di lasciarti guidare di più dalla Parola di Dio che ti accetta e ama così come sei. Questo ti darà maggior serenità e fiducia in te stesso. Ti vediamo molto impegnato e ben identificato nel mistero che eserciti nella parrocchia dove presti il tuo servizio. Sei un uomo concreto, equilibrato, pratico e affrettatamente maturo. Certamente la tua esperienza di sofferenza, cominciando dalla fanciullezza con la morte del papà, ti ha reso più solido, più forte. Buono il tuo impegno scolastico e la capacità di portare nella vita quello che apprendi, anche se sappiamo che lo studio ti crea dei problemi legati alla tua salute precaria".
Vice parroco a Brescia (1978-1982)
Leopoldo venne consacrato sacerdote nel duomo di Thiene da mons. Girolamo Bortignon, vescovo di Padova il primo luglio 1978.
Le primizie sacerdotali di P. Leopoldo furono raccolte da quello che era il primo santuario comboniano dedicato al Sacro Cuore di Gesù in Italia: la chiesa annessa all'istituto comboniano di Brescia, costruita nei primi anni del secolo in ricordo di mons. Comboni, bresciano. Il santuario era stato elevato a parrocchia e i fedeli erano numerosi e tutti simpatizzanti per i Comboniani fino ad essere considerati amici e benefattori.
Dopo qualche mese la gente cominciò a manifestare il suo apprezzamento per questo "padrino" così attento alle persone, delicato, rispettoso e di intenso spirito sacerdotale-missionario.
Specialmente i giovani e i ragazzi trovarono nel nuovo viceparroco un amico, un illuminato consigliere e un valido padre spirituale al quale si aprivano con confidenza e piena fiducia.
Anche nella vita di comunità P. Leopoldo portava una nota di distensione derivante dal suo temperamento equilibrato e sereno.
Formatore in Portogallo
A Brescia dimostrò di saperci fare, specie con i giovani, per cui i superiori decisero di inviarlo in Portogallo come formatore nel seminario minore di Famalicão dal primo febbraio 1982.
"La situazione in Portogallo - gli aveva scritto il Superiore Generale (P. Calvia) ha bisogno di aiuto". Quindi la destinazione al compito di educatore costituiva un atto di fiducia dei superiori verso P. Leopoldo. In Portogallo operò molto bene.
L'8 dicembre 1985, scrivendo al Superiore Generale, disse: "Il prossimo luglio compirò 8 anni di ordinazione sacerdotale e sento il peso di non aver ancora un'esperienza di missione. Questi 8 anni sono stati caratterizzati da esperienze diverse, anche contrastanti, ma direi complementari. Esse mi hanno marcato facendomi conoscere di più la mia persona e il senso della mia vocazione.
Non nascondo che gli anni trascorsi in Portogallo sono stati abbastanza difficili per me e hanno messo in luce i miei limiti. Mi riferisco alla nuova lingua, e ai costumi diversi. Tutto questo unito ad una più forte esperienza di solitudine e di nostalgia per la mia famiglia (la mamma era rimasta sola n.d.r.), per la cultura italiana e per il lavoro pastorale che avevo svolto.
Mi rendo conto che queste cose per un missionario non dovrebbero esistere, ma è quello che ho sentito e che ho cercato di superare con una certa sofferenza. Mi scusi di quanto le ho detto, ma se non glielo avessi manifestato, mi sarebbe sembrato di mancare a quella apertura con i superiori alla quale tanto tengo.
Tuttavia rimango assolutamente disponibile alla volontà dei superiori perché nel mio cuore e nel mio desiderio mi sento aperto e non vorrei porre limitazioni. Rinnovo il mio abbandono fiducioso nelle mani del Signore perché sia lui a condurmi e perché io possa sempre più assaporare l'allegria della sua presenza. Sia lui ad aiutarmi nella sfida della missione nuova".
E' una lettera che mette in risalto l'umiltà, la profonda umanità, la rettitudine e la genuina fede di questo nostro confratello.
Brasile Nord
Con una lettera del 5 marzo 1986, P. Pierli, superiore generale, gli comunicava la destinazione per la missione del Brasile Nord. "La partenza dall'Europa rappresenta un insieme di vera gioia e un po' di paura di fronte al futuro. Gioia e sofferenza insieme. Ambedue i sentimenti sono importanti e vanno accolti perché sono fonte di vita più di quanto uno possa immaginare", gli scrisse il Superiore Generale.
Il Brasile Nord stava cimentandosi in iniziative nuove come il problema degli afro-americani, dell'animazione missionaria e della formazione. P. Leopoldo, che si avvicinava alla quarantina e che possedeva molto bene la lingua portoghese, sembrava adatto a quell'ambiente.
A Balsas P. Leopoldo si adoperò per la decorazione della Chiesa seguendo i lavori con gusto e dando ai lavoratori opportuni suggerimenti. Fu l'unica volta in cui la sua prima professione di decoratore gli venne buona.
"E' un confratello di intensa vita spirituale, buono con la gente che ama e dalla quale è riamato. In comunità è elemento di coesione e alcuni confratelli si affidano a lui, pur essendo relativamente giovane, per usufruire dei suoi buoni consigli e per la direzione spirituale", scrissero. A Balsas ricoprì anche la carica di vicario generale.
Futuro padre maestro
In Italia c'era bisogno di un padre maestro. Almeno di uno che cominciasse a far pratica in un ministero così delicato.
"E' emerso il tuo nome - gli scrisse il Superiore Generale - e tutti si sono mostrati d'accordo nel riconoscerti le doti necessarie".
"La sua lettera mi è arrivata inaspettata. Il primo mio pensiero è stato questo: 'Con tanti membri qualificati e pieni di esperienza, perché è stato fatto il mio nome? Da qui può capire il mio timore. Conoscete i miei limiti e il mio carattere dei quali dovete tener conto. Tuttavia la mia disponibilità alla volontà del Signore è sempre attuale.
Penso, però, che prima di un incarico così importante, mi facciate fare un anno di preparazione dove possa ritrovarmi con Dio e con me stesso per approfondire l'esperienza di missione che ho fatta e studiare bene la spiritualità dell'Istituto insieme agli strumenti educativi del noviziato comboniano".
Dal primo luglio 1991 P. Leopoldo faceva parte della Provincia italiana e alla fine del mese era a Roma per il Corso.
Vice padre maestro a Venegono
Il primo luglio 1992 P. Leopoldo ricevette la nomina di "socius" del padre maestro. Nella stessa data era stato eletto P. Antonini come maestro.
A questo punto dobbiamo lasciare la penna a P. Antonini che con lui ha condiviso tre anni.
"Posso onestamente affermare che la vita di P. Leopoldo è stata un'offerta in crescendo. Il punto più alto è quando, con la vita, si arriva a dire: 'Padre, mi abbandono a te; fa' di me ciò che tu vuoi'.
Ho condiviso in maniera stretta gli ultimi tre anni di vita di P. Leopoldo. Insieme abbiamo portato avanti la responsabilità di padre maestro: quasi un'unità nella dualità.
In questi anni abbiamo avuto una ventina di giovani all'anno. Eravamo coscienti che si trattava di un servizio di fiducia da parte dell'Istituto e quindi di grande responsabilità.
Nel tempo del noviziato il giovane dovrebbe prendere la forma del missionario, cioè, come diceva Comboni - morire a se stesso e vivere unicamente per Dio e per le anime più abbandonate".
Lavorare alle radici
"Questo ministero-servizio - prosegue P. Antonini - è vissuto lontano dal plauso pubblico, anzi è nel nascondimento, spesso nella solitudine di Gesù che prega nel Getsemani. Servizio vissuto nella monotonia, quasi come una gestazione. E P. Leopoldo ne era totalmente consapevole.
Sapevamo di lavorare sulle radici. Le radici non appaiono, ma sono la parte più importante dell'albero. Quando uno è chiamato a fare il maestro dei novizi, si sente un immolato, e questo implica per lui un cammino che vuol dire: dimenticare se stesso, lasciarsi prendere totalmente dalla consacrazione e dalla missione. E' un qualche cosa che ti invade dentro e ti fa vivere l'esperienza di Geremia: 'Tu mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre'".
Vivere di fede
"Leopoldo ha lasciato nella sua camera, appesa alla parete vicino al letto, una frase del vangelo di Luca (9,51): 'Et ipse faciem suam firmavit'. Parla di Gesù che, arrivata l'ora di andare a Gerusalemme per essere immolato, non rifiuta, non ritarda, non prende strade più comode, ma indurisce il suo volto dirigendosi decisamente verso Gerusalemme.
Questa frase, questo tema, era uno dei punti forti del cammino di noviziato. Al maestro è richiesto più che al novizio, e deve indurire il volto in maniera più decisa, per non indietreggiare davanti alla Gerusalemme che gli è proposta.
Credo proprio che quest'ultima tappa della vita di Leopoldo sia la tappa della maturità spirituale quando - come dice il Salmo - l'anima aderisce a Dio quando vive di fede e di abbandono come Abramo. Questa esperienza magari non appare tanto, ma la persona la vive dentro. E' la tappa della non appartenenza, cioè della totale appartenenza a Dio e quindi della totale disponibilità agli altri.
Come il pane eucaristico, dal momento in cui si lascia 'occupare' da Cristo diventa 'prendete e mangiate', così è la persona.
Per Leopoldo la celebrazione dell'Eucaristia era importante, necessaria; credo non l'abbia mai lasciata, anche se ogni eucaristia diventava in lui esigenza di nuova offerta, nuovo dono.
Io non ho conosciuto Leopoldo nel suo ministero a Brescia, in Portogallo e in Brasile, ma quelle caratteristiche che ho poi conosciuto, le ho sentite raccontare da quelli che lo hanno conosciuto a Brescia, in Portogallo e in Brasile".
Disponibilità a tutto campo
"Leopoldo era uomo attento alle persone - prosegue P. Antonini, - profondo e fedele nell'amicizia. Creava 'buon sangue', buon umore, rideva, faceva ridere. Era attento a tutti, disponibile al ministero.
Era uomo di comunione ecclesiale. Nelle nostre normali divergenze di lavoro, non ha mai rotto la comunione, mai una critica, mai un'incrinatura. Non cercava se stesso, ma il regno di Dio.
Ci lascia nel fiore dell'età, nel momento della miglior preparazione. C'erano tante speranze, tanti programmi su di lui. Il cammino da lui fatto con crescente coerenza lo rendeva affidabile per altri ministeri, altre responsabilità.
Ma non vogliamo essere egoisti, vogliamo gioire perché è arrivato dove 'non c'è più né pianto né dolore perché le cose di prima sono passate'. Siamo contenti che possa contemplare faccia a faccia il Signore".
Chiamata improvvisa
Il mattino del 18 agosto 1995, tutti i partecipanti al Corso di formazione organizzato a Palencia (Spagna) erano in chiesa. Doveva iniziare la celebrazione eucaristica presieduta, quella mattina, proprio da P. Leopoldo Conz.
Sempre presente in anticipo gli altri giorni, quel mattino non era ancora sceso. Verso le 8.00, ora prevista per la celebrazione, P. Cosimo De Jaco, incaricato della liturgia, invitò P. Tiziano Laurenti a salire a chiamarlo in camera.
P. Tiziano bussò alla porta ma non ottenne risposta. Aprì. E vide P. Leopoldo coricato sul letto, girato con la faccia verso il cuscino. Lo chiamò più volte senza ricever risposta. Lo toccò e sentì il suo corpo già freddo. Scese per chiamare altri confratelli, dando la notizia della morte di P. Leopoldo. Alcuni accorsero subito verso la sua stanza, altri rimasero in preghiera, scioccati dalla notizia. Venne immediatamente chiamato il medico che, alle ore 8.30, constatò il decesso per embolia cardiocircolatoria, avvenuta già da qualche ora.
Il vicino di stanza, P. Ampelio Cavinato, aveva udito nella notte, verso le 4.00 un breve e grande respiro affannoso venire dalla stanza di P. Leopoldo e poi più niente. La sera precedente non aveva preso parte alla piccola festa di compleanno che era stata organizzata. La sua assenza era stata notata ma, dovendo egli presiedere la messa del giorno dopo, tutti pensarono che si fosse ritirato in stanza per prepararsi l'omelia.
Mentre P. Montresor telefonava a Bologna per comunicare l'accaduto, suor Teresa e suor Carmine, le suore comboniane presenti al Corso, aiutate da alcuni confratelli composero il corpo di P. Leopoldo rivestendolo con il camice bianco e la stola rossa. P. Giovanni Migliorati diede l'ultima assoluzione a P. Leopoldo.
L'eucaristia fu presieduta da P. Tarcisio Agostoni, ex Generale, in un clima di intima commozione. La salma poi fu traslata a Thiene, dove vive la mamma, con tappa a Venegono. Davvero P. Leopoldo è stato visto come la vittima che Dio ha scelto come a sigillo dell'opera di formazione comboniana.
Le opere di Dio e la croce
P. Gaetano Montresor scrive: "Logicamente i lavori del corso sono stati interrotti. Con la celebrazione del Vespro, nel ricordo di P. Leopoldo rappresentato dal cero pasquale acceso, dal calice, patena e stola posti sull'altare, abbiamo concluso una giornata in cui, nella tradizione comboniana, abbiamo esperimentato come le opere di Dio nascono, crescono e si sviluppano ai piedi della croce".
Il provinciale del Brasile Nord scrisse: "Noi siamo certi che il sacrificio di P. Leopoldo servirà alla diffusione del Vangelo e sarà seme di vocazioni missionarie e religiose".
L'ultima messa di suffragio, presente la salma di P. Leopoldo, ebbe luogo nel Duomo di Thiene dove 16 anni prima era stato consacrato sacerdote.
Di fronte a morti come quella di P. Leopoldo è naturale un senso di sgomento. Comboni, che ha esperimentato molte volte nella sua vita situazioni simili quando gli sono venuti a mancare collaboratori che parevano indispensabili, ci ha insegnato come reagire: "Tacere e adorare".
P. Leopoldo Conz ci lascia la testimonianza di una vita spesa per gli altri, con gioia. Una vita da persona normale, felice d'aver risposto affermativamente al Signore, pienamente realizzato nella sua vocazione missionaria.
(P. Lorenzo Gaiga, mccj)
Da Mccj Bulletin n. 192, luglio 1996, pp. 63-69
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Leopoldo was just 13 when, on a sad day in 1962, his father was carried to the cemetery, struck down by the same malady that would cause his own death 33 years later.
His mother, Maria Belluco, a primary school teacher and a woman of great faith, bowed before this cross and set to bringing up her three children as their father Mario would have done, making every effort to ensure that they lacked nothing, even intellectually. Bianca Maria became an accountant, Franco obtained a Law degree and Leopoldo, after middle school and a childhood that had revolved around his home and the parish, took up studies at the Institute of Ceramic Art at Nove di Bassano.
He was finishing his third year when he met a missionary from Thiene, and the missionary ideal seemed much more attractive than that of decorating, pleasant as that was.
"Leopoldo was always drawn towards the priesthood," says his mother. "He was a very dedicated altar boy for years. Sometimes I found him imitating the gestures of the priest at Mass. He attended the Patronato regularly, and was a member of Catholic Action. He was always a bit timid and full of regard for his friends, ready to forgive and make up."
Adult vocation
"When he told me he wanted to be a missionary," his mother continues, "I told him he would have to go to a different kind of school and that, quite honestly, I would be sad to lose him and to know that one day he would go somewhere far off; but that if it were the will of the Lord - once he was sure that his desire was truly the Lord's will - I would not have objected.
"He went to Angolo Terme, where the Combonis had a house, for a trial month, and then entered Crema where there was a seminary for so-called "late vocations", even though he was still little more than a boy."
At Crema he attended the State Teachers' Institute "G. Albergoni", obtaining a diploma as a primary school teacher. From the year reports of 1967 and 1969 among his papers, his future as assistant Novice Master shows clearly: just above average in subjects like Latin, Italian, Physics and Mathematics, but much better in Philosophy, Psychology and Pedagogy.
Novice at Venegono
After the postulancy at Florence, Leopoldo went on to the Novitiate at Venegono, on 10 September 1973. The reports of the Novice Masters - then called animators - Fr. Giovanni Ferracin and Fr. Fausto Beretta, are good.
"He has grasped the evangelical meaning of the missionary vocation and sees it as a need to communicate and witness to what God has worked in him, to the poorest of the poor. He is dedicated in activities of apostolate and missionary animation. He feels at home with the Comboni Missionaries: he has a clear concept of community life. He is able to communicate what he is living with simplicity, and has become more spontaneous with others; at the beginning he was rather awkward.
"He is well-liked by his companions, is able to make allowances, and readily serves the community.
"He knows his limitations, without dramatising. There is still a basic shyness that sometimes prevents him from expressing himself freely. He has a good critical sense in evaluating things and situations.
"He has made good progress in his life of faith: he puts his trust in God in times of difficulty and suffering. From an anxiety to do things for God he has progressed to allowing God to work. This will help him to overcome his fears, and make him increasingly independent of the judgement of others".
Period in London
In his second year, during the period of experience outside the Novitiate, he went to London, and attended the Victoria School of English for a short course.
He made his first Profession in Venegono on 17 May 1975, in the hands of the Provincial, Fr. Ernesto Malugani. The formula ends: "Lord Jesus, you have called me to proclaim the Good News to every creature. Be my guide and my strength. Virgin Mary, intercede for me."
After this he went back to England to continue his study of the language, but only for a few months.
Scholastic in Rome
At the beginning of September 1975, Leopoldo was in Rome, a member of the International Scholasticate, about to attend the Gregorian University. Here he obtained a bachelor degree "magna cum laude" in Theology.
When the time came for ordination to the Diaconate he had not yet made his Perpetual Vows, and was incardinated in Frascati diocese for a while, as Propaganda Fide was not granting dispensations to bring forward Perpetual Vows.
In the formula of his final profession, when it came on 25 April 1978, he wrote: "I place myself at the disposition of the evangelising work of the Church, so that Jesus may be known as the Word of Love spoken by the Father for all humankind". This Love of God for humankind would be one of the pillars of his spirituality.
Humble confession
Before being ordained to the priesthood, Leopoldo went on retreat and examined his whole life, noting the points that seemed most significant.
In making this discernment he first enrolled his companions, asking them to tell him clearly what his failings were, so that he could correct them, and the positive aspects he could work to perfect. After reading the observations, he summed them up as follows:
"I see I have a long way to go to reach human maturity, and be able to accept myself as I am. However, I agree with those that have noted my exterior maturity, which is seen in patience before difficulties. I add that this requires constant commitment, and costs effort and close attention.
All recognise my ability in interpersonal relationships. For myself, I feel open to all, and eager to widen my circle of friends. But I have to overcome some sub-conscious attitudes which always have me on my guard."
Journey of faith
"They say I have made good progress. One point where I need to go further is in greater recognition of the mercy of God in my life story and in that of others.
The community is agreed on my spiritual growth. I feel that I have a long way to go yet, to take episodes in my personal life and in what happens around me as part of salvation history that the Lord is bringing about in me".
Community, place of freedom
"I like living in community, and I try to collaborate, putting my gifts to use within the boundaries of the opportunities offered me by the Lord. I find that I need an "open " community, where there is mutual respect and mutual support.
I am not afraid of negative judgements, as long as they are made with love. I see the community as a place where, besides the usual considerations, we should bear witness to our inner freedom.
I think I have a sufficient sense of duty. Maybe study is more of a duty than an attraction for me; however, I realise the need for a proper grounding in theology, social matters, politics and history". His long self-examination ends thus.
As we can see, he is quite severe in his auto-criticism, though driven by the sole desire to improve. In his study of himself the marks of the psychologist can also be discerned.
Leopoldo was ordained priest in Thiene Cathedral by Bishop Girolamo Bortignon of Padova, on July 1, 1978.
Formator in Portugal
Seeing his ability with young people in Brescia, the superiors decided to sent him to Portugal as formator in the junior seminary at Famalicâo, staring in February 1982.
On 8th December 1985, in a letter to the Superior General, he wrote: "I will have been ordained eight years next July, and I am feeling the burden of not having had any mission experience. These 8 years have been marked by various experiences, some even contrasting, but all, I would say, complementary. They have left their mark, making me understand myself and my sense of vocation even better.
I admit frankly that the years in Portugal have been rather difficult for me, and have exposed my limitations. I refer to the new language and the different customs. Besides, I had a strong feeling of solitude and a longing for my family (his mother had been left alone - ed.), for Italian culture and for the pastoral work I had been doing. I realise that a missionary should not feel like this, but I did, and I did my utmost - and with some suffering - to overcome it. Forgive me for saying all this, but if I had not told you of it, I would have felt that I had fallen short of the openness with superiors that I consider so important.
However, I am fully at the disposition of the will of my superiors, because I feel quite free in my heart and in my wishes, and would not like to set limits. I renew my trustful abandonment to God's will, so that He may guide me ad that I may always taste to the full the joy of His presence. May He help me to face the challenges of my new mission".
North Brazil
In a letter of March 5 1986, Fr. Pierli, the Superior General, told him he was appointed to the mission of North Brazil.
At Balsas, he got down to decorating the church, following operations with interest and giving the workers good advice. It was the first time his original profession of painter and decorator was put to good use.
"He is a confrere with an intense spiritual life, very good with the people. He loves them and they love him in return. In community he is a cohesive element, and several confreres go to him, even though he is relatively young, to take advantage of his good advice and for spiritual direction." At Balsas he was also Vicar General.
Novice Master
In Italy a Novice Master was needed - or at least someone to start off in the exercise of this very delicate ministry.
He was appointed to the Italian Province as of July 1, and at the end of that month was starting a Course in Rome.
A year later, Fr. Leopoldo was named "Associate" of the Novice Master. On the same date, Fr. Francesco Antonini was appointed Novice Master.
Here we leave the pen to Fr. Antonini, who spent three years with him.
"I can honestly say that Fr. Leopoldo's life was a crescendo of self-offering. The high point is when one is able to say: .
I spent three years in very close communion with Leopoldo. We carried the responsibility of Novice Master together: almost like two in one. We had about a score of young men in each of these years. We were aware of the trust the Institute put in our service, and thus how great the responsibility was. During the Novitiate, a young man has to take the shape of a missionary, that is, as Comboni would say, die to himself and live only for God and the most neglected souls."
Living by faith
"Leopoldo left a Gospel quotation in his room, hanging on the wall next to his bed. It is Lk.9:51: . It is about Jesus who, when the time came for him to go to Jerusalem to be immolated, did not refuse, or hesitate or take an easier route, but set his face, moving decisively towards Jerusalem.
This expression, this theme, was one of the strong points in the novitiate journey. It is required more of the Master than of the novice; he must set his face more decisively, so as not to turn back before the Jerusalem that is put before him.
I think that this last stage in Leopold's life was the period of spiritual maturity when, as the Psalm says, the soul clings to God when it lives by faith and submission, as Abraham did. It is an experience that is not very apparent, but a person lives it. It is the stage of not-belonging, that is of total belonging to God, and so of complete availability to others.
Just as the Eucharistic bread, once is allows Christ to `occupy' it, becomes `take and eat', so it is with a human being. For Leopoldo the celebration of the Eucharist was important, necessary; i don't think he ever missed, even though every Eucharist became a new demand for a new offering, a new gift."
Overall readiness
"Leopoldo was very attentive to persons," Fr. Antonini goes on, "a man of deep and faithful friendship. He created well-being, good humour; he laughed and made people laugh. Open to everyone, ready for ministry.
He was a man of ecclesial communion. In our normal disagreements over work, he never broke this communion, never criticised, never a crack. He sought not himself, but the Kingdom of God.
He leaves us at the peak of his existence, at the moment he was fully ready. There were so many hopes, so many plans based on him. The progress he had made with such increasing consistency made him quite fit for other ministries, other responsibilities.
But let us not be selfish, let us rejoice because he has reached where
Sudden Call
On the morning of 18th August 1995, all the participants in the Formators' Course organised in Palencia (Spain) were in church, waiting for the Mass to begin The main celebrant that morning was Fr. Leopoldo Conz.
He had always been early the other mornings, but that day he had not yet appeared. Towards 8:00, when Mass was to start, Fr. Cosimo De Iaco, the organiser of the Liturgy, asked Fr Tiziano Laurenti to go up and call Leopoldo. Fr Tiziano knocked, but got no answer. He opened the door, and saw Leopoldo lying in bed, his face in the pillow. He called several times, and got no answer. When he touched him, he was already cold. Tiziano hurried down to tell the others of the death of their confrere. Some hurried up to the room at once; others remained in the chapel praying, frozen by the news.
A doctor was called at once, and at 8:30 confirmed that death had taken place some hours earlier, through heart failure caused by an embolism.
Fr. Giovanni Migliorati gave Fr. Leopold the final absolution.
Fr. Agostoni, a former Superior General, presided at the Mass, in an atmosphere of family grief. The body was then taken to Thiene, where his mother lives, stopping at Venegono on the way. Leopold was truly seen as victim chosen by God as a seal on the formation work of the Comboni Missionaries.