Il 22 settembre P. Simone Civallero è stato trovato morto nel suo letto, all’ora di pranzo. Aveva 85 anni. Era il più anziano dei confratelli della provincia del Brasile Sud. Da anni aveva problemi al fegato che, come ben sapeva, l’avrebbero portato alla tomba. Originario di Spinetta (Cuneo), tranne un breve periodo in Italia (1965-1968), ha passato quasi tutta la sua vita in Brasile, dove era arrivato nel 1956.
50 anni in Brasile
Gli piaceva ricordare i primi tempi, specialmente quando, arrivando con la nave e ormai vicino alla costa brasiliana, ebbe una crisi improvvisa di nostalgia e di rifiuto che gli fece prendere la decisione di ritornare in Italia con la stessa nave sulla quale era venuto. Gli sembrava che non sarebbe mai riuscito a inserirsi in quel mondo per lui così diverso e strano e che, tra l’altro, non era stato lui a scegliere, ma i suoi superiori... Fu sufficiente, però, mettere i piedi a terra per cambiare idea. Il Brasile gli entrò subito nel cuore e vi rimase per ben 50 anni!
La sua esperienza missionaria è legata ad alcuni luoghi che P. Simone ha segnato con il suo stile inconfondibile e che lo hanno segnato nel cuore e nella personalità. Aveva 35 anni quando arrivò e fu destinato al nord dello stato dello Spirito Santo dove i Comboniani, da tre o quattro anni, stavano lavorando nelle prime missioni di quella che sarebbe diventata la nuova diocesi di São Mateus.
Il suo “primo amore” fu la parrocchia di São Gabriel da Palha dove lavorò intensamente per otto anni. Il suo nome è rimasto per sempre legato alle principali strutture parrocchiali, la bella e imponente chiesa, la canonica, la scuola, l’asilo, oltre che a diverse comunità cristiane. È legato anche ad altre iniziative di carattere sociale, come la cooperativa di produttori di caffè, ora diventata una delle più importanti della regione.
Le numerose qualità
Vorremmo sottolineare alcuni aspetti importanti della sua ricca personalità. Aveva grandi capacità amministrative e tecniche che lo portarono a cominciare lavori importanti, facendo in modo che le parrocchie nelle quali era mandato si aprissero ai mutamenti che avvenivano in campo economico, sociale e politico. P. Simone ha sempre colto le sfide del momento presente cercando di rispondere con coraggio e generosità. Queste capacità tecniche e amministrative furono riconosciute anche dai superiori che lo scelsero, per alcuni anni, per il servizio di economo provinciale. Aveva anche grandi qualità pastorali. P. Simone sapeva riunire e motivare le persone. Del suo passaggio nelle varie parrocchie si ricordano le attività e il coinvolgimento in esse di persone, gruppi e movimenti. I registri della parrocchia di São Gabriel da Palha riportano dei dati impressionanti come quelli relativi alla prima visita pastorale del vescovo comboniano Mons. Giuseppe Dalvit che, nel 1960, amministrò più di seimila cresime!
P. Simone portava avanti una pastorale aperta e impegnata nel sociale. Non è mai stato un rivoluzionario, ma percepiva l’importanza di unire la fede con la vita. Considerava parte del lavoro pastorale il creare strutture di servizio e organizzazioni popolari. Inoltre, possedeva una grande chiarezza di obiettivi che, legata ad un temperamento forte e un po’ ispido, lo portò molte volte a camminare da solo, persino ai margini del gruppo. Infatti, non sempre aveva la pazienza di aspettare gli altri, né la capacità di riconoscere il lavoro fatto assieme, anche se questo non diventava mai un pretesto per fare ciò che voleva. Per lui, la missione esigeva dedizione totale ed esclusiva.
Infine, dobbiamo ricordare la sua attenzione per i poveri. P. Simone si è preoccupato per gli altri fino alla fine. Aiutava persone e istituzioni, devolvendo loro tutte le offerte che riceveva dalla famiglia, dagli amici e dai benefattori. Aveva stabilito un legame particolare con una casa di riposo per anziani che sostenne fino alla morte, senza farlo sapere a nessuno.
Le numerose amicizie
P. Simone può essere considerato, forse, un missionario del passato, dal cuore grande e generoso. Era questo il segreto di tante amicizie che conservò fino alla morte. Anche ultimamente, appena si sentiva un po’ meglio, andava a passare qualche giorno in casa di amici con i quali aveva mantenuto, per decenni, rapporti di amicizia. Ad esempio, in una famiglia di São Gabriel da Palha, c’era una stanza sempre a sua disposizione e, anche quando i limiti fisici erano diventati gravosi ed evidenti, era considerato uno della famiglia. Al suo funerale, sono stati presenti rappresentanti da quasi tutti i luoghi in cui ha svolto il suo servizio. Diverse comunità hanno rivendicato il diritto di averlo per sempre nel loro cimitero. P. Simone è stato sepolto accanto ad altri due confratelli nella tomba comboniana di Nova Venécia.
P. Giovanni Munari, mccj
Da Mccj Bulletin n. 234 suppl. In Memoriam, aprile 2007, pp.24-27.