In Pace Christi

Mich Marco Lino

Mich Marco Lino
Data di nascita : 23/08/1928
Luogo di nascita : Tesero TN/I
Voti temporanei : 09/09/1951
Voti perpetui : 09/09/1954
Data ordinazione : 30/05/1953
Data decesso : 11/08/1983
Luogo decesso : Nairobi/KE

«Tesero, 2 luglio 1949, Molto reverendo Padre, sono un chierico del seminario maggiore di Trento. Nell'anno di 1a Teologia che ho or ora terminato, la mia disposizione verso i missionari s'è trasformata in un infiammato desiderio e poi nella ferma decisione d'essere anch'io, al pari di loro, missionario. Mi spinsero a questa decisione, oltre il desiderio d'essere tutto del Signore, il pensiero dell'urgente bisogno di lavoratori in questo vasto campo. Il mio Padre Spirituale ha confermato la mia decisione; pure il Rettore e Sua Altezza non hanno difficoltà. In famiglia, sono il sesto di otto, e quindi non credo di trovare difficoltà. Ancora il vostro consenso, dopo di che, con l'aiuto di Dio, spero di poter compiere il passo decisivo ancora entro quest'anno ... ».

Con questa lettera, Marco Lino Mich iniziava la sua avventura missionaria. Il Rettore, dopo aver fornito le migliori informazioni sul giovane chierico in quanto a buona volontà, obbedienza e costumi illibati, sottolineava che si trattava di un tipo piuttosto «originale». Ma aggiungeva subito: «Io ho tutta la fiducia che il giovane faccia buona riuscita e sia una forza bella nell'istituto, essendo di grande coraggio e di volontà tenace» . Padre Audisio, maestro dei novizi a Firenze dove il primo ottobre 1949 Lino Mich era entrato, annotava: «È portato per suo carattere alla leggerezza per cui ne viene un po’ di trascuratezza nell'osservanza delle piccole regole. È il punto sul quale ho insistito con lui, senza ottenere un pieno risultato. Non ritengo però che questo gli possa essere di ostacolo alla serietà di un buon religioso, anzi, lo mette in grado di portare una nota allegra nella comunità. Del resto ha fatto con lodevole esattezza tutto il suo dovere. Ha disimpegnato con lode il compito di professore di latino agli studenti di prima liceo del secondo anno. È di buona intelligenza e di sano criterio. È perciò un ottimo elemento» .

Dopo i primi Voti, emessi a Firenze il 9 settembre 1951 , andò a Venegono per terminare il terzo e quarto anno di teologia. Venne ordinato sacerdote a Milano il 30 maggio 1953. Su una nota del giorno dopo, padre Medeghini, superiore a Venegono, scriveva: «È intelligente e sa di esserlo. È anche un furbacchione. Come temperamento è timido per cui alle volte gira al largo dai superiori. Va corretto e assistito per i primi anni. Sarà utile molto». A proposito dell'intelligenza di padre Mich, la pagella di prima teologia portata da Trento riporta solo due «fere eminentiam» in storia e filosofia, il resto delle materie è tutto «eminentiam».

Un «tiro» di 15 anni

Dal '53 al '56 padre Mich soggiornò a Londra per lo studio dell' inglese (conosceva già il tedesco) e per il «diploma di maestro» in vista di un suo lavoro in Uganda. Infatti, nell'ottobre del 1956, lo troviamo a Lodonga come insegnante T.T.C. Dopo quattro anni (1960) è a War sempre come insegnante alla junior, ma l'anno dopo (1961) è di nuovo a Lodonga al posto primitivo e vi rimane fino al 1965. Dopo un anno di permanenza a Koboko, sempre come insegnante, viene trasferito a Ombaci ('66-'68) dove gli vengono affidati gli incarichi di superiore e direttore della scuola. Quindici anni di Africa senza un attimo di sosta sono lunghi, per cui, alla fine del '68, tornò in Italia per un po' di riposo, fatto alla svelta. Nell'agosto del '69 è di nuovo ad Ombaci come headmaster della Senior ... Le parole di padre Audisio «ha disimpegnato con lode il compito di professore» gli avevano ormai segnato la vita. Ultimamente ebbe anche la carica di consigliere del padre provinciale.

Spericolato anche nella carità

Nelle note che sono state riportate all'inizio di queste righe, c'è - in germe - tutto padre Mich. Essendo un timido, quando partiva ingranava la quarta. Per lui, più che le leggi e le strutture, contavano i confratelli (e la gente). Quando gli pareva di dover difendere qualcuno, era come un toro nell'arena: abbassava la testa, puntava le corna, e via sollevando nuvole di polvere dagli zoccoli. Di grane se ne tirava addosso a bizzeffe. Qualcuna ne dava. Ma la sua intenzione era ottima, mossa da carità genuina. Solo che nella foga, qualche volta, vedeva solo le ragioni di una parte, senza valutare quelle dell'altra. Con la stessa veemenza sapeva subito dopo chiedere scusa. Mich era uno «spericolato», e non solo quando andava in macchina! Padre Paolucci non esita a chiamarlo: «Un grande dono del Signore per il West Nile, specialmente nel pericolo della guerra del '79, l'invasione dell'ottobre 1980 con conseguenti stragi e distruzioni ad Arua, il nuovo tentativo dei ribelli nel giugno 1981 e la strage di Ombaci ... Sempre si è visto Mich in prima fila, generoso fino all'eroismo nell'aiutare tutti. Le sue conoscenze e amicizie con tante persone influenti, la sua capacità di vedere i problemi nella loro sostanza, la sua abilità nello sdrammatizzare, con le sue battute e la sua allegria, le situazioni più difficili hanno infuso in noi speranza e coraggio. Non si deve credere che padre Mich non provasse il sentimento della paura. Lo sentiva fino al punto da star male e da avere degli sbalzi di pressione sanguigna. Ma il senso di responsabilità e l'amore per il prossimo erano più grandi dell'amore per la propria pelle. Se c'erano dei confratelli isolati o in situazioni di pericolo; studenti da portare a casa o da «salvare» , feriti da ricoverare, padre Mich prendeva la macchina, e magari una piccola scorta di soldati (che invece di respingere le pallottole potevano attirarle) e si buttava, senza però darsi arie, anzi» . «Per non darsi importanza quando doveva prendere decisioni di autorità - scrive padre Raffaele Dellagiacoma - ci aggiungeva qualche parola di bassa lega in modo da suscitare il sorriso. E nell'affrontare i problemi, metteva in primo piano le persone che lui accettava così come sono, con i loro aspetti positivi e negativi. Molte volte avrebbe potuto «scaricare il barile», ma non lo fece mai , rischiando piuttosto l'impopolarità » . «La sua carità verso i confratelli - dice padre Mario Ruggeri - aveva delle sfumature che forse all'occhio del superiore sfuggivano. Un fatto personale: stavo poco bene in salute e peggioravo. Lui lo notò subito e senza alcuna esitazione si interessò perché fossi ricoverato all'ospedale di Angal. Era epatite virale: buon per me, e grazie a lui, che ero arrivato in tempo. Il giorno prima di partire per Nairobi in quel viaggio che gli fu fatale, nonostante le piogge e le strade impossibili, venne a trovarmi fino ad Angal per tirarmi su il morale e farmi ridere con le sue battute ».

Prete, prima di tutto

Fu insegnante per tanti anni, ma prima di tutto fu prete. Era sempre disponibile per andare dove c'era bisogno per messe e confessioni. Nonostante il pericolo, non abbandonò mai i cristiani di Terego, «lasciati soli perfino dal sacerdote locale». «Per 32 anni sono vissuto quasi sempre con lui - scrive padre Oricchi -. Prima come studente a Venegono, poi a Londra e infine in Uganda. Molti confratelli avevano bisogno della sua allegria ed espansività, della sua parola rassicurante e della sua capacità di sdrammatizzare. Era una guida per tutti. Quando abbiamo sentito della morte, abbiamo pianto. Ricordo la mattina in cui i soldati tanzaniani arrivarono in Arua dopo aver bombardato la zona vicino ad Ombaci. Qualcuno venne a dirci che una donna era stata ferita da schegge di bombe, e chiedevano di portarla a Ediofe. Si trattava di attraversare il fronte. Padre Mich non dubitò un momento. Prese la macchina e si diresse verso Arua. All'aeroporto vide schierati i tanzaniani armati fino ai denti. Li affrontò e chiese se avessero un medico. Gli fu risposto che era nelle retrovie. Così continuò per Ediofe. Tutti si domandavano dove padre Mich trovasse tanto coraggio. La risposta è questa: la sua carità per tutti. La sua vita è stata per tantissimi fonte di coraggio e di sicurezza. Avere padre Mich vicino ci si sentiva tranquilli e sicuri». «Uomo dai sentimenti trasparenti, dal dialogo intelligente e senza sotterfugi » dice padre F. Colombo. Poi aggiunge: «Poteva avere anche reazioni violente, ma era incapace di conservare rancore o di creare divisione. Specialmente nel periodo della guerra, padre Mich è stato un punto di riferimento per tutti: cattolici, protestanti e musulmani. Un mio ricordo personale e significativo per quanto è avvenuto. Il 5 giugno scorso, passando da Ombaci gli diedi il libro di Messori «Scommessa sulla morte». Quando glielo richiesi un mese dopo mi rispose: «Ne hai bisogno? Altrimenti lasciamelo ancora. Ogni tanto lo leggo e mi aiuta ad affrontare la morte con lucidità e ricchezza di riflessioni». Padre Pescantini non esita a definire questo confratello: «Tenero come una mamma. Amava i confratelli fino a compromettersi per loro, amava la gente - e questa lo sapeva - e ne approfittava. Studenti e maestri, mercanti e governanti, pagani, cattolici, protestanti e musulmani per lui erano tutti uguali. Erano persone. Con lo stesso spirito ha servito la provincia come consigliere. Padre Mich fu un uomo i cui sforzi per l'espansione del Regno di Dio meritano una migliore conoscenza da tutti, specialmente dai comboniani ».

Padre Mich non fuggì

Quest'uomo che aveva sfidato mille volte la morte per aiutare il prossimo, la incontrò in un banale incidente sulla strada che viene da Karen, non lontano dalla casa comboniana di Ngong Road. Padre Mich era andato in Kenya ad acquistare merce per la sua scuola di Ombaci. L'11 agosto sera si recò a salutare una famiglia di vecchi amici ed ex insegnanti ad Ombaci (i Gouffini). Verso le 22,45, ritornando a casa, a Ngong Road (Nairobi) con una Volkswagen maggiolino andò a schiantarsi a piena velocità contro un camion parcheggiato sulla corsia di marcia per avaria al motore. Secondo la testimonianza di padre Negri, che era passato di lì (in direzione opposta) pochi minuti prima, il camion aveva le luci spente. Probabilmente padre Mich non ha neppure visto il camion fermo, che per di più era carico di pali sporgenti. L'urto fu violento e la macchina si infilò sotto il veicolo. Il padre fu colpito in pieno e dev'essere morto sul colpo. Poco dopo, verso le 23, qualcuno telefonò a Ngong Road informando i nostri dell'incidente, e che forse si trattava di un nostro padre. Fratel Rizzo e padre Porto si recarono subito sul luogo dove trovarono già la polizia. Il corpo fu rimosso e portato al mortuario della città. Terminati gli accertamenti legali e preparata la salma e i documenti per il trasporto in Uganda, il 16 agosto ci fu una concelebrazione a Nairobi presieduta dal nostro padre Generale, presenti una quarantina di missionari. Il giorno dopo, la salma venne trasportata fino a Gulu. Ai confini di Arua, padre Mich fu ricevuto da un gruppo di amici e accompagnato da alcune auto tra il popolo. Il 18 sera arrivò ad Ombaci, accolto dal collegio e numerosa folla. Celebrata subito una messa di suffragio, la bara rimase nella chiesa vegliata notte e giorno dalla gente. Il 20 agosto ci furono i funerali solenni presieduti dal Pro Nunzio mons. K.J. Rauber in visita alla diocesi, con il vescovo di Arua, quasi tutti i confratelli e sacerdoti della diocesi, tutti i Parlamentari del West Nile (tra cui due Ministri), le autorità del distretto e numerosissima folla. L'omelia ed i vari discorsi (Pro Nunzio, Vescovo, Ministri, ecc.) convergevano nel sottolineare l'amore e la dedizione di padre Mich per la gente, emersi soprattutto in questi ultimi anni di guerra in zona, e il suo enorme contributo alla educazione. Il ministro Butele confessò pubblicamente: «Quando qui ci fu pericolo, io scappai; padre Mich invece rimase» . Padre Mich è stato sepolto ad Ombaci, accanto a padre Bernardo Sartori, padre Serri ed altri confratelli che sull'esempio del Buon Pastore hanno dato la vita per il loro gregge. Se è vero che saremo giudicati sull'amore, dobbiamo riconoscere che il voto per padre Mich sarà ancora una volta «eminentiam".                    P. Lorenzo Gaiga

Da Mccj Bulletin n. 140, gennaio 1984, pp.72-75