In Pace Christi

Bertuzzi Gustavo

Bertuzzi Gustavo
Data di nascita : 24/10/1914
Luogo di nascita : Albiano TN/I
Voti temporanei : 07/10/1934
Voti perpetui : 07/10/1940
Data decesso : 30/07/1988
Luogo decesso : Pordenone/I

Fr. Gustavo fu il terzo giovane di Albiano che lasciò la parrocchia per farsi comboniano. Fu preceduto, infatti, dal suo primo cugino Secondo Bertuzzi, e dal suo secondo cugino, Vittorio Bertuzzi, tutti Fratelli. Rimasto orfano di tutti e due i genitori in giovane età, dopo la sesta classe al paese, fu assunto come magazziniere presso la locale cooperativa, nella quale lavorò per quattro anni, accattivandosi la stima di tutti. Ha sempre fatto parte dell'Associazione Giovanile di Azione Cattolica comportandosi esemplarmente. Ogni mattina, prima di recarsi al lavoro, si recava in chiesa per ascoltare la messa, ricevere la Comunione e recitare le preghiere. Dall'età di 16 anni prese l'abitudine di fare mezz'ora di meditazione ogni giorno. "Mi sembrava impossibile - scriverà il parroco - che Gesù non volesse tutto per sé un fiore così delicato". Prima della decisione finale, Gustavo si recò a Trento per fare un corso di esercizi spirituali. Al ritorno, era determinato a partire al più presto. Dopo qualche settimana prese la penna in mano e scrisse al superiore dei Comboniani: "Sentendomi invitato da Dio a sacrificarmi per la conversione degli infedeli, prego umilmente vostra paternità di accettarmi quale Fratello. Sperando di essere esaudito, anticipo i più vivi ringraziamenti ... Albiano 14 gennaio 1932". "Non dubito della sua riuscita - scrisse il parroco - mi rincresce solo di veder partire uno dei miei giovani migliori che aiutava tanto in parrocchia". Poi aggiunse: "Non saprei se sia meglio scrivere al superiore di Thiene (dove c'erano i giovani che aspiravano a diventare fratelli n.d.r.) oppure, data la sua formazione, se non sia meglio che entri subito nel noviziato di Venegono, oppure che resti ancora in paese per qualche anno. A me sembrerebbe tempo perso mandarlo a Thiene perché è intelligente e spiritualmente abbastanza formato, e d'operai c'è gran bisogno in missione". Il tutore, Luigi Bertuzzi (zio), dichiarò la sua disponibilità a lasciar partire il giovane, dandogli pieno consenso. La "Famiglia Cooperativa", attraverso il suo presidente, dichiarò che "Gustavo Bertuzzi, in qualità di banconiere-magazziniere, durante i quattro anni di lavoro ha corrisposto con indefessa cura, sollecitudine, onestà, probità e competenza, tanto che la direzione ne è sommamente contenta ... Rilasciando tale attestato gli dichiara gratitudine e tutti quegli elogi che il medesimo si merita". Se pensiamo che Gustavo cominciò a servire al banco e a ordinare la merce in magazzino all'età di 14 anni meritando tanti e tali elogi, dobbiamo riconoscere che era un giovane serio e responsabile.

Cuoco e ortolano

Entrato direttamente a Venegono Superiore, il 7 ottobre del 1932 indossò la veste dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e affrontò il noviziato con molto impegno. Erano i tempi dei grandi lavori per la ristrutturazione della sede, dell'attività nei campi, nell'orto e nella stalla. Gustavo, data la sua giovane età, fu assegnato principalmente alla cucina e all'orto, senza, tuttavia, trascurare le altre attività. Il padre maestro si mostrò contento di lui e questi, al termine dei due anni, poteva scrivere: "Ho appreso quali obblighi si assumono facendo i Voti di povertà, castità e obbedienza e mi sono esercitato nelle virtù corrispondenti ai Voti stessi ... Ho rilevato il senso e compreso lo spirito delle Regole. Mi sono industriato a osservarle col fermo proposito di farlo per tutta la mia vita". Il 7 ottobre 1934, Gustavo emise i Voti che lo consacravano religioso e missionario. Non aveva ancora compiuto 20 anni. Immediatamente partì per Riccione dove i Comboniani avevano un piccolo seminario. Egli divenne cuoco. Era un ragazzo tra i ragazzi, tuttavia, la sua serietà, il suo buon senso, i bei modi nel trattare, la disponibilità e la carità con tutti lo mostravano adulto. Rimase a Riccione tre anni, fino al 1937. Ncl1938 fu assegnato a Padova come ortolano. Anche là c'erano tante bocche di giovani seminaristi da sfamare. Gustavo si adoperò perché sulla tavola ci fossero sempre verdure varie, fresche e abbondanti. E lo fece con tanto amore e dedizione, persuaso com'era che la buona riuscita negli studi, e quindi nella vocazione, dipendesse anche da una buona e sana alimentazione.

Tipografo

Dopo una brevissima parentesi a Venegono come cuoco, venne assegnato a Verona come tipografo. Presso la Casa Madre c'era la Scuola Tipografica Nigrizia che, oltre a stampare le riviste, i libri e la stampa missionaria in genere, preparava alcuni Fratelli per il lavoro di tipografo in missione dove le tipografie stavano moltiplicandosi. Dobbiamo dire che in questa professione Gustavo si mostrò abilissimo, diventando un vero specialista nei vari settori della composizione e della stampa. Lavorava fianco a fianco con personale laico e fu per tutti di edificazione per la sua pazienza, la sua bontà e il bel modo di trasmettere le sue cognizioni. Fr. Gustavo leggeva e poi componeva tipograficamente le relazioni che arrivavano dalla missione. Di tanto in tanto esclamava: "Quando potrò anch'io vivere queste realtà?". E nei suoi occhi brillava un intenso desiderio di missione. La casa di Verona, intanto, fu bersagliata dalla guerra. Insieme ai religiosi vi dimoravano anche i tedeschi e questi, naturalmente, attiravano le bombe americane. Fr. Gustavo mostrò in questa circostanza la grande fede in Dio e nella Provvidenza di cui era dotato. Insieme agli altri, sistemò nel solaio della casa la statua di san Giuseppe, perché il capo della Sacra Famiglia proteggesse l'edificio e i suoi abitanti. Il povero san Giuseppe fu buttato giù dal suo piedestallo una paio di volte, in seguito agli spostamenti d'aria causati dagli scoppi delle bombe che caddero nelle vicinanze. Nessuna, tuttavia colpì la casa. E le tre che caddero rasenti ai muri, non scoppiarono. Questi tre esemplari sono ancora oggi attorno al monumento di san Giuseppe nel giardino della casa a testimoniare la particolare protezione del Santo. Nella domanda per i Voti perpetui emessi a Verona nel 1940 - fr. Gustavo legge gli avvenimenti della guerra in chiave di fede e di attaccamento alla Congregazione. " ... Desidero continuare nella santa via che il Signore mi ha indicato, bramando di stare ognor più avvinto a questa cara Congregazione, specialmente in questi tempi così tribolati e mal sicuri. E ciò fino alla morte". P. Capovilla scrisse in calce: "Do voto affermativo. Il Fratello compie regolarmente i suoi doveri di pietà e di ufficio. E' docile e mostra buona volontà in tutto".

Finalmente in Africa

Solo nel 1949 fr. Gustavo Bertuzzi poté salpare per l'Africa. Molti, entrati in Congregazione dopo di lui, avevano già fatto un buon tirocinio in terra di missione. Egli giustamente scalpitava e diceva ai superiori che a poco era valso lasciare il paese a 18 anni se ora, a 35, era ancora in Italia. Questi gli rispondevano che uno è missionario dove l'obbedienza lo assegna, sia che si tratti della prima linea o della retroguardia. Ma finalmente arrivò anche la sua ora. Fu destinato ad Okaru dove rimase dal 1950 al 1952. Okaru, sede del seminario e del collegio, sorge sul cucuzzolo di un monte impervio, sede di leopardi e di scimmie. Per accedervi bisognava percorrere un viottolo sassoso col pericolo di finire a ruzzoloni ad ogni istante. Come i missionari abbiano avuto l'idea e poi la forza di costruire lassù un seminario, rientra in quei misteri di cui è costellata la storia missionaria della Chiesa. Quando l'acqua piovana raccolta nelle grandi cisterne finiva, i seminaristi dovevano scendere a valle con capaci recipienti. Pure a spalle erano portati i rifornimenti di ogni genere. Ciò finché fr. Spreafico, con un lavoro veramente madornale e al limite della temerarietà, riuscì a costruire una strada camionabile che dal basso raggiungeva la vetta. Fu aiutato in quest'opera dai carcerati che gli inglesi misero volentieri a disposizione della missione. A completare l'opera passò p. Vincenzo Carradore il quale, grazie alla sua dote di rabdomante, proprio su quella vetta apparentemente arida riuscì a trovare una sufficiente vena d'acqua. Fr. Bertuzzi, ad Okaru, ebbe l'incarico di tipografo. Infatti, nell'ambito del seminario, i missionari costruirono una piccola tipografia che solo due anni dopo verrà trasferita a Juba. A Juba, infatti, i missionari dimoravano in una casa piuttosto angusta e il governo inglese era restio a concedere altro terreno essendo la zona riservata ai protestanti. Oltre che tipografo, fr. Gustavo fu amministratore, economo e provveditore. Nel 1952, dopo che il delegato apostolico, arcivescovo Matthew, riuscì ad ottenere dagli inglesi il permesso di ampliare la sede di Juba, vi si trasferì con la tipografia, ingrandita e modernizzata. Qui fr . Gustavo divenne benemerito per l'attività di promozione umana cui si dedicò anima e corpo. Non solo era un fervente religioso e zelante missionario ma anche: "Esimio nell'obbedienza e ottimo quanto ai rapporti con le persone con le quali tratta", come scrisse mons. Mazzoldi allora superiore della circoscrizione del Bahar cl Gebel. Alla scuola di fr. Gustavo si formò una fitta schiera di giovani africani che poi occuparono posti di rilievo nel nuovo Sudan che stava per nascere. Nel 1956 p. Xillo annotava di lui :"E' un ottimo religioso, fa bene il suo dovere ed è sempre pronto ai bisogni della casa". E' importante questa nota perché dimostra che fr. Gustavo non si limitava al suo lavoro di tipografo, un lavoro che gli riempiva la giornata perché ormai la tipografia funzionava a pieno ritmo, ma era anche disponibile per gli altri lavori che occorrono per mandare avanti una comunità. A Juba fr. Gustavo ebbe modo di esercitare anche la pazienza, qualche volta in grado eroico, specie quando i suoi apprendisti gli rubavano i caratteri di piombo per trasformarli in pallini da fucile. Un giorno si limitò a dire: "Prendessero almeno quelli rovinati o difettosi!"

Tramonto a Pordenone

Anche fr. Gustavo fu coinvolto nell'espulsione dei missionari dal Sudan meridionale del 1964. Giunto in Italia fu inviato nella comunità di Via Saldini (Milano). Aiutava in chiesa e in casa, sempre cordiale e premuroso con la gente e con i numerosi confratelli residenti o di passaggio. Nel 1970 passò a Pordenone come istruttore e poi come economo locale. In questa casa venivano preparati i futuri Fratelli coadiutori. Toccò quindi a Gustavo accostare amici e benefattori della casa. Tutti ebbero di lui la massima stima. Era un missionario saggio, prudente, edificante, sia nel parlare, sia nell'ascoltare e nel dare consigli. Dopo alcuni anni fu colpito da una paralisi da cui si riebbe, almeno in parte, grazie alla sua forte volontà di guarire e di essere ancora utile alla casa. Così continuò la sua vita di preghiera e di lavoro tenendo i libri dei conti e delle spese, sempre con accuratezza, ogni giorno. Quando non poteva fare personalmente qualche cosa, non aveva paura a chiedere. Lo faceva con una delicatezza e gentilezza tali che tutti si sentivano onorati di prestargli soccorso.

Un Fratello secondo il Comboni

La chiamata del Padre al premio fu quasi improvvisa, ma non impreparata, perché la sua attesa era costante, intessuta di preghiera e di sofferenza, accettata con vero spirito missionario. Nel primo pomeriggio del 30 luglio, dopo essere stato in refettorio con i confratelli, accusò un certo malessere. Subito soccorso, spirò improvvisamente in un clima di calma e di serenità, proprio come era vissuto. Scrive p. Colombina: "A quanti lo conobbero, e a noi che siamo vissuti con lui, fr. Gustavo Bertuzzi lascia l'esempio di un vero missionario secondo il cuore di Comboni. Un uomo che ha lavorato molto, che ha pregato molto, che ha sofferto molto, accettando la croce come completamento della sua vocazione missionaria". Dopo i funerali a Pordenone, che hanno visto la presenza di tanti amici e benefattori, la salma di fr. Gustavo è stata traslata nel cimitero di Albiano, suo paese natale, accanto a quella dei genitori. Noi ci auguriamo che questo missionario, testimone della carità del Cuore di Cristo, ottenga dal Signore numerose e sante vocazioni, specialmente di Fratelli.                                           P. Lorenzo Gaiga

Da Mccj Bulletin n. 162, aprile 1989, pp.30-34