L’impegno delle Suore Comboniane in Uganda: “Salvare i bambini di strada da una vita di abusi”

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Lunedì 22 novembre 2021
“Le bambine tra i 10 e i 15 anni vengono ammassate in una struttura di lamiera dove dormono anche in 30 o in 40. Ogni mattina prendono la via del mercato, vanno a pulire fagioli e noccioline. Il livello di povertà questa parte dell’Uganda è talmente elevato che molte famiglie vengono convinte ad affidare i loro figli a dei compaesani in cambio di pochi spiccioli al mese. (...)

Quello che le mamme non sanno è che i loro figli finiranno in una rete di trafficanti di esseri umani con destinazione Kampala. Qui li aspetta lʼaccattonaggio in strada, ma anche l’abuso sessuale per le femmine, e la sopravvivenza a pane e acqua in uno slum dove, con l’arrivo della pandemia, la situazione è perfino peggiorata. per questo, nel nome di Gesù, abbiamo deciso di darci da fare per loro, per ridare loro dignità e amore”. Così riferisce all’Agenzia Fides suor Fernanda Cristinelli, 58 anni, 32 dei quali vissuti da missionaria comboniana in Africa.

La regione del Karamoja, nel Nordest dellʼUganda, è classificata dalla FAO (Food and Agriculture Organization dell'Onu) o come una delle più povere al mondo: 1,2 milioni di abitanti, il 61% dei quali sotto la soglia di povertà. “Le ragazzine a 15 anni hanno più di un figlio e la media per ogni mamma è di otto bambini a testa”, racconta suor Fernanda, che fa ogni mese la spola da Moroto, nel Karamoja, fino alla capitale, dove ha avviato un progetto destinato ai bambini vittime della tratta di esseri umani.

A marzo del 2019, grazie a finanziamenti ricevuti dalla CEI e da Usaid l'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale, è stato aperto il "St Daniel Comboni Children Center", un centro diurno dove i bimbi di strada possono trascorrere alcune ore della loro giornata. “Qui – dice la missionaria –possono giocare, mangiare e soprattutto essere seguiti con amore. In un anno e mezzo sono passati da noi 200 bambini”. Nella struttura, oltre alle suore e una consulente, vi sono assistenti e psicologi che accompagnano le ragazzine abusate sessualmente: “Abbiamo avviato un progetto di recupero – riferisce la suora – dove poter sensibilizzare le donne sulle conseguenze di ogni singola azione. Ai ragazzi più grandi - prosegue - offriamo una formazione professionale per trovare un lavoro migliore; i più piccoli li sottraiamo alle mani colpevoli di chi fa i soldi sulla loro pelle. È l'unico modo per portarli via dalla strada è inserirli nella scuola”.

“Il problema – rileva suor Fernanda – è che, quando finisce l'anno scolastico, alcuni bambini, non potendo essere ospitati, tornano sulla strada a Kampala. Non possiamo permetterlo. Anche perché – conclude – il futuro del Paese passa attraverso il loro sguardo: sono bambini bellissimi che, per le terribili esperienze che hanno provato, desiderano come tutti di migliorare la loro vita, di avere un futuro diverso”.

[ES – Fides]