In Pace Christi

Giudici Guido

Giudici Guido
Data di nascita : 21/10/1879
Luogo di nascita : Clusone BG/I
Voti temporanei : 06/05/1906
Voti perpetui : 06/05/1906
Data decesso : 23/05/1972
Luogo decesso : Verona/I

Fr. Guido Giudici è morto a Verona, nella Casa Madre, dopo una lunga infermità, che chiuse una lunga vita di lavoro e di dedizione alle missioni, a quasi 93 anni. Fr. Guido non era solo il decano della nostra Congregazione e quindi il nostro fratello più anziano, ma era anche, possiamo ben dirlo, un vero, autentico Fratello comboniano. Quando entrò nella Congregazione a 24 anni, aveva la licenza ginnasiale; aveva fatto il corso di Remedello sotto il Prof. Solari e ottenuto il diploma di perito agrimensore: come fattore del principe Giuseppe Borghese a Monsummano, in Toscana, per interessamento del Prof. Toniolo, aveva frequentato come privato un corso all'università di Pisa.

Amava lo studio ed aveva una cultura discreta per cui i Superiori lo volevano sacerdote. Anche i parenti insistevano per questo «Prete sì; laico no! Sei un disonore per la famiglia». Ma il giovane fu irremovibile. «Se mi volete come Fratello ci sto; se no me ne torno dov'ero».

E fu Fratello: 57 anni di Africa, interrotti nel 1964 dalla forzata partenza dal Sudan. «Non mi sono mai pentito, diceva, di aver abbracciato questa vita. Ricomincerei da capo. Ho sempre aiutato i sacerdoti e ne condividerò il premio... Ho lavorato, sofferto, ma anche goduto». Nato a Clusone (Bergamo) il 21 ottobre 1879, entrò in Noviziato a Verona nel 1903; nel 1906 fece la professione religiosa e nel giugno 1907 era già in Africa e vi rimase fino al 1964, quando venne espulso insieme a tutti gli altri missionari che lavoravano nel Sudan Meridionale.

In Italia era tornato solo due volte, nel 1920-21 e nel 1933-34. Fu per un anno sul battello Redemptor e poi nel Bahr-el-Ghazal, a Kayango, Mbili, Mupoi, Yubu, Bussere, Wau... E fece veramente di tutto - ad omnia - scavò pozzi, costruì case e chiese, andò a caccia per procurare la carne ai missionari e a tutti gli abitanti della missione e soprattutto insegnò il catechismo, attirò moltissimi con la sua amicizia sincera ed aperta: fu un vero missionario. «Chi ha vissuto con lui e chi lo ha conosciuto non lo dimenticherà facilmente », scrive uno che fu con lui nel Bahr el Ghazal. In Noviziato fece il fabbro, e poi il cuoco «perché erano tutti mestieri nei quali si usava il fuoco», spiegava più tardi con arguzia; era di carattere vivacissimo, molto acuto, scoppiettante. Incontrò non poche difficoltà, tanto che gli furono differiti i voti, ma tutta la sua vita poi mostrò che Fr. Giudici aveva saputo ben lavorare il suo carattere e mettere a profitto le sue doti naturali. Tutti lo ricordano come carattere piacevolissimo, conversatore incantevole, insuperabile nel riportare al buon umore chi avesse qualche dispiacere. Si faceva amare da tutti, confratelli, ufficiali inglesi, capi neri e tutti i neri in genere, nonostante non esitasse mai, quando lo riteneva necessario, a far notare a tutti, anche a superiori religiosi e civili, che forse sbagliavano, e a trattare i neri con giusta severità. Quello che si amava in lui, con la sua personalità e genialità, era la sua sincerità assoluta. Nutriva un amore profondo per la Congregazione e le missioni, aveva una pietà soda fatta di amore tenero per Gesù, la Madonna e S. Giuseppe, e di fedeltà assoluta alle pratiche di pietà. «Sono solo un povero fratello, diceva alle Suore, ma voglio più bene di voi, al vostro sposo».

Ma la sua pietà era virile, scevra da ogni esagerazione e un po' timida, quasi desiderosa di non essere notata dagli altri. Quando il sottocapo Giuma Kayango, prima di morire, domandò il battesimo, Fr. Guido andò da lui con P. Briani e disse al suo amico morente: «Il Padre è qui per battezzarti». Ma il morente rispose: «Tu mi hai istruito e tu mi devi battezzare. O tu o nessuno».

Ecco, si diceva all'inizio di questo ricordo di Fr. Guido, che egli era un vero Fratello comboniano. Fatti come questi, numerosi nella sua vita, la fiducia che Fr. Guido sapeva infondere, fiducia in Dio, nel nero, nelle proprie energie, la sua opera multiforme, tutta la sua vita, sono una luminosa realizzazione della figura del Fratello. Ai giovani Fr. Guido lascia questo esempio vivo di una vocazione che va riscoperta e a tutti l'esempio non meno vivo di una vita generosamente donata a Dio e alle missioni. R.I.P.

Da Bollettino n. 98, luglio 1972, p. 79-80