Roma, aprile 2018,
Nell’attuale cammino di rivisitazione della Regola di Vita ci è sembrato utile riproporre una parte del prezioso contributo di P. Manuel João Pereira Correia, comboniano, preparato nel gennaio 2012 e presentato a Limone sul Garda nel settembre 2013 in occasione del Seminario sulla Regola di Vita. E’ un bellissimo sussidio frutto del desiderio del Capitolo del 2009 di “Ricuperare la Regola di Vita”; impegno ripreso dal Capitolo del 2015: “Si continui il processo di rivisitazione della Regola di Vita”. A distanza di cinque anni, il testo conserva una grande attualità e un notevole interesse. Gli stimoli e le proposte della nuova Commissione trovano qui la loro fonte primigenia e la loro ispirazione. Pubblichiamo qui alcuni stralci del testo.

MISSIONARI COMBONIANI DEL CUORE DI GESÙ

Commissione per la Regola di Vita

“RICUPERARE LA REGOLA DI VITA”

AC 09, n. 31

Contributo di P. Manuel João Pereira

Limone, 16 settembre 2013

“RICUPERARE LA REGOLA DI VITA”
AC’09, n° 31

Fare uscire il nostro SOGNO dal cassetto

1. Obiettivo della nostra riflessione

Il Capitolo ha invitato l’Istituto a promuovere “una riflessione qualificata sulla Regola di Vita, tale da aiutare a familiarizzarci con essa come strumento di crescita, in fedeltà al carisma comboniano” (AC 31.4; cf. Guida all’attuazione del XVII Capitolo, 12.2).

Siamo invitati a riprendere in mano questo documento per noi fondante...

a)         Per riscoprire l’attualità, l’importanza, la ricchezza della Regola di Vita (RV) per la nostra identità e fecondità apostolica;

b)         Per crescere nella consapevolezza che la RV rappresenta il fondamento del senso di appartenenza all’Istituto e il referenziale insostituibile per il discernimento personale e comunitario.

N° 31  È necessario coltivare una maggiore familiarità con la RV, come strumento di crescita nelle nostre opzioni, secondo il carisma comboniano ai diversi livelli:

31.1     Personale: ogni comboniano si impegni in una lettura feconda della RV.

31.2     Comunitario: la comunità faccia una lettura continuata per una riflessione condivisa, secondo i tempi e le modalità specificate nella carta della comunità.

31.3     Provinciale: ogni Circoscrizione organizzi durante il sessennio un corso di esercizi spirituali o seminari di FP che abbiano come oggetto la RV e la sua contestualizzazione nell’oggi.

31.4     Nel primo triennio il CG scelga alcuni confratelli a cui affidare il compito di una riflessione qualificata sulla RV, tale da aiutare a familiarizzarci con essa come strumento di crescita, in fedeltà al carisma comboniano.

È da notare che il Capitolo ha insistito assai nel “ricupero” della RV. Infatti, oltre questo n° 31, troviamo in altri 17 numeri un riferimento diretto alla RV, oltre i numerosi rimandi di appoggio al testo.

Inoltre, se prestiamo attenzione agli AC’09 (ai singoli documenti e alla loro concatenazione) noteremo che riproducono, in qualche modo, la struttura della RV: Identità (I parte della RV), Spiritualità (II parte), Missione (III parte), Formazione e FP (III parte, sezione III), Governo (IV parte), Economia e missione (V parte).

2. Il nostro punto di partenza: interesse o indifferenza?

Il Capitolo ci invita al “ricupero della RV” (31, 142.1) e per questo ci propone di “coltivare una maggiore familiarità con la RV” (31).

Questo viene da una constatazione: la RV è caduta in un certo oblio.

La commissione incaricata di riflettere sulla RV ha fatto questa osservazione: “C’è una evidente e assai diffusa ‘disaffezione’ riguardo alla RV tra i confratelli (particolarmente nelle giovani genera­zioni, ma non solo). La RV è diventata un documento ‘qualunque’ tra tanti altri. Poco conosciuta, viene facilmente svalutata nel confronto con altre ‘novità’. Affrontare e superare questo ‘ostacolo maggiore’ è essenziale per ‘coltivare una maggiore familiarità con la RV’ (AC 31)”.

2.1 Un fenomeno alquanto generalizzato

Questa disaffezione è un fenomeno assai generalizzato nella maggior parte degli istituti. Infatti, si parla di un passaggio dal “culto della Regola” (prima del Concilio) all’indifferenza attuale (dopo l’entusiasmo iniziale suscitato dal rinnovamento post-conciliare). E questo è in qualche modo comprensibile, se teniamo conto che viviamo in un mondo, in una cultura che privilegia la soggettività e fa talvolta della libertà senza responsabilità la sua norma o aspirazione. Ma il problema più grave è lo scollamento tra la nuova visione della vita consacrata e missionaria maturata negli anni post-conciliari convogliata nella RV e il vissuto concreto delle persone e delle comunità. [...]

3.3 Com’è nata l’attuale “Regola di Vita”

Ecco alcuni cenni storici sulla stesura della nostra attuale Regola di Vita.

a) I documenti Capitolari del 1969 sostituirono totalmente e pienamente le Costituzioni del 1958 e il Direttorio del 1963, per un decennio, cioè fino all’entrata in vigore della Regola di Vita nel 1979. Inizialmente era prevista la stesura delle nuove Costituzioni nel Capitolo del 1975 ma questa è stata rimandata al 1979, in attesa che fosse ratificata la riunificazione dell’Istituto (decisa dai due istituti riuniti in Capitolo in sessione congiunta nel 1975, ratificata da un referendum e sancita dalla Santa Sede il 22.6.1979, festa del Cuore di Gesù, con il nome MCCJ).

b) Un primo abbozzo dell’attuale Regola di Vita fu preparato da una commissione mista e inviato ai membri dei due istituti (FSCJ e MFSC). Le numerose osservazioni pervenute, dovutamente vagliate, costituirono uno “strumento di lavoro” che i capitolari dei due istituti esaminarono e discussero nel Capitolo Speciale del 1979. Secondo il desiderio della maggioranza, le Costituzioni e Direttorio sono stati messi insieme, dato che le norme direttoriali erano una spiegazione o applicazione pratica delle Costituzioni.

c) Le nuove Costituzioni elaborate dal Capito del 1979 furono approvate dalla S. Congrega­zione per l’Evangelizzazione dei Popoli (SCEP) il 5.2.1980 ed entrarono in vigore il 13.6.1980, festa del Cuore di Gesù, ad experimentum, secondo le disposizioni della Chiesa, fino al Capitolo seguente (1985).

d) L’edizione definitiva ed attuale della RV (1988) fu approvata dalla Santa Sede il 3.12.1987. Il testo fu rivisto e aggiornato secondo le indicazioni del Capitolo del 1985, del nuovo CIC (1983) e della SCEP (vedi lettera del CG del 10.6.1988).

4. Una Regola di Vita che profuma di Vangelo

Per molti versi, la nostra RV ha anticipato i tempi ed è stata innovatrice. Ma conserva tuttora la sua “freschezza”, dovuto allo stretto legame con le nostre sorgenti evangeliche e carismatiche. Potremmo dire che essa è un “tesoro nascosto” che non abbiamo saputo sfruttare, per cui qualcuno diceva che “non ci meritiamo la RV che abbiamo”. Questo “sogno” o “ideale” del Comboniano finì, per certi versi, nell’oblio del fondo di qualche cassetto del nostro tavolo di lavoro e della nostra mente. Ecco perché il Capitolo, prendendo coscienza di questa realtà, ha invitato l’istituto a “recuperare la RV” (AC 31).

4.1 Il perché di una “Regola”

In ogni nuova esperienza carismatica, dopo una iniziale fase “a-nomica”, arriva “l’ora della Regola” dove si fissa la “novità” della nuova “forma vitae”. È una condizione per la sua sopravvivenza. Altrimenti rischia di sparire con la morte del Fondatore o dei primi testimoni in cui il nuovo carisma si era incarnato. La “lettera” (la regola) offre allo “spirito” (il carisma) un “corpo” e quindi consistenza e continuità. Lo “spirito” (carisma) offre alla “lettera” (la regola) un’ “anima” e quindi la vivifica e rinnova costantemente.

La “Regola” è frutto e dono particolare dello Spirito, tale come l’esperienza carismatica. Il Carisma “rivela” un aspetto del mistero di Cristo per l’edificazione della Chiesa “Corpo di Cristo” e il potenziamento della sua missione nel mondo. La Regola cerca di cogliere il nocciolo ed interpretare nella vita questa “rivelazione” per renderla accessibile ad altri, dargli una visibilità nella Chiesa e garantire la sua continuità nel tempo. Attorno la Regola cresce il Carisma, arricchito dall’esperienza di altri “chiamati”. Essa è il garante della comunione e fedeltà, in quanto catalizzatore dell’identità carismatica, e una salva­guardia contro eventuali “smarrimenti”, in quanto punto di riferimento continuo per il discernimento nelle scelte da fare.

4.2 Alcune caratteristiche della nostra RV

a) Riguardo al contenuto

1) La nostra RV si presenta particolarmente ricca, dal punto di vista biblico ed ecclesiale, teologico e spirituale, carismatico e missionario... è stata molto apprezzata da Propaganda Fide (vedi lettera di approvazione della Santa Sede del 5.2.1980, ‘eccezionalmente’ prodiga in elogi.), così come da altri istituti.

- Troviamo 273 note a piede pagina. Oltre le ‘fonti comboniane’ (68 volte), vengono citati 22 documenti ecclesiali (circa 250 volte, di cui un centinaio dal CIC) e 20 libri della Scrittura, quasi tutti del NT (116 volte, di cui 45 dai vangeli, 45 dalle lettere di Paolo e 14 dagli Atti). Potremmo dire che la nostra RV, profondamente radicata nella tradizione ecclesiale ed intessuta di riferimenti biblici... profuma di Vangelo.

2) Una delle novità della nuova RV è il fatto di aver dato un ampio spazio alla descrizione del carisma del Fondatore come punto di partenza. La Parte Prima della RV (nn. 1-19, sul Fondatore e l’Istituto) diventa così l’elemento “ispiratore” di tutta la RV ed offre gli elementi essenziali della spiritualità missionaria comboniana, delineata e concretizzata lungo il documento.

- Il nome di Comboni è menzionato 19 volte nella RV e quello del Fondatore 28 volte, in netto contrasto con le Costituzioni precedenti. Infatti il nome di Comboni appare soltanto nelle “Norme e Consuetudini” allegate alle Regole del 1958.

3) Un’altra novità è lo spirito di “fraternità” che pervade tutto il documento. Si sottolinea quanto accomuna sacerdoti e fratelli e per questo la terminologia di “fratello/i” viene usata 22 volte come sinonimo di “confratello/i” (19 volte).

- La vocazione specifica del fratello è vista sotto la nuova prospettiva della “ministerialità” e presentata in termini molto luminosi: “... il fratello (è) un ministro che rivela Gesù Cristo” (RV 61). Siamo molto lontani dalla mentalità clericale delle Costituzioni del 1958 che dicevano: “I fratelli, come coadiutori e cooperatori del sacerdote, riconoscano di dover dipendere in ogni cosa dai Padri, come a loro superiori” (n° 411).

4) La RV appare tuttora attuale. P. Manuel Augusto, in una recente riflessione sulla RV (Epifania 2012), parla di “una esperienza che ci sorprende”: ogni volta che apriamo questo libretto, il testo ci appare sempre attuale, non ha perso il suo vigore con il passare del tempo. Esso illumina le questioni di ieri ed oggi e ci sfida conducendoci all’essenzialità. Questo non toglie che la RV possa “crescere” ulteriormente con i nuovi apporti, specie della riflessione ecclesiale.

5) Un altro aspetto che risalta dalla RV è la luminosità ed impatto nella sua sobrietà. Dice ancora P. Manuel Augusto: “la parola della RV è una parola chiara, forte, indicativa e rispettosa senza compromettere la verità”, che ha il sapore della “parola viva, efficace e penetrante” di cui parla l’autore della lettera agli Ebrei (4,12), in contrasto con certe nostri discorsi, molto “liquidi”, sulla sequela e la missione.

b) Riguardo alla forma

1) Il documento privilegia l’uso della terza persona del singolare, mettendo come soggetto il “missionario” (197 volte), il “comboniano” (49 volte), il “missionario comboniano” (15 volte). Troviamo anche la terza persona del plurale, seppure con meno frequenza: i “missionari” (52 volte), “missionari comboniani” (13). Ma il plurale “comboniani” appare solo 2 volte e “l’istituto comboniano” 3 volte. Invece il soggetto collettivo “istituto” e i suoi “membri” appare circa 250 volte, e “fratello/i” e “confratello/i 41 volte. Non appare mai il soggetto in prima persona plurale (noi) e troviamo una sola volta l’aggettivo possessivo “nostro” (RV 105.3).

2) è interessante notare che il sostantivo “religioso/i” appare una sola volta (RV 39.3) e l’aggettivo (riferito a comunità o casa, vita, stato, consacrazione, professione, istituto) appena 12 volte. Si sottolinea chiaramente la dimensione missionaria dell’istituto piuttosto che quella religiosa.

- In cambio, nelle nostre Costituzioni del 1958 si usa più spesso il sostantivo e l’aggettivo “religioso/i” (più di un centinaio di volte), piuttosto che quello di “missionario/i” (una cinquantina di volte).

3) La RV usa sempre l’indicativo, evitando accuratamente l’imperativo. Ciò fa risaltare la dimensione descrittiva e propositiva di “ideale” piuttosto che l’aspetto legalista o moralista.

- Il contrasto con le Costituzioni del 1958 è anche qui eclatante. Infatti, il documento privilegia l’imperativo, o il congiuntivo e il futuro, e la terminologia è di carattere quasi esclusivamente normativo. Naturalmente la RV, oltre ad essere la nostra “Vita” come ideale e quindi ad esercitare un certo fascino, è anche una “Regola” che richiede un impegno da parte nostra.

4) La scelta del nome “Regola di Vita” vuole in qualche modo smorzare la dimensione “normativa” richiamata dalla “Regola”, per sottolineare la dimensione di “strumento di crescita” carismatica (AC 31), evocata nel suo collegamento con la “Vita” e il Vangelo (la “Regola di Vita” del cristiano). Questo le dà una veste di certa “freschezza” e perennità.

- Ancora una volta il contrasto con il testo delle Costituzioni del 1958 è patente. Mentre la RV si muove nell’ambito dell’ideale evangelico, obiettivo di vita di ogni comboniano (cioè il suo “specchio” ideale), le Costituzioni del 1958 hanno come paletti categorie come: si può/non si può, diritto/dovere, proibito/permesso, obbligo/lecito, delitto/pena, grave/gravissimo... Assai più lungo (con 506 numeri, mentre la RV ne ha 175), il testo è molto dettagliato e circostanziale, e quindi potenzialmente effimero e obsoleto.

4.3 Un tesoro da riscoprire

Credo che siamo tutti più o meno coscienti dell’utilità ed importanza di una “Regola” per la sopravvivenza e fecondità del carisma. Voglio sperare che siamo convinti pure della ricchezza ed attualità della nostra RV come depositaria privilegiata del nostro patrimonio carismatico. Dall’altra parte, constatiamo pure che la nostra RV è spesso trascurata, caduta nell’oblio del fondo di un cassetto o impoverita su uno scafale. Si tratta di un tesoro da riscoprire. In che modo “recuperare” la RV?

1) Prima di tutto, sottolineando la sua dimensione carismatica. L’impatto della RV viene dalla sua capacità di “riallacciarci all’esperienza fondante”, di essere una sintesi del nostro patrimonio spirituale.

2) Un autentico “recupero” della RV sarà possibile solo se arriveremo a riappropriarci del suo “filone mistico-contemplativo”. In effetti, ogni Regola è un ruscello che proviene dalla sorgente del Vangelo ed è segno delle vestigia Christi. Per questo gli AC’09 (al n° 20), per vivere la nostra spiritualità, invitano a “porre al centro della nostra vita la Parola di Dio, la vita e gli scritti di S. Daniele Comboni, la RV, la tradizione dell’Istituto...”.

3) Per questo conviene che la parte costituzionale conservi il suo carattere di sobrietà, che rievoca e riassume l’essenziale, in forma espressiva e selettiva, in modo da facilitare pure la memorizzazione. Un ricordo senza forma facilmente si perde. Ha bisogno di essere ancorato a delle parole forti, concise ed incisive. Per questo alcuni sono piuttosto contrari a mettere insieme la parte costituzionale con quella direttoriale. Sono testi disuguali. Nel “Direttorio” predomina l’estensione e il secondario, spesso formato da materiale cestinato per accontentare tutti quanti, come dice ancora il padre claretiano Santiago González.

4) Infine, bisogna dire che non ci sarà un “recupero” o “riappropriazione” della RV senza una più grande familiarità con essa. E le proposte concrete offerte dal n° 31 degli AC’09 sarebbero più che sufficienti per un ritorno fecondo alla RV, se prese sul serio.

5. Uno sguardo d’insieme alla nostra RV

Ci limiteremo a qualche accenno alle differenti parti della RV, come introduzione ad uno lavoro personale di approfondimento sulla parte costituzionale.

5.1 PARTE PRIMA: Il carisma del Fondatore e l’Istituto Comboniano – Cioè il nostro identikit

Oggi più che mai, nella confusione in cui ci troviamo a vivere, se non sappiamo “chi siamo” siamo destinati a “disperderci” e “perderci”, inseguendo mode o correndo dietro le urgenze. Ci vogliono dei punti fermi. Li troviamo nella RV (Costituzioni), nostra carta d’identità, nostro identikit.

Se ci specchiamo nella prima parte della RV, in particolare, ritroviamo il nostro vero volto, un volto giovane, bello, il “sogno” di Dio e di Comboni su di noi. Magari ci troviamo pieni di rughe, storti e malandati, per l’usura degli anni e delle nostre debolezze, ma guardandoci lì ritroviamo la nostra bellezza originaria. E possiamo rifare il look.

A) CARISMA DEL FONDATORE

La Sezione Prima sul CARISMA del Fondatore ci presenta la nostra IDENTITÀ carismatica (come grazia e come impegno.), la nostra essenza, il nostro talento particolare, la nostra eredità, il nostro modo di configurarci a Cristo, le radici di cui riceviamo la linfa vitale. Essa ispira il nostro particolare stile di vita, dà una impronta particolare alla nostra vita comunitaria, nutre e caratterizza il nostro zelo apostolico. Si tratta delle nostre RADICI, della nostra dimensione mistica, INTERNA, profonda, cioè dell’ESSERE.

B) ISTITUTO COMBONIANO

La Sezione Seconda sull’ISTITUTO Comboniano invece riguarda la nostra configurazione esterna, la nostra APPARTENENZA, quello che ci caratterizza come “Organismo”, come “Famiglia”, in rapporto con il Corpo della Chiesa in cui siamo inseriti, con la Missione che ci è propria e con il Mondo in cui operiamo. Ci offre la nostra identità ecclesiale e sociale. Si tratta di precisare il tipo di ALBERO che siamo, di entrare in rapporto con il TERRENO in cui siamo piantati, e il tipo di FRUTTO che si aspetta da noi. Riguarda quindi l’interazione con l’ESTERNO, la sua visibilità, cioè il suo OPERARE.

5.2 PARTE SECONDA

L’istituto, Comunione di Fratelli Consacrati al Servizio Missionario – Cioè la nostra vita di CASA e di FAMIGLIA: Come viviamo, dove abitiamo, come ci nutriamo.

Questa Parte Seconda la vedo intimamente collegata con la Prima Sezione della Parte Prima (Carisma del Fondatore). Si tratta di precisare il nostro ESSERE (stile e forma di vita e spiritualità).

E’ importante curare la vita “interna”, cioè la nostra INTIMITà, la vita di CASA, lo spirito di FAMIGLIA, se vogliamo che la nostra azione (servizio missionario) sia testimonianza che trabocca da una pienezza di Vita sperimentata “dentro”. Altrimenti l’apostolato diventa FUGA e, alla lunga, ci svuota e diventa... vuoto. Ecco perché questa Parte Seconda ci presenta la Vita Consacrata (Sezione I), la vita comunitaria (Sezione II) e la Vita di Preghiera (Sezione III).

É importante, in particolare, SENTIRSI A CASA nella nostra comunità. Per questo mi sa che abbiamo bisogno di investire di più nel coltivare lo SPIRITO DI FAMIGLIA per avere un ambiente di fiducia e di GIOIA.

Riguardo alla vita comunitaria, bisogna evitare due estremi: l’idealizzazione (pretendere “il cielo sulla terra”) e la colpevolizzazione (lamentarsi continuamente della “comunità che non c’è”). L’ideale non è reale e diventa facilmente una gabbia. La lamentela può essere una bella scusa per “lavarsi le mani” (per non dovere “lavare i piedi dei fratelli”.). Lo spirito di famiglia ci sarà nella misura in cui i membri di una comunità, superando l’egocentrismo con la tentazione di idealizzare, di colpevolizzare e di lasciarsi andare a inutili lamentele, daranno il proprio contributo per il bene della comunità. Accettando l’imperfetto, cioè l’ideale possibile.

5.3 PARTE TERZA: Il servizio Missionario dell’Istituto

Sezione Prima: EVANGELIZZAZIONE – Cioè la nostra PASSIONE e fecondità apostolica.

La Parte Terza, sul servizio missionario dell’Istituto, a mio parere, si collega particolarmente con la Seconda Sezione della Parte Prima (Istituto Comboniano). Dopo aver considerato il nostro ESSERE interno (Parte Seconda), adesso si presenta la fecondità dell’essere nell’OPERARE all’esterno.

Si tratta del FRUTTO particolare (Missione specifica) che decolla dal nostro speciale carisma (Sezione I: Evangelizzazione), così come del SEME che moltiplica il tipo di albero e lo fa perdurare nel tempo (Sezione II: Animazione Missionaria) e il processo di SVILUPPO (Sezione III – Cap. I: Formazione di Base) e di MATURAZIONE (III Sezione – Cap. II: Formazione Permanente).

A mo’ di conclusione:
ripartire con la Regola di Vita

Riprendere in mano la RV in questa fase della vita può offrirci una buona opportunità per ripartire abbracciando il nostro SOGNO comboniano nella sua integrità, purezza e bellezza. Non perché questo sia facile o lo vediamo alla portata delle nostre forze. Anzi. La coscienza dell’altezza del nostro Ideale e l’esperienza della nostra fragilità ci hanno tante volte quasi scoraggiati davanti ad un tale compito. Nel nostro entusiasmo giovanile forse l’abbiamo ritenuto “possibile” alle nostre forze. Oggi sappiamo che non lo è. Ma il Signore ci chiama ad accogliere la nostra RV di nuovo, mettendo la nostra fiducia nella Sua Grazia capace di portare a buon fine l’opera iniziata in noi. È il momento della “seconda chiamata” (René Voillaume) quella dell’abbandono fiducioso nelle mani di Dio.

Che il Signore, attraverso l’intercessione di S. Daniele Comboni,  conceda a tutti di far parte di questo terzo gruppo di “ardenti”, appassionati delle vette. La RV ci servirà da guida in questo “nuovo” ed entusiasmante viaggio ed offrirà alla nostra vita e ministero un nuovo sapore e profumo.
P. Manuel João Pereira Correia
Roma, 18 Gennaio 2012