Il Segretariato della Formazione vi presenta, in quest'area riservata, i partecipanti, il programma, il dibattito e le conclusioni del Corso per Educatori tenuto a Pesaro dal 22 Giungo al 5 di luglio del 2008.

PARTECIPANTI

DSP
1. Fr. Eigner Hans (PV) Ellwangen hans.eigner@comboni.de
2. P. Gimpl Herbert (Scolasticato) Innsbruck herbert.gimpl@comboni.de

España
3. P. Francisco José Martín Vargas (Postulato) Granada joselinvargas@hotmail.com
4. P. Juan Sánchez Arenas (PV) Madrid juansanchezarenas@hotmail.com

Italia
5. P. Rossano Breda (GIM) Venegono bredarossano@yahoo.it (gimvenegono@giovaniemissione.it)
6. P. Daniele Zarantonello (GIM) Padova padredaniele@gmail.com gimpadova@giovaniemissione.it
7. P. Giorgio Padovan (Postulato) Padova giorgiopadovan@tin.it

LP
8. P. Mario Cerda Contreras (AM) Glasgow cermccj@hotmail.com

Polonia
9. P. Zielinski Maciej (PV) Cracovia zielakmaciek@yahoo.it
10. P. Chwaliszewski Wojciech (Postulato) Cracovia wojchw@wp.pl (wchwalisz@gmail.com)

Portogallo
11. P. Silverio Simões Malta (Formatore) Famalicão silveriomalta@gmail.com
12. P. Marcelo Fonseca Oliveira (PV) Famalicão marcelomccj@gmail.com
13. P. João Rodrigues da Costa (PV) Lisbona joaomccj@gmail.com
14. P. Joaquim José Moreira da Silva (PV) Viseu quimmccj@gmail.com
15. P. Leonel Rodrigues Claro (PV) Maia jovemissio@gmail.com (claroleon@gmail.com)
16. P. Francisco José de Sousa Machado (Postulato) Maia franciscomacmccj@gmail.com
17. P. Jorge Miguel Pereira Brites (PV) Famalicão britesjorge@hotmail.com
18. Fr. Paulo Manuel Félix Ferreira (PV) Famalicão felixferreira52@gmail.com
19. P. Fausto Beretta (Noviziato) Santarém combofausto@hotmail.com

Mozambico
20. P. Giacomo Palagi (Postulato) giacomo.palagi@comboniani.org

Curia - Roma
21. P. Tium Debesai Zewold (Studente di psicologia) tiumdebesai@yahoo.com

Coordinamento
22. P. Siro Stocchetti sirosti@yahoo.com.br
23. P. Jesús Villaseñor j67chuche08@hotmail.com
24. P. Girolamo Miante formamccj@comboni.org girolamomiante@gmail.com

25. Don José Luis Moral (Salesiano) Roma moral@unisal.it

Programma

Domenica 22 giugno: arrivi e sistemazione

Lunedì 23 giugno: introduzione, organizzazione, conoscenza, aspettative e attese….

Martedì 24 e mercoledì 25 giugno (mezzogiorno): la realtà giovanile in Europa, con Don José Luis Moral, salesiano (Pontificia Università Salesiana, Roma).

Mercoledì 25 giugno (pomeriggio): condivisione su quanto vissuto con Don José Luis Moral.

Giovedì 26 giugno (mattina) lavoro di gruppo e condivisione: punti di forza, difficoltà e sfide educative dei giovani che incontriamo e con cui camminiamo.

Venerdì 27 giugno: i modelli formativi

Sabato 28 giugno: il modello formativo dell’integrazione.
Pomeriggio: continuazione, valutazione della settimana e incontro con P. Odelir Magri, consigliere Generale.

Domenica 29 giugno: gita a San Marino..

CONTENUTI
Lunedì 30 giugno e martedì 1 luglio (mattina): l’auto/conoscenza

Martedì 1 luglio (pomeriggio): lavoro di gruppo: le esperienze delle nostre province: PV e FdB.
Sera: incontro con P. Teresino Serra, Superiore Generale.

Mercoledì 2 e giovedì 3 luglio (mattina): il colloquio educativo

Giovedì 3 luglio (pomeriggio) San Daniele Comboni e il modello educativo dell’integrazione.

Venerdì 4 luglio: modello educativo dell’integrazione e modello di Missione oggi.

Sabato 5 luglio: conclusioni con la presenza di P. Alberto Pelucchi, Superiore Provinciale d’Italia.

23 giugno: i sentimenti, le aspettative e le attese dei partecipanti


. Tornerò a lavorare in postulato, sono contento e animato di fiducia nel Signore. Desidero vivere un atteggiamento di ascolto, mi aspetto un clima di comunione reciproca per creare delle basi comuni.

. Sono alla fine di una tappa di servizio nella PV. Desidero che questi giorni siano un momento di sintesi, per una valutazione di quanto ho vissuto. Sono aperto ad accogliere i contenuti che saranno offerti.

. Desidero trovare un cammino per sapere dove andare.

. Nel mio servizio di promotore non ho sempre le idee chiare, questo crea talvolta dell’insicurezza. Ora sto partendo per la missione: vorrei che questi giorni fossero un tempo di sintesi per lanciarmi verso il futuro. Per il modello formativo comboniano: le idee e i documenti non mancano. Nella pratica, facciamo fatica. C’è bisogno di una conversione personale: quello che vivo, renderlo credibile.

. A volte, sento un senso di frustrazione nel mio servizio. Desidero che questi giorni siano sintesi e motivo di condivisione per ritrovare nuovi atteggiamenti nell’accompagnamento dei giovani.

. Guardando la realtà di oggi, il numero dei candidati, c’è un senso di frustrazione che si fa sentire. Vorrei trovare qualcosa che mi arricchisca e mi aiuti a camminare.

. Sto iniziando con grande fiducia nel Signore e con un buon entusiasmo nel lavoro. Mi sto rendendo conto della realtà di oggi, non facile. Mi accorgo che il servizio mi fa crescere, mi sento coinvolto. A volto sono troppo legato ai frutti, ai risultati. La sfida per me è quella di collaborare in équipe. Sono aperto al corso, vorrei trovare qualcosa che mi formi, la possibilità di un confronto con i confratelli.

. Passare dalla pastorale missionaria alla formazione è un grande cambiamento. Il servizio richiestomi nella formazione é la mia priorità. Non sono venuto con grandi aspettative. L’importante è conoscersi, vedere come aiutarci, ritrovare qualche linea comune.

. Mi sento bene nel lavoro di formatore: è un lavoro bello e impegnativo, come il contadino che lavora la terra poco a poco. Mi sento in un clima di revisione e di sintesi. Desidero confronto e dialogo, per fare insieme, per rilanciare la pastorale giovanile vocazione. Mi sento in formazione.

. Il lavoro che faccio nella pastorale giovanile mi piace. Desidero ascoltare, apprendere, scambiare esperienze. Vorrei che ci fossero linee comuni per il nostro lavoro in Europa. Conoscere meglio il nostro progetto comboniano. Desidero anche riposare un pò!

. Mi sento bene, Questo è un tempo di sfide per me, a volte con un po’ di paura per il servizio che svolgo nella formazione. Come accompagnatore, io stesso devo rivedere la mia vita, essere trasparente. Mi sento aperto a quello che ci verrà proposto.

. Sono disponibile a vedere i segni di Dio nel cammino che sto facendo. Spero di ritrovare più segni di speranza per l’Europa.

. Per il servizio nella PV sento una certa inadeguatezza, non penso di essere la persona più adatta. Accompagnare gente che più o meno ha la mia età, non è cosa facile. Mi sento in ricerca in un cammino d’insieme. Un altro sentimento che mi anima è lo stupore per il cammino dei giovani che scoprono Gesù. C’è una ricchezza straordinaria nell’accompagnamento dei giovani.
Pensiamo che i giovani debbano fare l’opzione comboniana, ma anche noi dobbiamo fare l’opzione dei giovani.

. Sento a volte disillusione: si lavora molto con frutti scarsi. Intanto si semina. Sono contento, sperando in un cammino nuovo pieno di speranza, insieme in Europa.

. Mi sento seminatore, è tempo di semina. Non sono stato preparato per il servizio di formatore: mi sto arrangiando come posso. Sono dunque contento di poter partecipare a questo incontro, spero ci aiuti a vivere in Europa come in una grande provincia, collaborando insieme.

. Sono contento di lavorare con i giovani anche se quelli che incontro hanno già una certa età. Si fa un cammino personalizzato con loro. Trovo difficoltà d’accoglienza dei giovani nelle comunità comboniane. Nella PV non c’è équipe, sono solo nel lavoro. Sento che è importante lavorare insieme. Promotore e formatore. Dobbiamo lavorare insieme in Europa.

. Sto iniziando il lavoro nella PV, per cui questo è un tempo per imparare e conoscere.

. Mi sento bene nel lavoro di formazione. Mi aspetto di vedere quello che si sta facendo, cosa si vive nel mondo dei giovani: sfide e difficoltà, speranze.



25 giugno: condivisione sulla riflessione proposta da Don José Luis Moral, salesiano


. E’ importante la mia crescita come educatore, la mia proposta deve essere una buona notizia. Devo partire dalla realtà dei giovani con uno sguardo positivo.

. Ho accolto contenuti e non ho imparato tecniche. E’ possibile parlare di Dio ai giovani partendo dalla loro realtà.

. Si può camminare con i giovani presentando un Dio come padre. Ci vuole radicalità di vita per arrivare ai giovani.

. L’identità si costruisce con l’esperienza e non con i modelli. E’ possibile un’umanizzazione nella fede.

. E’ importante sentirmi in formazione continua, partire dalla realtà dei giovani facendo alleanza con loro. Importanza della professionalità nel servizio e della spiritualità.

. Educare vuol dire costruire insieme, con un linguaggio appropriato e comprensibile ai giovani. Lavorare sulla maieutica educativa facendo alleanza con i giovani. Cogliere il positivo.

. Mi sento in sintonia con quanto proposto e che già lavoriamo nella pastorale giovanile e vocazionale. C’è una certa dicotomia tra il nostro lavoro e quello che i giovani vivono nelle loro parrocchie.

. Proporre la vita di Gesù, è questo che mi è sembrato bello. Educarci insieme ai giovani, amare quello che i giovani amano: incarnarsi e inculturarsi.

. Mi sento interpellato nella mia risposta a Dio e ai giovani.

. Sono, siamo “noi” a dover cambiare per primi. E’ importante fare alleanza con i giovani, amare quello che loro amano, stare con loro.

. Mi sento invitato a cercare, a scoprire la realtà. L’atteggiamento da vivere con i giovani: cercare insieme, fare alleanza. Mi accorgo di fare per i giovani ma meno con i giovani.

. Elementi importanti: il linguaggio e il cammino con i giovani, conoscere le loro realtà, il mio comportamento coerente.

. Si deve saper trasmettere gioia, passione. Mostrare che siamo dalla parte dei poveri, importante la nostra testimonianza di vita. Per essere educatore, devo lasciarmi educare.

. Come presento Dio ai giovani? Quale immagine di Dio? Si deve partire dalla realtà. Spesso partiamo invece da noi. Lasciare che il giovane faccia la sua esperienza di Dio (non possiamo fare dei giovani a nostra immagine e somiglianza).

. Stare con i giovani. Meno critiche e più passione. Radicalità nella nostra vita e meno borghesismo.

. Credere nel protagonismo dei giovani; formazione e obiettivi chiari: per questo ci vuole preparazione. I tempi di cammino non sono automatici.

. Amare ciò che i giovani amano, prestare gli occhi per vedere e vedere positivamente. I giovani sono la priorità del nostro servizio: ci vuole tempo e gradualità.

. Rivisitare la mia relazione con Dio. Aprirmi al mondo per partecipare al progetto di Dio oggi.

. Farsi carne di Dio per i giovani. Dire: “guarda quanto Dio crede in te” e non: “devi credere in Dio”.



26 giugno: la realtà giovanile: sfide e visioni educative


RRIASSUNTO DEI LAVORI DI GRUPPO:

Gruppo A: promotori vocazionali


Aspetti di forza:
allegria, festa, ricerca di vita e di gioia. Sete di verità e di fiducia, vita.
Esigenza di essere sostenuti.
Curiosità per le novità.

Sfide del mondo giovanile
Generosi ma poco costanti.
Paure di fronte a scelte definitive.
Insicurezza e instabilità. Difficoltà di proiettarsi verso il futuro.
Difficoltà di pensarsi e progettarsi.
Senso di solitudine e di isolamento. Desiderio di comunità.
Overdose di cose e proposte che causa stress. Eccesso di iniziative e proposte che riempiono. Distanza dalla struttura.

Sfide educative.
Accompagnamento personalizzato. Preparazione degli educatori carente.
Testimonianza come comunità di uno stile alternativo al sistema.
La pressione forte dei superiori e dei confratelli, con nostalgia del passato e di vecchie formule.
Conoscere bene che cosa il giovane vuole, andando oltre il fascino momentaneo. Dopo l’euforia del momento, che cosa alimenta la continuità.
Proporre la persona di Gesù con un linguaggio comprensibile al mondo dei giovani di oggi.

Gruppo B: promotori vocazionali

Aspetti di forza:
generosità, solidarietà con gli ultimi, visione globale del mondo: cittadini del mondo. Aperti a esperienza significative anche se parziali. Vivono forte la dimensione del gruppo.

Sfide del mondo giovanile
Vivono la virtualità del nostro tempo. L’impegno anche profondo ma in tempi brevi. Insicurezza di fronte al futuro: vivono giorno per giorno. Vivono una certa distanza dal mondo degli adulti, in cui non trovano a volte dei punti di riferimento.

Sfide educative
Il processo educativo dovrebbe prevedere i seguenti passi:
1. Priorità: la costruzione della persona prima di tutto.
2. Accompagnamento personalizzato.
3. La proposta vocazionale come tappa successiva.


Gruppo Formatori

Aspetti di forza
Capacità di essere creativi e coraggiosi. Atteggiamento di facilità di condividere nei vari momenti della loro vita. Molte relazioni di amicizia e relazioni. Apertura al mondo, alla realtà globalizzata. Molti interessi.
Solidarietà e attenzione a chi ha bisogno. Attenzione alla mondialità e ai temi ecologici. Una certa idealità e utopia di un mondo differente.

Sfide del mondo giovanile
Fragilità e vulnerabilità che si nota soprattutto nella quotidianità degli impegni.
L’immagine potrebbe essere quella di un albero con molti fiori e foglie ma con radici deboli.
È un mondo che si propone l’e/e e non l’o/o. Cioè va bene un po’ tutto.
Sono giovani di valle, non di montagna. Evitano un po’ la fatica.
Certa tendenza alla comodità, allo sforzo minimo per ottenere i risultati.
Fragilità dovuta al contesto: famiglie di figli unici; separate. Il mondo della scuola che non offre più i riferimenti. La società fluida di oggi, perdita dei punti di riferimento.
Forti le dipendenze: amicizia; famiglia. Incapacità di staccare da queste dipendenze.
A volte sembra che il nuovo spaventi, quando bisogna arrivare a delle scelte.

Sfide educative
Per i formatori: sentirsi in cammino e formazione continua. Camminare con i giovani.
Personalizzare i valori: far si che si “internalizzino” i valori della fede e umani.
Dove manca l’equipe c’è più povertà nella proposta, anche se esige maggior collaborazione. Isolamento dei formatori.
La comunità dei religiosi sia formativa, che si apra alle proprie responsabilità di fronte alle sfide della formazione. Poco interesse da parte delle province e poco investimento nella PG e nella PV.
Anche a livello di autorità si sente meno l’appoggio.
Pressappochismo nella preparazione degli educatori e dei formatori.
Amare il giovane per quello che è.
Avere una certa pazienza. Educare nella libertà per la responsabilità. Creare persone mature e indipendenti.
Essere testimoni di quello che proponiamo.
Contestualizzare la Ratio Formationis: adattarla alle esigenze della realtà che abitiamo, con quelle persone reali e concrete.

Discussione
La scarsità di personale. La complessità della realtà ci sfida. Un modello nuovo e aggiornato della formazione. Non avere paura di cambiare non qualitativamente ma metodologicamente.
Età dei giovani: le scelte si spostano verso l’età più adulta.
Piccoli gruppi, con le sfide delle strutture e della presenza della persona.

Altre questioni. Con quali giovani pensiamo di lavorare. Non si può generalizzare che i giovani non assumono l’impegno per la vita.
1. Quali giovani però diventano obiettivo del nostro servizio?
2. Quale tipo di proposta vogliamo fare in vista di scelte di vita?
In Europa la proposta è per giovani che cercano una scelta di vita “comboniana” o di abitare “comunità alternative”.
1. C’è una fragilità legata al nostro stile che non ci aiuta ad essere efficaci nella lettura della realtà e del mondo giovanile.

Quale tipo di collaborazione possiamo pensare con la realtà/chiesa locale per proporre uno stile di Pastorale Giovanile che sia più missionaria e di corresponsabilità per i giovani, quando le parrocchie magari non accettano questo stile?

La sfida dell’inserimento nella chiesa locale.

Sfida pastorale
Non è il caso che il nostro Istituto possa tornare ad assumere le parrocchie proponendo uno stile missionario di gestione delle comunità?
Difficoltà di inserirsi nella chiesa che propone un’accezione moralista molto diversa rispetto alle norme e alla morale che si vivono nella società. Sentono forte separazione tra la proposta della chiesa e quello che si vive poi nella quotidianità. Soprattutto nella sfera morale/sessuale si percepisce un linguaggio esclusivista e non di accoglienza verso le diversità.

A volte i giovani si scoraggiano per la proposta di valori molto “alti”, sentendoli lontani dalle proprie possibilità.

Il progetto formativo deve avere una visione più personalizzata e graduale dell’accompagnamento. Senza creare condizioni di “esclusione”. Questo dovrebbe essere tenuto in conto soprattutto con i giovani che vengono da esperienze di vita intense e “fuori” dagli schemi della nostra Ratio. Non dovremmo chiederci come integrare questi percorsi che appartengono sempre più al cammino di moltissimi giovani.

La realtà di giovani che si portano dentro molte ferite che poi possano essere integrate dentro il cammino di consacrazione. La preparazione che abbiamo nel processo di discernimento. L’età: un elemento che deve essere tenuto in conto nel cammino formativo.

In relazione ai piccoli gruppi e alle nostre strutture pensare forme nuove di accompagnamento e di proposte vocazionali. Pensare nuove strutture più aperte alla realtà e alle sfide pastorali, dove la stessa comunità diventa ambiente formativo per lo stile che assume dentro la chiesa e la società locale.

Le nostre priorità: la struttura o le persone?
Esercizio dell’autorità dentro le province. Ma allo stesso tempo tale servizio deve essere adeguato alle realtà locali.
Ma dentro la realtà che abbiamo analizzato del mondo giovanile, quale sarà la proposta vocazionale che possiamo e dobbiamo offrire?

La problematica della FP. La sfida della reale condivisione tra i confratelli già consacrati e coloro che sono in formazione di base.
Lo stile di vita delle nostre comunità non sono coerenti con la proposta di sobrietà, radicalità, ecc. delle nostre comunità formative. La sfida delle nostre comunità imborghesite che non sono di per sé già proposta vocazionale appetibile.
La comunità vocazionale come risposta esige delle scelte che propongano comunità “credibili” che divengano modelli vivibili da parte di tutti, senza una separazione tra chi ha già fatto delle scelte e chi è in formazione.

Una delle proposte emerse dal lavoro delle province sulla riflessione per la formazione è quella delle comunità vocazionali.
Poi il tipo di presenza comboniana in EU: evangelizzazione, animazione, pastorale d’inserzione, ecc.?

Il problema di avere molti documenti (Capitoli, Segretariati, Commissioni, ecc.) che propongono tante cose, ma che poi nel concreto fanno una fatica incredibile ad essere attuati nelle scelte operative pastorali. Questo crea frustrazione e mancanza di percezione realista delle scelte.

Una difficoltà è quella di vedere la linea pastorale che la Provincia assume. Se questo non è chiaro nella linea programmatica sia nella Pastorale Giovanile come anche nella visione missionaria, diventa difficile contestualizzare la nostra proposta.
Un progetto continentale? Alcuni punti comuni di collaborazione? L’assunzione che in alcune realtà non siamo più necessari come comboniani?
C’è bisogno di maggior chiarezza su questi temi.

Comunità internazionali anche in EU che propongano l’interculturalità come modello di missionarietà.

In EU abbiamo dei criteri della PV comuni che aiutano nella proposta, oppure abbiamo paura di morire e per cui accettiamo qualunque proposta, abbassando anche il livello della nostra proposta?
Dovremmo avere anche una maggior chiarezza della nostra situazione attuale (invecchiamento, strutture pesanti, ecc.) e per questa i candidati si appassionino.

3 luglio: Comboni e i giovani nel modello educativo dell’integrazione

I gruppo: promotori

Un uomo appassionato
Le tre aperture


Se stesso (identità) Dio (spiritualità) L’altro (missione)
Famiglia (figlio unico; un cuore che accoglie tutto il mondo) Fiducia L’africano come protagonista della sua storia (Salvare l’Africa con l’africa)
Generosità Alleanza di Dio con l’Africa attorno al suo si Saper ascoltare il grido!!!
Forza/tenerezza Salvezza per tutti Comunità alternative (cenacolo di apostoli)
Fedeltà Scelta preferenziale per i più poveri a abbandonati Coinvolgimento dei laici
Umanità La scelta preferenziale per JC
Coraggio
Uscire da se stesso
“Rasgar horizontes”

II gruppo: formatori

1. Caratteristica dei giovani oggi.
? Sensibili ai temi della G&P e DH. Solidali
? Timorosi della parte eroica del Comboni
? Interessati alla parte più umana di Comboni.
? Attratti da un Comboni che è capace di “andare oltre”. 2. Temi sul Comboni.
? C. presentato nel suo lato più umano:
- suoi limiti;
- l’assumere la croce progressivamente
- la missione in Comboni e di Comboni
? Il cammino di adesione al progetto di Dio. Umanizzazione 3. Metodologia
- valorizzare l’esperienza dei luoghi comboniani
- presentare Comboni attraverso laboratori
- esperienze forti (pellegrinaggi, itineranza,…)
Lettere del Comboni attualizzate per i giovani.
Nella FdB
Ritiri/laboratori
Luoghi comboniani

III gruppo: promotori

Comboni uomo credibile
Identificato con la sua vocazione

appassionato:
- Per la vita (conoscere se stesso)
- Per Dio (conoscere Dio e il suo progetto)
- Per la missione (conoscere gli altri)

Tra le varie possibilità, scelse l’unica che diede un orizzonte chiaro alla sua vita. La missione lo ha liberato perché altri, attraverso la sua vita, avessero anch’essi la vita!
Questo ha permesso che egli fosse un uomo felice e riuscisse a far felici altri. Fu profeta del suo tempo.
I giovani possono vedere in lui un testimone che si possa seguire.

Alcune modalità di presentazione del Comboni:
Testimonianze dei comboniani.
Modelli attuali di assunzione del carisma del Comboni (figure comboniane attuali credibili)
Video e incontri sul Comboni.
Convivenze nei luoghi comboniani.

Approfondimenti
La ripresa delle 3 aperture del modello di integrazione e educazione umana e cristiana.

La sfida di oggi: non più presentazione ai giovani di modelli, ma piuttosto di far vivere l’esperienza ai giovani della combonianità. Concretamente: come introdurre il giovane all’esperienza del Comboni? Oggi passiamo attraverso i comboniani/comunità comboniane, dove i giovani vivono concretamente il carisma.
Fare esperienza della persona di Comboni, ancora vivo e attuale.

1. La vita di Comboni è una proposta che sfida e attrae il giovane. Presentare i valori di Comboni per la vita oggi, essendo un uomo della vita e per la vita. Incontra il Dio della vita e lo trasmette.
2. La famiglia. Esiste una sfida grande e esigenza di dialogo tra famiglia e giovani. “Cultura della stanza”, cioè il luogo chiuso dove vive il giovane, nuovo areopago del mondo giovanile. Comboni diventa segnale di apertura, anche a partire dalle sfide della sua famiglia.
3. Gli altri e il mondo: l’ingiustizia, la sofferenza, che attraggono i giovani nel protagonismo solidale. È un tema di aggancio, attraverso la loro generosità. È uno degli stili comboniani che possono legarsi nella PV e Pastorale Giovanile.

I giovani di oggi sono molto sensibili ai temi dell’uguaglianza e dei diritti fondamentali. Anche su questo fronte possiamo giocare le nostre proposte. Valorizzare il loro protagonismo in questo settore. Impegno per la liberazione dalle schiavitù.

Sottolineature (p. Siro):
1. Santi non si nasce ma si diventa. Comboni come persona che ha fatto un itinerario che l’ha formato. Vedere l’umanità del Comboni: i suoi limiti caratteriali non lo bloccano. Ma questa umanità si è aperta all’azione del Signore che l’ha reso “santo e capace”. Un cammino di umanizzazione che arriva a mettere in gioco i suoi privilegi per difendere un torto.
2. La crescita nella libertà del Comboni: c’è stato un processo di conversione che può attrarre i giovani.
3. La dimensione della croce. Nel metodo c’è un processo di integrazione della sofferenza in vista di un bene più grande.
4. Esaltare la dimensione dei sentimenti in Comboni.
5. gli atteggiamenti di Comboni: si mette a lato degli altri valorizzandoli, camminando insieme, dando fiducia.

Bibliografia: Vittorio Moretto, Si tuviera mil vidas. Missionari Comboniani del Messico.

Venerdì 4 luglio: fino a che punto il modello educativo dell’integrazione si ispira e vuol preparare a un chiaro modello/stile di missione?

Gruppo I

Elementi costitutivi Riferimenti biblici Carisma Comboni
Obiettivi Umanizzazione (cristificazione: figlio nel Figlio). Regno di DIO -Missio Dei (CV II). “Vita piena per tutti”
Dio che si fa uomo; l’uomo che va verso Dio. Gv 10,10
Lc 4, 16 ss
Gal 2, 18-20 Rigenerare l’Africa (vita, dignità, salvezza, liberazione, …)
Immagine di Dio Dio che prende iniziativa nella storia: rende sacro il terreno che calpestiamo. (Dio che cammina con noi. Dio vicino)
Liberatore, misericordioso, della vita, ecc. Es 3, 1-10 Cristologia del Comboni (viaggio in Palestina): un Dio che si prende cura di tutti (Cuore trafitto del Buon Pastore)
Antropologia Creatura e creatore; figlio e fratello; persona unificata (amata e capace di amare); nell’incarnazione scopre in Gesù Cristo il volto dell’uomo nuovo (capace di relazioni significative e non ha paura del proprio limite/peccato). Assume gli stessi sentimenti di GC. Creatura in crescita.
Aperto alla dimensione trascendente sociale e teologica.
Un uomo in camino verso la resurrezione Fil 2
“La verità vi rende liberi”
2 Cor 5, 17-21 Promozione integrale dell’uomo (Piano).
Protagonismo degli Africani nella rigenerazione.
Un uomo dalla dignità piena e per la vita piena.
Modello di chiesa Ministeriale (effetto) e comunitaria - trinitaria (causa).
Capacità di presenza critica nella Chiesa.
Essere segno e fermento (senza preoccuparsi dei numeri) 1 Cor 11, 17 ss (chiesa eucaristica) (ministeri)
Ef 2 e Gal
Cenacolo di apostoli; internazionale, cattolico-universale, ma anche di tutta la chiesa.
Esperienza di Dio (spiritualità) Rilettura delle mie esperienze di vita alla luce della Parola di Dio. La contemplazione apre al Dio della storia: per accorgersi di essere amato e salvato da Dio.
Integrazione del negativo, spiritualità dal basso Roveto ardente
Pietro e Paolo
Nicodemo e Samaritana Quando scrive il Piano
(Mistica e illuminazione)
Radicato nella sua vocazione che gli da un senso di Dio fortissimo
Relazione c/ contesto locale Partire sempre dalla realtà (individuale e sociale): dalla vita, giovane, storia, … Ebrei
GS 1 e DV 1 Relazioni dal vicariato, lettura della storia africana. Presentazione del Postulato al CV I.
Coglie il momento storico di salvezza per l’Africa (Suez). Relazione con la famiglia (rilettura in chiave della volontà di Dio)
Atteggiamenti Formazione continua (sempre per apprendere).
Aperti alle sfide della storia. Ascolto e dialogo con la realtà. Mt 11
Discepolato continuo
Mt 9 (cananea)
Mc 14 Omelia Khartoum.
Metodologia
Strategie e mezzi Discernimento personale e comunitario (progetto personale e comunitario). Formazione “in missione”. Attenti alla vita della gente (contestualizzazione).
Uso delle scienze umane per una lettura critica della realtà.
Collaborazione con la società civile.
Opzione fondamentale per i poveri e i giovani.
Metodo del vedere, giudicare e agire. Lc 10 e Mt 10 Piano
Cap. X, Regola di Vita 1871

1. Di fatto fino a che punto il metodo educativo dell’integrazione prepara a questo modello di missione?
a. Attraverso le tre aperture.
b. Processo formativo continuo.
c. Aiuta ad assimilare i valori del Vangelo.
d. Testimoni dell’amore e della vita.
e. Attenzione alla persona nella sua complessità (umana, psicologica, missionaria, spirituale, ecc).
f. È un metodo che propone un progettualità concreta e fattibile, sottolineando nel processo di umanizzazione la realizzazione della persona.

2. Mi identifico?
a. Aiuta nella formazione continua.
b. Lavora molto sulla maturità umana (senza dimenticare la spiritualità).
c. Mi rende più libero (io, Dio, gli altri).
d. Maggior consapevolezza per una maggior responsabilità.
e. C’è una reale attenzione alla persona (vedi Capitolo).

Gruppo II

Elementi costitutivi Riferimenti biblici Carisma Comboni
Obiettivi 1. Annuncio del Regno
2. Umanizzazione
3. Essere fermento in una società plurale
4. Scoprire il volto di Dio in ogni persona
5. attraverso la mediazione della chiesa Gv 10: tutti abbiano la vita
Mc 1: il Regno di Dio è alla nostra portata
Lc 4: progetto di Gesù.
Is: prepara e invia Salvare l’Africa con l’Africa.
Ogni persona è soggetto nel Regno di Dio, mai oggetto
Immagine di Dio Dio della vita
Dio di amore/misericordia
Un Dio vicino, in cammino c/ umanità, compagno
Un Dio che ama qs mondo Dt 30,15 La vita vs idoli di morte
Lc 10 Buon samaritano
Lc 24 Emmaus
Mc: itinerario di GC in strada Comboni profeta vs sistema coloniale e razzista
Un Dio morto in Croce per l’umanità e per l’Africa
Far causa comune
Antropologia Ogni persona è capace di risurrezione (pedagogia della tenerezza)
Ogni uomo è capace di rispondere ed essere protagonista della sua storia (Creato/creatore)
Complessità formidabile dell’essere umano.
Homo consumens: manipolato, oggetto del sistema.
Uomo “condannato” ad essere libero (Sartre): occasione e tentazione Lo stile di Gesù
La chiamata dei discepoli
Gv 5: la samaritana
“Da tanto siete con me, e non mi conoscete ancora?”
Creati e creatori, “va e anche tu fa lo stesso”. Salvare l’Africa con l’Africa.
L’africano risorge dalla schiavitù
Fiducia nell’umanità, africana e dei suoi confratelli.
Modello di chiesa Fermento e non massa.
Bisogna sempre partire dalla realtà della Chiesa cha abbiamo.
Chiesa vicina e accogliente.
Chiesa delle CEB’s: comunità alternative.
Inserita nel e a servizio del mondo. Il Buon Pastore: Chiesa attenta alla pecora perduta.
Chi fa la volontà di Dio, questi é mio fratello, sorella e madre.
Atti: guardate come si amano; non c’erano poveri tra loro; fratelli in cammino in continua contestualizzazione. Comboni e il CV I. chiesa missionaria all’ascolto dei poveri (sentinelle)
Ministerialità
Esperienza di Dio (spiritualità) Dio ti ama come sei.
In GC: Incarnazione/Fuc/Resurrezione
Apertura all’azione di Dio, e alla sua PAROLA, che parla nella Bibbia, Realtà, Storia
Fedeltà alla propria storia, aperti al nuovo, capaci di stupore. Gv 21: mi ami?
Lc 10: samaritano
Beatitudini (felici)
Incarnazione, Eucaristia, Resurrezione (felicità) Esperienza Mistica
Comboni scopre l’africano fratello.
La croce e i crocifissi della storia
Relazione c/ contesto locale Mettere il dito nella piaga; non possiamo tacere.
Aderenza alla realtà, con speranza.
Punto di vista di Dio. (asimmetrico)
Full immersion
Inserimento nella cultura locale
Visione globale del mondo (locale≤≥globale) Gv 19: Tommaso Dialogo con tutti senza escludere nessuno
Sguardo al sud.
Atteggiamenti Ascolto, rispetto
Flessibilità, malleabilità.
Semplicità di vita
Stare con la gente
Valorizzazione della cultura
Impegno con la realtà. Emmaus:
farsi prossimo in ascolto;
come Gesù Cristo, come compagni in cammino C. Omelia di Khartoum:
“Il ricco, il povero, il malato il sano, .. troveranno sempre spazio nel mio cuore”.
Metodologia
Strategie e mezzi Stili:
evangelizzare/promozione umana.
Protagonismo della gente
Comunità come luogo di umanizzazione.
Scegliere il luogo
Dove avere la nostra casa, con criterio.

3. Di fatto fino a che punto il metodo educativo dell’integrazione prepara a questo modello di missione.
? Pericolo di intimismo, quando ci si guarda dentro a partire dalle nostre ferite. Nell’apertura alla realtà (poveri, giovani), troviamo risposte per sanare le nostre ferite. Sanare nella relazione.
? Il nostro stile è l’umanizzazione: lo vediamo già nella prassi comboniana. Fedeltà al carisma per non disumanizzarci.
? Più continuità nel modello formativo. Riscattare la positività della nostra storia.

4. Mi identifico in questo modello di missione? Perché?
Ci muoverà e sosterrà sempre la passione per la missione.

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Contributi
Quando si parla di formazione/educazione alla sequela di Gesù, alla missione comboniana, è presente un equivoco: partire dalla realtà umana e sociale per porci dentro il modello biblico.
Parlando ontologicamente, dobbiamo partire dall’evento Gesù Cristo. “Se uno è in Cristo è una creatura nuova!”
La realtà nuova è la partecipazione al mistero di Cristo. Mancanza di un momento kerigmatico!!! Così le scienze sociali ci aiutano per vedere nella speranza la nuova realtà in Cristo.

Difficoltà incontrata: nel modello descrittivo dobbiamo seguire il modello del metodo proposto, oppure potevamo fare riferimento alla nostra esperienza e al nostro ideale?
Il rischio di avere un metodo teorico che poi deve essere praticato nella realtà. Non deve fermarsi alla discussione teorica ma poi passare al vissuto.

C’è una certa condivisione con alcune linee proposte da questo modello nell’attuale linea formativa. Alcune intuizioni sono già applicate e consolidate.
Poi c’è una riflessione che si sta facendo (Istituto, Ratio Missionis), che stanno orientando le attuali e future proposte. Contributi utilissimi, quelli di questi giorni, che veramente possono segnare il cammino anche in vista del Capitolo 2009.

C’è una percezione che nel prossimo Capitolo, non si consideri la ricchezza che può uscire in incontri come quello di questi 15 giorni, dove di fatto si è parlato e riflettuto a partire e in vista della missione. Ma è uno degli elementi fondamentali di cui tener conto.

È importante non considerarsi massa, guardando ai numeri. Ma allo stesso tempo, dobbiamo avere il coraggio di annunciare e di invitare a partecipare, anche alla nostra missione comboniana. Quindi non possiamo accontentarci dei piccoli risultati.

Alcune sottolineature sul metodo di lavoro.
1. Abbiamo lavorato su un Modello Educativo
2. Il quale si è ispirato ad un Modello di Missione.


5 luglio: valutazione del corso


. Due settimane ricche, contento dei temi offerti e approfonditi. Mi sono sentito accompagnato per accompagnare. Essere educatore è davvero una priorità. Il metodo educativo proposto apre alla missione. Mi sono sentito in famiglia per la fraternità e la condivisione.

. Provocato a sentirmi sempre in formazione. Il metodo interattivo usato mi è piaciuto molto: mi è servito. Ho gustato la bellezza di stare insieme. Il tempo, potevamo usarlo ancora di più per condividere: laboratori, osare di più per gli orari. La gita: bella per condividere. E’ un’esperienza da ripetersi: due settimane ogni due anni. Ci poteva essere più creatività nella Liturgia.

. Il corso è stato interessante. Mi sono visto in sintonia con il cammino della Ratio Missionis nell’Istituto. Ho visto interesse per le nostre persone. Dovremmo trovare delle metodologie per arrivare ai giovani. Per la fraternità e l’ospitalità: bene.

. L’aspetto più significativo del corso: le nostre persone. La presenza dei confratelli portoghesi e polacchi ha dato un tono giovanile all’incontro. Per la casa e l’ambiente: bene.

. Interessante: siamo riusciti ad entrare in vari aspetti educativi con una certa profondità.

. Mi è sembrato importante sentirmi in formazione continua, educandoci insieme. Bello questo corso fatto insieme, per educatori, in uno stile comboniano.
Vedo importante che il segretariato lavori più in sintonia, che promotori e formatori lavorino e s’incontrino insieme come abbiamo fatto qui. Mi dispiace che qualche educatore sia mancato.
Propongo che il corso si faccia ogni due anni per due settimane.
Per la casa, la gita: bene. Liturgia: si poteva unirla di più ai temi del giorno e alla vita delle province. Nei pomeriggi: dare più tempo ai laboratori e alle condivisioni.

. L’obiettivo del corso è stato centrato. Si è lavorato e ho sentito la voglia di approfondire di più proprio in vista del mio prossimo impegno formativo. Mi è piaciuto l’approfondimento sul colloquio formativo. Nell’insieme, sono soddisfatto.

. L’immagine del corso: passare da missionari “ponte” a missionari “terra fertile”. Per questo il corso è stato importante per me. Bella l’insistenza sull’umanizzazione, strumento base a livello comunitario. Il frutto del corso: essere accompagnato seriamente.
Avremmo potuto cominciare con una giornata di silenzio.

. L’obiettivo è stato raggiunto. Credo che si debba avere più fiducia nei giovani. Mi aspettavo un approfondimento maggiore per aiutarmi nel mio servizio di pastorale giovanile. La convivenza e la condivisione europea: buone.

. Il corso è stato un tempo opportuno per il mio tempo di studio e di preparazione. Grazie per la fraternità e l’accoglienza.

. Sono stato molto contento: gli obiettivi del corso sono stati raggiunti. Sono entrato di più nelle cose che toccano la realtà giovanile e il mio lavoro formativo. Mi sono sentito aiutato. Per quanto vissuto nell’insieme: bene.

. Sono arrivato stanco, scoraggiato. Riparto con più fiducia e speranza. Mi sento ottimista, consapevole del cammino da fare. Mi sono sentito aiutato.

. Il cammino di queste settimane è stato bello, in continuità con gli altri corsi. C’è stata una bella sintonia di visione con quanto proposto dal conferenziere salesiano. L’obiettivo si è focalizzato sulle nostre persone e non tanto sul servizio da fare.

. L’obiettivo è stato raggiunto. Per ‘Europa c’è un po’ il problema di mettere insieme varie lingue, ma bisogna adattarsi e fare uno sforzo reciproco.

. Peccato che la durata del corso sia stata piccola: c’era bisogno di più tempo. Per il futuro. Si deve continuare programmando altri incontri.

. In un prossimo incontro: tenere maggiormente in conto la doppia realtà: i confratelli che lavorano nella PV e quelli che sono impegnati in un servizio di formazione e aiutarli con dinamiche appropriate.



Iniziative per il prossimo futuro

* Convivenza dei giovani confratelli delle province Europee: 20-24 aprile 2009 a Granada (Spagna).
Coordinatori: P. Francisco José Martín Vargas (Joselito), Granada, e P. Marcelo Fonseca Oliveira, Famalicao/Portogallo.

* Convivenza di giovani in cammino vocazionale: “Comboni e Paolo”.
Limone sul Garda, 30 agosto – 6 settembre 2009
(cinque giovani per provincia)
Coordinatori: P. Rossano Breda (Venegono) e P. Daniele Zarantonello (Padova).

* Secondo corso di FP per educatori (promotori e formatori) delle Province Europee: due settimane nel 2010.
Da organizzarsi dopo il prossimo Capitolo con la coordinazione del Superiore Provinciale incaricato del settore PV e FdB in Europa (P. Alberto de Oliveira Silva, Portogallo), dei segretari provinciali e del Segretario Generale della Formazione.

Grazie!

Un grazie a tutti: alle province Europee che hanno favorito la realizzazione di questo corso, grazie a tutti coloro che hanno partecipato per il loro impegno e la loro passione comboniana!
Un grazie di cuore alla comunità comboniana di Pesaro per l’accoglienza e la disponibilità nell’accompagnarci nelle due settimane di corso. Un grazie sincero a P. Alberto Pelucchi, Superiore Provinciale e alla Provincia Italiana che ci hanno accolto ed assunto le spese del corso.
Grazie a P. Siro Stocchetti e P. Jesús Villaseñor per il loro lavoro durante il corso!
Grazie a P. Teresino Serra, Superiore Generale e P. Odelir Magri, consigliere generale, che con la loro presenza hanno voluto dirci l’importanza di questo cammino comboniano di formazione per gli Educatori.

MCCJ - Province d'Europa e Mozambico