La morte inaspettata di Fratel Gaspar ha suscitato perplessità e costernazione in tutti. Sembrava impossibile che questo giovane fratello tanto generoso e buono se ne fosse andato così presto! A Roma la notizia fu comunicata in sala capitolare all'inizio dei lavori della giornata dal Superiore Provinciale, P. Romeo Ballan, che poi tracciò la figura del fratello nella concelebrazione eucaristica che si tenne per lui e per Padre Serri il giorno seguente. Aveva solo 30 anni: era nato, infatti, a Machial, nella provincia di Coimbra, nel 1949. Entrato nel nostro Istituto come aspirante fratello nel 1964, compiva il suo periodo di noviziato a Moncada (Spagna) e si consacrava a Dio nel servizio missionario il 19 marzo 1969. Un binomio lo distinse per tutta la vita: preghiera e lavoro. Dopo la professione passò un anno a Pordenone nello scolasticato e, innamorato di Cristo, si impegnò più che mai a riprodurre in se stesso la sua immagine. Questo impegno, intimo e costante, si accentuò negli anni 1970-76, quando svolse il suo compito di formatore degli aspiranti fratelli a Viseu. Ai giovani chiamati ad annunciare il Cristo nella vita missionaria, Fr. Gaspar s'industriò di presentare un Cristo vivo, compagno e modello del loro quotidiano cammino. Spesso invitava qualche padre a intrattenersi con loro, a celebrare una Messa nell'intimità familiare, intorno a una piccola tavola nel salone riservato allo studio. Voleva che Gesù, vivo, vero e presente in mezzo a loro, santificasse i luoghi dove essi studiavano e lavoravano. In quel periodo collaborò attivamente con i confratelli Enrico Massignani, Pietro Martin e altri perché il vero volto del fratello missionario comboniano venisse scoperto e presentato nella sua integrità. Seppe mantenere un dialogo continuo e sereno, malgrado le difficoltà e le incertezze del delicato settore della formazione, aiutato in questo dal suo bel carattere calmo e paziente. Passava la giornata accanto ai postulanti. Frequentò per qualche anno dei corsi che lo prepararono a ottenere il diploma di metalmeccanico. Lo sforzo assiduo di quel periodo non fu senza conseguenze: Fr. Gaspar stesso riconobbe che la sua vita era troppo tesa e sovraccarica. La salute ne risentì. Risalgono a quel tempo i suoi malesseri fisici, le emicranie e quel senso di grande stanchezza che l'accompagnarono fino alla fine. Con lo stesso entusiasmo che tutti avevano notato durante gli anni passati a Pordenone e in Portogallo, Fr. Gaspar si preparò a partire per la missione. Destinato allo Zaire all'inizio del 1977, dopo lo studio del francese nella nostra comunità di Parigi, nel settembre dello stesso anno raggiunse Rungu, dove frequentò il corso di lingala e di iniziazione pastorale. Passato poi a Isiro, riprese il suo impegno di annunziatore del Vangelo prima con la vita, poi con la parola. Lo testimoniano i giovani della parrocchia di S. Anna, dei quali aveva scelto di essere l'animatore sportivo, nonostante la difficoltà della lingua e la sua timidezza. Lo attesta Fr. Tarcisio Calligaro con il quale divideva la fatica quotidiana nel garage della missione, e che spesso parlò di lui, ancora vivo, esaltandone la bontà, la disponibilità e il senso di responsabilità nel lavoro. Lo dissero i confratelli che gli vissero accanto o che andavano a trovarlo per ragioni di lavoro, le suore comboniane, i fedeli della parrocchia di S. Anna, ai quali il suo sorriso buono, la sua donazione costante, il suo sereno equilibrio avevano fatto tanto bene. La tragedia iniziò il 7 settembre 1979: Fr. Gaspar fu colpito di sorpresa da un malore insolito. La malattia venne diagnosticata lunedì 10 settembre dal medico dell'ospedale di Dungu-Bamokandi: un calcolo ai reni. A nessuno parve cosa grave. Il mercoledì era già nella comunità maschile di Bamokandi, dove pensava di continuare la cura prescritta dal medico. Poi la malattia precipitò. Nel pomeriggio del sabato 15 settembre la febbre salì a 41°. Fr. Gaspar avvertì la gravità del suo male e chiese di non essere lasciato solo. Medico, confratelli e suore si alternarono al suo capezzale, ammirati dalla sua calma e dalla serenità con la quale si disponeva a fare a Dio l'offerta della sua vita. Spirò alle ore 18.15 di domenica 16 settembre. Il suo corpo portato nella chiesa di Bamokandi venne vegliato tutta la notte dai cristiani del luogo. Il lunedì, dopo la concelebrazione dei Comboniani presenti a Bamokandi, il feretro partiva per Isiro. Nel tragitto sostò brevemente a Dungu e a Nangazizi dove altri confratelli e suore l'accolsero in preghiera. Per tutta la notte del lunedì fu vegliato a turno dai legionari di Maria nella chiesa parrocchiale di S. Anna a Isiro. I funerali, presieduti dal vescovo di Wamba mons. Olombe, furono un'apoteosi: 26 sacerdoti concelebranti, circa 2.500 fedeli riempivano la chiesa e affollavano le adiacenze. Il Vescovo parlò semplicemente, con commozione, al popolo. «Il Signore seminò la semente; al tempo della fioritura egli passò nel campo, guardò, colse il fiore più bello... e vide che il fiore Gaspar era il più profumato e lo recise per sé. Egli ne aveva tutto il diritto...». «Signore - pregarono i fedeli - fa che il corpo del nostro fratello Gaspar resti tra noi, sia per i nostri figli un esempio da imitare, e questo seme gettato per terra possa suscitare molte vocazioni tra i nostri giovani...». Tutti hanno avuto l'intuizione che la morte di Fr. Gaspar è diventata un momento di grazia per la comunità e per i cristiani di S. Anna, e senza dubbio anche per la nostra congregazione missionaria. Non ci resta che rendere grazie a Dio perché Egli è buono e ha compiuto meraviglie nel nostro fratello Joaquim Gaspar. (Fr. Pietro Martin e Fr. Giancarlo Bianchi)
Da Mccj Bulletin n. 127, marzo 1980, pp.66-68