In Pace Christi

Stoppani Antonio

Stoppani Antonio
Data di nascita : 06/01/1873
Luogo di nascita : Lecco CO/I
Voti temporanei : 08/12/1897
Voti perpetui : 08/12/1897
Data ordinazione : 29/07/1895
Data consacrazione : 21/12/1917
Data decesso : 06/08/1940
Luogo decesso : Venegono/I

            La figura di Mons. Antonio Stoppani rimarrà tra noi come quella di un ardente apostolo, d'un indefesso operaio della vigna del Signore, sempre pratico nella sua grande attività, sempre caritatevole, paziente e generoso, sempre radiante del più caro sorriso, per allietare, incoraggiare e supplire alla mancanza del più.

            Nipote del celebre geologo Antonio Stoppani, Monsignore era nato a Lecco il 1 gennaio 1873. Fu allievo dell’Istituto S. Giuseppe di Monza. Terminati gli studi ecclesiastici e fatto sacerdote nel 1895 dal Card. Ferrari di s. m., entrava nel nostro Istituto in Verona attuando il sogno vagheggiato da tanti anni e maturato nella preghiera.

            Subito, nel periodo stesso della preparazione, manifestò con l’esuberanza del suo cuor generoso le rare doti del suo spirito ordinato, fattivo, geniale, che gli attirarono la fiducia dei Superiori e l'affetto dei Confratelli.

            Emise i S. Voti 1'8 dicembre 1897 e nel settembre 1899 s’imbarcò per la Missione. Fece le prime prove del suo apostolato in Egitto negli Istituti di Cairo e Ghesirah, dov'erano raccolti i profughi neri e gli schiavi liberati. Fu qui ch'egli acquistò quella profonda conoscenza della lingua araba che lo distinse sempre e gli diede vasta entratura presso tutte le classi di persone e tanta possibilità di ministero; la leggeva e la scriveva con facilità e la parlava con esattezza di grammatica e ricchezza di frase.

            Nel 1902 andò a Khartoum e fu tra i primi che rientrarono nel Sudan, dove dopo la rivoluzione Mahdista non v'era che il ricordo della Missione e tutto restava da rifare. Per otto anni vi tenne l'ufficio di procuratore e fu di una attività prodigiosa così che le Autorità e la popolazione si rivolgevano a lui come l'esponente della Missione. In Khartoum ebbe poi largo campo di soddisfare al suo zelo dedicandosi alla cura spirituale dei cattolici orientali, neri, inglesi e specialmente italiani, che vi erano assai numerosi. Col suo gran cuore, col suo carattere franco e gioviale, prestandosi ad aiutarli premurosamente nei loro bisogni, riuscì a far cadere tante prevenzioni contro la religione, accumulate nel cuore di tanti nostri connazionali dalla stampa anticattolica di quei giorni, e ricondurli alla pratica della vita cristiana rendendosi anche tanto benemerito del buon nome della colonia Italiana.

            Nel 1910 la Missione del Bahr el Ghazal era travagliatissima da difficoltà createle dalle Autorità locali oltreché dalle frequenti morti di Missionari, causate dalle febbri perniciose. Allora P. Stoppani fu richiesto dai Superiori di trasferirsi a Wau, a 2000 km. da Khartoum, e le circostanze e le condizioni del tempo imposero a lui un atto eroico, che superando ogni reclamo del cuore, generosamente compì. Padre Stoppani arrivò nel Bahr el Ghazal con la modestia propria dell'operaio esperto: i contrasti dal di fuori si appianarono e tutte le energie meglio conservate poterono ordinarsi per la riuscita dell'opera così che nel giugno 1913 fu potuta costituire la nuova Prefettura Apostolica del Bahr el Ghazal, abbracciante tutto il Sudan meridionale a sud dei fiumi Sobat e Bahr el Arab; ed egli dalla S. Sede, dietro presentazione dei Confratelli che l'apprezzavano ed amavano assai, vi fu nominato primo Prefetto Apostolico.

            La regione affidata alle sue cure era vastissima: l'opera di evangelizzazione, benché iniziata da alcuni anni, era ancora allo stato di preparazione; non contava che un migliaio di fedeli. L'opera svolta dai missionari sotto la saggia direzione di Mons. Stoppani, prese un ritmo accelerato, tanto che nel 1917 la Sacra Congregazione di Propaganda Fide elevava la Missione al grado di Vicariato Apostolico, nominando Mons. Stoppan i Vicario Apostolico, col titolo episcopale di Stratonica. Egli venne consacrato in Cairo, il 21 dicembre di quell'anno 1917.

            Da allora le opere della Missione del Bahr el Ghazal, sotto il soffio potente della grazia, che suppliva alla scarsità del personale e delle offerte, che la Patria impegnata nella grande guerra non poteva più inviare nella copia di prima, si svilupparono potentemente. Vennero erette parecchie stazioni, in modo da penetrare in tutte le tribù della vasta regione : si costruirono chiese, alcune delle quali, per le dimensioni e per la fattura, potrebbero stare nelle nostre regioni; si aprirono scuole elementari, medie ed anche un collegio per la formazione di maestri .

            Opera che destò l'ammirazione degli indigeni, dei visitatori, e che attirò la benevolenza del Governo locale, fu l'istituzione di officine attrezzate nel modo più moderno. Il risultato pratico di produrre periodicamente tanti artigiani esperti in un paese ove l'artigianato era solo embrionale, servì a formare il benessere di molti giovani convertiti e di altrettante famiglie, e ad assicurare la stima e la simpatia delle Autorità governative che non erano state mai ben disposte verso la Missione.

            Quando poi dal Vicariato Apostolico del Bahr el Ghazal venne nel 1923 distaccata la Prefettura, ora Vicariato del Nilo Equatoriale, e con esso quella che fu poi la Prefettura del Bahr el Gebel nel 1927, l'istituzione ed organizzazione delle scuole elementari, medie e normali, e poi del Seminario indigeno, spettò, in gran parte, al tatto pratico di Mons. Stoppani ed all'ascendente ch'egli esercitò sempre sull'animo, possiamo dire, di tutti gli Ufficiali governativi del Bahr el Ghazal e del Sudan.  Fu poi certo una soddisfazione personale fortissima per il Vicario Apostolico la conversione del Governatore della Provincia. Il maggiore E. W. Witley era di famiglia protestante, e nominato Governatore del Bahrel Ghazal, vi arrivava mal prevenuto da altri protestanti apertamente avversi alla Missione. Ma egli, persona retta e colta, ammirò subito ed intuì l'intento dei Missionari e la bontà del loro Vescovo, e comprese, con l'aiuto della divina grazia, attraverso il sacrificio di quei pionieri, la santità della causa e la verità della Chiesa Cattolica. Si propose di sostenere la Missione, come fece, ed una volta tornato in Inghilterra, a vita privata, si fece cattolico. I protestanti del Sudan fecero scalpore, insinuando che la Missione Cattolica del Bahr el Ghazal progrediva per il favore personale di Major Witley: in realtà il Governatore stesso attribuiva il fatto alla santità della Chiesa Cattolica, attraverso l’opera dei suoi degni figli.

            Nel 1933 Mons. Stoppani chiese alla S. Sede di ritirarsi e lasciare il peso del Vicariato ad energie più fresche: pochi mesi prima la R. Madre Pierina, sua sorella, Superiora Generale delle Pie Madri della Nigrizia, era morta in Missione nella sua visita alle Suore. La fibra di Mons. Stoppani dopo 34 anni di missione, di cui 23 nel Bahr el Ghazal, ed in quei primi anni di penetrazione, era molto più scossa e logorata di quello che il suo carattere sereno e gioviale ed il suo spirito vivace permettessero di scorgere. Egli partecipò con gioia come Vescovo conconsacrante alla Consacrazione del suo successore Mons. Rodolfo Orler e continuò indefessamente ad occuparsi dei bisogni del Vicariato e a sovvenirvi praticamente elemosinando col più grande zelo. Ritiratosi nella casa di Noviziato dell'Istituto, a Venegono Superiore, fu venerato, amato ed apprezzato, tanto per la carità delle opere che vi lasciò ed anche assai per la sua modestia, semplicità, umile deferenza e cordialità verso ognuno, e soprattutto per l'edificazione nella esemplare partecipazione, in tutto e come gli altri religiosi, alla vita comune. Era ordinatissimo in tutte le cose sue, e mentre fu sempre di una attività prodigiosa, era compitissimo con tutti, e sebbene tanto vasta fosse la cerchia dei suoi amici, volle sempre tutti prevenire ,e vincere in bontà. Conobbe dolori e spine al cuore pungentissime, e solo pochi intimi ne ebbero breve notizia da lui. Seppe tanto bene soffrire, tacere, offrire a Dio le sue pene e pregare con una fiducia che ebbe sempre nel cuore e sulle labbra fino agli ultimi istanti nella « Cara Madonna ». Benché dovesse penare da gran tempo non si diede per ammalato che quaranta giorni prima di morire: essendogli stato accennato ad un trasferimento in una casa di cura, si rifiutò dicendo: «o vivo o morto, io resto qui»: E morì per carcinoma al fegato il 6 agosto u. s ., tra i suoi confratelli, assistito dal R.mo Superiore Generale P. A. Vignato, curato fraternamente nel decorso della malattia dal M. R. P. Cotta, dopo aver ricevuto con edificazione i SS. Sacramenti e il conforto della benedizione del Santo Padre e del Cardinale Arcivescovo.

            Ebbe funerali solenni in Venegono e fu tumulato nella nostra Cappella in quel Cimitero.  Il Card. Arcivescovo era rappresentato dal Rettore del Seminario Filosofico; intervennero gli Ecc. Vescovi Mons. Macchi di Como e Mons. Bargiggia di Vigevano, largo stuolo di Prelati, di Autorità, rappresentanze di Istituti, amici, tutto il clero della Pieve e il popolo di Venegono, che volle scrivere sul settimanale « Luce » di Varese: « La morte di questo santo Vescovo missionario è stata profondamente sentita .. ... Il nostro popolo, che ha tanti motivi di riconoscenza verso i Missionari dell' Africa Centrale, s 'è affollato attorno al la bara lacrimata, pregando l'eterno riposo all'anima eletta, e già considera il sacro pegno che sta nel nostro cimitero come suo angelo tutelare ».

            Davanti a Mons. Stoppani, che col rimpianto unanime porta con sé vaste opere di bene maturate in una lunga carriera apostolica, la nostra Congregazione si china riverente ed eleva suffragi affrettando la corona eterna a Lui che fu in ogni tempo, religioso esemplare, pastore zelante e padre impareggiabile.

Da Bollettino n. 19, novembre 1940, pp.656-59

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Un indefesso operaio della Vigna

Nipote del celebre geologo Antonio Stoppani, mons. Stoppani è nato a Lecco il 6 gennaio 1873. Fu allievo dell’Istituto San Giuseppe di Monza. Diventato sacerdote nel 1895, entrava nell’Istituto comboniano attuando il sogno vagheggiato da tanti anni. Nel settembre del 1899 s’imbarcò per la Missione. Il suo primo campo di lavoro furono gli istituti combonaini del Cairo e la colonia antischiavistica della Gesira dove erano raccolti i profughi e gli ex schiavi africani fuggiti dalla persecuzione del Mahdi.

Nel 1902 andò a Khartoum e fu tra i primi missionari che rientrarono in Sudan dopo la rivoluzione mahdista che aveva tenuti prigionieri i missionari e le suore per 17 anni e distrutte tutte le missioni del Comboni. Per otto anni vi tenne l’ufficio di procuratore e fu di un’attività prodigiosa così che le Autorità e la popolazione ricorrevano a lui per ogni evenienza. Ed egli, con il suo ottimismo, il suo gran cuore, il carattere franco e gioviale e il suo sorriso sistemava ogni cosa.

A Khartoum poté soddisfare il suo zelo instancabile dedicandosi alla cura pastorale dei cattolici orientali, africani, inglesi e italiani (era vietato dal governo inglese rivolgersi ai musulmani).

Prefetto apostolico

Nel 1910 la Missione del Bahr el Ghazal era travagliatissima da difficoltà create dalle Autorità inglesi e a causa delle tante morti dei missionari. Allora p. Stoppani si trasferì in quella missione lontana 2.000 chilometri da Khartoum. Lavorò così bene che, in tre anni, riuscì a trasformarla in Prefettura apostolica che abbracciava tutto il Sudan meridionale. Ed egli, dalla Santa Sede fu nominati primo Prefetto apostolico.

La regione era vastissima e l’opera di evangelizzazione, benché iniziata da alcuni anni, era ancora allo stato iniziale. L’opera svolta dai missionari sotto la saggia guida di mons. Stoppani, prese un ritmo accelerato tanto che, nel 1917 la Prefettura venne elevata a Vicariato apostolico e mons. Stoppani fu nominato Vescovo.

Da allora le missioni si svilupparono enormemente nonostante la carenza di missionari e di mezzi (in Italia c’era la prima guerra mondiale). Vennero erette molte missioni in modo da penetrare tutte le tribù della vasta regione, si costruirono chiese, alcune della quali, per le dimensioni e per la fattura potrebbero stare nelle nostre città, si aprirono scuole elementari, medie e anche un collegio per la formazione dei maestri. Quest’opera destò l’ammirazione degli indigeni e dei visitatori. Ciò che attirò la benevolenza del governo fu l’istituzione di officine attrezzate nel modo più moderno. Il risultato pratico fu quello di produrre periodicamente tanti artigiani esperti che, a loro volta, divennero piccoli imprenditori.

Scomparire in silenzio

Quando, nel 1923 dal Vicariato del Bahr el Ghazal venne distaccato il Vicariato del Nilo equatoriale e con esso quella che divenne poi la Prefettura del Bahr el Gebel (1927), mons. Stoppani pensò anche al seminario indigeno per la preparazione dei sacerdoti africani. Premio a tante fatiche, il Vescovo accolse l’abiura e poi la conversione del Governatore della Provincia. Il Maggiore E. W. Witley era di famiglia protestante e, nominato Governatore, vi giunse prevenuto contro i cattolici, ma essendo persona colta e retta, frequentando mons. Stoppani e i missionari capì qual era la religione giusta, e l’abbracciò.

Nel 1933 mons. Stoppani chiese alla Santa Sede di ritirarsi e di lasciare il peso del Vicariato a spalle più giovani. Pochi mesi prima suor Pierina, sua sorella e superiora generale delle Pie Madri della Nigrizia, era morta in missione durante una sua visita alle consorelle. Anche la fibra di Monsignore, dopo 34 anni di vita missionaria in prima linea, dava segni di cedimento. Egli partecipò con gioia alla consacrazione del suo successore, mons. Rodolfo Orler e continuò ad occuparsi, nel limite del possibile, dei bisogni del Vicariato.

Ritiratosi nella casa di Noviziato a Vengono Superiore, fu venerato, amato ed apprezzato per la sua modestia e per lo zelo missionario che trasmetteva a tutti coloro che andavano a fargli visita.

Il Signore coronò la sua vita con la sofferenza che egli tenne nascosta fino a pochi giorni prima della morte. A chi gli diceva di farsi ricoverare in ospedale per mettere un freno al tumore al fegato che avanzava, rispondeva: “O vivo o morto, io resto qui”. Il Signore accolse il suo desiderio e il 6 agosto 1940 venne a prenderlo. La figura di mons. Antonio Stoppani resta nell’Istituto comboniano come quella di un ardente apostolo e di un indefesso operaio della vigna del Signore.

P. Lorenzo Gaiga