In Pace Christi

Fochesato Giovanni

Fochesato Giovanni
Data di nascita : 20/08/1902
Luogo di nascita : Castelgomberto VI/I
Voti temporanei : 01/11/1921
Voti perpetui : 19/03/1930
Data decesso : 23/10/1979
Luogo decesso : Lodonga/UG

Fr. Giovanni Fochesato fu uno dei primi «Artigianelli della Nigrizia», la scuola apostolica per fratelli aperta a Verona, in Campagnola, nel 1914, e trasferita in Casa Madre nel 1915, fino al 1919 quando passò a Thiene. Ricordava le incursioni aeree della prima guerra mondiale, e in modo particolare p. Vianello, superiore generale, e p. F. S. Bini superiore della casa. A Verona apprese da Fr. Guglielmo Richly l'arte del sarto. Avendo buon orecchio e attitudine per la musica, imparò presto a suonare il piano, l'organo e il violino e vari strumenti della banda degli «Artigianelli». Gli fu maestro negli inizi p. Salazer, allora scolastico. Iniziò il noviziato a Savona nel 1919 sotto la guida di p. G. Bernabè, che egli ricordava come figura austera ma simpatica e santa. Fece i primi voti a Venegono 1'1 novembre 1921, e la professione perpetua il 19 marzo 1930. Dal 1922 al 1923 dovette prestare servizio militare a Brescia nell'ospedale militare. Fu quindi a Thiene, come istruttore e prefetto, e poi a Verona nell'ufficio Tipografia e Nigrizia, fino alla sua partenza per l'Uganda nel 1932. Fino al 1940 fu quasi sempre a Gulu, addetto ai lavori e alla scuola tecnica. Mons. A. Vignato, quand'era prefetto apostolico, lo prendeva volentieri con sé nei viaggi, perché era molto delicato nel guidare e nel trattare con la gente, e come tecnico sapeva fare tutto, e col suo carattere equilibrato sapeva smussare gli inconvenienti del viaggio. Fr. Fochesato ammetteva di aver imparato molto da Fr. Simone Fanti, un veterano che nel campo della meccanica era un ingegnaccio. Da lui imparò soprattutto ad apprezzare la sua vocazione specifica di Fratello, di cui fu sempre felice, senza rimpianti. Dopo la seconda guerra mondiale fu per quasi 15 anni ad Arua e Ombaci, dove fu uno dei fondatori della Scuola Tecnica, anche per la parte materiale. Era preciso nel lavoro, calcolava tutto e seguiva la costruzione nei minimi particolari. Poteva sembrare pignolo e le sue costruzioni potevano anche costare di più; ma erano solide e funzionali. Disegnò la chiesa di Arua città, con l'asilo, la biblioteca, gli uffici ecc. e costruì le chiese parrocchiali di Ombaci, Rhino Camp e Terego. Ma il suo precipuo campo di lavoro era il reparto meccanico della scuola tecnica. Uno dei suoi principi era: «Prima di iniziare una riparazione scoprirne la causa». E un altro: «Prima di fare un lavoro devi avere gli arnesi necessari». Se non li aveva, se li fabbricava. Era un maestro nato: chiaro nell'esposizione, calmo, preciso. Faceva ripetere quanto aveva spiegato, e ne esigeva l'esecuzione, tirandosi da parte. Correggeva gli errori con calma e faceva ricominciare. Se si sprecava materiale, tempo e lavoro, diceva: «Sbagliando s'impara». Aveva la dote, abbastanza rara, di saper insegnare praticamente: in pochi mesi sapeva tirar fuori dei buoni operai. Qualcuno poteva interpretare il suo modo di fare come paura di sporcarsi le mani, ma era un metodo valido di insegnamento pratico, che alle volte gli costava delle buone sudate. Era esigente nel lavoro e nella pulizia, ma era ben voluto dagli alunni, che trattava con rispetto. Era molto ordinato, e non solo nel vestito (era sarto!), ma in tutto il suo comportamento, orario, puntualità. Di lui ci si poteva fidare nell'inviare lettere o commissioni: non ha mai dimenticato un impegno o di spedire una lettera. Era molto dotato in vari campi. Il più lo apprese da solo, con lo studio e la pratica. Ma cercava sempre di tenersi aggiornato, leggendo volentieri. Aveva buon gusto, e non solo per la musica. Vedeva il bello nella natura, s'incantava davanti ai fiori. Era molto delicato. Dirigeva meravigliosamente la banda e i cori, prestandosi per condecorare feste o manifestazioni. Collaborò alla produzione di alcuni documentari. Era molto accurato nel maneggiare film e proiettori, mettendo in ordine tutti i film che passavano per le sue mani. Gli ultimi tredici anni della sua vita li passò a Lodonga con i «Marian Brothers» e nella T.T.C. (= scuola magistrale) coi Padri Pedrini e Solcia. Era responsabile degli impianti dell'acqua e luce, dei trasporti e fabbricati. Aveva relazioni con operai, studenti, maestri. Data la sua abilità tecnica, veniva spesso consultato o richiesto d'aiuto a Lodonga e fuori. Si prestava volentieri per riparare macchine, misurare terreni, anche quando i suoi disturbi rendevano ciò piuttosto pesante. Era nota a tutti, confratelli e cristiani, la sua puntualità e fedeltà alla preghiera. Faceva grande uso della nostra cappella privata; se era solo, amava recitare lodi o altre preghiere ad alta voce. Era sempre presente in chiesa alle funzioni della cristianità. Si rammaricava che si pregasse poco. Gli piaceva leggere libri spirituali, e ultimamente si era fatto arrivare la vita di S. Bernardette e di S. Teresa di Lisieux, per ispirarsi a loro nel sopportare i suoi mali. . Fr. Fochesato era di una socievolezza straordinaria: viveva con gioia la vita di comunità, nascondendo i suoi disturbi fisici e partecipando alla conversazione, ricreazione, canto, passeggiate, visite. La sua conversazione era interessante, anche perché sapeva ascoltare. Sempre pronto e servizievole, la sua parola d'ordine era: «Eccomi!». Ultimamente però bisognava stare attenti a chiedere favori, perché li avrebbe fatti anche se si sentiva poco bene.

La morte

La sua malattia non fu il cancro, come qualcuno poté pensare. Durante la sua ultima visita in Italia, dopo vari esami, i dottori l'avevano avvertito che aveva l'aorta ingrossata. L'operazione era da sconsigliarsi, anche per l'età. «Preferisco lasciare al Signore di chiamarmi quando a Lui piacerà», disse. Allora il professore lo informò chiaramente sul caso: «Questa aorta può rompersi in qualunque momento. Può andare avanti un anno, al massimo due; non di più». Aveva preferito ritornare in Uganda, dove sperava di poter essere ancora utile. Sapeva di poter crollare da un momento all'altro, ma non lo faceva pesare su nessuno. Dal principio d'ottobre accusava male allo stomaco, che gli impediva di camminare, ma avendone sofferto anche in passato, non ci badava molto. Domenica pomeriggio, 21 ottobre, vennero a Lodonga due confratelli di Koboko, e fr. Fochesato si trattenne con loro passeggiando. Al mattino del lunedì non si alzò: non aveva chiuso occhio. Gli furono apprestate le cure del caso, e il mattino del martedì disse di sentirsi meglio e voleva alzarsi. Invece verso le 8 la pressione era molto bassa e non aveva più forza di reggersi sulle gambe. Sentiva un dolore lancinante al ventre, le braccia e mani fredde, le gambe insensibili. Si mandò subito a chiamare il medico, ma era assente. Fr. Fochesato, che si era già confessato, volle ricevere la Comunione e l'Unzione degli infermi. Era completamente cosciente. Verso le 18.30 p. Pedrini stava per andare a celebrare per gli studenti, quando fu chiamato d'urgenza dalla suora. Vide fr. Fochesato che sollevava leggermente la testa, spalancando gli occhi come chi vede qualche cosa di meraviglioso. Così per 5-6 secondi. Poi chiuse gli occhi, mosse le labbra come per aspirare. E nulla più. Sembrava riposasse. Fu dato l'annuncio di morte e celebrata la S. Messa alle ore 19. I cristiani si radunarono per recitare il rosario fuori dalla sua camera. Il 24 la salma venne esposta in basilica e celebrata una messa; erano presenti circa 800 fedeli. Il funerale celebrato il giovedì 25 alle 10.30, fu una dimostrazione della simpatia e dell’amore di cui godeva. Presiedette mons. Tarantino, assistito da mons. Luluga, vicario generale, 12 padri , 6 fratelli, una decina di suore e una moltitudine di fedeli e non cristiani. Il vescovo presentò il fratello come un vero servo di Dio: il suo era stato un servizio totale. Fin da piccolo aveva consacrato la sua vita alle missioni, spendendo per 47 anni tutte le sue energie per l'estensione del regno di Dio in Uganda. Servizio gioioso, caratteristica, questa, che tutti hanno sperimentato. Servizio ai giovani, agli operai, con la sua precisione e pazienza. Servizio profumato dalla preghiera e dall’unione con Dio. Fr. Fochesato venne sepolto al lato sinistro della cappella del cimitero di Lodonga, vicino a p. Valcavi e fr. Betti. Sul lato sinistro sono sepolti fr. Simone Fanti e fr. Paolino dei «Marian Brothers». P. Pedrini , che con P. So1cia ci ha lasciato una bellissima testimonianza su fr. Fochesato, conclude così la sua relazione: «Ringrazio Dio che mi ha fatto conoscere un vero servo di Dio, sempre allegro. Come per tanti anni ha detto "eccomi" a quanti gli chiedevano un favore, così è stato il suo ultimo "eccomi" a Dio, svelto e sereno».            (A cura di P. Leonzio Bano)

Da Mccj Bulletin n. 128, giugno 1980, pp. 66-68