Domenica 6 settembre 2015
Il Capitolo, ci dice la nostra Regola di vita, è l’autorità suprema dell’Istituto, esercitata in maniera straordinaria e collegiale, ed esprime la partecipazione di tutti i missionari alla vita dell’Istituto stesso. Il Capitolo deve custodire fedelmente il patrimonio dell’Istituto: il carisma del Fondatore, il fine, lo spirito, l’indole e le sane tradizioni dell’Istituto” (RdV 146). Queste sono le prime parole del Superiore Generale dei Missionari Comboniani, P. Enrique Sánchez G., oggi, subito dopo aver dato ai capitolari, anche a nome del suo Consiglio, il benvenuto al XVIII Capitolo Generale, che si svolgerà fino a domenica 4 ottobre. Pubblichiamo di seguito il saluto di apertura.


Saluto di apertura
XVIII Capitolo Generale

Missionari Comboniani
Roma

“Io sono sempre allegro, e già consacrato a Dio, disposto a tutto quello che Dio vorrà da me. Certo che l’opera dell’Africa incontrerà ostacoli d’ogni genere. Io aiutato dalla grazia, cercherò sempre di operare dietro l’inspirazione di Dio, per eseguire in tutto la sua divina volontà, e cooperare, se Dio vuole ai disegni della sua misericordia per i poveri Neri”.
(Scritti 1034)

Cari confratelli,
Vi saluto augurandovi ogni bene nel Signore e vi do il benvenuto, anche a nome del Consiglio Generale, a questo XVIII Capitolo Generale.

Il Capitolo, ci dice la nostra Regola di vita, è l’autorità suprema dell’Istituto, esercitata in maniera straordinaria e collegiale, ed esprime la partecipazione di tutti i missionari alla vita dell’Istituto stesso. Il Capitolo deve custodire fedelmente il patrimonio dell’Istituto: il carisma del Fondatore, il fine, lo spirito, l’indole e le sane tradizioni dell’Istituto.(RdV 146)

In queste poche parole ci viene offerto un riassunto di tutto quello che siamo chiamati a vivere nelle prossime settimane. Siamo un gruppo di Missionari Comboniani che portiamo in noi tutti i missionari dell’Istituto e ci scopriamo oggi chiamati a vivere, in questa sala Capitolare, un’esperienza particolare del nostro essere, della nostra identità, della nostra vocazione e in modo particolare della nostra missione nella Chiesa e nel mondo.

Nelle nostre persone è la vita dell’Istituto che vuol farsi sentire, è la vita che abita ogni comboniano che vuole manifestarsi; siamo la vita dell’Istituto che dal profondo del suo essere vuol dire una parola di coraggio e di speranza, in primo luogo a noi comboniani, ma anche al mondo e alla Chiesa che accoglie il nostro carisma e crede nel nostro essere missionario.

Da quanto ricordato in questo numero 148 della nostra Regola di Vita, non è difficile concludere che siamo chiamati a vivere, in queste prossime settimane, la missione in un modo speciale; perché il Capitolo è missione e perché quello che dobbiamo fare non è un semplice esercizio di valutazione e di programmazione missionaria, ma un momento di missione guidato dall’ azione dello Spirito Santo.

Siamo in missione e questo vuol dire ‘in partenza’ verso una realtà che ci viene offerta come promessa, come novità da scoprire, come mistero d’approfondire per cogliere quell’inaudito che Dio vuole rivelare attraverso di noi, per noi e per gli altri a cui siamo mandati. Siamo in cammino e ci disponiamo a vivere quello che Dio ha preparato per noi. Missione in questo senso vuol dire apertura al dono che Dio ha sognato per noi per offrircelo in questo Capitolo.

Vorrei ricordare con voi che il Capitolo non è un semplice incontro per riflettere, per analizzare la realtà e nemmeno l’appuntamento per dirci in quale direzione dobbiamo dirigere i nostri passi nel futuro prossimo, come si fa in certe istituzioni nei nostri giorni.

Non si tratta dell’assemblea sessennale dei rappresentanti di tutto l’Istituto per decidere sulle strategie che ci permettano di assicurarci il futuro in tempi che non sembrano molto entusiasmanti o per elaborare i progetti che rispondano alle nostre visioni, ai nostri interessi, ai nostri concetti d’Istituto e di missione.

Se ci diamo un momento di silenzio e di riflessione, sicuramente ci accorgeremo che ci troviamo qui chiamati a svolgere un lavoro che dovrà essere più quello del mediatore che del protagonista, dell’ascoltatore e del custode del silenzio e meno del teorico, più di strumento nelle mani di Qualcun Altro che di promotore di cause nostre.

I nostri fratelli ci hanno affidato la responsabilità di vivere questo tempo mettendo al centro delle nostre preoccupazioni e dei nostri interessi il desiderio di Dio per la nostra famiglia missionaria e, in questo senso, penso sia importante non perdere di vista che la missione è Sua e che a noi ci è stato dato soltanto il dono di condividere questa missione.

Credo che tutti siamo abbastanza consapevoli della realtà che viviamo oggi dentro e fuori dell’Istituto; non ignoriamo le sfide e le conversioni che ci vengono suggerite e non chiudiamo gli occhi di fronte alle fragilità che ci accompagnano e che rendono difficile l’efficacia nel nostro essere missionari del nostro tempo.

Per questo il Capitolo sarà un tempo che chiama a veri, seri e profondi cambiamenti a livello personale, comunitario, provinciale e di tutto l’Istituto. Il Capitolo può diventare un tempo prezioso per smascherare l’arroganza che ci fa credere che stiamo bene e che basta andare avanti ripetendo abitudini, modelli, stili e modi di vivere la vocazione missionaria comboniana.

Il Capitolo dovrà essere tempo di purificazione che, mi auguro, ci porti a riconoscere che non ci saranno cambiamenti profondi in mezzo a noi se non accetteremo di metterci in discussione e non saremo capaci di mettere al centro della nostra vita i valori della croce, del sacrificio, della rinuncia, della profonda spiritualità, della passione per la missione che esige la consacrazione totale della nostra vita senza mettere condizionamenti.

In questi ultimi tempi ci siamo sentiti spinti e sfidati dalle tante provocazioni di Papa Francesco che non si stanca di ricordarci che la missione sta cambiando, rompendo i modelli che offrivano sicurezza e conforto e, forse, ci sentiamo a disagio perché non riusciamo a tradurre il nostro più profondo desiderio di missione in opzioni chiare che ci permettano di vivere quell’elemento della nostra spiritualità che ci ricorda che siamo missionari per i più poveri e abbandonati.

Questo Capitolo può diventare una straordinaria occasione per far emergere alla superficie quella passione missionaria che ha permesso di scrivere le pagine più belle della nostra storia, ma che adesso ci è dato di riscrivere con un linguaggio nuovo e con delle scelte che manifestano che la nostra gioia non la troviamo nei comodi centri, ma nelle periferie del mondo dove il Signore ci aspetta per farci gustare la gioia del Vangelo.

Cari confratelli, non lasciamoci rubare quest’occasione straordinaria del Capitolo per aprire le porte allo Spirito Santo, a San Daniele Comboni e a tanti comboniani che ci hanno preceduto nel vivere la ricchezza del nostro carisma. Non permettiamo che le nostre visioni, forse troppo umane e per questo limitate, si fermino lì dove ci assalgono le difficoltà, i problemi, l’incapacità di sognare e di credere. Armiamoci di coraggio e di fede, come Comboni ha saputo fare, accettando e riconoscendo che la vera felicità del missionario è soltanto quella che è marcata dall’esperienza della croce.

Vogliamo diventare i discepoli missionari allo stile di Comboni per vivere la gioia del Vangelo, per questo sappiamo che non c’è un’altra strada se non quella di andare avanti con gli occhi fissi nel Crocefisso.

Il Signore Gesù e sua Madre Maria intercedano per noi in questo momento di grazia e ci aiutino a vivere questo XVIII Capitolo Generale con un cuore pieno del desiderio di non vivere per altro che annunciare il Vangelo ai più poveri e abbandonati.

Buon Capitolo.
P. Enrique Sánchez G. Mccj
Missionario Comboniano
Domenica 6 settembre 2015