La missione di padre Franco: “Ho ripreso i miei incontri con i drogati del quartiere”

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Giovedì 14 agosto 2025
Carissimi, vi scrivo di nuovo da Cali (Colombia) dopo circa quattro mesi dal mio ritorno qui, mentre voi in Italia siete in pieno Ferragosto, festa che qui non esiste: ogni popolo ha le sue tradizioni. Al tornare a Cali ho trovata cambiata la mia comunità. Il mio compagno Alfred con cui avevo vissuto per tre anni è stato trasferito a Medellin dove è ora il formatore dei giovani Colombiani che si preparano alla vita missionaria. Vivo adesso con un messicano e un congolese: tre continenti nella stessa casa.

É un piccolo laboratorio di interculturalità: la cosa non sempre è facile però tutti e tre stiamo tentando di volerci bene con tutte le nostre differenze e questo è già, nel suo piccolo, un annuncio che un mondo nuovo è possibile.

Ho ripreso i miei incontri con i drogati del quartiere. La cosa non sempre è facile però alcune volte è molto interessante, come l'incontro che ho avuto due giorni fa. Era l'imbrunire quando mi sono avvicinato a un gruppetto di 5 giovani tra i 20 ed i 30 anni: erano tre donne e due uomini che si stavano drogando.

Uno di loro, intuendo che avevo voglia di stare con loro per un po’, si è alzato e mi ha offerto il blocco di cemento dove lui era seduto, cosa che ho accettato con molto piacere perché sempre più faccio fatica a stare in piedi fermo per tempi lunghi.

Dopo un po’ ho attaccato discorso con Camilla, una trentenne con 5 figli di diversi papà. Li ha lasciati in casa dei genitori e lei vive in casa di un amico.

Lavoricchia, facendo ogni tanto una notte in un ospedale della zona che la chiama quando ne ha bisogno: non è un posto fisso però mi dice che la pagano bene.

Dall'altra parte c'era un venticinquenne che non avevo mai visto. Mi presento e gli chiedo di cosa si occupa. Mi ha risposto che era appena uscito dal carcere e non riusciva a trovare lavoro perché in un incidente si era rovinato l'indice destro che non si piegava più.

Gli ho chiesto se non c'era qualche lavoro che si può fare senza un buon uso dell'indice e mi ha risposto che no perché il lavoro che lui sa fare è sparare. Ho preferito non indagare oltre intuendo che era stato in carcere perché arrestato come sicario.

Da poco è morto in Colombia un candidato a presidente ucciso da un sicario sedicenne...

Purtroppo in Colombia queste cose si ripetono spesso.

Tra loro c'era un trentenne, appena sceso da un grande triciclo a pedali con cui si offre a chi ne ha bisogno per trasportare ogni tipo di cose. Vive in coppia con una ventenne che ha già un bambino di 6 anni avuto da un altro. Al signore la giornata era andata bene ed aveva un po’ di soldi in tasca. É andato a comprare 6 gelati di Maní (che voi chiamate noccioline americane) nella casa di una vicina e ne ha regalato uno ad ognuno dei presenti. Erano molto buoni e li abbiamo mangiati in compagnia.

Dopo un'oretta che ero lì son tornato a casa e mi chiedevo se avevo fatto qualcosa di buono per loro. Forse lo unico era stato ascoltarli senza giudicarli.

Mi dicevo che forse avevamo celebrato insieme l'ottavo sacramento, quello della solidarietà degli emarginati, capaci di condividere un gelato in compagnia.

Mi sentivo orgoglioso di essere stato ammesso a condividere con loro quel gelato come un amico loro. Ripensavo a quella frase di papa Francesco che tanto mi piace: “Riscoprire il gusto spirituale di essere popolo”.

Cosa potrà nascere da quell’incontro fraterno, da quel sacramento condiviso?

Buon Ferragosto!

P. Franco Nascimbene