Kenya

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Sede: Nairobi

Due motivi spinsero i Comboniani negli anni ’70 ad iniziare una nuova presenza nell’Africa orientale.

1. Un cambiamento in atto nella comprensione della missione. La politica antecedente al Concilio Vaticano II – quando Propaganda Fide concedeva agli Istituti dei “territori di missione” esclusivi – veniva sostituita con la nuova visione di Chiesa come “comunione di Chiese locali”. Questo portò gli Ordinari locali a sentirsi liberi di invitare e ottenere personale di vari Istituti missionari a lavorare nelle loro diocesi.

2. L’esperienza sconvolgente dell’espulsione in massa dei Comboniani dal Sudan nel 1964. Questo aveva fatto capire il rischio di concentrare missionari in una singola regione. Anche in Uganda, dove i comboniani erano in gran numero, con la dittatura di Idi Amin Dada i visti cominciavano ad essere negati, i permessi di soggiorno non venivano più concessi e alcuni confratelli erano già stati espulsi. Il Kenya era appena oltre il confine... Perché non dirigersi lì?

Nel novembre del 1971, il superiore regionale dell’Uganda, P. Mario Marchetti, assieme a P. Raffaele Cefalo, visitò il Kenya, in particolare il Pokot occidentale, per esaminare la possibilità di apertura di nuove missioni in quella zona. Nel 1972 vi fu una seconda visita: P. Marchetti, con il Superiore Generale P. Agostoni Tarcisio e altri comboniani fecero visita a Mons. Njenga, vescovo di Eldoret. Fu raggiunto un accordo: i comboniani avrebbero iniziato con una parrocchia a Tartar. Nell’agosto del 1972 P. Francesco Leali raggiunse Tartar e iniziò a lavorare assieme ad un sacerdote diocesano della Tanzania, P. Adeodato Kateme. In seguito, P. Tarcisio Corbetta fu assegnato a Tartar come superiore e parroco. Durante il consiglio regionale dell’Uganda, tenutosi a Lira nel novembre 1972, fu dichiarata ufficialmente aperta la prima comunità comboniana in Kenya. Nel 1973 furono aperte anche le parrocchie di Kacheliba e Kapenguria. Col peggioramento della situazione in Uganda si sentì la necessità di un centro a Nairobi che fungesse da procura e casa di riposo per i missionari in Kenya. Fu affittata dapprima una casa nella zona Sud B, a dieci minuti dall’aeroporto. P. Andrea Polati, proveniente da Addis Ababa, fu incaricato della nuova casa. Poco dopo P. Gino Milani lo raggiunse.

Tartar: Prima comunità comboniana in Kenya nell 1972.

Il 13 marzo 1973 il primo gruppo di comboniani – originariamente assegnati all’Uganda, ma poi dirottati in Kenya – arrivarono a Nairobi. Tra gli altri, P. Romeo De Berti, P. Claudio Longhi e P. Santiago Jimenez. Furono mandati subito in Tanzania per un corso di Kiswahili.

Poco dopo fu acquistata una sede provinciale migliore a Ngong Road, ufficialmente inaugurata il 31 ottobre 1973, che funzionava anche come procura interregionale.

A Kariobangi, diocesi di Nairobi, si stava costruendo una casa per sacerdoti in vista della creazione di una parrocchia. Il cardinale Maurice Otunga nel 1974 affidò la parrocchia all’Istituto comboniano. Il 3 gennaio 1974, staccandosi dall’Uganda, il Kenya diventava una provincia autonoma.

Nel 1973 e 1974 furono rispettivamente aperte le missioni di Sololo e Moyale, nel Nord-Est del Kenya, e di Makindu e Kasikeu sulla strada per Mombasa.

A causa dei disordini politici in Uganda, nel 1981 il noviziato dell’Africa anglofona fu trasferito da Kampala a Tartar ma poi, nel 1990, fu riportato in Uganda. Il CBC (Centro Fratelli Comboniani) fu avviato a Gilgil nel 1982; il Postulato a Ongata Rongai nel 1983; lo scolasticato fu trasferito da Kampala a Nairobi (1988) e fu aperto il New People Media Center (1989).

Si nota immediatamente come dal rapido aumento del numero delle missioni e degli impegni dal 1970 in avanti, si sia poi passati ad una loro riduzione nel 1990, soprattutto per la “riqualificazione e ridefinizione delle priorità della provincia”, benché proprio in quella decade i comboniani assunsero nuovi impegni fra i popoli nomadi del nord a Marsabit (Borana e Rendille) e a Lodwar (Turkana).

Sulla mappa, anche il Kenya fa parte dell’immenso Vicariato Apostolico dell’Africa Centrale affidato a Comboni. Ma ci vuole la massiccia espulsione dei missionari dal Sud Sudan nel 1964 perché i primi comboniani vi mettano piede. In realtà, stavolta le prime ad arrivare, nell’ottobre del 1964, sono le suore, con 8 anni di anticipo sui comboniani.

Appena saputo dell’espulsione dal Sudan, infatti, il vescovo di Nyeri, Mons. Cavallera, missionario della Consolata, invita le suore a lavorare nella sua diocesi, che in quel tempo comprende il territorio di Marsabit. Una zona di prima evangelizzazione, fa notare il vescovo, e quindi in linea col carisma di Comboni. E così, nell’ottobre 1964, le prime quattro suore si stabiliscono a Karatina. Più tardi è la volta di Ngandu, poi di Ting’ang’a, e così via, con un impegno sempre più consistente nella pastorale, nella scuola, nell’assistenza sanitaria e nella promozione umana, specialmente della donna. Intanto, a novembre del 1972, arrivano anche i comboniani, che si stabiliscono a Tartar. Vengono dall’Uganda, dove la minaccia di Idi Amin di non rinnovare i permessi e di espellere i missionari consiglia l’istituto a cercare nuovi campi di lavoro. Per i comboniani è nuova anche la situazione in cui si trovano a lavorare, in piccoli gruppi sparsi in varie diocesi, collaborando con altre forze missionarie e locali. Lavorano sodo, come sempre, nella costruzione delle strutture necessarie nelle missioni e per progetti di sviluppo, oltre che per la catechesi e l’evangelizzazione della gente. Cercano di mettere in pratica il metodo e di raggiungere l’obiettivo pastorale lanciato dall’AMECEA (Associazione dei Membri delle Conferenze Episcopali dell’Africa Orientale), cioè la formazione di Piccole Comunità Cristiane (SCC). Questo nelle diocesi di Nairobi, Machakos, Murang, Marsabit, Lodwar, Eldoret, Kitale, Ngong e Nakuru. Assieme al numero degli impegni cresce anche quello dei missionari, fino ad un massimo di circa 80. Poi si comincia a consegnare alla Chiesa locale o ad altre forze missionarie luoghi e comunità già viabili.

Attualmente, le comboniane sono presenti nelle diocesi di Nairobi, Nyeri, Marsabit e Kitale. Cercano di essere vicine ai poveri, vittime dell’urbanizzazione selvaggia nei quartieri periferici della capitale, mentre si dedicano alla prima evangelizzazione in aree remote delle altre tre diocesi. Dal canto loro i comboniani,ora meno di 60 in 17 comunità, prestano servizio nelle diocesi di Nairobi (pastorale urbana e inserzione nella bidonville di Korogocho), Ngong (pastorale urbana), Marsabit (soprattutto fra i Borana e i Rendile), Lodwar (fra i Turkana) e Kitale (fra i Pokot). La presenza comboniana in Kenya si esprime anche nell’animazione missionaria della Chiesa locale. Importante l’impegno del New People Media Centre nel campo della comunicazione sociale, con la pubblicazione della rivista New People (20.000 copie) per l’Africa di lingua inglese, la produzione di programmi radio, l’appoggio all’agenzia cattolica di notizie CISA ed altre iniziative.

La promozione di vocazioni missionarie ad gentes fra la gioventù del paese sta dando i suoi frutti. Vi sono oggi 14 suore comboniane del Kenya. Ting’ang’a è sede di un postulato interprovinciale. Tra i comboniani, ci sono 11 sacerdoti keniani, senza contare alcuni studenti di teologia e i novizi. La sede del postulato è a Ongata Rongai. Lo Scolasticato internazionale ed il Centro Internazionale per Fratelli a Nairobi accolgono e preparano giovani comboniani di tutto il mondo. Toccherà anche a loro aiutare la Chiesa del Kenya a diventare una presenza ancora più viva ed efficace nella vita del paese, soprattutto nella formazione di leaders capaci di costruire una società più unita, giusta e fraterna.

Le priorità di oggi sono la prima evangelizzazione fra i nomadi, il ministero urbano, l’animazione missionaria, la promozione vocazionale e i mass media con l’affermata rivista “New People”.