In Pace Christi

Bano Luigi

Bano Luigi
Data di nascita : 16/01/1933
Luogo di nascita : Borgoricco
Voti temporanei : 09/09/1952
Voti perpetui : 09/09/1958
Data ordinazione : 14/03/1959
Data decesso : 27/08/2008
Luogo decesso : Cordenons (PN)

P. Luigi Bano era nato a Borgoricco, in provincia di Padova, il 16 gennaio 1933. Avendo nella sua famiglia due Missionari Comboniani, lo zio P. Leonzio e il fratello P. Marcello, da ragazzo sentì il desiderio di seguirli nella vocazione missionaria. Frequentò, quindi, le scuole medie nella scuola apostolica di Padova (1945-1947) e le medie superiori (1948-1950) in quella di Brescia. Fece il noviziato (1950-1952) a Gozzano, in provincia di Novara, dove emise i voti temporanei il 9 settembre 1952. Studiò filosofia a Verona (1953-1955) e teologia a Venegono (1955-1959). Fu ordinato sacerdote nel marzo del 1959.

Nella London Province

Inviato nella London Province per imparare l’inglese e per una specializzazione, frequentò un corso di botanica e zoologia a Londra, insegnando allo stesso tempo nel nostro seminario di Sunningdale (1959-1961). Fu poi assegnato alla provincia dell’Etiopia-Eritrea (EE), dove lo troviamo come insegnante (scienze, pedagogia e storia della filosofia) e, per un breve periodo, vicerettore nel seminario etiopico di Asmara (1961-1965), affidato ai Comboniani e di cui era rettore P. Emilio Ceccarini. Nel 1965 partecipò al Corso di Rinnovamento a Roma. Nel 1966 fu assegnato alla London Province come insegnante e padre spirituale dei nostri liceali a Dumfries (1966-1969) in Scozia.

Nella provincia dell’Etiopia-Eritrea
Intanto, con la speranza di tornare nella provincia dell’Etiopia-Eritrea, a Londra si era iscritto al corso di lingua amarica tenuto dal famoso linguista ed etiopista Ullendorff e, infatti, verso la fine del 1969, forte dell’acquisizione della lingua nazionale etiopica, ritornò nella provincia dell’Etiopia-Eritrea. Qui, nella missione di Gondar, per otto anni si prodigò per uno sparuto numero di cattolici, come insegnante, parroco e direttore incaricato delle scuole della zona. Alla fine del suo primo anno in questa missione scrisse: “Mi sono trovato qui a succedere al compianto P. Pio Ferrari, deceduto in agosto, in un posto dove ci vorrebbe, a dire il vero, una preparazione un po’ diversa. Comunque, con la grazia del Signore, ce l’ho fatta finora e spero di tirare avanti. Anzitutto, il problema più grosso, per questa stazione è che le chiese cattoliche più vicine si trovano, una, a 500 km di distanza, e, l’altra, a 700 Km. Dato il limitato lavoro pastorale a causa dell’esiguo numero dei cattolici, per avere un maggiore impatto nella società e occupare meglio i confratelli, si potrebbe sviluppare qualche opera sociale, come asilo o scuola tecnica anche nei dintorni della città”.

Per allargare le attività della missione, P. Luigi pensò di raggiungere la zona dei Gumuz sul confine sudanese, dove P. Leone Zanni, ai tempi della Prefettura di Gondar, aveva aperto una missione, poi abbandonata per l’espulsione dei missionari italiani dall’Etiopia nel 1941. Dopo un viaggio esplorativo, P. Luigi scrisse una relazione entusiastica sulle possibilità di prima evangelizzazione tra i Gumuz rimasti ancora pagani o tradizionalisti. Purtroppo l’apertura missionaria che P. Luigi prospettava non fu mai realizzata per due particolari circostanze: le sue condizioni di salute che gli causarono non poca sofferenza e i cambiamenti politici in Etiopia.
Verso la fine del 1976 P. Luigi scrisse al provinciale, P. Lorenzo Ceresoli, di sollevarlo dalla responsabilità di superiore e parroco a Gondar. Infatti, nonostante il valido aiuto di P. Giuseppe Castelletti e delle Suore Comboniane, P. Luigi, chiedeva che un confratello potesse sostituirlo in questo suo incarico. Finalmente, all’inizio del 1977, ottenuto il permesso della polizia, un confratello arrivò a Gondar.

Anni difficili in Etiopia
L’Etiopia, però, stava entrando in uno dei periodi più tristi della sua storia. Per far fronte alle frange estremiste dei rivoluzionari, come l’EPRP, il governo di Mengistu Haile Mariam aveva instaurato il cosiddetto Terrore Rosso. La città di Gondar era diventata un focolaio di guerriglia antigovernativa e, di conseguenza, le reazioni dei militari erano spietate.
Alcuni cattolici etiopici o eritrei persero la vita negli attentati ad uffici pubblici della città. Altri giovani, cresciuti nella scuola della missione, furono arrestati durante le retate notturne dei militari, fucilati e poi esposti nelle vie della città, per terrorizzare la gente. Tutto questo coinvolgeva da vicino la missione.

Inoltre, alcuni insegnanti della missione, membri dell’EPRP, crearono uno stato di disordine e di ribellione verso i missionari e le suore. Vi furono varie perquisizioni alla missione da parte dei militari. Fu in questi mesi di grande tensione che la missione rimase pressoché isolata, sia per la mancanza di comunicazioni con il provinciale e l’arcivescovo di Addis Abeba, a più di 700 km di distanza, sia per il mancato sostegno delle autorità scolastiche governative, sia ancora per l’incapacità dei genitori degli stessi scolari di intervenire per riportare un clima di serena collaborazione nella missione. Il Terrore Rosso sembrava aver paralizzato ogni altra energia. Trovandoci con i missionari della missione anglicana, guidata da Mr. Cowly, studioso di liturgia e di lingua amarica, potevamo scambiarci pareri sulla situazione in cui ci trovavamo. Fu allora che uno dei preti anglicani poté affermare che stavamo attraversando una vera e propria persecuzione. Per queste circostanze, P. Castelletti, prima, e P. Luigi poi, cioè nell’estate del 1978, furono assegnati alle missioni del Sidamo, dove la situazione politica era meno logorante. In Sidamo, nella missione di Dilla, P. Luigi assunse la direzione della scuola e poi della parrocchia fino a quando la missione fu affidata ai Salesiani. P. Luigi passò allora al seminario diocesano di Dongora, poi di Meki e, infine, alla missione di Tullo. In queste missioni e compiti di responsabilità, il suo ministero si svolse principalmente in campo educativo, nelle scuole, e formativo, nei seminari. Allo stesso tempo manteneva i contatti con i giovani cattolici ed ex seminaristi, attraverso la pubblicazione di una rivista in lingua amarica “Merinnet”, ossia Leadership. P. Luigi aveva una spiccata inclinazione per l’insegnamento e la formazione dei giovani. In realtà era poliedrico e aveva varie doti: era esperto di liturgia e di lingue etiopiche, di erboristica, era un ricercato rabdomante e un assiduo studioso di diverse materie.

Ritorno in Italia
Nel 2002 ritornò in Italia per le vacanze e venne assegnato alla provincia italiana. Trascorse il resto della sua vita nella comunità di Cordenons, dando il suo aiuto nell’animazione missionaria e come economo locale. Ormai la sua salute gli permetteva poche attività, ma si sentiva ancora legato alle missioni dell’Etiopia e corrispondeva con alcuni insegnanti di Tullo in Sidamo. Chiese al provinciale, P. Tesfaye Tadesse Gebresilasie, di portargli dall’Etiopia il più recente e voluminoso dizionario di amarico, ma la sua vita missionaria in terra sarebbe durata ancora poco. È passato alla Casa del Padre il 27 agosto 2008.
In quei giorni, P. Tesfaye si trovava in Italia per un incontro; ha avuto, quindi, l’opportunità di essere presente sia a Cordenons che al paese natale di P. Luigi, e di ringraziare i suoi familiari e la comunità per il loro impegno nello sforzo missionario della Chiesa.

In particolare ha ringraziato P. Luigi per i suoi lunghi anni di lavoro e dedizione a servizio della missione in Eritrea, Gondar e Sidamo, con queste parole: “P. Luigi, abbiamo ammirato la tua generosità, la tua pazienza e il desiderio di insegnare e condividere le tue conoscenze. Hai usato le tue capacità anche per cercare e trovare acqua per i nostri pozzi. Grazie per la generosità con cui hai aiutato i poveri. Grazie per aver imparato bene le nostre lingue, in particolare l’amarico, per poter comunicare meglio il Vangelo alla nostra gente. Grazie anche per la tua serenità e il tuo spirito di accettazione”. Dopo i funerali a Cordenons, la salma è stata trasportata nella parrocchia di Sant’Eufemia, suo paese natale, per essere tumulata accanto alla tomba dei suoi familiari. Di lui possiamo dire “che ha vissuto secondo la grazia ricevuta, mettendosi al servizio degli altri,come buon amministratore della multiforme grazia di Dio” (1 Pt 4,10).
P. Giacomo Bellini, mccj
Da Mccj Bulletin n. 239 suppl. In Memoriam, ottobre 2008, pp. 70-74.