Era un grand'uomo, fisicamente e moralmente, che ci ha lasciato. Chi l'ha incontrato, forse anche una sola volta, difficilmente lo dimenticherà. Aveva fatto il noviziato a Savona, sotto P. G. Bernabé, uomo severo, ma dalla mente aperta e dal cuore grande, tanto da riconoscere, in questo ragazzo "diverso" la stoffa di un missionario. Lo abbiamo sentito cento volte da lui stesso con quanta comprensione l'abbia trattato. Da scolastico ebbe screzi e urti con le alte autorità per il suo eccessivo entusiasmo per la musica. A quanto ci confidò egli stesso ripetutamente, lo salvò la sua estrema franchezza coi superiori, soprattutto P. F. Vianello, ex-generale, considerato allora «il padre spirituale della congregazione». Fin da quel tempo spicca un gesto che già rivela il suo grande cuore. Fra gli scolastici c'era G. B. Beggiato, considerato tisico. Non era stato mandato in sanatorio solo perché esistevano dubbi sul tipo di tisi che lo affliggeva. Comunque, secondo le norme allora vigenti, a nessuno era premesso trattenersi con lui oltre i pochi istanti per un saluto e una chiacchieratina. Ma Giorgetti, per la sua corporatura eccezionale, si dichiarava immune dal contagio e sosteneva che Beggiato non era tisico: si tratteneva con lui a lungo durante la ricreazione, mangiava dallo stesso piatto, gli ripeteva le lezioni sentite a scuola perché potesse continuare i suoi studi teologici. Beggiato passò poi al Cairo, fu ordinato sacerdote e morì a Venegono nel 1942.
Apprendista a Mupoi
P. Giorgetti fece il suo apprendistato in Africa a Mupoi con P. Gerolamo Cisco ben noto per la sua severità. Quando non riusciva più a resistere alla voglia di andare a trovare i confratelli della stazione di Yubu, strappava il permesso al superiore dicendo di volere andare a confessarsi. S'era messo di lena a studiare la lingua zande ed esercitare l'apostolato nelle solite forme: catechismo, safari, confessioni, ecc. Famosa rimase una conversione, a suo tempo narrata da lui stesso in "Nigrizia". Era venuto a Wau in bicicletta (circa 330 km. in tre tappe e si pensi che pesava più di 120 chili). In quei giorni c'era in prigione, condannato a morte, un famoso capo zande, Zungumbia Battali (cattivo, crudele). Zungumbia non contestava il nomignolo, ma il delitto particolare per cui era destinato a morire. P. Giorgetti andò varie volte a trovarlo in prigione; gli parlò come sapeva fare lui con un tipo di quel genere. Il punto cruciale deve essere stato l'indurlo a perdonare, tanto più che il capo attribuiva la sua condanna all'odio personale del Commissario Distrettuale. In ogni caso avrebbe preferito essere fucilato, come si conveniva a un capo, e non impiccato come un suddito qualunque. Infine la grazia trionfò. Zungumbia Battali morì battezzato e perdonando i suoi esecutori.
La banda di Wau
All’inizio del 1930 Mons. Stoppani tornò da una lunga vacanza in Italia. Dopo le cose primarie (apostolato, stato delle stazioni, ecc.) due cose gli stavano moltissimo a cuore: il miglioramento delle officine e il ripristino della banda. Per rialzare le sorti di quest'ultima, non c'era che chiamare P. Giorgetti a Wau. Al Vescovo occorreva anche un procuratore- segretario e Giorgetti avrebbe assunto anche queste funzioni. In breve: per il canto in generale, ma soprattutto per la banda, fu non solo una rinascita, ma un successo imprevedibile, in un centro di poco più di 5000 abitanti come Wau. Concerti furono tenuti prima in stazione per ogni festa od occasione solenne, con concorso sempre maggiore di popolo, con le autorità e gli "evoluti" al primo posto. La banda della missione rallegrò le nozze dei nostri "evoluti" che potevano offrire un intrattenimento conveniente e pagare una piccola somma ai suonatori. Non passò molto tempo che il governo la richiese per le maggiori festività civili, nel parco cittadino, dietro conveniente compenso.
Capo e padre degli Azande
Si può riassumere con alcune date il tirocinio della vita missionaria di P. Giorgetti, assai più vario di quanto si pensi: 1926-28 a Mupoi, suddito; 1928-30 a Yubu; 1930-32 a Wau (segretario e procuratore); 1932-38 a Mupoi, superiore; 1939-40 a Raffili, suddito; nel 1945 a Yubu; nel 1945-46 a Mupoi; nel 1946-48 a Mayinbanguru, a est di Yambio, stazione spostata a Rimenze, dove fu dal 1948 al 1951; 1951-54 a Yambio, 1955-56 ancora a Mupoi; 1957-60 a Yubu e dal 1960 al 1964 (cioè fino all'espulsione) a Maringindo. Anche questa semplice enumerazione ci mostra “Ghèro” non bene accomodato su una sedia fissa, ma quasi in moto perpetuo attraverso tutto il paese zande, eccetto la sosta di due anni a Raffili. Per i "suoi" Azande, Ghèro fu davvero un capo, sia perché nel territorio della missione il superiore faceva anche le funzioni di capo, sia perché nel suo stile di apostolato agì sempre "alla grande", da capo, non dimenticando però d'essere soprattutto "padre" (“Bubà”, come lo chiamava sempre nelle sue lettere P. Pietro Magalasi). Per il bene degli Azande lavorò strenuamente in ogni campo: educativo, pastorale (specie nei frequenti safari) e perfino sanitario. Studiando buoni testi di medicina o osservando attentamente i metodi degli empirici del luogo (che spesso passano sotto il termine improprio di "stregoni "), e cercando di comprendere con intuito sempre più raffinato ogni caso patologico, finì con l'acquistare una notevole abilità nell'arte medica, riuscendo a guarire anche molti malati. In questo talora non rifuggiva dal ricorrere a metodi piuttosto insoliti per i missionari e più vicini a quelli degli "stregoni". Ma l'apostolato missionario ebbe sempre il primo posto nel suo lavoro, e in questo seppe avvalersi con larghezza di idee della collaborazione dei confratelli, dando loro piena fiducia.
Nella zona protestante
Fin dall'inizio del secolo, gli inglesi, memori delle famose guerre religiose avvenute in Uganda (1890-1894), divisero il territorio del Sudan meridionale in "zone" (o sfere d'influenza), affidate alle varie società missionarie, soprattutto marcando la distinzione fra cattolici e protestanti. Ma con l'andare del tempo alcune rotture del sistema avvennero per necessità di cose. Per gli Azande, una prima fondazione stabile in zona protestante si ebbe a Mayingbanguru (1946-48), spostata poi a Rimenze, con P. Giorgetti a capo, fino al 1951. Nello stesso anno riuscì a fissare la sua residenza nel capoluogo stesso del distretto, Yambio, roccaforte della C.M.S. (Church Missionary Society). Non essendogli permessa una stazione vera e propria, Ghèro si accontentò di un capannone “alla indigena”, che venne soprannominata "cannibal's den" (la tana del cannibale); aveva un cortiletto, un orticello e un capannone lungo e stretto per la celebrazione del culto. Una volta messo piede nella zona proibita, l'influenza di Ghèro, e conseguentemente della Chiesa cattolica, si fece ben presto sentire tutto all'intorno, oltre che fra i "suoi fedeli". Con la sua generosità, ma soprattutto con il suo modo di fare "da capo", si guadagnò il cuore di molti (anche grandi) capi, il cui territorio era stato, fino ad allora, campo esclusivo dei protestanti. Inoltre, il tipico metodo cattolico nell'apostolato (visite frequenti specie ai bisognosi, vecchi, malati, confessioni e sacramenti anche ai moribondi lontani), subito notato dagli indigeni, mise in serio imbarazzo i protestanti, i cui seguaci cominciarono a richiedere simili servizi. Con il passare del tempo, catecumenati e cappelle sorsero qua e là nel vecchio territorio proibito, dietro formale richiesta di capi e di gruppi locali.
Cultore della musica zande…
Già da tempo Giorgetti s'era accorto che la nostra liturgia latina, così come praticata da noi e trasportata tale e quale in Africa, non aveva un grande mordente sugli indigeni. Quello che ci voleva era la loro musica; poi, un passo avanti, la loro danza, sia pure corretta, ma non snaturata. Furono così composti canti indigeni di ogni genere per la chiesa, subito imparati e cantati a pieno coro da tutta l'assemblea. Poi danza paraliturgica, come la rappresentazione della festa del Natale e della Via Crucis. Infine anche il divertimento, che aveva una indicibile attrattiva per le folle: balletti zande, sempre "composti", la cui esecuzione mandava in visibilio neri e bianchi, i quali ultimi ne richiesero la replica perfino a Juba, capitale della provincia. Non bisogna dimenticare che la musica divenne per mezzo di Ghèro un'arma importantissima di propaganda religiosa. I suoi canti, con strofette in perfetta lingua zande, esprimenti lode a Dio, a Cristo, alla Vergine, oppure verità fondamentali della fede accompagnati da melodie zande, passavano di bocca in bocca, a istruzione ed edificazione del popolo. Li cantavano non solo i cattolici, ma anche i protestanti e pagani. Non era raro udirli perfino nei balli profani, in sostituzione di testi spesso indecenti. Diventarono, in una parola, patrimonio degli Azande, che vi ritrovano il loro linguaggio e la loro vera musica. Non pochi di questi canti prendevano lo spunto da motivi di qualche cantautore zande, motivo captato qua e là dal sempre attento Ghèro.
… e della lingua e costumi zande
Negli anni 1939-40 e in parte dei due seguenti P. Giorgetti risiedette a Raffili, fra i Belanda, una tribù formata dall'amalgama (non ben riuscito) di due differenti gruppi etnici: i Bor, nilotici di razza luo, "cugini" dei Giùr, e i Bviri (o Viri o Veri), sudanici, "cugini" degli Ndogo. Oltre ai vari ministeri esercitati, egli avvertì la convenienza di scrivere una “grammatichetta” della lingua locale, il Bor, naturalmente con la collaborazione dei Padri ivi residenti, che tale lingua conoscevano benissimo. Ne uscì un buon lavoro, poligrafato, ora quasi introvabile e prezioso. Come etnologo P. Giorgetti è noto in campo internazionale per la sua profonda conoscenza degli Azande. Ne sono prova i tre libri: La superstizione Zande (titolo alquanto infelice, perché l'opera contiene un cumulo di materiale che eccede l'entità del titolo), Death among the Azande of the Sudan (La morte fra gli Azande del Sudan, libro che, essendo scritto in inglese, ha avuto maggior fortuna del precedente) e Non siamo cannibali (suo ultimo lavoro, pieno d'interesse antropologico e storico, del quale stava curando la traduzione inglese fino all'ultimo giorno di vita). I tre libri, messi assieme, formano un monumento notevole sulla cultura del popolo zande. Oltre a vari articoli pubblicati in "Nigrizia", tre apparvero in riviste a livello internazionale, quali Africa (Londra) e gli Annali Lateranensi (v. Bibliografia).
Gli ultimi anni
Dal 1964 Ghèro fu nella casa di S. Pancrazio, a Roma. Era così profondamente unito alla comunità da diventarne parte viva, anzi preponderante per la sua poliedrica personalità. Sia per quelli di casa che per gli ospiti. Salvo rare eccezioni, quando eravamo riuniti insieme, o parlava lui o si parlava a lui o di lui. Un dialogo animato, talora esplodente, a volte interrotto da canti italiani o africani, o da discussioni irriproducibili. Quelli che sono vissuti con lui non lo possono dimenticare! (P. Stefano Santandrea)
BIBLIOGRAFIA DI P. F. GIORGETTI
OPERE STAMPATE
Note di Musica Zande - Trascrizione musicale di uccelli, tamburi, xilofoni e canti zande, Bologna, 1951, pp. 36 (Museum Combonianum, 5).
Musica Africana (Zande) - Sua tecnica e acustica, Bologna, 1957, pp. 132 (Museum Combonianum, 10).
La Superstizione Zande, Bologna, 1965, pp. 304 con musiche (Museum Combonianum, 18).
Death Among The Azande Of The Sudan, Bologna, 1968, pp. 188 con foto e musiche (Museum Combonianum, 22).
Una Controversia sulla Teologia Zande, in ANN. LATERANENSI, 19, 1955, pp. 295-332.
Il Cannibalismo dei Niam Niam, AFRICA, 27, 1957, pp. 178-188; 28, 1958, p. 167.
Note sulla Società Segreta Africana "YANDA o MANI", ANN. LATERANENSI, 21, 1957, pp. 9-29. 40 Canti Zande e Nilotici (con musica) nella Collezione di Poesia Sudanese di Livio Tescaroli, Bologna, 1966 (Museum Combonianum, 12).
Frasi e termini del mio “Linguistic Guide” delle Lingue Barambu e Pambia in Le Groupe Linguistique Zande A.N. Tucker, Tervuren , 1959.
"Racconti folcloristici sul Ragno", NIGRIZIA, 2, 12, 1968 e in "The Zande Trickster", E.E. Evans Pritchard, Oxford, 1967, pp. 171-176.
“Ani Tambwa Mbori” (Laudemus Deum), 80 Canti Liturgici in Zande e Italiano, Bologna, 1965, pp. 100.
Due Messe, 11 canti sacri, 5 profani, in Zande e Italiano con accompagnamento basati sull'acustica africana zande, Bologna, 1966.
MANOSCRITTI
Panorama Grammaticale della Lingua Bor, in italiano, Raffili, 1944, Dattiloscritto, pp. 54, (Rimasto in Africa).
Panorama Grammaticale Zande, in italiano, Mupoi-Yubu, 1957, Dattiloscritto duplicato, pp. 76. Frasari delle lingue Barambu, Pambia e Bukur. Piccolo Dizionario di lingua BUKUR-ITALIANO, (1350 v.).
LETTERATURA ZANDE: Racconti folk dattiloscritti e altri non tradotti.
POESIA: Collezione di Canti antichi di danza e canti di Birra.
MATERIALE SEQUESTRATO DALLA POLIZIA SUDANESE NEL 1964
Linguistic Guide, con aggiunte grammaticali e lessicali e appunti storico-etnografici-musicali di sei Tribù: PAMBIA, ABARAMBUDHUGA, BAHUM, BABUKUR, AMADI (NYAKPU) BAKA (BAKYE).
Drammi e Farse in lingua zande, alcune danzate, basate sul folclore nativo. Copie dattiloscritte.
NOTE copiose su molti clan degli Azande.
NOTE per un dizionario storico-geografico-zande, sui Sinonimi, sulla Sessualità zande.
Studio su gli scimpanzé nel paese zande.
COREOGRAFIA
Danza dei Circoncisi Zande - 8 movimenti scelti nel vasto territorio degli Azande.
Danza basata sui giochi dei ragazzi Zande.
Danza per il Natale. L'ultimo movimento danzato e cantato da tutti in chiesa.
Danza per la processione Eucaristica con canto finale.
Il Balletto di Natale (nel cortile esterno della chiesa).
La VIA CRUCIS - Balletto religioso cantato con quadri viventi.
Il Dramma della Risurrezione, con canti ed effetti coreografici.
Danza di guerra zande con canti, basata sul folclore zande.
Danza dello sciacallo in amore, basata sul folclore zande.
Danza del leopardo con canti, basata sul folclore zande.
(I manoscritti di questi numeri eccetto quello del primo e l'ultimo furono confiscati)
Da Bollettino n. 123, gennaio 1979, pp.76-80
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Padre Filiberto Giorgetti. Credo che tutti i confratelli dell'Istituto abbiano sentito parlare di lui! Una persona veramente simpatica! Un uomo dalla corporatura gigantesca, sopra i 150 kilogrammi. Anche il suo nome tra gli Azande del Sudan aveva un significato che rispondeva bene alla sua personalità; in arabo la parola "fil" significa elefante e, per una strana coincidenza, nella lingua Zande anche la parola "ghero" significa elefante.
Padre Ghero possedeva una ottima conoscenza della musica africana ed io, approfittando del tempo delle mie vacanze, volli trascorrere qualche settimana con lui per approfondire la conoscenza della musica africana.
Riporto un episodio tipico che mi ha aiutato a comprendere bene la sua personalità. Entrai nella sua capanna; mi salutò cordialmente, e poi chiamò il domestico di nome Bermardino. Gli disse: "Prepara un buon caffè per il padre ospite, che viene dal Seminario Maggiore". Dopo qualche minuto arrivò Bernardino portandomi una tazza di thè. Padre Ghero andò su tutte le furie e insulto il cuoco con titoli volgari! Ma poi si calmò e si pentì; e, per riparare l'offesa, gli diede 10 piastre.
Bernardino aveva portato di proposito il thè al posto del caffè, proprio per irritare il Padre perché sapeva già che P. Giorgetti si sarebbe poi pentito, e avrebbe riparato la sua arrabbiatura con una buona mancia! P. Luigi Penzo