La sua presenza e serenità sono stati di grande esempio per la nostra gente e un grande dono per noi Comboniani del Congo. Un altro dei nostri grandi Fratelli di serie A è ora in cielo e senz’altro da lassù intercede affinché altri giovani chiamati dal Signore, accettino di seguirlo in questa stupenda vocazione per essere testimoni del Suo amore per la nostra gente.
La chiamata
Fr. Nevio Calligaro era nato a Urbignacco, frazione del comune di Buja in provincia di Udine, l’8 gennaio 1925 da una modesta famiglia di contadini con una profonda fede cristiana. Terzo di sei figli (quattro fratelli e due sorelle) aveva un carattere vivace e allegro.
A quattordici anni, dopo la “missione parrocchiale” dei frati francescani del santuario di sant’Antonio di Gemona (a circa 7 km da Buja) sentì la chiamata vocazionale e il desiderio di approfondire la spiritualità francescana e si recò al loro convento. Di ritorno, però, disse alla madre: “Questa strada non va bene per me. I frati vanno scalzi e io ho freddo ai piedi”. Questo non lo scoraggiò a cercare altrove. A quindici anni decise di entrare nel postulato dei Comboniani a Thiene, in provincia di Vicenza. Vi andò accompagnato dal padre, Eusebio, che voleva accertarsi del posto in cui il figlio sarebbe rimasto. Dopo l’inizio della guerra, Nevio ritornò a casa per motivi di salute. Ristabilitosi, rimase in famiglia e iniziò a lavorare come apprendista presso un calzolaio del paese oltre ad aiutare i genitori nelle varie necessità. Il suo carattere allegro gli faceva vedere sempre il lato divertente della vita anche nelle situazioni più tragiche degli anni della guerra, molto duri nel periodo di occupazione tedesca. Dopo la guerra, alla fine degli anni quaranta, rientrò a Thiene. Fece il noviziato a Firenze e il 9 settembre 1952 pronunciò i voti temporanei.
In missione
Due anni più tardi partì per l’Egitto, in nave, per la città di Hélouan, dove lavorò come istruttore in una scuola professionale di ragazzi.
Il 9 settembre 1958 pronunciò il suo sì a Dio con i voti perpetui ad Hélouan, e da qui venne mandato ad Assouan, sempre in Egitto, come addetto alla casa, sino alla metà del 1960, anno in cui rientrò in Italia. Qui si fermò per tre anni presso la comunità comboniana di Gozzano (Novara) occupandosi delle varie necessità della casa.
Dal 1963, per un anno, rimase a Milano presso la casa di via Saldini, come cuoco. Questa, forse, era l’attività per la quale si sentiva meno portato ma non si tirò indietro: per Nevio, la cosa importante era fare la volontà di Dio.
Il 1 luglio 1964 partì per la missione di Lomé, la capitale del Togo, dove fece un po’ tutti i mestieri: elettricista, calzolaio, muratore, meccanico, giardiniere, autista e quello di cui c’era bisogno.
Dopo quattro anni rientrò in Italia e fu inviato a Roma presso la Curia Generalizia come economo e anche qui, come sempre, svolse il compito affidatogli con grande impegno, entusiasmo e serenità, anche se la nostalgia per la missione in Africa era grande.
Il Congo
Dopo otto anni, nell’estate del 1976, poté ripartire per l’Africa, più precisamente per Rungu, nella regione nord-orientale del Congo, a non molta distanza dal confine con l’Uganda.
Partì da Genova con una nave mercantile, per portare, in un container, diverso materiale per le necessità della missione. Da Rungu, dopo qualche tempo, passò alla parrocchia di Nangazizi, nella stessa regione, per poi passare alla parrocchia di Sant’Anna ad Isiro, dove lavorava anche suo fratello minore Tarcisio, anche lui missionario comboniano.
Il suo servizio in missione era quello di un “tuttofare” e Nevio, oltre ad insegnare ai giovani un mestiere, sapeva testimoniare il Vangelo con la vita. Quando veniva in vacanza in Italia si procurava l’occorrente da portare in missione per riparare scarpe e realizzarne di nuove. In Congo, aveva imparato anche a “ribobinare” i motori, cosa che faceva con grande pazienza e solerzia. Si era anche occupato dell’impianto elettrico della chiesa parrocchiale di Isiro. Aveva anche quell’inventiva – tanto necessaria in missione – per riparare e creare oggetti che in Europa si possono acquistare comodamente in qualsiasi negozio.
Il ricordo di P. Giacomo R. Biasotto
Quando Fr. Nevio arrivò a Isiro, suo fratello Tarcisio era responsabile del garage da qualche anno. Nevio, però, fu mandato a Rungu, dove c’era bisogno di lui nei diversi servizi della comunità, che era casa d’accoglienza per i confratelli e aveva un garage ben funzionante. A Rungu, Fr. Nevio prestò servizio per sei anni, poi passò a Nangazizi dove il centro catechistico necessitava del completamento dei lavori di costruzione. Nel 1985 poté ricongiungersi con suo fratello Tarcisio nella comunità di Sant’Anna a Isiro, dove, accanto al lavoro di elettricista, poté tornare al suo mestiere di calzolaio. I lavori gli arrivavano dalle varie comunità d’Isiro e anche dalle missioni più distanti.
Gli piaceva seguire le notizie che ogni mattina le varie missioni si trasmettevano via radio. Sedeva lui stesso davanti al microfono, sempre puntuale, finché l’udito glielo permise. Era sempre contento di essere utile.
Nel 1994, per due anni, abitò presso il noviziato comboniano di Magambe, a tre km dalla comunità di Sant’Anna. Ma non per questo lasciò il suo lavoro nell’officina: dal noviziato, ogni mattina, partiva con la vespa e ritornava dopo il pranzo. In noviziato era sempre puntuale ai momenti di preghiera e sollecito nei lavori di cui la casa necessitava, compreso il lavoro nell’orto.
Gli ultimi cinque anni a Isiro, soffrì di vertigini. Una mattina, nell’alzarsi dal letto, cadde, riportando delle contusioni. Per curarsi, ritornò in Italia per un breve periodo ma, rientrato a Isiro, non ebbe nessun miglioramento, per cui nel 2002 fu costretto a ritornare definitivamente in Italia, presso il Centro Ambrosoli di Milano dov’è morto il 21 febbraio 2012.
Testimonianza di Fr. Duilio Plazzotta
Conobbi Nevio arrivando in Congo, nel 1980. Era a Sant’Anna, in comunità con suo fratello. Lo si vedeva ogni giorno curvo a ribobinare i motori elettrici bruciati, a risuolare scarpe, a fare zoccoli di legno. Per molto tempo anch’io ho portato ai piedi gli zoccoli fatti da lui con vera maestria. Se gli piaceva ribobinare i motori e insegnare a qualche ragazzo a farlo, eccelleva nell’arte del calzolaio, sia nel riparare che nel fare calzature, un’arte oggi quasi ovunque in disuso in Italia, ma ancora molto utile in Africa. Che fosse un uomo dalle fede semplice, ma concreta e profonda non ci sono dubbi: basti pensare alle decine di rosari che recitava ogni giorno e alla sua testimonianza di vita. La sua presenza in comunità, come pure quella del fratello Tarcisio, aiutava a smorzare le tensioni, sapeva essere arguto e divertente con i suoi racconti e le sue battute. Suscitava subito simpatia. Chi di noi non ricorda i suoi dialoghi alla radio, con Fratel Maurice, dei Domenicani Belgi. O le sue risposte, quando passavamo, sempre per radio, delle richieste di acquisti un po’ complicati. Si rimaneva stupiti nel sentire che capiva le cose al volo… In realtà, registrava tutto, così poi riascoltava quello che non aveva capito!.
Quando da Ndedu o da Kisangani arrivavo a Isiro, era una bella occasione per incontrare lui e Tarcisio e scambiare quattro chiacchiere in friulano. A Nevio piaceva informarmi sulle vicissitudini della ‘nostra Udinese’, che cercava di seguire, con la fantasia, sui campi di calcio italiani, ascoltando, quando poteva, le partite alla radio.
A Milano, gli ultimi 10 anni
Nell’omelia del funerale, P. Lino Spezia ha detto: “Dopo quasi 40 anni di missione in Egitto e in Congo (è stato anche uno dei pionieri che hanno intrapreso la missione in Togo), Fr. Nevio ha vissuto gli ultimi 10 anni della sua vita qui al ‘Centro P. Ambrosoli’.
Cosa mi ha colpito della vita di Fr. Nevio? La preghiera e il sorriso, l’umiltà e la libertà di cuore.
Nevio sarà ricordato per il tempo che trascorreva in cappella sgranando un rosario dopo l’altro, prendendosi i suoi momenti per pregare il breviario. Erano tanti i rosari che pregava durante il giorno e che donava a chi si fermava a salutarlo: ‘È per te!’; ‘Prego un rosario per te’. Intercedeva per tutti! E ci accompagnava con il sorriso e con quel ‘grazie’ rauco ma pieno di bontà. La sordità (causata dalle terapie antimalariche) lo aveva un po’ isolato in questi ultimi anni e lui si immergeva sempre più in Dio e in quel silenzio che si faceva preghiera.
Ma un altro elemento, per me speciale, era quella libertà e serenità del cuore che lo rendeva un grande agli occhi di Dio.
Penso a due episodi precisi. Uno, quando gli diedi la notizia che suo fratello Tarcisio era morto in ospedale dopo oltre un mese di coma farmacologico: allargando le mani disse ‘Sia fatta la volontà di Dio!’. L’altro, quando, per un fraintendimento con un parente, aveva preparato la valigia per partire per il suo paese natale, per una breve vacanza. Pensava che venissero a prenderlo e, invece, i fatti andarono diversamente… Non perse, in entrambe le occasioni, quella serenità che era certamente dono di Dio: ‘Fa’ niente!’, diceva, accompagnando l’espressione verbale con la mano e con un sorriso da persona con cuore profondamente libero. E cinque minuti dopo lo ritrovavi in cappella a riprendere la sua vita, come se niente fosse accaduto per rattristarlo. Aveva una serenità da Fratello missionario vero ed autentico”.
Dopo un periodo di stabilità, la salute di Fr. Nevio è andata via via peggiorando. Agli inizi di gennaio 2012, proprio il giorno del suo 87° compleanno, per una frattura al femore è stato ricoverato in ospedale dove sono subentrate gravi complicazioni respiratorie. Dopo circa un mese di ospedale, le condizioni erano sempre piuttosto gravi ma aveva recuperato l’autonomia respiratoria. Rientrato al centro Ambrosoli, dopo una settimana, il 21 febbraio 2012, è partito serenamente per il Cielo circondato dall’amore e dalle preghiere dei confratelli.
Da Mccj Bulletin n. 251 suppl. In Memoriam, aprile 2012, pp. 101-105