Sono le letture bibliche per la solennità dell’Assunzione di Maria che tracciano il percorso per una riflessione profonda sul mistero che si celebra. In effetti, associata in forza delle sua maternità storica al destino di Gesù, morto e risorto, Maria è il prototipo dei credenti. In lei arriva a compimento il disegno salvifico di Dio. Nella sua persona, assunta nella gloria celeste, la fede cristiana vede realizzate le proprie certezze e le proprie speranze. [...]
Il destino di gloria dei poveri del Signore
Ap 11,19; 12,1-6.10; Sl 44; 1Cor 15,20-26; Lc 1,39-56
La “dormitio Virginis” (Oriente) e l’Assunzione (Occidente) sono tra le più antiche feste mariane. Questa antica testimonianza liturgica fu esplicitata e proclamata in modo solenne dal papa Pio XII nel 1950. In Maria assunta, corpo e anima, al cielo si manifesta pienamente la vittoria pasquale del Cristo e si rivela il volto dell’umanità quale Dio l’ha concepito nella prima creazione e quale si manifesterà in ciascuno di noi nell’ultimo giorno. Maria è, quindi, la “primizia e l’immagine della Chiesa”. La sua glorificazione non la distacca dalla Chiesa, ma la inserisce ancora più intimamente in essa.
L’assunzione di Maria in anima e corpo alla gloria del cielo risulta allora segno di consolazione e di speranza per l’intera famiglia umana. L’atto più importante di Maria è il “sì” a una singolare missione: essere la madre del Salvatore del mondo. Il suo merito è tutto in questo rapportarsi al disegno divino. Qui è la radice della sua grandezza. La glorificazione che viene a Maria non è che la maturazione ultima di quel “sì” alla chiamata / elezione ad essere madre di Dio. Nell’Assunzione c’è da vedere realizzata la fioritura non solo dei privilegi propri a Maria, ma anche di una condizione di base comune a tutti i redenti: il discepolo di Cristo. Lo conferma sant’Agostino, quando ricorda che per Maria è stato privilegio più grande essere stata discepola del Figlio piuttosto che sua madre.
Nell’esaltazione di Maria c’è da sottolineare in modo particolare l’esaltazione della “carne” vista come “cardine” della salvezza, come lo diceva Tertulliano (“caro salutis cardo”). Non manca d’altra parte un riferimento alla dignità della donna e alla sua vocazione nell’ambito della famiglia, della società e della Chiesa. Inoltre, la solennità dell’Assunta, collocata proprio nel mezzo delle vacanze, si presenta in un certo modo come la “pasqua mariana dell’estate” e costituisce un invito discreto o implicito, ma fermo, ad arrestarsi e riflettere sul valore della persona umana – corpo ed anima – e sulla maniera giusta della sua “realizzazione”, nella luce del mistero di Maria glorificata con Cristo.
La Madonna dovrebbe ricordarci quel “supplemento d’essere” di cui ha bisogno l’uomo contemporaneo, del postmoderno. Questo compito fa anche parte della funzione profetica della Chiesa, cioè, rivelare e produrre ciò che manca a gente che si illude di avere tutto, e fare capire a tutti il disegno del mondo. Le parole pronunciate da Maria alle nozze di Cana rimangono, in questa prospettiva, emblematiche: “…Non hanno più vino”. Mai come oggi Maria appare nella sua specifica funzione materna: colei che ci rivela ciò che ci manca: un bisogno urgente di un “supplemento d’essere”. Poiché spesso viviamo di banalità e vuoto; e cerchiamo di riempire questo vuoto con l’inutile. Oppure parliamo spesso di Dio, e ci dimentichiamo tanto di parlare con Lui o di lasciarLo parlare. La ricerca dei piaceri effimeri e dei beni materiali finiscono per renderci superficiali, schiavi e ci fanno perdere nello stesso tempo il timore di Dio, principio della saggezza. Questa corsa ci impedisce soprattutto di scoprire l’al di là delle cose e l’al di là di noi stessi.
Maria indica la via all’umanità pellegrinante verso il regno della vita anche nel Magnificat, quando passa in rassegna le tappe della storia della salvezza dove si manifesta la potenza di Dio, il santo e il misericordioso che fa cose grandi a favore di quelli che lo temono e mettono in pratica le sue parole. Quindi, la beatitudine vera non consiste nell’avere un vincolo di parentela fisica con Gesù, come quello della madre, ma nell’ascoltare e nel mettere in pratica le parole di Dio. È così che si stabilisce un vero e valido legame con il Signore, che ci porta al cielo.
Don Joseph Ndoum
«Grandi cose ha fatto in me l’onnipotente…»
e «Nulla è impossibile a Dio»
Sono le letture bibliche per la solennità dell’Assunzione di Maria che tracciano il percorso per una riflessione profonda sul mistero che si celebra. In effetti, associata in forza delle sua maternità storica al destino di Gesù, morto e risorto, Maria è il prototipo dei credenti. In lei arriva a compimento il disegno salvifico di Dio. Nella sua persona, assunta nella gloria celeste, la fede cristiana vede realizzate le proprie certezze e le proprie speranze. Accettando di inserirsi con crescente consapevolezza nel disegno divino, Maria ne assume senza riserve tutta la logica e vi corrisponde con ferma fedeltà. E’ cosi che la sua esistenza si apre a quelli sviluppi che faranno della sua persona la più compieta epifania – manifestazione, dopo Cristo – di ciò che può diventare una creatura docile all’azione dello spirito.
Maria assunta in cielo è quindi segno di speranza nel cammino della chiesa. Il concilio vaticano II (LG 68) afferma che la Beata Vergine «brilla ora sulla terra innanzi al peregrinante popolo di Dio, quale segno di sicura speranza e consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore» (cf. 2 Pt 3,10). Ne dà conferma il fatto che la chiesa spesso la invoca «speranza nostra» (cf. "Salve Regina …Spes nostra") «madre della speranza» (cf. inno latino delle letture del 21 novembre) e si rallegra per la sua natività in quanto «speranza aurora di salvezza per il mondo intero».
La maternità divina di Maria è il punto di partenza della sua identità successiva. Il figlio doveva un corpo ; quel corpo, precisamente, che aveva reso possibile la sua « incorporazione » nel mondo. L’Assunzione della B.V. Maria al cielo, in corpo e anima, senza scavalcare la tappa della morte né conoscere la decomposizione nel sepolcro, si colloca alla risurrezione di cristo. Ciò che è successo a Maria, tuttavia, mistero celebrato nell’assunzione di Maria diventa cosi anticipazione luminosa della sorte di tutti coloro che sono «incorporati» nel Cristo.
Il privilegio concesso alla Madre di Dio ha anche un’altra motivazione: Lei rappresenta il modello più fedele della sequela. Nessuno ha seguito l’itinerario del Figlio più da vicino di quanto l’abbia seguito Maria: una sequela fedele, totale, senza incrinature. La Madonna rappresenta la risposta più perfetta che mai sia stata data alle esigenze di Dio. Lei è beata perché ha creduto nella parola del Signore.
L’Assunzione di Maria al cielo in corpo e anima: tutto l’essere è quindi glorificato da Dio. La meraviglia suprema è la partecipazione del corpo, dell’umanità di Maria. Si tratta della consacrazione della corporeità, che non è più un nemico da combattere né una sudicia prigione per la «nobile anima». Questa visione pessimistica del corpo cessa con l’Incarnazione del Figlio di Dio, con cui tutto viene riscattato riconciliato.
L’Assunzione ci ricorda, quindi, la grandezza e il rispetto sacro dovuto al corpo umano, chiamato a diventare anche strumento, e tempio dello spirito (1 Cor 6, 19-20). Degradare, mercificare, violentare e disonorare questo corpo significa offendere e toccare sacrilegamente Dio in quello spazio inviolabile e mobile in cui ha posto la propria dimora nell’uomo.
«E il verbo si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi».
Don Joseph Ndoum