In Pace Christi

Ferrari Pio

Ferrari Pio
Data di nascita : 25/02/1910
Luogo di nascita : Tiarno di Sotto TN/I
Voti temporanei : 07/10/1931
Voti perpetui : 07/10/1934
Data ordinazione : 15/06/1935
Data decesso : 25/08/1970
Luogo decesso : Riva di Garda TN/I

È morto il 25 agosto verso mezzogiorno a Riva di Garda. È stato portato a Tiarno (Trento) e sepolto nella tomba di famiglia. P. Pio Ferrari era nato a Tiarno di Sotto (Trento) il 25.2.1910. Dopo la sua ordinazione, nel 1935, fu professore a Venegono per due anni; destinato poi alla nuova Prefettura Apostolica di Gondar, partì nel 1937 e fu assegnato a Gorgorà, sul Lago Tana. Sua prima preoccupazione fu di apprendere la lingua amarica e poi la lingua usata nella liturgia, in modo da potersi subito dedicare in pieno al lavoro apostolico. Difatti la sua penetrazione nell'animo della popolazione etiopica fu immediata e profonda. Da Gorgora, dove egli fondò su stabili basi la Missione, con chiesa e scuola, egli iniziò con frutto i contatti con il clero copto e specialmente con i 79 monaci, nei numerosi monasteri che popolano le isole del lago Tana. In questi monasteri P. Ferrari trascorse frequenti periodi, ospite gradito e onorato seguendo con convinzione il loro ritmo di vita e osservandone i rigorosi digiuni. Durante la forzata pausa della guerra, quando i nostri confratelli erano concentrati in Eritrea, P. Ferrari si offrì volontario, con P. Sosio, nel 1943, per seguire ed assistere i numerosi civili italiani, che venivano condotti prigionieri in Rhodesia. La loro generosa offerta, che fece tanta meraviglia e edificazione agli ufficiali inglesi e ai prigionieri italiani, fu motivata dalla sorte toccata ad altri 600 italiani, affondati nell'Oceano Indiano, sul Nova Scotia, senza assistenza religiosa. Al principio del 1947 P. Ferrari, insieme al P. Sosio, tornò ad Asmara, per insegnare nel Collegio Comboni, appena fondato. Rimase ad Asmara fino al 1967, addetto al Collegio e al Seminario, dando il meglio di sé, con una grande generosità. Nello stesso tempo egli continuava e allargava i suoi quotidiani contatti con il clero copto monofisita, animato da autentico spirito di comprensione e carità evangelica. Il clima di distensione e di più fraterna intesa che si nota in Etiopia fra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Copta deve segnare nel P. Ferrari uno dei più influenti collaboratori. Nel 1967 P. Ferrari ebbe l'incarico di prendere la direzione della Parrocchia di Gondar, con annessa scuola, alle dipendenze dell'Ecc.mo Arcivescovo di Addis Abeba. Era la persona pili indicata e qualificata per quest'opera di collaborazione diretta fra il nostro Istituto e la gerarchia cattolica d'Etiopia. A Gondar P. Ferrari ebbe modo di mettere in atto i suoi progetti di una sempre più fraterna intesa con la Chiesa Copta. La stretta amicizia che lo legava con il vescovo copto di Gondar e con le altre autorità religiose e civili, è un'altra prova del fatto che, attraverso la più autentica carità evangelica, era riuscito a penetrare nel loro animo. Verso i primi mesi del 1970 cominciò ad accusare segni di stanchezza e di malessere. Nel maggio scriveva a Roma che si sentiva molto indebolito, ma non gli sembrava giusto di spendere tanto danaro per il viaggio in Italia. Sarebbe andato ad Asmara per un periodo di riposo. Fu necessario mandargli il denaro per il viaggio per togliergli questo scrupolo e convincerlo a venire in Italia. Appena arrivato a Roma, si mostrò ansioso di essere subito visitato dai medici per poter iniziare una cura e ritornare quanto prima a Gondar. Purtroppo gli esami medici, ai quali fu sottoposto a Verona, confermarono quanto si era già sospettato e cioè l'esistenza di un tumore maligno, inoperabile. Da Verona andò al paese natio, Tiarno di Sotto, per trascorrervi qualche tempo in famiglia. La sua salute andò visibilmente peggiorando; ma il suo pensiero era sempre rivolto alla sua missione, per la quale raccoglieva aiuti. Ai confratelli che andavano a trovarlo, ripeteva il suo ansioso desiderio di ritornare a Gondar. Verso la metà di agosto dovette essere ricoverato all'ospedale di Riva. Il male lo divorava. Negli ultimi giorni perdette conoscenza, ma con un gesto istintivo, accennava ad alzarsi dal letto e moveva le labbra per ripetere il non spento anelito per la sua missione; andiamo, partiamo. P. Pio Ferrari possedeva la rettitudine raccomandata dal Vangelo e una generosità senza confini. Il suo zelo missionario fu ben commentato nell'elogio funebre che a Gondar gli tenne il Custode della Casa del Vescovo Copto: «Quando il P. Ferrari leggeva e commentava il Vangelo, la sua voce era come quella di san Pietro». .

Da Bollettino n. 92, dicembre 1970, p. 79-80