Sabato 2 marzo 2019
“I contatti tra le varie culture necessariamente portano a una certa interculturalità, anche se l’incontro tra persone di cultura diversa spesso può innescare un conflitto d’identità. Il nuovo ambiente rende, cioè, l’immigrato più consapevole di chi egli è, dei valori propri, di ciò che dava senso alla sua vita nella società d’origine… [Vedi allegati]

La vera integrazione quindi si realizza là dove l’interazione tra gli immigrati e la popolazione autoctona non si verifica soltanto in campo economico-sociale, ma altresì culturale. Ambedue le parti, comunque, devono essere disposte a farlo, giacché motore dell’integrazione è il dialogo”.  Il problema è se “l’Europa sia pronta ad affrontare la sfida di una tale integrazione interculturale, vale a dire se essa sia consapevole della sua identità e perciò atta a dialogare con le altre culture, senza perdere la propria.” Mons. Marchetto afferma che “l’unità culturale europea, prima ancora che quella economica e politica, va cercata…nelle sue radici, nei valori comuni, in quello stile di vita che ha un “supplemento d’umanità”, identificante appunto la civiltà europea, radicata nell’ humuscristiano.” Infatti, l’allora card. J. Ratzinger affermava, in un intervento intitolato ‘Europa. I suoi fondamenti spirituali ieri, oggi e domani’, che l’Europa “non è un continente afferrabile in termini geografici, ma piuttosto un concetto culturale e storico.”
Fonti: ilcattolico.it e cinquepassi.org